Si dice che tre sia il numero perfetto e, leggendo il seguente articolo racchiudente le uscite di questa settimana, possiamo essere certi di averne la conferma: ancora una volta è la casa editrice Neri Pozza a tenerci compagnia nel primo lunedì pomeriggio di Dicembre, portando alla nostra attenzione una triade letteraria da segnare assolutamente in wishlist.

 
 

 
 

Uscita del 6 dicembre

 
 

 
 

Le sorelle Mitford. Biografia di una famiglia straordinaria di Mary S. Lovell

«Persone diversissime, sembrano aver preso a morsi il ventesimo secolo». Così, in questa brillante biografia, Mary S. Lovell introduce le «leggendarie sorelle Mitford».

Figlie di David e Sydney Freeman-Mitford, baroni Redesdale, Nancy, Pam, Diana, Unity, Jessica (Decca) e Deborah (Debo) hanno scandalizzato l’Inghilterra della prima metà del Novecento con la loro vivacità, esuberanza e, in alcuni casi, con il loro fanatismo politico.
Nancy, la maggiore, era «uno strano spettacolo, molto magra e dritta, con le gambe lunghe che scattavano avanti e indietro come quelle di una marionetta»; fu arguta autrice di una serie di romanzi di successo, i più noti dei quali furono Inseguendo l’amore e Amore in climi freddi, ma la tragedia della sua vita fu l’amore infelice per Gaston Palewski, braccio destro di Charles de Gaulle, da lei chiamato il «Colonnello».
Pam, «la sorella discreta», dotata di una sorta di bucolica serenità – amava il giardinaggio, l’allevamento degli animali e la cucina – sposò Derek Jackson, destinato a diventare un fisico celebre nel mondo intero.
Diana, la «divina. Una vera dea. Più immacolata, più perfetta, più celestiale della Venere di Botticelli», a ventidue anni sembrava avere tutto: la giovinezza, il denaro, un matrimonio felice, un marito affascinante che la adorava e due bambini sani. Ma l’incontro con Sir Oswald Mosley, fondatore dell’Unione Britannica dei Fascisti, cambiò tutte le carte in tavola.
Unity, il cui secondo nome, Valkyrie, in onore delle giovani guerriere della mitologia norrena di Wagner, unito al luogo del suo concepimento, Swastika, sembrano quasi una sinistra profezia del suo destino, fu preda di una mortale ossessione per Adolf Hitler, che la portò alla rovina.
Decca, la ribelle, «la comunista all’acqua di rose della famiglia Mitford», fuggì in Spagna con il cugino Esmond Romilly, con cui aveva una relazione segreta, per partecipare alla Guerra civile spagnola.
Debo, nonostante la cattiva reputazione di Diana, Unity e Decca avesse ridotto le sue probabilità di sposarsi, convolò a nozze con Lord Andrew Cavendish, il figlio più giovane del decimo duca del Devonshire.

In questa spumeggiante biografia Mary S. Lovell esplora i rapporti tra le sorelle, traendo spunto dalle interviste personali, dai documenti inediti e dalla corrispondenza non pubblicata, per dare vita a un avvincente racconto su sei leggendarie sorelle le cui tragedie e passioni, conquiste e disfatte si sono divise equamente le luci della ribalta, incantando e ammaliando intere generazioni.

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La guerra tedesca di Nicholas Stargardt

Sono trascorsi più di settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e – nonostante interi scaffali di libri dedicati alle origini, allo svolgersi e alle atrocità del conflitto – non sappiamo ancora perché i tedeschi combatterono fino all’ultimo giorno per la difesa del Terzo Reich. Neppure i giapponesi combatterono fino alle porte del palazzo imperiale di Tokyo come fecero i tedeschi per la Cancelleria del Reich a Berlino. Che cosa li muoveva realmente? Come potevano far proprio il richiamo alla mobilitazione generale da parte di un regime che, nel 1945, mise in atto la propria «sconfitta totale», investendo e consumando tutte le risorse morali e fisiche della nazione?
Il carattere di guerra razziale di quel conflitto, con le atrocità e i genocidi conseguenti, non era, inoltre, – come nel periodo della Guerra fredda si è a lungo sostenuto – un’ignobile macchia delle SS e di un manipolo di nazisti intransigenti. A partire dagli anni Novanta, documentazioni fotografiche e numerosi materiali – come una pagina di diario in cui, il 22 novembre 1943, il capitano August Töpperwien annotava: «Stiamo sterminando non solo gli ebrei che combattono contro di noi, vogliamo letteralmente sterminare questo popolo in quanto tale!» – hanno abbondantemente messo in discussione la comoda scusa di una Wehrmacht buona a fronte delle cattive SS.
La tesi perciò che vuole i tedeschi consapevoli a poco a poco di stare combattendo una guerra mirata al genocidio è difficilmente confutabile. Che impatto, tuttavia, ha avuto sulla gente comune una simile consapevolezza? In che maniera la guerra influì sul loro modo di vedere il genocidio? Il diffuso timore, nell’estate 1943, che la Germania non sarebbe riuscita a sottrarsi alle conseguenze di una spietata guerra razziale, di cui era stata essa stessa fautrice, ha avuto un peso rilevante nella mobilitazione generale dei tedeschi?

Opera imponente, frutto di un decennale lavoro su una sterminata massa di materiali – i rapporti delle spie del regime, quelli della censura militare, le raccolte di lettere fra amanti, amici stretti, genitori e figli e coppie sposate – La guerra tedesca intreccia magistralmente gli eventi bellici con le vicende personali del popolo tedesco in guerra, e offre al lettore uno dei più importanti libri sulla Germania nazista che siano mai stati scritti.

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Il cielo è rosso di Giuseppe Berto

Nel 1944 Berto è «prigioniero di guerra» a Hereford nel Texas, in uno di quei campi americani in cui sono reclusi tutti quelli che si rifiutano di dichiararsi «prigionieri collaboratori». Tra coloro che si aggirano nelle baracche a Hereford figurano futuri rinomati scrittori come Dante Troisi e Gaetano Tumiati, che affascina non poco Berto con le sue letture di Faulkner, Hemingway e Steinbeck, e pittori come Alberto Burri. Nel campo nascono, e circolano in copia unica, varie riviste letterarie. Al principio dell’estate ’44, mosso da «un senso di acuta responsabilità» per la parte di colpa da lui avuta nella catastrofe della guerra, Berto decide di scrivere un romanzo intitolato La perduta gente. Rientrato in Italia nel febbraio del ’46, sottopone il manoscritto a Giovanni Comisso che, entusiasta, lo spedisce subito a Leo Longanesi, accompagnandolo con una lettera in cui non esita ad affermare che il romanzo «rappresenta una svolta nella letteratura italiana».
L’opera esce da Longanesi negli ultimissimi giorni del 1946 con il titolo Il cielo è rosso, un’espressione che l’editore prende dai Vangeli.
Il cielo è rosso racconta le peripezie di quattro ragazzi, tra i quindici e i diciassette anni, in una città distrutta dai bombardamenti alleati. Quattro ragazzi resi orfani dalle traversie della vita e dalla violenza del conflitto.
Carla, figlia di una serva, e Giulia, figlia di una prostituta, sono cugine, cresciute nella stessa casa. Giulia è timida, di salute cagionevole. Carla al contrario è disinvolta, sicura di sé, anche se di «umori volubili, a volte perversi
altre volte malinconici» (Domenico Scarpa). Si prostituisce per vivere, ed è innamorata di Tullio, il più adulto con i suoi diciassette anni, a capo di una banda di ragazzi dedita a furti e traffici vari. Una notte Tullio incontra Daniele, appena fuggito da un seminario di Roma e senza più un luogo dove andare, dopo che i bombardamenti hanno ucciso i genitori e demolito la loro casa.
I quattro cercano di sfuggire alla miseria, alla fame e alla paura, ma, come tutti coloro cui è toccata in sorte «una parte del male universale», sanno di non potere «più essere gli stessi di prima», poiché si sono «smarriti nella grande guerra» senza più alcuna possibilità di ritrovarsi.

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N.B. La maggior parte dei titoli elencati uscirà sia in cartaceo che in ebook, ma alcuni per ora saranno disponibili solo nell’uno o nell’altro formato.