Su La Nicchia Letteraria, quest’oggi si presenta essere davvero una giornata ricca di contenuti, pioggia di lessemi dei quali bearsi a oltranza e nei cui meandri sognare senza limitazioni.
L’appuntamento del mese di Novembre con la rubrica Tris di Consigli si presta bene per una tale occasione in cui la condivisione dell’amore per i libri emerge con blanda prepotenza per insediarsi nei nostri cuori e lì attecchire: insieme a Mara di Romance e altri rimedi e Susy de I miei magici mondi, torniamo con un particolare suggerimento per cui noi stesse, straordinariamente, vogliamo impersonare le vittime consenzienti.

L’argomento dell’odierna puntata verte intorno a un trio di penne letterarie delle quali ancora non abbiamo saggiato l’abilità oratoria ma verso cui siamo così stregate da aver inserito, a scatola chiusa, le loro creature di carta e inchiostro nella nostra lista dei desideri, un salto nel buio che sentiamo, nel profondo, di poter praticare con sicurezza e fiducia sconfinate.

Ammetto senza problemi che il colpo di grazia al mio interesse viscerale per la tetralogia di Elena Ferrante è stato inferto dalla notizia della futura messa in onda, su Rai Uno, a partire dal 27 Novembre, della serie televisiva ispirata proprio a L’amica geniale, il primo volume di una delle serie italiane di maggior successo nel mondo.
Il mistero dietro all’identità della scrittrice, inoltre, ha acuito spasmodicamente il mio bisogno di conoscenza in merito, una disponibilità al sapere che va al di là della mera storia di amicizia tra le due bambine napoletane protagoniste, giovani virgulti che vedranno evolvere il proprio rapporto dagli anni Cinquanta fino a oggi, e approda nei lidi inesplorati di un semplice nome custodente la mano importante di una donna capace di emozionare toccando persino radici del nostro essere.

 

Esiste ancora qualcuno che non conosce, manco di nome si intende, lo scrittore svizzero Joël Dicker? Affermerei che è quasi impossibile un evento del genere, visto e considerato il grande successo mediatico che ha avuto il suo La verità sul caso Harry Quebert. Chiaramente, nemmeno io sono stata esentata dall’onda d’urto di questa fortunosa marea, acqua alta che mi ha sommersa fin sopra la testa inculcandomi la giusta dose di curiosità sia attraverso citazioni sporadiche tratte dal romanzo, rese disponibili sui social network di mio largo utilizzo, sia grazie agli amici, tra cui in primis mio fratello, che mi hanno intrigata a tal punto da farmi desiderare di approcciarmi subitaneamente all’autore, in barba agli impegni blogosferici presi e alla costante mancanza di tempo.

 

Prima che abbiate anche solo la possibilità di prendere il fiato bastante a insultarmi pesantemente per questa mia gigantesca mancanza, vi avviso che possiedo già in formato cartaceo la trilogia più famosa di Paullina Simons, Il cavaliere d’inverno, Tatiana e Alexander e Il giardino d’estate. Perciò, vi chiederete voi, per quale assurdo motivo io ancora non ho divorato tali libri? Se, alla loro evidentissima mole, aggiungete il fatto che la sottoscritta nutre un rapporto assai complicato con le serie tale da imporle la lettura immediata di tutte le pagine componenti le opere prese in esame, capirete che ho bisogno di un momento privo di responsabilità inderogabili per poter assaporare, come è giusto che sia, un tale masterpiece: mi perdonate, vero?