Anche se la presente rubrica era nell’aria già da tanto tempo, non avevamo ancora abboccato all’amo per aprire ufficialmente i suoi battenti. Oggi, in questo primo lunedì di Febbraio, abbiamo deciso di tagliare il nastro e augurare Parliamo un po’, vuoi?, l’angolino della Nicchia Letteraria adibito alle interviste agli autori.
In questo incontro ravvicinato del terzo tipo, attraverso cinque domande, conosceremo un po’ meglio Matteo Bruno, l’autore di cui ho potuto appurare la bravura leggendo L’ultimo spartano, l’opera che ha pubblicato con Leone Editore il 22 novembre dello scorso anno.
Buongiorno, Matteo! Prima di tutto, ti ringrazio per essere qui a La Nicchia Letteraria: per noi è davvero un onore ospitarti nel nostro rifugio di carta e inchiostro virtuali, dove i libri e i loro autori sono sempre i benvenuti, senz’ombra di dubbio.
Veniamo subito alla domanda di apertura di questa mia piccola intervista. Supponiamo che io non abbia letto L’ultimo spartano e, perciò, non conosca per niente il tuo talento straordinario. Sapendo, inoltre, che sono una persona molto difficile e, di conseguenza, poco incline alla persuasione, cerca comunque di convincermi, con l’ars oratoria di cui sei provvisto, a leggere questa tua fatica letteraria.
✒ Buongiorno a te, Lady C! È sempre un grande piacere collaborare con il tuo blog, e permettimi di farti i complimenti per l’eloquenza con cui hai curato la domanda! Cosa dire per convincerti? Nulla! O meglio, lascio parlare Filocrate di Megalopoli, il protagonista di fantasia del mio libro, nonché narratore della vicenda. Ecco come esordisce: “Questa è la storia di un mercenario, di un re e di una donna baciata dagli dei. È una vicenda di onore e di coraggio, di valore e di senso del dovere, ma anche di nefandezze, di turpi inganni e vili tradimenti. È la storia di un anello magico, di un popolo cocciuto ancorato a tradizioni ossidate dalla patina del tempo e di una conquista implacabile sospinta dall’avanzare della modernità. È la mia storia.”
Quindi, nonostante i tuoi gusti difficili, se hai un pizzico di amore per la Storia e un’innata attrazione per l’avventura (condita da qualche goccia di fantasy, che non ci sta mai male), prova ad assaggiare la ricetta che ho mescolato per te ne L’Ultimo Spartano!
Ogni talento ha un inizio: dirompente o in sordina poco importa, sempre un’origine ha. Quindi, confessaci cosa ti ha spinto nel mondo della scrittura. In che modo è cominciata questa tua avventura letteraria di autore?
✒ È iniziata un po’ per caso e un po’ per gioco, come gran parte delle cose belle della vita. Era la primavera del 2011 e, dopo essere rimasto senza lavoro e aver divorato decine di romanzi storici, avendo tempo a disposizione decisi di cimentarmi io stesso con la stesura di uno di essi. All’inizio avevo la sensazione di sprecare le mie giornate, però non mi importava perché volevo dimostrare a me stesso che ero capace di arrivare fino in fondo. E così è nato Oro, Sole e Sangue, che è stato pubblicato da Leone Editore due anni più tardi. Da allora ho scritto molto e ho perfezionato la tecnica di stesura, però in ogni manoscritto cerco di mettere qualcosa di nuovo e di diverso, qualcosa che, pur restando nell’ambito del romanzo storico, costituisca per me una sfida del tutto nuova.
Essere oggettivi nei confronti di sé stessi è il primo passo verso l’autocritica più genuina. Perciò, se un lettore stesse cercando un libro che lo trafigga emotivamente parlando, quale dei tuoi capolavori gli consiglieresti affinché le sue aspettative siano ben riposte? Se, invece, qualcuno volesse leggere un testo fitto di intrighi e macchinazioni, che titolo dei tuoi ti sentiresti di proporre alla sua attenzione?
✒ Premetto che in tutti i miei libri cerco di tessere trame nelle quali convivano sia la componente emotiva che una serie di intrecci e macchinazioni; solo le dosi sono diverse. Tra tutti, il più emotivo è probabilmente Syracusa – La vendetta di Nicone, la cui voce narrante è quella di una donna e che per me ha costituito una fida nella sfida. A proposito di intrecci e macchinazioni invece mi viene in mente Dodici Città poiché fin quasi alla fine non si capisce bene da quale delle due parti in lotta (etruschi o romani) penderà il protagonista, e in entrambi i campi ci sono personaggi sia positivi che negativi.
Anche leggendo un solo tuo lavoro letterario, si può comprendere benissimo l’amore che in modo profondo e radicato nutri verso la parola scritta, giocando con essa e rielaborandola per dar vita a una sua nuova forma completamente inedita. Per caso, nutri altre passioni così viscerali e intense?
✒ Sì, parecchie. Anche se alcune di esse tendono a scemare nel corso del tempo, salvo poi riemergere di tanto in tanto con prepotenza. Alcune delle mie passioni sono decisamente nerd, come ad esempio i giochi di ruolo e il modellismo, altre molto più popolari, come il calcio. Insomma, anche io ho le mie belle contraddizioni (e qui ci starebbe bene una faccina ridente!)
Infine, ringraziandoti ancora una volta per essere stato qui e aver partecipato a questo minuto botta e risposta, cosa suggeriresti a una persona che vorrebbe avvicinarsi alla nobile arte della scrittura per incoraggiarlo e spronarlo a non arrendersi, giocandosi il tutto e per tutto per realizzare i propri sogni?
✒ Consiglio la continuità nella stesura del testo. Scrivere tutti i giorni, anche soltanto poche righe, secondo me è fondamentale per non perdere il filo della narrazione. Basta scostare la mente dal testo che si vuole creare per un solo giorno che la vita quotidiana di ognuno di noi riprende il sopravvento, sopraffacendo a poco a poco il mondo di carta e inchiostro che desideriamo crearci. Inoltre consiglio l’umiltà. Credere in se stessi e nel proprio è lavoro è senz’altro importante, ma altrettanto lo è essere aperti alle critiche costruttive, che non sono insulti ma semplicemente i consigli di chi desidera migliorare il nostro lavoro. Su questo punto devo dire che, per fortuna, ho avuto buoni suggeritori.
Grazie per le domande, Lady C. Oltre ad essere ben scritte, come tua abitudine, erano originali e ben calibrate. È stato un piacere fare questa “chiacchierata” con te.
Matteo
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