Sebbene vi abbia già dimostrato, in ogni modo possibile, la mia essenza intrinseca di lettrice forte e onnivora, mitologica creatura della totalità di abissi inchiostrati che, preso in ostaggio, con le proprie grinfie acuminate, qualsiasi tomo nel personale raggio d’azione, si rifocilla delle sue stesse pagine senza alcun rimorso perché, oltretutto, le opere scritte ancora non fanno ingrassare di un solo grammo e questo ovvio riscontro sprona prima alla cattura e poi alla masticazione, nella mia più che decennale esperienza di pellegrino delle risme dove nuovi tragitti stampati non vedono l’ora di essere accolti a braccia spalancate, ho purtroppo dovuto tollerare l’incresciosa presenza dei cosiddetti frangenti di magra, semplici intervalli di qualche giorno oppure enormi parentesi di sconfinate settimane durante i quali, “ringraziando” gli impegni offline che, accidentali o meno, nell’istante in cui si fanno sentire, i qui presenti sono costretti ad ascoltare, non capto alcuna necessità di affrontare una storia poiché un’esecrabile mancanza di tempo libero, unita magari a un mood sottotono capace di estinguere il minimo slancio da parte mia, obbliga la sottoscritta a circumnavigare i bordi frastagliati della mia passione, un amore eterno che, nonostante talvolta venga mitigato, non perirà certamente.
Quando ho iniziato Il giorno giusto per incontrarti di Arianna Di Luna, una scrittrice assai degna di attenzione che, sebbene non l’abbia recensita a fronte di due letture pregresse ormai fatte mesi fa delle quali, però, vi parlerò appena la mia testa sarà sull’esatta lunghezza d’onda per la produzione di opinioni in arretrato, ho conosciuto mentre esaminavo i suggerimenti tanto desiderati quanto aborriti del buono e cattivo Amazon, sperimentavo uno degli attimi poc’anzi descritti giacché deliravo a causa dello stress da fase pre-esame e, quindi, cercavo disperatamente una tecnica efficace per staccare la spina, l’unica via di fuga che davvero mi avrebbe permesso di alzare la bandiera bianca per una manciata di fondamentali secondi, inequivocabili propositi, per me e per qualsiasi altro studente in crisi addirittura encomiabili, incoraggiati dai quali abbiamo una scusante realistica per trascorrere la giornata iniziata storta e, in conclusione, raddrizzata a dovere, una totale e subitanea variazione sul tema Da così a così che, se con i biscotti non spartisce intersezioni, identifica i suoi colpevoli in Rachel ed Evan, due ragazzi comuni eppure speciali che celebrerò nel mio piccolo, tramite il seguente Thr33 Words.

Anche voi, come me, condividete l’hobby diffuso di ricordarsi almeno una peculiarità significativa di tutti i libri affrontati, quell’espediente fuori dal comune che i genitori dei rispettivi figli di carta hanno adottato per dare un tocco di singolarità al loro titolo, un solo minuscolo escamotage che decreterà la nitidezza dell’opera in sé nel cervello degli astanti in quell’istante sintonizzati?
Che sia un character con l’abilità intrinseca di ammaliare mediante dialoghi espliciti e pensate intraprendenti, che sia un’atmosfera specifica capace di accendere la fiamma della curiosità per saperne di più, che sia un’anomala metodologia di scrittura atta a modificare radicalmente i canoni ai quali si è ormai assuefatti, che sia la trama della storia ricca di plot twist plasmati su immagine e somiglianza di dardi acuminati lanciati dalla faretra di un esperto Robin Hood, qualsiasi aspetto possa rispondere alla domanda che vi ho posto qui sopra non importa poiché tutto si adatta benissimo al quesito.
Vi state chiedendo cos’è, per me, il cardine portante de Il giorno giusto per incontrarti, vero? Fin dall’inizio dell’avventura letteraria di Arianna Di Luna, mi sono fortemente legata alle missive che i due protagonisti del libro si scambiano senza sapere davvero il destinatario ultimo delle reciproche confessioni a porte chiuse, dichiarazioni spontanee che, producendo le cosiddette farfalle nello stomaco e trasformando a cuoricino gli occhi degli astanti, causano un moto di tenerezza nel cuore poiché, nonostante i dissapori nutriti tra Rachel ed Evan il cui motivo scatenante, purtroppo, non viene chiarito a dovere, non dimenticando anche del contrasto nell’animo di chi svolta le pagine nei confronti delle scelte a volte discutibili di questi due ragazzi del college, si scopre che sotto la scorza c’è un morbido imprevisto, incredibile tenerezza che nemmeno allo sguardo più inerte nei confronti delle emozioni può passare in sordina, Amorevole obiettivo finale che stranamente riesce ad avvicinare due persone in perpetuo conflitto rinfocolando la magia di un momento cristallizzato nel tempo e nello spazio.
L’amore è nell’aria, lo percepite pure voi?

Quando mi spingo in un mare d’inchiostro che, seppur per certi versi inesplorato, conosco più delle mie tasche cavernose poiché, da buon’amante dei goduriosi carboidrati, si può affermare, senza alcun dubbio, che il romance è il mio pane quotidiano a colazione, pranzo e cena, evitando di inserire nel corrente discorso le ipotetiche sfumature storiche di cui tale genere, a volte, si dipinge alla pari di un dipinto ancora immacolato in attesa della mano professionale coincidente con l’impronta del pittore a esso destinato, l’elemento basilare per me necessario come l’aria idonea a respirare è la scorrevolezza dei vocaboli in caduta libera, celerità di andatura parlata in maniera indiretta che, scongiurando la canonica noia appostata dietro l’angolo della pagina alla stregua di un manigoldo della peggior specie in cerca di uno sfortunato innocente da depredare, aiuta la curiosità nel trovare subito quell’appropriato nutrimento cui le sue fauci perennemente dischiuse con maestosa ostentazione bramano sopra ogni altra utopia da raggiungere e divorare.
Da questa prospettiva specifica, Arianna Di Luna è, per eccellenza, portatrice sana di fluidità scritta, essenziale piuma straripante distinta bravura che sa generare dalla calma piatta di un dolce rigagnolo di evidente modestia uno scrosciante torrente in assoluta piena acquifera dove i lessemi vergati dal nero di china galoppano in successione, (rin)correndo(si) all’impazzata per giungere al traguardo penetrando il quale non vince chi arriva prima alla dirittura d’arrivo, ma chi resta anche dopo nella memoria del lettore, selettiva cassaforte che, nel marasma caotico dei testi sentimentali, deve rendersi disponibile a una cernita importante, taglia e scarta che ordina una rigorosa strategia d’intraprendenza sul campo, un qualcosa di estremamente originale in grado di catturare l’uditorio e non lasciarlo più andare, pregiato stile contemporaneo che dona certezze pure quando nessuno ne fiutava l’urgenza poiché, conoscendone la manifattura squisita già dai suoi precedenti lavori, si crede, in maniera assai erronea, di non dover reclamare ulteriori dimostrazioni a riguardo, smentito segno indelebile che l’autrice romana, zitta zitta, continuerà a elargire con libera autonomia in tutti i suoi cosinuovi da qui a venire.

Qual è il vostro rimedio miracoloso se sfortunatamente inciampate nella delicata situazione in cui la tristezza annerisce il vostro umore già precario, elevandosi a protagonista indiscussa dell’assolo che vi vede solisti della vita?
Intanto che con calma riflettete in merito senza lesinare sulle elucubrazioni da farsi nel presente caso in esame, passando quindi in rassegna, nel vostro personale film mentale, la globalità delle vicissitudini concernenti il tal argomento non banale, dall’alto della mia monotona ripetitività che sfodero una volta sì e l’altra pure, mi arrogo il diritto di confessarvi quanto, nei rari frangenti dove la malinconia è di casa, le tonalità del rosa mi soccorrano con una mano sempre tesa verso la mia persona, quasi incarnando la classica scialuppa di salvataggio che il malcapitato naufrago dell’esistenza stritola, appena vede all’orizzonte l’unica e preziosa opportunità in un abbraccio da boa constrictor, prodigiosa oasi nel deserto che, sebbene contenga ragguardevoli aspetti dalla palese e intima novità, ripropone in chiave diversa antichi cavalli di battaglia toccanti un’epoca d’oro mai tramontata e non del tutto approfondita.
Per un habitué delle opere fra le cui righe il perno centrale intorno al quale la porta della narrazione intrecciata ruota è, ovviamente, l’amore, tuffarsi nei paragrafi de Il giorno giusto per incontrarti identifica l’esatto ritorno fra le mura domestiche a seguito di una decina di ore trascorse al lavoro, perfetta chiusura di un’alba sfumata in crepuscolo che ricorda una stretta familiare tra due amici bisognosi del reciproco affetto, schema Ordinario che, nonostante la plausibile caduta nel gruppo degli stereotipi più utilizzati, innalza le normali consuetudini verso inediti livelli di frequenza routinaria, affinità lampanti che equilibrano nel lettore le uniche due inclinazioni nascenti in questa precisa circostanza, da una parte uggia insoddisfatta di chi pretende ogni volta il sostanziale colpo di genio nella resa della trama, dall’altro lato felicità dominante poiché le fondamenta del romance sono state preservate senza creazioni sui generis di sana pianta.
Tuttavia, alla fine, si dice sempre che Gallina vecchia fa buon brodo, giusto?

 

 

Si ringrazia la casa editrice Cignonero per la copia ricevuta in omaggio.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Il giorno giusto per incontrarti
Autrice: Arianna Di Luna
Casa editrice: Cignonero
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2019
Genere: Narrativa contemporanea, Romance
Costo versione ebook: 4.99 euro
Costo versione cartacea: 14.90 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: E se il misterioso ragazzo di cui ti stai innamorando, fosse in realtà l’uomo che detesti con tutta te stessa?
Non è facile essere perfetti.
Ci vuole costanza, sacrificio e una buona dose di sangue freddo per sopportare il fatto di essere sempre al centro dell’attenzione, nel bene e nel male. Ne sa qualcosa Evan McAllister, detto Mac, Capitano della squadra di football e star indiscussa del Jensen Johnson, il college più esclusivo della Ivy League.
Ne sa qualcosa anche Rachel Sheridan, studentessa modello che pensa solo ai libri e rifugge come la peste tutte le occasioni di vita sociale nel campus.
Mac e Rachel sono diversi come il giorno e la notte, e si odiano profondamente: concorrono entrambi per vincere il premio come miglior studente dell’anno, e sono pronti a farsi una guerra spietata, senza esclusione di colpi bassi.
Ma la perfezione non esiste, e nessuno è immune dai segreti.
Nessuno sa che Rachel, dietro l’apparenza gelida e distaccata, darebbe qualunque cosa per avere qualcuno che la capisca, e tiene un diario in cui confida tutta la sua solitudine. Un diario da cui un giorno una pagina si stacca, finendo nelle mani sbagliate, le mani di Mac.
Mac non sa chi sia l’autrice di quel biglietto, ma da ciò che scrive gli sembra sperduta e dannatamente fragile. E, proprio come lui, piena di segreti ombrosi da non poter rivelare a nessuno.
Mac ha la sensazione che quella misteriosa sconosciuta abbia molte cose in comune con lui. E pensa che, in fondo, rispondere alla sua lettera non porterà nulla di male…
«Non so come si chiama. Noi… ci scriviamo dei messaggi, e li lasciamo sotto un albero di ciliegio un po’ isolato. È successo per caso, capisci? Avevo… avevo avuto una brutta giornata, ho scritto una specie di… riflessione, e poi ho dimenticato il foglio sotto quell’albero e quando me ne sono ricordata e sono tornata a prenderlo, lui aveva scritto una risposta. È cominciata così.»
«Non lo hai mai visto?» Fanny è semplicemente incredula.
«No. Ma ho le sue lettere. Vuoi vedere?»