Quando una casa editrice le regala la possibilità di organizzare un evento per un suo libro, occasione speciale in cui l’una e l’altra parti sono coinvolte per festeggiare in pompa magna un’eccezionale avventura di carta e inchiostro, la sottoscritta, sia nella veste di semplice blogger sia nei panni di mera lettrice, accoglie con gioia l’impegno pattuito, cercando, in ogni maniera a lei possibile, di onorare l’incombenza per dimostrare la professionalità e la cura necessarie in simili circostanze straordinarie.
Purtroppo, però, nonostante si covino sempre le migliori intenzioni nell’adempiere ai propri doveri, in qualsiasi momento, dietro l’angolo, si ha la diffusa eppure rara probabilità di avvertire il peggior rammarico nella storia dei rammarichi, quel cruccio tipico del viandante letterario più sensibile nel constatare che una risma vergata non ha risposto completamente alle aspettative da lui nutrite, palese manifestazione per la quale si sente così in colpa da dimenticarsi della soggettività che anche lui, come tutti gli altri della sua specie, possiedono: nel presente appuntamento della rubrica Istantanee di lettrice, vi racconto, quindi, di Non chiamarmi Lolita, una piacevole gita in quel di Milano che non sono stata in grado di apprezzare a pieno, sebbene, quel giorno, fossi partita col sorriso sulle labbra prima di ravvicinarmi alle sue fragranti pagine scritte.
Creazione a cura di Simona, responsabile della collana Literary Romance di PubMe
Quando la conquista di un ragguardevole obiettivo si trasforma nel perno centrale della propria vita, ogni individuo coinvolto può diventare facilmente il classico eroe di cui tutti, compreso lui stesso, hanno davvero bisogno, una figura quasi mitologica che, ergendosi al di sopra di ardui ostacoli idonei soltanto a porsi fra sé e il traguardo agognato, impara sulla pelle di un’esistenza orfana di agi a non smarrire il corretto orientamento, perpetrando nel seguire con tenacia la direzione puntata dall’ago della sua bussola.
Tuttavia, è sufficiente una minima distrazione per perdere di vista un cammino lastricato di buone intenzioni, piccola sbadataggine capace di decretare l’inizio di un universo parallelo che, a volte, non si ha il desiderio intimo di sondare, o perché il candore della non esperienza fa affiorare un’ingenua vergogna latente o perché il timore dell’ignoto obbliga l’arresto al germoglio di fiducia reciproca. Si è, però, davvero certi che uscire dal seminato coincida sempre e soltanto a un enorme incidente di percorso da arginare? Dopotutto, un bersaglio nitido che, celebrando le grandi fatiche del passato e concretizzando la luminosa meteora dell’oggi, spiana il viale alberato del domani, mentre conserva salda la propria natura di podio da conquistare, può acquisire nuova forza da ogni situazione, avversa o meno, perché, alla fine, non si smette mai di imparare.
Nonostante l’abbondante scorrevolezza e la considerevole linearità che sono racchiuse fra i capitoli del testo di Irene LeGentil, due mastodontici punti a favore che donano al lettore di Non chiamarmi Lolita un viaggio dall’inchiostro su carta ad assimilazione veloce con il talento (in)consapevole di riuscire a lambire gli spiriti pulsanti in ascolto grazie a un repertorio variegato di modeste emozioni sofisticate, a cominciare da un’evidente e assidua ripetizione di concetti che, se da un lato permette di rimarcare e approfondire determinati pensieri della voce narrante, dall’altro conduce per mano incontro a una forte esasperazione in grado di stancare l’uditorio con una gragnuola di trito e ritrito, le peripezie vergate di Alana Portinari mostrano un’evoluzione assai irreale dei fatti narrati, dinamica scampagnata che, a cavallo di un periodo temporale oltremodo istantaneo nel mentre del quale sembra accadere fin troppo, rimarca la sua gigantesca necessità nell’essere diluita prima e arricchita poi mediante ulteriori dettagli calibrati al millimetro, quisquilie sia triviali sia sui generis che, impoverendo le spiegazioni redatte nel testo a causa della loro mancanza tangibile, avrebbero concesso quelle marce in più alla presente opera Literary Romance sufficiente a porre il giusto focus sull’ancora immaturo talento di base dell’autrice.
Ho finalmente dimostrato il posto che mi merito perché non sono una meteora, ma una stella.
Si ringrazia la collana Literary Romance per la copia ricevuta in omaggio.
Scheda libro
Titolo: Non chiamarmi Lolita
Autrice: Irene LeGentil
Casa editrice: Literary Romance di PubMe
Pagine: 249
Anno di pubblicazione: 2019
Genere: Romance
Costo versione ebook: 1.99 euro
Costo versione cartacea: 13.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Alana Portinari ha un unico grande sogno: vincere ai campionati nazionali di ginnastica ritmica.
Coltiva questa disciplina fin da bambina sennonché, a causa della prematura morte della madre e per un infortunio che la allontana dal podio delle gare, la sua carriera subisce un arresto.
Decisa a rimettersi in gioco, è costretta a lavorare di notte per pagarsi la retta dell’esclusiva palestra in cui si allena e, sotto mentite spoglie diventa la provocante ballerina Lolita di un night club. Qui incontra Derrick, atleta di fama mondiale, con cui inizia una relazione. Ma lui è anche il suo nuovo coach e le cose non vanno come dovrebbero.
Mentre il campionato si avvicina, Alana dovrà far chiarezza in se stessa prima di tutto, dovrà imparare ad acquisire fiducia verso il prossimo e capire se sarà all’altezza del proprio obiettivo: vincere la Nazionale con le sue uniche forze, la tenacia e la determinazione.
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