Quando davanti a me si è palesata l’ormai famosissima tematica mostro per il mese di novembre della rubrica di scrittura creativa in condivisione, Storytelling Chronicles, dopo uno scambio intenso di opinioni e deliri nella chat Telegram del nostro gruppetto in continua evoluzione -rispetto due anni fa, a oggi, abbiamo un trio di new entry che, sono certa, sapranno regalarci grandi gioie nell’ars scribendi alla quale ogni mese cerchiamo di votarci totalmente nel nostro piccolo-, i vari punti listati che i cervelletti di ognuna di noi hanno partorito all’unisono, mi hanno portato alla mente un racconto scritto tempo fa dove la sottoscritta si è davvero scatenata con il proprio disagio galoppante, E non ne rimase nessuno?, una storia assurda e demenziale che vede protagonista una cinquina di amici in grado di sorprendere dall’inizio alla fine chi osa avvicinarsi alle parole che ne descrivono le peripezie. Ergo la domanda è sorta spontanea, perché non scriverne un seguito del tutto non necessario e tornare così nei meandri degli squilibri mentali di David, Ethan, Gillian, Mary e Roger?
Quindi, con il seguente elenco di dettagli da inserire completamente nello scritto alla mano -come dicevo nel gruppo Facebook, ho voluto specificare chi ha deciso cosa affinché sapessimo con quali di noi lamentarci in caso avessimo riscontrato difficoltà nella stesura-,
1. Citare il colore rosa (Susy).
2. Inserire una moto o una macchina di quelle fighe e veloci (Christine).
3. Deve esserci un elemento fantasy/sovrannaturale (Anne Louise).
4. Inserire un animale domestico (Tania).
5. Aggiungere un riferimento alla Corea del Sud (Silvia).
6. Un personaggio deve essere minorenne (Catia).
7. Qualcuno deve avere gli occhi azzurri (Federica).
8. Uno dei giorni nell’arco dei quali si dipana la storia, deve prevedere la pioggia (Martina).
9. In qualche modo (che sia detto esplicitamente da qualcuno, che sia specificato in una locandina vista per strada, che sia indicato da un libro sul comodino o in qualsivoglia modalità a vostra scelta) deve esserci un riferimento al passato, inteso come periodo storico o come background di uno dei personaggi (Stephanie).
10. Inserire una foresta o un bosco (Roberta).
11. Deve essere citato il dolce preferito del/della protagonista (Giusy).
12. Bisogna scrivere un massimo di 5000 parole (Lara).,
mi auguro di riuscire a regalarvi un’esperienza mistica pari a quella suscitatavi all’epoca del precedente episodio, sperando di essere stata in grado di mantenere il livello di allora nel prodotto di ora -quanto è stato difficile, non ne avete idea! Tra l’adottare uno stile simile a quanto sfruttato anni fa e il ritornare nei panni di personaggi belli che sistemati a dovere, non so come abbia fatto a uscirne quasi indenne: mi saprete dire voi, nei commenti, se l’obiettivo è stato raggiunto-.
P.S. Ma avete visto il banner nuovo? Per l’appuntamento di ottobre mi sono dimenticata di farvelo notare -ero in piena ansia da mutuo e casa imminenti… Anche adesso lo sono, ma in modo differente lo ammetto-, ma ora non ho davvero più scusanti: dovete ringraziare la nostra collega e compagna di avventure Federica che, al nostro bisogno di rinnovarci, ha risposto subito nella più positiva delle maniere. Adoro!
P.S. Sì, Catia, quel riferimento è stato inserito proprio per te: detto fatto ed enjoy!
Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days
«Ma seriamente?»
«In che senso?»
David non può proprio credere a quanto sta accadendo. È sempre stato il loro scambio di battute più iconico, in vita, ma, arrivati a un punto simile, di morte, è inevitabile che qualche dubbio sorga spontaneo.
«Oh Dio, deve essere uno scherzo.»
Lo sussurra nel vuoto, benché abbia un vero pubblico, mentre si lascia andare su uno degli sgabelli bianchi davanti ai suoi occhi. Il bancone circolare e nero lucido del bar riflette la qualunque intorno a sé, persino la faccia conosciuta sorpresa ma non troppo e l’altra risaputa altrettanto avvilita.
«Non lo hai chiesto direttamente a Me, ragazzo, ma direi di no.»
Inaspettata, una voce tonante giunge dallo zenit. David si volta di scatto, uno scricchiolio inquietante a livello del collo, e sgrana così tanto gli occhi da sembrare un cartone animato: non era davvero l’Onnipotente, giusto?
«Vuoi qualcosa da bere?»
Un tono più sommesso che dell’uggia ormai non possiede manco il lontano ricordo, si fa largo nella nebbia del dubbio. Grazie al cielo, la sua colonna vertebrale non si esprime in un secondo allarmante cigolio, ma, accidenti alla terra, le novità non sono meno preoccupanti.
«Oh Gesù!»
Un’esclamazione simile è d’obbligo in certi frangenti e, magari, risulta anche poco fuori luogo.
«Cosa?»
Altro giro, altra corsa: Chi viene nominato, risponde all’appello; chi Lo ha menzionato, non sa più quali pesci pigliare. O forse si è sempre trattato di pani?
«Se ci pensi, a conti fatti, manca solo la Madonna.»
Ethan dà il suo contributo, attivo da una parte e non richiesto dall’altra: dopotutto attenersi semplicemente a mescolare e sorseggiare un drink non è mai stato il suo forte, né in questa vita né nella precedente.
«Qualcuno ha parlato?»
Ora lo esclamiamo noi: ma seriamente?
Fonte: Pixabay
Artista: qimono
«Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?»
Se lo chiede David, ce lo chiediamo noi, e lui, a differenza nostra, dopo essersi accarezzato la testa con entrambe le mani, appoggiati i gomiti al piano di fronte alla sua persona ormai rassegnata al non eludibile, decide di agguantarsi i capelli, tirandoseli un poco. Le possibilità sono due: o vuole solo svegliarsi dall’incubo in cui si è cacciato a seguito della sua morte o sta perdendo del tutto il senno perché diventare pelato sarebbe l’ultimo tassello di un puzzle che oggettivamente è sul disagio andante.
«Allora, ti decidi a dirmi cosa desideri?»
Gillian si ripropone nel discorso: va bene lo shock di trovarsela di fronte, va bene il colpo dovuto alla presenza dell’altro idiota, ma insomma, lei sta pur sempre lavorando e ha una tabella di marcia da rispettare.
«Morire?»
Nella non affermazione risulta esserci una titubanza di fondo, per questa ragione Ethan cerca di chiarirla nell’unico modo possibile, il suo: «In che senso?»
Sconsolato, David fa un leggero movimento di diniego con la testa, quasi non credesse sul serio alle proprie orecchie. Si strofina gli occhi con cautela, stando attento pure alla nuova montatura rosa shocking che il passaggio all’Aldilà gli ha voluto concedere, perché prepararsi mentalmente a spararne una delle sue necessita comunque di massima concentrazione. Eppure, un braccio che lo agguanta per le spalle, blocca qualsiasi suo intento, mentre il gemello in anima e ossa esegue lo stesso movimento nei riguardi di Ethan.
«Quanto cazzo mi siete mancati!»
Adesso è Roger a esternare il proprio sconcerto misto a gioia con quel quanto basta di volgarità che non fa mai male, nemmeno in un luogo sacro come quello.
«Nonostante tutto il bagaglio di disagio che vi portate sempre dietro, concordo totalmente.»
Anche l’ultima mancante all’appello è giunta fra noi, spuntata dal nulla cosmico come il non più barbone e il componente ora ufficiale della comunità LGBTQIA+. Con il bel sorriso di chi, finalmente, non ha più un problema al mondo, Mary sposta due sgabelli di fianco a David e gli si siede vicino.
«In che senso?»
Stavolta sono due le voci maschili a unirsi al coro e a volgere i loro sguardi in sincrono verso la ex ragazza casa-chiesa. Cioè, si sta ribaltando la situazione e non sono certa siamo pronti a un cambiamento simile.
«Mamma, chi sono questi signori strambi?», chiede Winnie, la new entry del gruppo sotto forma di angelo biondo con occhi azzurri, mentre si arrampica sullo sgabello che la sua versione da adulta le ha sistemato appositamente per una più comoda scalata. È proprio vero che l’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
«I tuoi zii, piccola», le risponde la madre, accarezzandole il capo con un gesto amorevole.
Non ce n’è bisogno, al solito, ma Ethan non può fare a meno di dare fiato alla bocca, come sempre: «In che senso?»
«Ok, ho deciso. Fammi l’esatto cocktail con cui mi hai ucciso, grazie.»
Finalmente Gillian ha la sua risposta. Sta cercando di non manifestare alcuna reazione per la battuta di David, il suo essere dipendente modello le impone una ben chiara professionalità, ma non può fare a meno di ridacchiare mentre prende i vari ingredienti dalle mensole alle sue spalle.
«Sei sicuro di stare bene?»
La voce di Ethan assume una venatura quasi preoccupata nel chiederlo.
«Secondo te?»
David non ce la fa proprio a non dargli corda.
«Com’è che lavori qui?», domanda Roger, sorvolando sullo scambio di battute tra l’idiota numero 1 e l’idiota numero 2. «Tra l’altro, sei pure l’unica di noi a farlo.»
«Già, che strano… Comunque, stai benissimo in divisa», esprime Mary partecipe, capendo l’antifona del momento e cogliendo subito la palla al balzo.
«Beh, devo scontare la mia pena», inizia la spiegazione Gillian, mentre prepara quanto richiesto da quel babbeo del suo amico. «Per quello che ho fatto a noi tutti, sapete…», alza gli occhi un attimo, abbandonando lo shaker al suo destino di stasi per qualche secondo: essere certa che i suoi astanti la stiano seguendo, non fa solo parte della politica a cui il suo nuovo impiego la induce ad attenersi.
«Ah, già», dice il primo, cercando di nascondersi sotto al bancone, come una volta faceva a scuola per sfuggire lo sguardo del professore ed evitare l’interrogazione. In fin dei conti, le vecchie abitudini sono dure a morire e, a quanto pare, anche in Paradiso lo zaino è sempre pieno zeppo di libri inesistenti da scandagliare attentamente.
«Ha senso», anche Mary è imbarazzata, accarezzare un’altra volta la figlia le dà la giusta ragione per estraniarsi un poco dalla scena, benché pure domandarsi sul cambiamento climatico del posto, il sole battente sul bancone e la pioggia scrosciante sui tavolini intorno, la soccorrerebbe alla grande. E com’è possibile ci sia una foresta all’orizzonte, ovunque lo si guardi?
«Non ti ci mettere anche tu, ti prego.»
Questa volta, forse la prima e unica, dobbiamo ringraziare il Cielo per la presenza di David.
«Oh, un cagnolino!»
Winnie salva del tutto la situazione notando, con la coda dell’occhio, un esemplare canino in avvicinamento sulla destra, la lingua penzoloni. Lo punta, come solo un bambino alla continua ricerca di un vero compagno di giochi può fare. 1 a 0 palla al centro.
«Posso accarezzarlo, mamma? Ti pregoooooo!», la circa ottenne tira il braccio alla diretta interessata per sottolineare il suo desiderio più recondito eppure così a portata di mano.
«Certo che puoi, anzi devi. Baxter è un buonissimo mascalzone e si merita tutte le coccole che vuoi regalargli», David entra nel discorso anticipando la risposta concorde di Mary che, foga ed espressione raggiante alla mano, fa sì col capo ininterrottamente, quasi volesse lei spupazzare di baci il suddetto cane.
A conti fatti, il ragazzo conosce bene quel pastore australiano, in vita divideva con lui la sua nuova casa formato cartone. Chissà se ha sofferto tanto prima di presentarsi in quel bislacco spazio senza un preciso tempo da cui dipendere. Meglio non pensarci troppo, anche se ci auguriamo il contrario.
Fonte: Pixabay
Artista: ImagineThatStudio
Per non rifletterci affatto, David sceglie di perdersi, meravigliato, nello scambio genuino di tenerezza fra la dolce bambina e il canide giocherellone, una festa perpetua che oscilla dal tocca-tocca della nipotina al lecca-lecca dell’animale.
Passa davvero il minimo indispensabile prima che decida di distogliere a malincuore lo sguardo dalla nuova coppia di amici per la pelle perché, sentendosi osservato con insistenza, si volta verso Ethan per risolvere qualsiasi nuovo problema venutosi a creare in quella testa sul vuoto andante: «Che c’è?»
«Qualcosa non mi quadra», replica il mancato mescitore che fischietta una canzone non ancora ben definita alle mie povere orecchie martoriate.
«Saranno gli occhiali?», Roger dà manforte allo scambio, cercando però di rimanere con i piedi per ter… Ah no.
David se li indica, facendo cenno al canticchiatore indefesso di, ora ci sono!, (It goes like) Nanana per cui una campana stonata può solo accompagnare: Peggy Gou, perdonalo perché non sa davvero quello che fa, o quello che dice.
Ethan li guarda negli occhi, prima uno e poi l’altro, ma sospira deluso: «Ci penso, dai. Richiedetemelo più tardi.»
I suoi due interlocutori si lanciano sguardi da ovvia incomprensione del testo virgolettato e fanno spallucce. Avranno tempo più avanti per dipanare eventuali dubbi e perplessità da classico incontro del terzo tipo con un Ethan nel fiore sveglio dei suoi anni confusi.
«Ecco a te!», entra Gillian a gamba tesa portando con sé doni un po’ richiesti un po’ improvvisati e accompagnando il tutto con qualche parola esplicativa che, nel suo caso, non può guastare mai: «E qualche biscottino per addolcirti.»
David sorride non troppo convinto, le labbra così tirate in una smorfia angosciata da rischiare di strapparsi alla minima pressione ulteriore. Le lingue di gatto, il suo dolce preferito, hanno addirittura l’effetto opposto, e cioè aumentano il livello del suo turbamento.
«Quale sarebbe il problema?», glielo chiede Roger, mentre segue un’immaginaria partita di tennis tra le vivande incriminate e il suo amico ritrovato. «Tanto già sei stecchito, no?», lo aggiunge, giusto per chiudere il discorso e permettere all’altro di metterci una pietra sopra.
«Ha senso.»
Non so cosa mi potessi aspettare da Ethan, di nuovo.
«Mamma, gli zii sono strani perché sono morti?»
Non è forse adorabile la carissima Winnie? Ha già capito l’andazzo della combriccola e si sta ambientando perfettamente, senza sforzo alcuno.
«Direi che sono sempre stati così, piccola mia.»
«Togli pure il condizionale, bellezza: non ce n’è affatto bisogno.» Gillian non le manda certo a dire. «A proposito, ti assomiglia moltissimo.»
Le due donne si sorridono con complicità. In fin dei conti, un’amicizia vera post mortem può vincere qualsiasi screzio ante.
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Artista: CeriseMuscate
«Sai, zia Gill, ho chiesto a mamma come sono nata, ma lei non me l’ha voluto dire.»
Gillian fa un segno affermativo con il capo, quasi si aspettasse da Mary una simile mancanza. È a questo che servono le zie, giusto? «In soldoni, diciamo che in questi casi ci sono sempre un Big Jim e una Tight Barbie che interagiscono e…»
«Oh. Mio. Dio. T-a-c-i.», urla Mary, scandendo bene l’ultima parola e coprendo le orecchie alla sua prole innocente. Ovviamente si è fatta sentire in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi, in tutto il mondo e pure da noi quaggiù.
«Ancora? Perché continuate a chiamarMi se poi non dite niente?!»
Eh vabbè.
«Ora ci sono! I capelli!»
È arrivata l’epifania per quello sciocco di Ethan che, al pari di Winnie poco prima col cane, indica elettrizzato la chioma verde smeraldo dell’amica ora barista.
«Ma seriamente?», afferma David poco convinto della rivelazione fuoriuscita da una bocca il cui vocabolario lascia davvero a desiderare per la sua povertà intrinseca.
«Riposi in pace la tua fantasia.»
«Da che pulpito…»
Hanno finito, vero?
«Non il Mio.»
Ah no, il Padre ha da dire.
«Manco quello del Sottoscritto.»
Anche il Figlio, a quanto pare.
«Forse…?», interviene la Madonna. «No, direi di no.»
Ok, e lo Spirito Santo?
«La prossima volta, mandatemi all’Inferno, ve ne prego.»
Un rombo di tuono alias la “musica” di una Ducati Panigale V4 irrompe nella scena, smorzando i toni del disagio e riportando, a livelli quasi accettabili, la quiete intrinseca del luogo. Con una destrezza tale da volerlo scritturare per il prossimo spot Olio Cuore, il centauro scende dal mezzo, togliendo il casco e dando sfoggio, durante una falcata sinuosa da imporre fastidio nei cuori dei suoi osservatori, un aspetto angelico eppure diabolico. Si appollaia sul bancone del bar, sorridendo anche troppo ai presenti in pausa dalla discussione molto poco costruttiva. Mentre spande acqua dappertutto visto che, qualche metro lontano dal bar, come dicevamo prima, stranamente piove a catinelle, fissa il suo sguardo rosso rubino su David e, indicandogli l’insegna, Satan’s Cove, annuncia senza mezzi termini: «Ci sei già, tesoro.»
Sono tutti così scioccati che non sanno davvero come esternare qualsiasi emozione stiano vivendo adesso, si limitano a sgranare gli occhi e spalancare la bocca, mentre la sottoscritta si impone di continuare a descrivere quanto scorge evitando di porsi domande scomode.
Fonte: Pixabay
Artista: OpenClipart-Vectors
«Non azzardarti a rubarmi ancora la battuta, eh!»
Senza proferire alcunché, David si volta lentamente verso Ethan che neanche stavolta poteva starsene zitto: sta continuando a metabolizzare la scoperta di prima senza riuscirci poi granché.
«Ha ragione, sai?»
Manco Dio poteva limitarsi ad assistere in silenzio.
«Qui i ladri fanno una brutta fine.»
O Gesù.
«Di’ ciao ciao alle tue manine, bello!»
Anche nell’Oltre c’è la quota rosa, dopotutto.
«Colpevole, Vostro Onore!»
Satana alza le mani mostrando i denti aguzzi e uno sguardo psico-omicida.
Finalmente è arrivato il suo momento. Non si interessa di come potrebbero reagire gli altri, David decide di alzare il bicchiere per berne il contenuto in un sorso, sperando di morire di nuovo.
«E come doveva succedere anche la prima volta…», dice Ethan regalandoci la suspense che pensavamo di volere ma di cui non abbiamo alcun bisogno. «In. Che. Senso.»
Ha scandito pure le parole. Ammirevole.
«Ora ti senti realizzato?», domanda ironico David che, ritrovata infine la parola, ancora si aspetta di crepare, per la seconda volta.
«Sì, grazie», risponde entusiasta Ethan, ringalluzzito dal fatto che continua ad avere voce in capitolo.
«Teste di cazzo eravate, teste di cazzo siete rimasti», dice Roger perpetuando a non farsi troppi scrupoli sulla sacralità del loro ritrovo.
«Sinceramente? Io avrei voluto un plot twist arrivati a questo punto, tipo quello dell’altra volta», riflette Mary come se niente fosse.
«Gillian cara, non lo vuoi dire ai tuoi amici?», domanda Satana che, nel frattempo ha fatto il giro del bancone e ha posto un braccio e-ti-pareva atletico sulle spalle dell’omicida-suicida.
«Sì dai, perché non gliene parli?»
Anche Dio vuole dare il Suo contributo. Siamo pure a casa Sua, più o meno.
«Ehm…», inizia lei guardando un po’ a destra, un po’ a sinistra, un po’ ovunque, ma non i suoi amici che, sebbene siano in trepidante attesa di un chiarimento a riguardo, partono comunque verso l’infinito e oltre.
«Aspetta… COSA», il primo a farla fuori dal vaso è Roger. Sto avendo un déjà-vu, e voi?
«Ma figurati se lo ha fatto di nuovo!», Mary lo segue a ruota, ancora. «Cioè… Come può, da morta?»
«Mamma, chi può cosa da morta?», sempre sul pezzo, Winnie non si fa trovare impreparata.
«Io non lo voglio sapere: per sicurezza ne ordino un altro, grazie.»
Qualcuno dica a David che il proverbio dice proprio In vino, veritas.
«Oh! La montatura dei tuoi occhiali è di colore diverso!», esplode Ethan completamente a caso.
«Alla buon’ora», gli risponde l’altro.
«Perché? Che ore sono?»
Preferisco astenermi dal commentare, se non vi dispiace.
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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
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