Dopo una lunga giornata di studio, avevo proprio voglia di trascorrere una serata piacevole, leggendo quindi un piccolo ebook, solo per staccare un po’ dal solito tran tran della mia vita universitaria, scollegando il cervello dalla realtà per potermi così rifugiare tra i meandri di una storia, che, in verità, non è solo una, in questo caso. Infatti, il libro di Sabrina Biancu, Il mondo dell’altrove, è costituito da ben cinque racconti, tutti narrati in terza persona, focalizzati su altrettanti individui, appartenenti a diverse fasce d’età: essi riportano alla luce i caratteri più disparati, si focalizzano su temi particolarmente importanti che fanno riflettere e che inducono a porsi determinate domande, difficili da sanare e ancor più ardue da evitare. Nessun dribbling andrà a buon fine, vi avviso.
Il ristorante della speranza è il racconto con il quale Sabrina Biancu apre il suo libro. Il protagonista è Elia, un uomo che ha perso tutto, famiglia e lavoro. Sta vagando per la città che, essendo nel periodo natalizio, è animata dalle decorazioni, dalle persone che frenetiche cercano i regali da scambiarsi con i loro cari, dalla vita, insomma, una vita che lui sembra non avere più. Quest’uomo, segnato dagli avvenimenti nel peggiore dei modi, erra nelle vie cittadine, cercando un modo per rifocillarsi, un modo non troppo dispendioso viste le sue esigue finanze, i famosi risparmi che ora stanno pian piano finendo. È tutto così costoso, così troppo fuori dalla sua portata. Mangia delle caramelle per sedare la fame, ma esse non bastano a riempire quel vuoto nello stomaco, che non sembra essere solo causato dall’inedia, ma forse anche la negatività stessa di Elia sta giocando un ruolo fondamentale in tutto questo. Il pessimismo abbandona l’uomo solo per qualche istante, mentre il nostro protagonista perde i sensi, svenendo in mezzo alla strada. Un ragazzo, un giovane di nome Nico, che poi si scoprirà essere il proprietario di un ristorante, decide di soccorrerlo, offrendogli il pranzo e facendogli compagnia.
Rosy è la protagonista del secondo racconto, Rosy e l’anatroccolo. Fin dalla tenera età, la bambina è risultata alquanto problematica. Praticamente, piange per qualsiasi cosa: per alzarsi alla mattina, per fare la doccia, prima di andare a scuola, insomma, ogni momento è buono per aprire i rubinetti e provocare tsunami con le sue lacrime. I genitori non sanno come comportarsi. Forse dedicandole più attenzione e standole più vicini? Per cercare di andarle incontro, sua madre decide di lasciare il suo impiego e iniziare a lavorare da casa. La genitrice capisce, però, ciò che manca alla sua piccola. Un amico, qualcuno con cui giocare, qualcuno con cui passare del tempo, qualcuno di diverso da lei e suo marito. Bocciato il cane, perché l’appartamento è piccolo, scartata l’idea del gatto, perché i genitori della bambina non lo sopportano, quando Rosy vince in un parco divertimenti un anatroccolo, capiscono di aver risolto il problema.
La rosa bianca si focalizza su Tea, una donna sulla soglia della senilità, una donna definita come asociale e fredda, una di quelle persone da evitare e da cui star lontani, quindi. Ma non è sempre stata così: molto tempo prima la sua casa era sempre piena di amici e soprattutto era aperta a tutti, come delle braccia spalancate che non aspettano altro di essere ricambiate da un caldo e accogliente abbraccio. Perché ora non è più così? Ciò che ha sancito questo cambiamento repentino sono le rose, che hanno cominciato a crescere nel giardino della donna e da quel momento mai l’hanno abbandonata obbligandola a riservar loro tutte le sue energie, costringendola a ritirarsi a una vita da eremita tanto d’aver eretto un muro per racchiudere quel suo nuovo giardino, un piccolo paradiso terrestre, inducendola a nascondersi agli occhi di tutti e a costruire una nuova immagine di sé che però non rispecchia per niente la sua mera personalità. Ma un giorno tutto cambia: il piccolo Pietro decide di risalire la barriera che separa il mondo esterno da quel piccolo posto tutto rose, spinto dal desiderio profondo di cogliere uno di quei fiori stupendi per sua madre. Ovviamente fallisce nell’impresa, cadendo rovinosamente nel giardino di Tea.
Il quarto racconto, Lo spirito della fonte, tratta la storia di una grande amicizia, la storia di Desideria e André. Le giornate di questi due ragazzini spensierati trascorrevano all’insegna di camminate a piedi scalzi, con la sensazione bellissima della terra sotto i piedi, delle pietre lisce o anche dell’acqua di un ruscello. D’estate, spesso si concedevano dei bagni per rinfrescarsi, lasciandosi poi asciugare dal sole, mentre rimanevano stesi sulle distese d’erba verdeggianti. Per non parlare di quando osservavano le nuvole nel cielo, tentando di indovinare che forme avessero assunto, intrattenendosi anche con delle storie, inventate per l’occasione, riguardanti creature magiche, fantastiche, creando una realtà che proprio realtà non era, un luogo parallelo dove si rifugiavano per passare le loro giornate all’insegna del divertimento. Però tutto, come inizia, ha una fine. Troppo presto. Un’epidemia colpisce il villaggio dove i ragazzini vivono e Desideria, per una sfortuna nera, ne rimane vittima, rischiando quasi di morire. Nonostante sia una miracolata, questa bambina deve fare i conti con le conseguenze del virus: oltre a rimanere per sempre malaticcia, obbligata a non poter fare quasi niente, il suo viso candido dovrà abituarsi a una deformità scomoda, che deturpa così la sua bellezza esteriore ma anche la sua felicità interiore, quella spensieratezza che la contraddistingueva e che ora sembra morta e sepolta per sempre.
E per finire, parliamo de La piccola stellina, che vede come protagonista un piccolo astro, Irina, una stella del firmamento estremamente curiosa, tanto da avvicinarsi sempre troppo al mondo degli umani, allontanandosi, così, dal cielo e partecipando, perciò, attivamente alle vite di quegli esseri. Non dovrebbe però comportarsi in questo modo: è severamente vietato un simile atteggiamento, ma a lei non importa assolutamente niente. In una di queste incursioni, assiste a un litigio tra una donna e un uomo, che, dopo la discussione, se ne va, sbattendo la porta e lasciando la sua ormai ex fidanzata sola, in quell’appartamento che sembra più vuoto, ora che lui non c’è più. La ragazza, disperata, promette al cielo che mai si sarebbe innamorata di nuovo. Spinta da una compassione molto profonda e sentita, Irina decide di starle accanto, fino a quando la donna non avrebbe superato quel brutto momento.
Questi cinque racconti si focalizzano su tematiche delicate, come già annunciato all’apertura della recensione. Sicuramente, l’argomento condiviso da tutte queste storie è l’importanza del destino, quel fato che molto spesso mette i bastoni tra le ruote, ma che anche, forse cercando di redimersi, di scusarsi, pone sulla nostra strada le persone giuste, quelle che ci cambiano la vita, che cambiano noi stessi nel profondo, modificando dalle fondamenta la nostra percezione della realtà, le nostre ambizioni, i nostri desideri, i nostri obiettivi primari, risvegliandoci dal torpore che aveva delineato la nostra esistenza fino a quel momento fatidico di svolta.
Grazie a una prosa lineare, resa semplice da un linguaggio di ogni giorno che permette quindi la lettura di queste storie anche ai più giovani, Sabrina Biancu insegna a non perdere mai la speranza, a volgere uno sguardo che sprizza positività verso quel futuro incerto, un futuro che non possiamo prevedere, certo, ma che possiamo “dirottare” verso il meglio, solo adottando lo spirito di vita più giusto, forgiato esclusivamente per fronteggiare tutte le sfide che incontreremo sul nostro cammino, per affrontare sia le disgrazie che le fortune, nessuna esclusa perché dopotutto non dobbiamo e non possiamo fuggire dalle avversità con la coda tra le gambe. Non dobbiamo temere nulla perché, nonostante magari pensiamo di essere soli, come dei prodi cavalieri lanciati allo sbaraglio per salvare la principessa rinchiusa nella torre, noi, in verità, possiamo vantarci di un’ottima compagnia, tangibile e non, quella compagnia che, come un guanto, calza perfettamente alla nostra mano, non una taglia in più, non una taglia in meno.
Un ruolo d’eccellenza è riservato anche alla tematica del non lasciarsi ingannare dall’esteriorità, non fermarsi quindi solamente a ciò che vediamo, ma bisogna andare a fondo di una persona, conoscerla nel suo intimo per poterla comprendere a pieno, senza restrizioni e limitazioni, una cosa che molto spesso non tutti riusciamo a compiere, forse perché ci fermiamo all’apparenza, forse perché siamo abituati a sorvolare, non soffermandoci, quindi, come dovremmo.
Quello stesso giorno, quando il sole si alzò nel cielo, camminarono mano nella mano per il villaggio e tutti si girarono a guardarli, per vedere quella bizzarra coppia e chiedersi cosa lui potesse trovare in quella ragazza. Loro però non riuscivano a vedere oltre i propri occhi, scorgendo solo la parte esteriore e non capendo perché ai loro occhi erano perfetti.
Scheda libro
Titolo: Il mondo dell’altrove
Autore: Sabrina Biancu
Casa editrice: Del Bucchia
Pagine: 116
Anno di pubblicazione: 2015
Traduttore: –
Genere: Narrativa
Costo versione cartacea: 12.00 euro
Costo versione ebook: –
25 Maggio 2016 at 22:12
Grazie davvero del tempo dedicato, di questa bella e accurata recensione e per aver visto tutte le sfumature e tutti i messaggi che volevo dare
Grazie mille per il vostro lavoro! ❤
25 Maggio 2016 at 22:52
Grazie a te, Sabrina, per l’opportunità che ci hai dato inviandoci il tuo libro 🙂
Sono contenta che la recensione ti sia piaciuta 😀