Nonostante sia convinta che l’amore debba essere celebrato ogni giorno dell’anno, ricordandosi sempre che la parte migliore di noi stessi ha tutto il diritto di reclamarci anima e corpo quando più lo percepisce nell’intimo, volendo festeggiare a modo loro l’odierno San Valentino, le onnipresenti e alacri Susy del blog I miei magici mondi ed Ely de Il regno dei libri hanno escogitato, mano nella mano, il progetto Shippiamo insieme: The World Cup of Books Ship, una pregiata spremuta di meningi iperattive che ha dato la chance a varie colleghe dell’etere come me di trattare la più grande emozione vigente mediante la selezione oculata di cinque coppie letterarie, parole e immagini in sequenza che inducono gli occhi a trasformarsi in cuori pulsanti con tanto di visione circostante nelle sfumature infinite del rosa confetto.

Creazione a cura di Francesca, admin del blog Libri, Libretti, Libracci

Chiarendo in primis che nella mia testa bacata ogni muchacho qui sotto nominato è ovviamente sposato con la sottoscritta, una delucidazione obbligatoria visto che non voglio si creda abbiano la completa libertà di fare i porcacci comodi con le dolci metà scelte dalle loro penne creatrici senza essere fustigati poi dalla me medesima, con cognizione di causa, attraverso quest’opportunità a cui ho avuto modo di partecipare, ho voluto esplorare non solo il territorio dei libri, ma anche la landa dei manga, realtà diverse eppure simili che custodiscono entrambe la bellezza vergata a noi tanto cara.

 

Per la serie Cadiamo sempre in piedi, con lo scopo di aprire degnamente questo articolo, ho deciso di mostrare la coppia evergreen che ha accompagnato, prima, tutta la mia infanzia felice, grazie al cartone animato, e, poi, la mia mutevole adolescenza, tramite il manga Il giocattolo per bambini.
Come mai sceglierli? A parte che Heric è il sogno proibito di ogni giovane pulzella masochista perché va a personificare lo str***o bipolare per antonomasia del quale, per qualche stranezza non ben identificata, ci si invaghisce subito, Rossana rappresenta lo spirito indomito che si vorrebbe avere per fronteggiare qualsiasi problematica, dalla più sciocca alla più rivelante, una gloriosa ventata di freschezza capace di mettere tutti K.O., persino gli insospettabili, quelli che, nel bene o nel male, capiscono di star sbagliando e cambiano per continuare a respirare quella brezza.

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E ora passiamo al duo di personaggi che ha segnato il mio 2019. Sebbene all’inizio abbia nutrito alcune riserve prima di tuffarmi nella creatura letteraria di Sarah J. Maas poiché temevo che la sua immensa popolarità tra i lettori fosse, in qualche modo, malriposta, sopravvalutandone, perciò, il contenuto che, ancora oggi, mi diletto a riaffrontare per mantenere saldi i ricordi più belli, appena varcata la soglia di Prythian non sono voluta più uscire dai suoi confini, curiosissima di perlustrarne la globalità degli intrighi, soprattutto dopo aver conosciuto, da una parte, una protagonista straordinaria che ha minato la mia eterosessualità dalle fondamenta, e, dall’altro lato, un misterioso Signore Supremo che non ha bisogno di parole per essere annunciato, a meno che non vogliate addebitargli le espressioni Ottava Meraviglia del Mondo e Testosterone formato Addominali da Standing Ovulation. Anvedi ‘ste fate!

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Quando ammirai per la prima volta in televisione l’omonima pellicola del grandissimo Hayao Miyazaki, non sapendo ancora esistesse il libro di Diana Wynne Jones, comprai il dvd relativo alla velocità della luce, guardandolo beatamente così tante volte che manco il mio Alzheimer precoce è riuscito a scendere in campo per giocare i suoi infingardi tranelli. È stato facile innamorarsi di Howl e Sophie, quasi quanto riconoscere che le eccezioni bionde alla mia regola mora esistono anche per me, mannaggia allo stregone che ghermisce gli animi della selva di donne in circolazione. Tuttavia, oltre ai battibecchi vigenti in questa coppia, è stata lei a rubarmi lo spirito prima della sua controparte maschile perché la primogenita Hatter è un’eroina senza tempo capace di ogni azione pur di salvare chi ama, persino lanciarsi in avventure più grandi di lei nelle quali la possibilità di lasciare le penne è fin troppo evidente.

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Arriviamo adesso al disagio formato 2×1 perché noi pensiamo sempre in grande e farci mancar qualcosa non rientra nei nostri parametri di base.
Full Metal Panic! propone all’occhio attento di chi vi si sofferma, parecchie occasioni in cui i due main characters rimangono coinvolti in situazioni ambigue fra le righe delle quali il pubblico brama, nel suo inconscio, di vedere realizzati contatti romantici molto desiderati perché di giuste premesse ne abbiamo a dir poco troppe. Tuttavia, Sousuke e Kaname non sono propriamente d’accordo con noi altri: se il primo non sa cosa significhi relazionarsi con il mondo esterno, la seconda è piuttosto impegnata a smorzare la mentalità paranoica del sergente Mithril. Fortuna vuole che le gag a cui danno vita sono così spassose da surclassare il resto, pressapoco.

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In ultimo, ma non meno importante, ho deciso di focalizzarmi su una coppia tutta made in Italy, scoperta per caso quando ho avuto l’occasione di leggere i primi due volumi della trilogia Absence di Chiara Panzuti. Ho pensato che, per concludere in pompa magna un meritevole articolo sulle ships librose, dovessi porre l’accento anche su quei legami affettivi un po’ controversi in grado di minare le basi delle certezze in fatto d’amore: Faith ed Ephraim, infatti, sono due antagonisti che, loro malgrado, si trovano a vivere insieme determinate situazioni ove il confine fra repulsione e attrazione comincia a farsi sempre meno nitido più ci si avvicina all’epilogo delle loro peripezie.
Ma, allora, perché non ho ancora concluso la serie? Beh, temo il peggio per il mio povero cuore e, quando dico, Temo il peggio è esattamente quello che intendo.

 

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