Nutrivo parecchi pregiudizi riguardo questo ebook. La sinossi non mi intrigava particolarmente: mi sembrava una storia sconclusionata, che vedeva fin troppi personaggi coinvolti, i quali, nonostante fossero tanto differenti, in un qualche modo sconosciuto risultavano essere legati da un filo conduttore, impegnati in questo nuovo viaggio che, però, riprendeva una passata avventura vissuta al liceo. Se mi fossi fermata alla trama, quindi, certamente non l’avrei mai preso in considerazione, ma, vedendone la copertina, non so cosa mi ha spinto, ma qualcosa di ignoto mi ha fatto rispondere affermativamente alla richiesta dell’autrice, Monica Brizzi, di leggere il suo libro e vivere la sua storia: colgo fin da ora l’occasione di ringraziarla calorosamente perché, davvero, mi sono divertita e emozionata tantissimo, provando una profonda simpatia nei confronti di un simpaticissimo e bellissimo gnometto, di cui ora mi appresto a parlare.
La narrazione in prima persona ci rende ancora più partecipi, ci coinvolge maggiormente nei fatti raccontati in È qui che volevo stare, il cui inizio si focalizza su una scena avvenuta dieci anni prima della storia. Una ragazza, la voce narrante, si sta facendo spazio attraverso la calca di persone. Vede le amiche ridere, i suoi compagni di classe, quel ragazzo che poco prima l’aveva baciata e ora già gongolava con un’altra, ma non è quello che catalizza la sua attenzione. Si sta dirigendo verso il palco. Quella sera l’avrebbe ricordata per sempre, la prima sera in cui lei lo sentiva suonare dal vivo. In quel marasma di gente e di strumenti musicali, dopo una ricerca scandagliata nell’intero ambiente circostante, eccolo lì, che si sta sistemando il polsino nero, tutto concentrato, ignaro della presenza di lei.
I capelli castani con riflessi dorati erano tirati indietro da un cerchio nero che gli liberava il viso. Il piercing al sopracciglio lo faceva sembrare più grande, più maturo, più aggressivo di quanto non fosse.
Un richiamo da parte del cantante e il nostro musicista misterioso alza lo sguardo e la vede. Il tempo sembra fermarsi e mai i suoi occhi lasciano quelli di lei, un contatto che non riesce a spezzarsi, nemmeno durante la sua performance musicale.
Con uno stacco temporale di dieci anni, nel primo capitolo ritroviamo la nostra protagonista, più grande, più matura, alle prese con un problema dell’ultimo minuto: preparare la valigia per l’imminente partenza. È proprio l’ultima cosa che Sofia Donati vorrebbe fare quest’oggi. Perché si è ritrovata nel bel mezzo di questa situazione indesiderata? Per una specie di promessa che lei e gli altri suoi compagni di classe si erano fatti anni prima, durante la gita in Grecia: ritornare in quella nazione, rivivendo così la famosa scampagnata liceale. Ormai ha accettato: quando il “bulldog” Claudia Mori le ha scritto in merito, ha risposto affermativamente, di getto, ripensandoci subito dopo, ma ormai la frittata era fatta e, visto che non voleva far arrabbiare la sua amica Roberta, ha deciso di accontentarla non cambiando idea a riguardo. Ed è proprio la suddetta ragazza, assieme ad Anita, l’altra amica della protagonista, che arriva a casa del nostro piccolo gnomo, chiamata così fin dai tempi del liceo a causa dei suoi capelli rossi e della pelle coperta quasi totalmente dalle lentiggini. Ma cosa succederà durante questa vacanza? Sofia dovrà solamente resistere, sopportando soprattutto il suo ex fidanzato Michele, o forse dovrà fronteggiare altre situazioni imbarazzanti e sorprendenti, che segneranno la sua vita una volta per sempre? L’unico modo per scoprirlo e rispondere quindi a queste due domande è andare su Amazon e procurarsi questo ebook: i più romantici tra voi lo leggeranno in un soffio, fidatevi di me.
La prima cosa che posso dire di È qui che volevo stare riguarda ovviamente la protagonista, Sofia, una narratrice provetta e difficile da dimenticare: simpatica, schietta, sempre col sorriso sulle labbra nonostante sia perennemente afflitta, nel profondo del proprio animo, da un sentimento forte provato nei confronti del ragazzo che noi abbiamo incontrato nel prologo del libro, è un personaggio pieno di vitalità, con un umorismo e un’ironia impareggiabili, creata a regola d’arte da Monica Brizzi che, con un linguaggio scorrevole e frizzante, trascina il lettore nell’avventura del grazioso gnomo, nella sua vita, nelle sue speranze, nell’uragano delle sue preoccupazioni, nei suoi desideri più reconditi, emozionandolo in tutti i sensi, sballottandolo in quella giostra subdola che oscilla tra la gioia più grande e la tristezza più cupa. Avrete capito, quindi, che questo libro fa emergere moltissimi sentimenti, una gamma di emozioni che è difficile tenere a bada e sedare, perché anche i cuori più duri e ostili nei confronti di queste slavine emozionali saranno certamente toccati nel profondo, non potendo evitare che la loro freddezza perda miseramente di fronte al calore creatosi grazie al calore avvolgente della storia.
Ma non focalizziamoci solo su Sofia. Risultano interessanti anche gli altri personaggi del libro, i cui problemi hanno accompagnato i grattacapi della protagonista. Questo viaggio in Grecia, descritta nei più minimi particolari e dettagli tanto da catapultarti in quella nazione, tanto da renderti parte attiva nella storia e farti sentire tuoi quei luoghi quasi surreali e magici, fa trasparire tutti i loro dubbi, le loro paure, momentaneamente accantonate da una vacanza che li riporta a un periodo andato, quello in cui erano giovani e spensierati, ma, sul finire di questa sorta di “salto temporale nel passato”, questi ragazzi, ormai adulti, si ritrovano a fare i conti con la vita vera, la loro età e una maturità che in teoria dovrebbero avere ma che, per timore di crescere o per paura di affrontare il mondo reale, ancora non hanno raggiunto: la gita permetterà loro di trovare quel coraggio e quella forza necessari a non scappare dalle avversità e quindi ad affrontarle di petto, accantonando così quell’immaturità caratteristica di un’altra epoca che li ha forgiati ma che ormai è lontana, è il passato.
In ultimo, vorrei esprimere la mia profonda sorpresa nel conoscere il significato del titolo del libro, una conferma dell’attiva partecipazione del romanticismo in È qui che volevo stare: esso, infatti, richiama un grandissimo sentimento, un amore senza confini, senza limiti, senza fine, un amore destinato a durare per sempre, quell’amore che ha solo un posto preciso dove stare. Qui. Ora. In eterno.
Continuò a guardarmi anche mentre dava il tempo battendo le bacchette una contro l’altra e mi guardò ogni volta che gli fu possibile, a ogni pausa, ogni movimento, ogni nota che consumava la sua energia.
E io continuai a guardarlo mentre il mio amore per lui cresceva, nascosto agli occhi dei più, nascosto agli occhi del pianeta, nascosto ai suoi occhi. Lo amai, quella notte. E lo amai ogni singola notte della mia vita.
Scheda libro
Titolo: È qui che volevo stare
Autore: Monica Brizzi
Casa editrice: –
Pagine: 150
Anno di pubblicazione: 2016
Traduttore: –
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 11.48 euro
Costo versione ebook: 1.99 euro
26 Luglio 2018 at 21:23
Hai descritto perfettamente la storia e l’hai fatto molto bene direi.
E’ una storia che denota tanta dolcezza e nel complesso mi è piaciuta.
Peccato per la brevità perchè mi sarebbe piaciuto fosse stato più approfondito soprattutto nel finale, mi è sembrato come se mancasse qualcosa.
Però lo stile mi è piaciuto molto perchè si legge davvero in fretta e questo è un bene.
27 Luglio 2018 at 0:45
Sì, esatto 😀 L’ho trovata davvero ben fatta e simpatica, come già ti ho detto commentando la tua recensione ^_^ Io non ho “percepito” la brevità forse perché, essendo stata una delle mie prime richieste self all’epoca, sono rimasta così colpita che il resto si è offuscato immantinente XD Ero davvero entusiasta di questo libro <3