Da quanto tempo non pubblico attivamente un mio racconto per Storytelling Chronicles, la rubrica di scrittura creativa che ho creato ormai due annetti fa e che condivido con altre personcine dolci insieme alle quali mi sento sempre più affine? Direi anche troppo, considerando che ho un sacco di tematiche in arretrato da recuperare -chi me lo fa fare, vi chiederete? Beh, desidero farlo sia perché voglio mettermi in gioco fino in fondo sia perché Mal comune, mezzo gaudio-.
Perciò, mi sento quasi una miracolata a essere qui stasera, durante la notte più spaventosa dell’anno, per mettere online il parto completamente non sense a cui ho lavorato negli scorsi giorni. La tematica di ottobre verteva intorno alla seguente lista di punti, tutti da inserire nello scritto senza alcuna eccezione:

1. I protagonisti devono essere cinque e devono essere tutti amici.
2. La storia deve descrivere un loro classico sabato sera in compagnia.
3. Deve esserci almeno un colpo di scena da far cascare le braccia.
4. Dovete citare al più tre colori diversi, non importa il come o il perché.
5. Avete presente le due canzoni che state ascoltando di più in questo periodo? Mettetecele.
6. Il finale deve indurre il lettore a porsi domande, ergo deve essere aperto.
7. Non superate le 3000 parole.
8. Infine, nella prosa e/o nei dialoghi dovranno apparire minimo otto domande.

Ora, l’elenco è interamente presente nel testo sottostante -temevo parecchio soprattutto per il numero 7, visto che sono molto prolissa se mi ci metto: è strano che, invece, non si sia rivelato il grosso problema che avevo preventivato-, ma non assicuro alcunché sulla buona resa degli stessi: ai posteri l’ardua sentenza!

Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom

 

«Ok, basta, non ce la faccio più!»
Quattro paia di occhi distolgono la loro attenzione dal tavolo da gioco. Dopotutto Exploding Kittens l’aveva monopolizzata fino a quel momento: è proprio giunta l’ora di focalizzarsi su altro, magari sul membro della cinquina che ha appena parlato.
«In effetti, dopo dieci partite, potremmo anche camb…» inizia a dire Roger.
«Non mi riferivo a quello, cazzo?!»
Gli stessi otto bulbi oculari di prima si spalancano in tutta la loro possibile ampiezza. Insomma, una parolaccia è fuoriuscita dalle labbra immacolatissime di Mary: è davvero un evento da annotare sul calendario, magari con un bel cerchio rosso alla “Giotto, puoi accompagnare solo”.
«Io…»
La ragazza prende un respiro, a pieni polmoni, cercando le parole giuste per intraprendere il discorso più difficile della sua giovane vita. Gli spettatori restano in apnea, a polmoni chiusi, permettendo all’amica di utilizzare il tempo sufficiente e necessario per dare voce a quanto ha dentro.
«Io… Ehm… Sono incinta…»
Il sussurro appena udibile squarcia la barriera del suono. Persino Lizzo che sta intonando il verso Am I ready? della sua 2 be loved da Spotify tramite Alexa smarrisce il suo forte timbro vocale in favore del bisbiglio di cui sopra.
Per i primi dieci minuti dallo sgancio della bomba, nessuno riesce ad aprire bocca, ci si limita a scambiarsi sguardi scioccati che rumoreggiano più di qualsiasi dibattito infervorato.
Eppure, si sa, ogni gregge racchiude fra le sue fila una personalissima pecora nera. Infatti, Ethan decide di dare un contributo attivo, esprimendo l’unica domanda senza capo né coda che gli passa per la testaccia vuota: «In che senso?»
David corruga la fronte e, volgendoglisi con l’intero busto, dedica a quel suo amico un po’ tocco tutta la sua attenzione, gli occhiali dalla montatura verde in scivolata sul naso adunco: «Spiegami: c’è più di un senso?»
Lo scemo che ha aperto bocca per primo decide di darsi un tono, prendendosi qualche minuto che non dovrebbe guastare mai, qualora non si fosse lui. Perciò, tenta l’impossibile, stringendo la cannuccia tra le dita e girandola nel bicchiere. L’interlocutore alza gli occhi al cielo, mentre Ethan svuota il cocktail non ben identificato che Gillian ha voluto preparare a tutti. Sarà il terzo che si scola: mica gli faceva schifo?
«Beh, è una suora mancata, passa tutte le sue giornate in chiesa…»
«Mmm… Forse nel tragitto prima di tornare a casa si è fermata da qualche altra parte?»
La bartender della serata scuote il capo per il branco di idioti che si ritrova come amici: perché ci passa ancora il sabato sera, è davvero l’enigma del secolo, o forse no. A conti fatti sono le uniche persone a non farla sentire mai triste e sola come è purtroppo abituata da almeno due anni. È tutto così noioso.
«Lo hai già detto ai tuoi?», chiede diretta, sedando sul nascere il dubbio esistenziale che non ha voluto esplorare, più o meno.
Mary opta ancora una volta per il mormorio, sospirando rassegnata: «Non so cosa sia peggio, dar loro questa delusione o abortire e dannarmi l’anima…»
«Ti consola sapere che io sia gay?», domanda Roger, prima di rubare un altro sorso all’intruglio viola per il quale non nutre ancora alcun parere. Non ha idea di cosa ci sia di preciso in quella miscela un po’ amara, sicuramente del gin di base perché ne è un esperto, però percepisce un retrogusto particolare che gli ricorda vagamente le mandorle.

Fonte: Pixabay
Artista: PIRO4D

«In che senso?»
Ethan non ce la fa proprio a starsene zitto, no.
«Ancora con ‘sto “senso” te?»
Neanche David, a quanto pare.
«Beh, fino a ieri era un donnaiolo, no?»
«Non sarebbe un problema, se non mi vergognassi di esserlo…», riprende Roger, con voce sottile, come se i due beoti non esistessero. Non è mai stato omofobo, ma in questa equazione, chissà perché, nelle variabili rientrano sempre anche i parenti, il vicino di casa, la dirimpettaia, i colleghi, la gente a caso, gli alieni e voi che state leggendo. Che folla, cavoli, per l’orientamento sessuale del prossimo!
«Visto che siamo in vena di confessioni…», David inizia a parlare, usando quel poco di cervello rimastogli dopo lo scambio con l’alticcio della combriccola. «Questa non è casa mia perché ormai sono disoccupato da più un anno.»
Il drink condiviso dal gruppo di amici diventa il protagonista della scena. C’è chi lo sputa, c’è chi ci si strozza, c’è chi lo sparpaglia in terra poiché le mani perdono la presa sul suo contenitore.
Mary ha iniziato con le confessioni? È Mary che dà il via alle domande: «Ma fino alla settimana scorsa idolatravi quel lavoro!»
Gillian menziona certe suppellettili che il workaholic aveva mostrato loro due mesi prima: «E i nuovi acquisti che ti sei fatto?!»
Roger è il più pragmatico seppur poco signorile della cinquina: «Ma allora di chi cazzo è ‘sto posto?»,
L’interrogatorio di terzo grado si placa tutt’a un tratto, concedendo al silenzio abbastanza tregua da indurre un qualcuno non a caso, David, a eseguire un ulteriore siparietto con un altro qualcuno non a caso, Ethan.
«Stavolta non lo chiedi?»
«Cosa?», ribatte il disperato che cerca di trattenere in corpo quanto ha ingurgitato da inizio serata. Adora le immersioni in profondità, si era intuito?
«“In che senso?”», scimmiotta l’appena dichiarato homeless che continua a lasciar perdere le spiegazioni richieste. Forse per orgoglio forse per mancanza di voglia, per adesso non desidera darne a nessuno.
«Ah.» Ethan annuisce prima di continuare: «No, no, ho capito subito, grazie.»
Una piccola risata fuoriesce dalle labbra di David, mentre si strofina il viso con le mani. Liberatoria o amara non ci è dato sapere.
«E comunque, se stiamo giocando a chi è messo peggio, pensate al sottoscritto.» Ethan riprende tutto serio, posando finalmente la sorgente della sua ubriachezza e battendosi deciso il petto con un pugno. «So che Layla non lascerà mai il marito e i figli per me, ma io continuo a sperarci come l’idiota che sono.»
Sospiri all’unisono levano gli ormeggi dalle spiagge lì presenti, abbandonando le coste ormai orfane a un’espressione grave su ogni volto cinereo. Eppure, nonostante questo, sembra che la ragazza con i capelli rosa shocking riesca comunque a ridere di gusto, mentre Rita Ora e Gunna intonano la loro hit Big.
«Dio, Ti ringrazio! Ammetto di sentirmi molto sollevata ora!»
Tutti la guardano straniti, un quesito silenzioso negli occhi indagatori.
«Sono mesi che vado da una terapista», Gillian principia a raccontare, buttando uno sguardo alle proprie dita intrecciate. «Non riesco più a dormire o a provare interesse verso qualcosa. Così ho mollato l’agenzia pubblicitaria, mandato a fanculo i miei genitori stronzi, venduto tutti i miei averi e, beh…»
Alza gli occhi e li fa passare un momento su tutti i presenti, prima di osservare di nuovo le sue mani e riprendere l’eloquio: «Ho avvelenato tutti i nostri drink. Non voglio andarmene senza di voi in un posto che oggettivamente non conosco: mi verrebbe un attacco di panico in tempo zero.»
Fa spallucce, sorridendo della sua stessa confessione sopra le righe.
«Cosa?!», questa volta è Roger ad aprire le danze.
«Eh?!», Mary lo segue a ruota.
«In che senso?!», assegniamo a David il terzo posto.
«Mi hai rubato la battuta, cazzo!», Ethan sembra quasi impaurito dall’ignoto sbagliato a venire: «Porca puttana, cosa dico ora?!»

Fonte: Pixabay
Artista: OpenClipart-Vectors

 

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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.