Era una bella domenica pomeriggio quando, desiderosa di leggere qualcosa di mordace che mi permettesse di rilassarmi e farmi ridere un po’, decisi di affrontare Il singolare di kaki. Maleducati fantastici e come evitarli di Stefano Denti. Come già il titolo faceva presupporre, questo piccolo ma comunque ben nutrito elenco di “bestie”, forse non rare quanto peraltro si desidererebbe, non ha deluso il mio palato ironico in cerca di pungente sarcasmo, alternando uno scoppio di ilarità e l’altro con un moto di riflessione imprevedibile che non mi aspettavo in questo caso, forse per l’argomento preso in esame, superficiale giudizio subito ritrattato fin dalle prime righe lette. Infatti, il “Pokédex” dei cafoni ha saputo intrattenermi con le sue parole e invischiarmi in una fitta rete di eccellenti sghignazzate, coinvolgendomi così tanto da ritrovarmi alla fine del libro in pochissimo tempo, quasi senza accorgermi effettivamente dei minuti che scorrevano e delle pagine che voltavo con agilità e bramosia.

Avete presente i sabati sera passati a guardare una nuova puntata di Superquark o Ulisse, quei weekend nel quale è la movida intellettuale la vera protagonista, sfrenata baldoria di neuroni che, decisamente su di giri per l’alcol culturale distillato goccia a goccia, si lasciano trasportare dall’entusiasmo esuberante dello scibile accessibile alla portata di tutti? Ecco, è una serata del genere in cui Stefano Denti, con la stessa ars oratoria di uno degli Angeli della scienza, che sia senior o junior de gustibus, declama, con argomentazioni di tutto rispetto, accompagnate da ragionevoli prove a carico, la sua tesi, enunciato reale e forse per questo capace di ferire molto più di altri, palese evidenza su cui non bisogna sorvolare, né tantomeno essere disposti a scendere a patti, necessitando quindi di prendere in mano la situazione e sbrogliarla come meglio si riesce.
Ciò che emerge da Il singolari di kaki. Maleducati fantastici e come evitarli è che in sostanza viviamo in uno zoo, un mondo dove possiamo passeggiare e, guardandoci intorno, incrociare lo sguardo di “animali” in cattività, più o meno dichiarata, da cui è meglio stare alla larga, cercando in ogni modo possibile di tenersi a distanza di sicurezza, prima che un qualsiasi tipo di contagio possa attecchire nel nostro organismo sano e decisamente troppo ricettivo. Dopotutto, inciampare negli ostacoli da essi lasciati per strada potrebbe rivelarsi davvero semplice, una trappola ben architettata dal più abile dei cacciatori, quasi come se stessero rubando delle caramelle a un bambino, non permettendoci più, perciò, tanto facilmente di squagliarcela, certezza scritta nel nostro nuovo destino da quel momento in poi, ineluttabile certezza di un avvenire infausto scritto negli astri celesti: cadendo nelle loro grinfie, infatti, rimanere imbrigliati nella densa trama dei loro folli meccanismi mentali implica la nostra permanenza perenne nella gabbia da essi abitata, prigione da cui scappare risulta essere così estremamente arduo da doverci quasi abituare all’idea di essere costretti a dividere una vita con questi individui fuori controllo e leggermente megalomani, accapponamento di pelle che provoca i classici piccoli brividi lungo la spina dorsale, simboli preannunciatori di un evento catastrofico, occhi spalancati che, messi in allarme dall’inevitabilità, non riusciranno mai ad abituarsi al panorama atteso da simili premesse, nonostante l’eclatante costrizione forzata.
E non si deve mica credere che la divina provvidenza ci venga in soccorso e ci preservi da una simile nefandezza perché, dopotutto, ce n’è davvero per tutti i gusti, un modello di maleducato per ogni singola persona abitante la Terra, come se un qualche sarto malvagio e senza scrupoli lo avesse fatto su misura per noi, a mo’ di abito troppo attillato e per questo soffocante, ennesima detenzione da tollerare con pazienza e soprattutto tenacia: per esempio, potremmo incontrare un Tempus fugit, una strana creatura che si porta appresso il paradosso dell’essere decrepito e voler comunque comportarsi al pari di un qualunque giovane, con tutti gli acciacchi della sua età e il disagio che deriva dalla sua contraddittoria puerilità indotta; o magari un Morning Star, in poche parole un astro nascente che, ancor prima di arrivare a una qualsiasi vetta di solida notorietà, scompare nel nulla, luce fugace che vuole farsi notare con incursioni moleste ad ogni programma televisivo, così, giusto per farci ricordare che esiste e, santi numi!, ha fatto l’idiota con Tizio o Caio, ragion per cui adesso tutti devono parlare di lui, magari idolatrandolo come un eroe di proporzioni co(s)miche; e, infine, in modo accidentale, potremmo anche incappare in Tron con tutta la sua tecnologica presenza perché, dopotutto, non si lascia sfuggire alcun nuovo apparecchio elettronico col quale abbellire ulteriormente la sua collezione “invidiabile” di devices destinati al semplice e unico ruolo di chincaglieria che già domani sarà obsoleta e da sostituire, un peso ingente che sempre si porta dietro, scaricandolo in malo modo sul proprio uditorio, inconsapevole prima, decisamente conscio poi.
Ma non tutto è completamente perduto. Esistono, infatti, delle procedure da attuare qualora ci trovassimo nella situazione pericolosa di dover interagire con la specie non protetta, ma neanche in via d’estinzione, tutt’al più in quella d’espansione, di homo insolens, piccoli suggerimenti basilari che possono salvarci da morte neurale certa o da crisi isteriche di rabbia repressa che vorrebbe soltanto manifestarsi sui malcapitati con la leggiadria di un rinoceronte inferocito, metodi quindi per tutelare il nostro quieto vivere e perpetrarlo per l’eternità, evitando di conseguenza ex cursus poco felici e non soddisfacenti, estranei alla nostra esistenza, assolutamente distaccati dal nostro presente, quasi intrusi nell’eventuale futuro scritto per noi: abbiamo la possibilità di trovare altro da fare, mentre la mitologica creatura ci dà in pasto alle fauci della sua ignoranza, dimostrando che esiste una situazione in cui lo smartphone deve essere considerato come una benedizione del cielo; si può anche fingere di ascoltare la prosopopea più che infinita, permettendole di entrare da un orecchio e uscire dall’altro senza salvare alcuna informazione in transito, o magari simulare un’infermità uditiva fulminante, imparando così a essere attori da premio Oscar; oppure, anche se non ricopriamo il ruolo del calciatore, ci è consentito adottare la nobile arte del dribbling, schivando così queste mine vaganti e parandone i colpi, diretti e manrovesci che siano, prendendo anche appunti sul loro modus operandi, quasi per tutelarsi le prossime volte in occasione di nuovi incontri del terzo tipo, risultando quindi pronti a non subire alcuna angheria e darsela beatamente a gambe.
Dopotutto, meglio un’elegante fuga oggi che una sclerata epocale domani.

Graffiante, acuto e terribilmente sincero: questo è Stefano Denti e la sua intrinseca essenza traspare dalle sue parole che non lesinano nessuno dei suoi lettori, bombardandoli di fatti e prove tangibili, realtà che ci circondano ogni giorno nelle forme più disparate e la cui autentica natura ci porta ineluttabilmente a ponderare, dando voce ad elucubrazioni non solo riguardanti gli altri, ma anche concernenti noi stessi, esseri umani che, come tali, possono rispecchiare quella famosa maleducazione da scoraggiare e debellare in tutti i modi concepibili. In fin dei conti, il germe di questa piaga è in grado di attecchire ovunque, persino negli individui più impensati, bersagli di un mirino invisibile ma assai concreto e manifesto. Per identificarli? A volte basta solo guardarsi allo specchio: ne rimarrete sorpresi.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Il singolare di kaki. Maleducati fantastici e come evitarli
Autore: Stefano Denti
Casa editrice: Imprimatur
Pagine: 62
Anno di pubblicazione: 2017
Traduttore:
Genere: Humour
Costo versione cartacea: 11.00 euro
Costo versione ebook: 6.99 euro
Link d’acquisto: Amazon