Cominciamo la settimana con un piccolo sprint di incoraggiamento, grazie a una manciata di accattivanti novità in arrivo questi giorni nelle nostre librerie.

 
 

 
 

Uscite del 16 gennaio

 
 

 
 

West di Carys Davies

Cy Bellman, allevatore di muli e sognatore, legge su un giornale che in una palude del Kentucky sono stati ritrovati degli ossi giganteschi. È quanto basta per deciderlo a lasciare la Pennsylvania e andare a verificare coi suoi occhi se davvero nelle piane dell’Ovest ancora pascolano enormi creature di leggenda. Lascia a casa Bess, la figlia ragazzina orfana di madre, affidata alle cure della sorella. Mentre Bess segue l’itinerario del padre sulle mappe in biblioteca e fantastica sulle sue avventure, Cy procede scortato da una giovane guida indiana dal nome bizzarro di Donna Vecchia Vista Da Lontano, un ragazzo di diciassette anni chiuso in un ostinato silenzio. Intanto su Bess, che lentamente, lontano, si fa donna, incombono le attenzioni eccessive del vicino e bracciante Elmer Jackson. E a casa non c’è nessuno che la possa difendere. Mentre la tragedia si addensa su due fronti sarà un atto di audacia insospettata ad aggiustare le cose, o quel che ne rimane, in extremis.

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Il dottore di Varsavia di Elisabeth Gifford

Nel Ghetto di Varsavia vivevano 500.000 ebrei. E solo uno su cento riuscì a salvarsi. Questo romanzo si basa sulla testimonianza di Misha e Sophia, e sul diario di uno dei più grandi uomini dell’epoca: il dottor Janusz Korczac.

Varsavia, 1937. Quando Misha, giovane studente ebreo, assiste per la prima volta a una lezione del dottor Korczac, capisce subito che il suo destino non è la carriera di ingegnere voluta dal padre, ma diventare insegnante. Celebre in tutto il Paese per i rivoluzionari metodi educativi, Korczac fa da padre a 200 bambini che vivono nella sua Casa degli Orfani. Contro il parere della famiglia, Misha si offre di lavorare gratis nell’istituto e intanto, incontra Sophia, una bellissima studentessa che condivide i suoi sogni. Finché un giorno un muro di mattoni sorge a separare il Ghetto dal resto della città…

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Butterfly di Yusra Mardini

Un’indimenticabile storia vera di coraggio e determinazione, una straordinaria testimonianza che tutto è possibile, se ci crediamo davvero.

Alle Olimpiadi di Rio del 2016, cinque donne si preparano ai blocchi di partenza per la prima batteria dei 100 metri farfalla. Quattro di loro sono rappresentate dalla bandiera della nazione per cui gareggiano. La bandiera di Yusra Mardini, invece, è quella bianca con gli anelli olimpici della squadra dei rifugiati. Yusra è una diciottenne siriana, ma non può competere per il suo paese. È fuggita da una Damasco devastata e resa irriconoscibile dalla guerra, perché aveva un sogno: continuare a nuotare e prepararsi per le olimpiadi.Quando, un anno prima, una bomba buca il tetto della piscina in cui Yusra e sua sorella Sara si stanno allenando e finisce in acqua – inesplosa – a pochi metri da loro, le due ragazze comprendono che non possono attendere oltre e lasciano la Siria per raggiungere l’Europa. Ma il viaggio che le aspetta è pericoloso e pieno di insidie. In Turchia, i trafficanti le stipano su un sovraffollato gommone a motore che a metà della traversata verso un’isola greca si ferma, guasto. Yusra e Sara si tuffano in mare e nuotano per ore nelle acque gelide, rischiando la vita, affiancando l’imbarcazione fino a raggiungere le coste di Lesbo e portando in salvo tutti i passeggeri. Da lì, il loro viaggio prosegue attraverso la Serbia, l’Ungheria, l’Austria, fino in Germania, dove Yusra trova qualcuno che crede nel suo talento di nuotatrice e la convince a prepararsi per le Olimpiadi di Rio in cui, per la prima volta, gareggia una squadra di atleti rifugiati.

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Uscite del 17 gennaio

 
 

 
 

Stella di Takis Würger

Friedrich è un giovanotto svizzero che si trasferisce a Berlino per inseguire le sue ambizioni artistiche. In una scuola d’arte incontra Kristin, una ragazza molto bella e sicura di sé. È lei a prendersi cura di Fritz che, un po’ ingenuo, non si sa muovere bene in una grande città. Se lo porta in giro nelle folli notti berlinesi, tra locali alla moda e posti che non avrebbe mai trovato senza di lei, si divertono e s’innamorano. Un giorno però Kristin bussa alla sua porta, ferita, con dei lividi sul volto e sul corpo, e gli confessa di non avergli detto tutta la verità. Un romanzo che nasce da una storia vera, una storia d’amore impossibile sullo sfondo della seconda guerra mondiale, il nazismo e la caccia agli ebrei.

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Nevada di Claire Vaye Watkins

Accolto con entusiasmo al suo apparire dalla critica e dalla stampa americane, Nevada segna il folgorante esordio di Claire Watkins sulla scena letteraria internazionale. Con la sua prosa «scabra e, ad un tempo, delicata» (San Francisco Chronicle), l’opera ha fatto subito incetta dei maggiori premi letterari dedicati alle short stories e la sua giovane autrice è stata unanimemente considerata come «una delle migliori voci» (Louise Erdrich) della nuova narrativa americana.
Le ragioni di questo successo stanno certamente nell’originale luce che Nevada getta sul paesaggio per eccellenza della letteratura americana: il West, dove l’anima selvaggia della natura si misura con i furori propri della modernità. Ma stanno ancora di più nei personaggi con cui Watkins anima e popola il suo West: minatori, movie star, milionari, maniaci, visionari e opportunisti che in un secolo e mezzo hanno, come ha scritto il New York Times, eretto un mondo nuovo in un immenso spazio vuoto.
Fantasmi, cowboys, il primo racconto, è un’esemplare rassegna di questo mondo che dal 1941 – quando George Spahn, produttore di latte e apicultore dilettante della Pennsylvania, compra dalle mani di un divo del cinema muto un ranch sulle Santa Susana Mountains – si spinge fino al 1968, quando, in quello stesso ranch, si accampa un gruppo di all’incirca dieci ragazzi – la maggior parte adolescenti, tra i quali il padre di Claire Watkins – che trasformeranno le utopie di una generazione nel piú atroce degli incubi e dei crimini.
Ne L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno non sono i sogni, ma gli oggetti perduti a ricostruire il mondo di narratore e narrato. Un pomeriggio un uomo ritrova su una strada i detriti lasciati da un incidente d’auto: vetri rotti, lattine di Coca, boccette di medicinali, una busta di plastica piena di lettere firmate, un fascio di foto, e attraverso quegli oggetti finisce col ricostruire il filo rotto della sua stessa vita.
Ne L’archivista una donna decide di tramutare il proprio appartamento in un Museo dell’Amor Perduto, un’installazione composta da tutti i messaggi arguti ed evasivi ricevuti dall’amato, una copia del bar dove si erano incontrati, i diorami fatti a mano delle loro uscite piú belle.
Su ogni perdita, sullo stesso peso inadeguato del passato spira, tuttavia, in queste pagine l’aroma di una terra che ha «quel certo modo di addolcirti, di renderti vulnerabile», quell’odore del «respiro di ogni pianta del deserto piena di gratitudine, di ogni appezzamento di terreno, di ogni scarto d’argento ancora non trovato già».

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Jakob il bugiardo di Jurek Becker

1945. In un piccolo ghetto ebraico della Polonia occupata dalle truppe naziste la vita si trascina tra infiniti stenti. Jakob Heym, proprietario di un caffè chiuso da tempo, si aggira smarrito tra le botteghe abbandonate dagli ebrei che hanno trovato riparo all’estero o non sono riusciti a scampare alla tragica sorte dei campi di sterminio.
Un giorno, per non aver rispettato il coprifuoco, si ritrova negli uffici del comando dell’«amministrazione tedesca» dove, in attesa dell’ufficiale di picchetto, gli capita di ascoltare una radio. Tra fatti di scarso rilievo su un quartier generale nazista, lo speaker ad un certo punto annuncia che le truppe tedesche hanno «eroicamente» respinto «l’attacco bolscevico a venti chilometri da Bezanika». Bezanika… un paese non a due passi, ma nemmeno tanto lontano.
Come comunicare agli altri una simile notizia? Dire: Rallegratevi fratelli, impazzite di gioia, i russi sono giunti a venti chilometri da Bezanika? E annunciare di aver sentito il tutto al comando nazista, col rischio di passare per una spia?
Jakob Heym sceglie un’altra via, la via della menzogna, utile in circostanze in cui non esistono altre strade. «Ho una radio», dice all’amico Mischa annunciandogli la lieta novella dei russi a quattrocento chilometri dal ghetto.
La notizia si diffonde in un baleno. Perfino i bambini, nel ghetto, vengono a conoscenza del grande segreto. La gente si presenta da Jakob, dal possessore di radio Heym, per apprendere ogni dettaglio della liberazione in arrivo. E Jakob fa trapelare finti bollettini di guerra, inventa avvenimenti e situazioni incoraggianti, perché la speranza rinasca e il ghetto si rianimi.

Pubblicato per la prima volta nel 1968, e da allora una delle opere più importanti sulla Shoah, oggetto anche di una fortunata trasposizione cinematografica con Robin Williams nei panni di Heym, Jakob il bugiardo mostra come la letteratura, non rinunciando a nessuno dei suoi registri, persino a quello della commedia, possa restituire, più di mille saggi e trattati, il senso autentico di una delle più immani tragedie delle Storia.

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N.B. La maggior parte dei titoli elencati uscirà sia in cartaceo che in ebook, ma alcuni per ora saranno disponibili solo nell’uno o nell’altro formato.