Ormai ha fatto ufficialmente la sua comparsa anche il freddo, quindi per stare in tema in questi giorni vedremo fioccare nelle librerie nuove uscite tutte da leggere.
Uscite del 20 novembre
L’animale che mi porto dentro di Francesco Piccolo
Quella che Francesco Piccolo racconta è la formazione di un maschio contemporaneo, specifico e qualsiasi. Il tentativo fallimentare, comico e drammatico, di sfuggire alla legge del branco – e nello stesso tempo, la resa alla sua forza. La lotta indecidibile e vitale tra l’uomo che si vorrebbe essere e l’animale che ci si porta dentro. Perché esiste un codice dei maschi; quasi tutte le sue voci sono difficili da ripetere in pubblico, eppure non c’è verso di metterle a tacere. Tanti anni passati a cercare di spegnere quel ronzio collettivo per poi ritrovarsi ad ascoltarlo, nel proprio intimo, nei momenti più impensati. «Dentro di me continuerò sempre a chiedermi: siete contenti di me? sono come mi volevate?» In un mondo da sempre governato dai maschi, capirli è la chiave per guardare più in là. Per questo il racconto si nutre di tutto ciò che incontra – Sandokan e Malizia, i brufoli e il sesso, l’amore e il matrimonio, l’egoismo e la tenerezza – in un andamento vivissimo ma riflessivo, a tratti persino saggistico, che ci interroga e ci risponde, fino a ridisegnare il nostro sguardo.
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L’emporio dei piccoli miracoli di Keigo Higashino
Tre giovani ladri un po’ pasticcioni – Shota, Kohei e Atsuya – hanno appena svaligiato una casa in una piccola cittadina di campagna, quando vengono lasciati a piedi dall’auto con cui sarebbero dovuti scappare. Decidono allora di nascondersi in un vecchio negozietto che sembra abbandonato, l’Emporio Namiya. Nel cuore della notte, però, succede qualcosa di strano: una lettera viene infilata sotto la serranda abbassata del negozio. È una richiesta di aiuto, indirizzata all’anziano proprietario dell’Emporio, che anni addietro era diventato celebre perché dispensava massime di saggezza e consigli di vita a chiunque gli chiedesse una mano. I tre, così, decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. Shota, Kohei e Atsuya, pensando di aver risolto la questione, tornano a discutere della fuga all’alba, ma dopo qualche istante giunge la replica, e questa volta capiscono che incredibilmente quelle lettere sono inviate da qualcuno che vive nel 1979, più di trent’anni indietro rispetto al loro presente. Da quel momento, le lettere di aiuto si moltiplicano, inviate da nuovi mittenti, ognuno con i propri problemi, tutti diversi e tutti complicati. Coinvolti in quella bizzarra macchina del tempo, i tre ladri decideranno di prestare il proprio aiuto a tutti quelli che lo richiedono, provando con le loro risposte a cambiare, in meglio, il passato. Scegliendo il miglior destino possibile per quei perfetti sconosciuti.
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Uscite del 22 novembre
Il naso di Dante di Pier Luigi Vercesi
Nell’estate del 1840, in una sala del palazzo del Bargello di Firenze, viene riportato alla luce il ritratto giovanile di Dante dipinto da Giotto. Qualche giorno dopo il ritrovamento, Seymour Kirkup, uno stravagante pittore inglese con la passione per lo spiritismo, corrompendo un guardiano, si fa rinchiudere nel Bargello, dove realizza una copia del Dante giottesco, che ha il naso aquilino ma dolce, non severo come quello che appare dalla presunta maschera mortuaria del Poeta. Resterà l’unica testimonianza dell’originale, perché il granduca di Toscana ordinerà un restauro maldestro dell’opera.
Kirkup invia la copia al patriota e dantista italiano esule a Londra Gabriele Rossetti, primo sostenitore di un’interpretazione esoterica della Divina Commedia e della Vita Nova. Attenendosi all’interpretazione paterna, Dante Gabriel, il celebre esponente della Confraternita dei Preraffaelliti, non soltanto raffigurerà il Poeta con il giottesco naso «dolce», ma ne farà il depositario di una conoscenza superiore che si rifà alla tradizione dei trovatori, un «Fedele d’amore» legato all’eresia catara. A partire da quel momento, Dante diverrà l’oggetto delle più fantasiose – a detta degli studiosi ortodossi – interpretazioni, in una storia che si dipanerà in infiniti rivoli, e che Pier Luigi Vercesi ricostruisce in questo avvincente racconto che attinge a un nutrito materiale inedito: oltre duecento lettere scritte da Seymour Kirkup a un suo sodale milanese e datate «Firenze, via Ponte Vecchio 2», ovvero l’antica magione dei templari fiorentini.
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Il fruscio dell’erba selvaggia di Giuseppe Munforte
Romanzo dalla struttura inedita, composto da sequenze narrative che si intrecciano e risolvono, alla fine, in un quadro unitario, Il fruscio dell’erba selvaggia – il titolo viene da un verso di Evtushenko – tesse i destini di personaggi che, sullo sfondo di una Milano periferica, cupa e malinconica, vivono un’esistenza in cui innocenza e crimine, onore e vergogna, redenzione e autodistruzione si rovesciano continuamente, come guanti di cui è impossibile distinguere il diritto e il rovescio.
Nella prima parte, intitolata Nero uno, il suicidio dell’amato zio – un uomo che, dopo aver abbandonato moglie e figli, viveva ai margini della legge nel quartiere della Bovisa degli anni Sessanta – turba al tal punto il narratore da spingerlo a indagare sulla sua vita. La scoperta di un insospettabile alter-ego dello zio lo segnerà profondamente, portandolo a una scelta decisiva per il suo futuro. La seconda parte, Nero due, è il fulcro del romanzo. La scena si sposta in un ospedale degli anni Novanta in cui un ragazzo fraternizza con un uomo che genera in lui curiosità e fascinazione. Questi gli racconta la sua vita prima di orfano cresciuto dai frati, poi di criminale; di lì a pochi mesi lo trascinerà in una vicenda nella quale il ragazzo, in nome dell’amicizia nata in corsia, metterà a rischio la propria vita. In Nero tre il romanzo giunge al suo epilogo, offrendo i tasselli esplicativi dell’intera narrazione.
L’originale disposizione narrativa scelta da Munforte alimenta il forte senso di inquietudine che pervade questo romanzo che, al pari di un dipinto di Hopper, intreccia la solitudine umana alla metafisica del paesaggio.
Con una scrittura capace di farsi concitata nei momenti di tensione, e lirica e poetica in quelli di introspezione psicologica, Il fruscio dell’erba selvaggia mostra una galleria di personaggi indimenticabili – le ambigue figure dello zio e del frate e quella del giovane segnato da un destino inaggirabile di violenza ed emarginazione – in cui la vita si offre nell’assoluta contingenza delle scelte e nell’irrisolvibilità del suo mistero.
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Lievito madre. Storia della fabbrica salvata dagli operai di Silvino Gonzato
Per mesi Carlo, Michele e Davide, tre operai della Melegatti, sono entrati ogni giorno nella fabbrica chiusa per tenere in vita il centenario «lievito madre» del pasticcere Domenico, l’inventore del pandoro, nella flebile speranza che la sorte dell’azienda, come la loro e quella dei colleghi, potesse dipendere, al di là delle drammatiche vicende societarie, dalla vita di quel prodigioso impasto. Morta la «mare», come lo chiamavano nel loro dialetto, sarebbe morto anche il pandoro più antico d’Italia, il dolce natalizio di Verona la cui nascita è legata al rito contadino del «levà», un impasto che nelle corti della campagna veneta le donne preparavano la notte di Natale per poi attendere tutte insieme che la luce del mattino lo facesse lievitare. In tempi in cui molte fabbriche muoiono nel silenzio e nell’indifferenza, il loro gesto ha destato ammirazione e commozione anche al di là dell’Oceano. E, proprio quando tutte le speranze sembravano ormai perdute, ha dato i suoi frutti: la fabbrica è stata acquistata dalla Sominor di Roberto Spezzapria. Così, grazie alla tenacia degli operai, continua a vivere la tradizione di uno dei dolci natalizi più noti e apprezzati nel mondo.
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Lux di Eleonora Marangoni
Ci sono molti modi di trasformare qualcuno in un fantasma, e Thomas Edwards si è scelto il suo. La sua vita non ha proprio niente che non va: Tom è un giovane italoinglese di buona famiglia, che abita a Londra e viaggia spesso per lavoro. Architetto, gestisce con successo uno studio di light design, e da quasi un anno fa coppia fissa con Ottie Davis, una chef in carriera con un figlio di sette anni, Martin. Ma Thomas abita il mondo solo in superficie: schivo e in parte irrisolto, lascia che la vita scorra senza pensarci troppo; il suo ricordo di un amore finito, quello per Sophie Selwood, è una presenza costante e tangibile, che illumina gli eventi e le cose che lo circondano, e ci racconta di come l’amore, o il ricordo dell’amore, possano trasformarsi in una composta e implacabile ossessione.
Una strana eredità da parte di un eccentrico zio costringe Thomas a uscire dalla quotidianità. Un viaggio verso un’isola del sud Italia, un albergo affascinante e malandato e un fine settimana imprevisto – in compagnia della gente del posto e degli altri forestieri giunti a loro volta sull’isola – saranno l’occasione perfetta per sparigliare le carte, guardare le cose da un altro punto di vista e fare finalmente i conti con il passato, questo animale saggio e al contempo grottesco che sembra sempre volerci indicare la strada.
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1933. L’ascesa al potere di Adolf Hitler di Philip Metcalfe
«La storia che segue descrive il destino di cinque persone, tre uomini e due donne, testimoni, fra il 1933 e il 1934, della presa del potere in Germania da parte di Adolf Hitler. Il racconto si basa sulle lettere da loro scritte, i diari che tennero e le autobiografie date alle stampe, e ripercorre le vicende dei primi diciotto mesi del governo di Hitler viste attraverso gli occhi dell’ambasciatore americano e di sua figlia, William e Martha Dodd; del responsabile della stampa estera di Hitler, Ernst “Putzi” Hanfstaengl; di una giornalista ebrea che si occupava di cronaca mondana, Bella Fromm; e del primo capo della Gestapo, Rudolf Diels. A un primo livello racconta le loro vicissitudini, a un secondo livello quelle dei loro amici e infine della società berlinese nel suo insieme in quello che fu un momento cruciale della storia del XX secolo. […]
Le tradizionali indagini sul Terzo Reich dedicano poche pagine sbrigative alla presa del potere da parte dei nazisti fra il 1933 e il 1934. Vengono menzionati vari decreti, descritto il rogo dei libri ed enumerate le libertà civili perdute, mentre gli autori si precipitano verso gli anni successivi e la persecuzione degli ebrei, la guerra e la morte. L’immagine del Terzo Reich evocata dalle descrizioni dei romanzi e del cinema si rifà ancora agli ultimi suoi tormentati giorni. Come altre epoche, però, esso visse una fase dell’infanzia in cui era incerto, caotico, perfino comico. Questa perciò è la vicenda degli esordi di una tragedia. Come la maggior parte delle buone storie comincia in maniera innocua, con l’arrivo sulle sponde tedesche di una famiglia americana…»
dalla Prefazione di Philip Metcalfe
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N.B. La maggior parte dei titoli elencati uscirà sia in cartaceo che in ebook, ma alcuni per ora saranno disponibili solo nell’uno o nell’altro formato.
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