Durante l’ennesima giornata di sole osservata a malincuore da dietro una finestra per via della quarantena imposta, bellezza luminosa su tela quotidiana che induce alla nostalgia di un tempo passato ancora a venire, ho pensato fosse il momento ideale per pubblicare su La Nicchia Letteraria la capatina mensile di Simona Busto per la rubrica Storytelling Chronicles, variegate puntate a tema dove un manipolo di mie amiche e colleghe si ritrovano, insieme alla sottoscritta, per pubblicare sul proprio sito o blog racconti legati da un particolare argomento che solitamente decidiamo in condivisione.
Come forse vi ricorderete dall’ultimo racconto andato online sulla mia piattaforma per questo mese, la tematica di aprile è Il papà e la nostra cara autrice ha creduto bene di farci immergere in una storia davvero commovente, una breve lettera colma d’amore da parte di un genitore verso la sua bambina appena nata, pioggia scrosciante di emozioni manifeste che descrivono l’istante più bello per qualcuno in attesa di una nuova vita da abbracciare: preparate i fazzoletti perché i sensibili come me avranno un bel da fare nell’attimo in cui leggeranno quanto segue, considerando che anche la gioia, molto spesso, induce ad aprire i dotti lacrimali.

Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom

 

Mia piccola, dolce Viola.

Ti scrivo questa lettera ora che hai pochi giorni di vita, perché le emozioni legate alla tua venuta al mondo sono ancora forti e posso trasmettertele meglio. Ho paura che il tempo si porti via non quel che ho provato nel vederti venire alla luce, perché ciò sarebbe impossibile, ma l’intensità delle sensazioni, la straordinaria meraviglia dei primi istanti.
Quando un giorno sarai grande, consegnerò queste poche righe tra le tue mani, perché tu possa percepire tutto l’amore che il tuo papà ha provato per te fin dall’inizio.
La gravidanza di mamma non è stata semplice. Ci sono stati momenti bui, pieni di lacrime e di dolore. Momenti in cui abbiamo temuto di perderti. Ricordo il letto bagnato di sangue, il pianto disperato di tua madre, la paura che mi stringeva il petto in una morsa, la corsa disperata in ospedale.
Ci hanno detto che era tutto a posto e che tu stavi bene, ma mamma avrebbe dovuto evitare di stancarsi. L’ho vista trascinarsi per mesi dal letto al divano, in preda all’angoscia e alla spossatezza. Ho temuto per lei. Ho temuto anche per te.
Quando sono arrivate le doglie, sapevamo che era ancora presto. In quel momento, però, non ho più provato il terrore cieco del primo viaggio in ospedale. Poche ore prima avevo messo una mano sulla pancia di tua madre e sentito i tuoi calci dispettosi. Ero certo che stessi bene e che tutto sarebbe andato per il meglio.
Ti abbiamo desiderato a lungo e aspettato per anni. La vita non poteva essere così crudele da togliermi quel dono tanto atteso.
Il travaglio è stato piuttosto breve, anche se non credo che la mamma sarebbe d’accordo con questa mia affermazione. Ha affrontato la sofferenza con grande coraggio, te l’assicuro. In quel momento sembrava una vera leonessa.

Fonte: Pixabay
Artista: TeeFarm

Sei nata in un giorno di primavera, mentre fuori splendeva il sole e i boccioli si schiudevano.
Il mio fiore è spuntato con il corpicino ricoperto di sangue e ha subito dimostrato il proprio temperamento tramite un grido potente.
Ricordo ancora quando l’ostetrica ha sollevato i tuoi due chilogrammi urlanti, per mostrarti a noi. Ero paralizzato.
Avevi la pelle resa rossastra dallo sforzo ed eri tutta sporca.
Piccolissima.
Perfetta.
La mamma piangeva mentre ti mettevano sulla sua pancia e le dicevano di abbracciarti. Lacrime di sollievo e felicità.
Io avevo gli occhi asciutti, ma solo perché la malia in cui mi avevi imprigionato era troppo potente per permettermi di piangere.
Dopo averti posato un bacio delicato sulla fronte, lei si è girata verso di me, a cercarmi con gli occhi. C’era una luce nel suo sguardo che non le avevo mai visto, ma intuivo che i miei occhi dovessero proiettarne una identica.
Mi sono avvicinato, e con mano tremante ti ho toccato una guancia. Le mie dita sembravano enormi sul tuo corpicino minuto.
Hai emesso un altro grido, poi ti sei girata a bocca spalancata e hai subito trovato il punto esatto dove poppare. Meraviglioso istinto di una vita appena sbocciata.
Siamo rimasti così a lungo, a contemplarti e accarezzarti. Tu: il nostro piccolo miracolo, la fonte dell’amore più grande che si potesse mai concepire.
Anche ora ti guardo, mentre dormi e mentre sei sveglia, mentre piangi e ti dimeni per qualche ragione che solo tu conosci. Quando spalanchi gli occhi e mi fissi, so che ancora non riesci a vedermi davvero, eppure sento quel legame inscindibile che ci unisce e che nulla potrai mai spezzare.
Mia piccola Viola, mio dolcissimo fiore, non smetterò mai di avere il cuore straripante d’amore per te.

Il tuo papà

 

Fonte: Pixabay
Artista: MrGajowy3

 

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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.