Nonostante sia ormai chiaro a tutti quanti voi che il mio genere letterario preferito è il romance, incontro scritto di due individui agli antipodi nelle cui anime si cristallizza, durante un notevole tragitto di crescita morale e palesi avversità verso le quali devono combattere con strenua pertinacia, un legame così vigoroso e reale da mettere in ombra qualsiasi altro aspetto dell’ambo di realtà separate, quasi andando a celebrare l’insieme appena nato all’ovvio svantaggio di una disgiunzione adesso tramontata, nella mia vita di lettrice platealmente onnivora, creatura mitologica dalle grandiose fauci brulicanti resti di pagine incartapecorite che, apatica di fronte alle prede capitatele a tiro, ingurgita qualsiasi frusciante essere dalla seducente indole capace di richiamare la bestia quale sirena dalle avviluppanti potenzialità canore, ho sempre anelato sperimentare i miei limiti fino all’estremizzazione dell’abuso, sia superandoli tramite la classica navigazione in oceani già padroneggiati dove le sfumature dell’amore assumono tonalità differenti da quelle approfondite e identificate con dovizia di particolari, sia sopraffacendoli grazie ai percorsi tortuosi verso cui scelgo di indirizzare la mia persona per testare sulla mia pelle nuove frontiere letterarie, in entrambi i casi Colonne d’Ercole che solo meri e incauti avventurieri possono pensare di raggiungere e oltrepassare come se la tal missione suicida incarnasse la più banale delle nobili imprese.
Perciò, quando la mia amica e stimata collega Susy, admin del prolifico ed eccezionale blog I miei magici mondi, mi ha proposto di partecipare al Review Tour 2.0 dedicato a Imperfetti sconosciuti di Daniela Volonté, l’ultima fatica di risma e china dell’autrice pubblicata la settimana scorsa, in data 24 Gennaio, da Newton Compton Editori che ringrazio oltremodo per avermi elargito la copia digitale del romanzo, al pari di un’infante all’eterna ricerca di prove tangibili in grado di dare un senso effettivo alle sue domande da milioni di perché assicurati, ho voluto accettare seppur con un piccolo e malcelato scetticismo, una fin troppo consueta normalità in simili parentesi di esistenza vissuta, gettandomi nella mischia senza braccioli né paracadute poiché adoro assumermi tutto il rischio del caso, soprattutto di fronte all’insana curiosità generatasi intorno alla maniera in cui quest’opera è nata come bellissimo germoglio di specie rara e poi cresciuta nel favoloso testo che è diventata adesso: oggi, quindi, oltre a esaminare la figura femminile scaturita dalla penna della scrittrice comasca, usufruendo della ormai ben collaudata rubrica “nicchiosa” Thr33 Words, vi parlerò della favola d’amore di Sabina e Jacopo, giovani spiriti che, persi nella sbagliata consapevolezza del ritenersi intolleranti alle unioni sincere e naturali accomunanti una qualsiasi coppia dalla gagliardia del sentimento spianata, a gran voce bramano inconsapevoli la reciproca attenzione, cura essenziale che, rimbalzando nell’etere della moderna quotidianità di ogni giorno, si concretizza in quella realtà più autentica dove sbagliare è umano e perdonare lo è altrettanto, spontanea reazione di un uomo e una donna che, in procinto di volersi bene davvero, accantonano le paure di una vita per sconfiggerle insieme una volta e per sempre.
Se mi chiedessero un parere su come possa nascere una qualsiasi storia, capitoli su capitoli durante i quali eventi dal sapore abituale compiono la prodezza nello spingere figli di carta dall’improbabile e mutua calamita verso la remota chimera di avvicinarsi pian piano per ottenere l’occasione giusta affinché, grazie ai caldi abbracci dichiaranti l’affetto più puro, la trappola definitiva appaia reciprocamente soggiogante, propenderei nell’esibire una rosa non indifferente di metodologie validissime da adoperare quali tattiche di creazione e svolgimento dell’intreccio: che sia una canzone particolare a guidare l’autore nell’esatta direzione della piega sorprendente la qual voce agognerebbe essere dispiegata con lessemi e suoni scritti dall’illusionista per il cui deliberare è venuta al mondo, che sia un luogo di usuale frequentazione a orientare l’inappuntabile paroliere nei riguardi dell’ambita preda di paragrafi delineante il traguardo capace di costringere il maliardo degli amanti dei libri a desiderarlo con presa salda e ferrea, che sia l’ordinario vicino della porta accanto a fomentare nello scrittore il generarsi di emozioni senza nome in grado di palpitare in lungo e in largo con la meta conclusiva di imprimersi a fuoco nella mente del lettore attraverso un collegamento virtuale tra foglio e cuore, l’ingrediente accomunante ogni scenario possibile che scaturisce dal mondo in divenire e dal destino suo smargiasso amico è, per certo, l’ispirazione, quel filo conduttore che abbina, guastando, e rabbuffa, organizzando, l’unica energia non pensata che sa dare e sa togliere più di quanto riesca ad ammettere, una marea creativa dove l’estro illumina a giorno sradicando la notte e fendendola come solo un guardiano del promontorio se ne arrogherebbe il disturbo.
Tuttavia, esaminando al microscopio Imperfetti sconosciuti, qualsiasi strategia teorica sopra elencata perde subito di credibilità, solide fondamenta nei confronti delle quali un edificio getta le proprie basi a occhi chiusi, prova di fiducia che purtroppo, molto spesso, nella rosa variegata di ambiti a disposizione, cede il passo a una sorprendente delusione, inaspettata uscita d’emergenza la cui rara e positiva eco sa donare al pubblico in attesa un memorabile ricordo da serbare una volta completata l’avventura che l’inchiostro ha tracciato permanentemente nel nostro essere ramingo e mai sazio di vite altrui: concepita in tempi pregressi alla stregua di video chat interattive così trascinanti da sollecitare lo zelo totale dell’uditorio in raccoglimento, fin dal prologo all’apertura del romanzo, la presente cronaca di Daniela Volonté non può fare a meno di palesare il suo carattere Innovativo nel porsi accessibile e bendisposta al raffronto diretto con i viandanti letterari, surfisti esperti dell’oceano nero petrolio con marosi di frusciante carta siglata che, di fronte alla possibilità di essere trasportati ulteriormente nella Milano di Sabina e Jacopo, si prestano volentieri alla navigazione da fedele internauta per assaporare ancora, in compagnia delle parole dispensate dall’autrice, l’abbozzo della prima partenza, quei messaggi solo istantanei che, nella loro semplicità genuina, hanno saputo trasmettere il necessario e molto di più.
Affinché uno sviluppo narrativo catalizzi su di sé l’intera premura del divoratore medio di pagine, canonico membro della tale folla urlante che, innanzi agli scaffali di libreria, intendente appropriarsi di tanti universi quanti gli sono permessi, si getterebbe a capofitto sottraendosi dal pensarci una volta di troppo, quali sono i tratti fondamentali a cui non può rinunciare in assoluto, se, a maggior ragione, nel suo cuore palpitante all’infinito possiede l’azzardo di conseguire successi e beneplaciti come testimonianza di notevole bellezza oggettiva?
Mentre da un lato la principale enfasi in tal senso è dovuta grandemente al plot che lo scrittore ha escogitato nella sua brillante immaginazione fino a lambire anche quei minuscoli dettagli di poco conto in grado di controvertere sorti già vergate ma ancora non definite, quisquilie senza apparente importanza che, però, sapranno svelare gli arcani malcelati dai termini in divenire, un universo parallelo di misteri da chiarire dove i figli di carta sentenziano, in determinate circostanze, la propria volontà di cedere, in maniera assai premeditata, ai richiami ballerini dei twist tanto idolatrati quanto odiati dai lettori del pianeta Terra, colpi di scena che, agghiacciando sul posto, raggiungono con una stretta calorosa pure i meandri nascosti di un essere abituato all’oscurità della routine, dall’altra parte gioca un ruolo fondamentale lo stile tramite cui il libro viene offerto sulla pubblica piazza con l’ausilio di un vassoio d’argento conducente squisitezze da piatto forte, mostra d’arte pullulante di critici che, soggettivismo alla mano, dimostreranno la personale approvazione come risposta all’interesse sollecitato dall’esposizione romanzesca dell’artista la cui bravura splendente traspare anche dai segni di interpunzione.
Tuttavia, non sempre gli anzidetti espedienti vengono impiegati al contempo quali sacrali maquillage da prestigiatori di vocaboli, esche succulente e prelibate a cui nessun abitante del mare può resistere benché privarsene sia possibile, sollecitazioni appetitose che, nonostante alcun risultato di diete ipocaloriche alimenterà l’inane speranza della folle attitudine a estinguerle davvero, rimpiazzi altrettanto validi consentiranno ai salutisti di rinunciarvi evitando remore e pentimenti futuri: Imperfetti sconosciuti, infatti, si dimostra essere la singolarità del continuo, il punto d’eccezione a livello del quale le ovvie specificità del bello tramontano dinanzi alla rara e preziosa diversità, un panorama caratteristico che modifica le sue premesse grazie alla forma verso cui Daniela Volonté ha optato per donare le sue persone a tutti coloro che vogliono conoscerli in diretta, linea d’offensiva che, mediante un’armoniosa pacatezza da camminata felpata, scombussola e devasta, insinuandosi senza l’ombra fastidiosa di una ragguardevole scocciatura, la medesima antipatia che si coltiverebbe nei riguardi di un imbucato dallo sgradito ardire di presenziare a una festa non invitato, lo stesso ricevimento nel quale, guadagnando l’assolo sul palco, la madre di Sabina e Jacopo interviene con ciclopica meraviglia, solleticando gli astanti con l’invito a sfamarsi ipso facto di ciò che offre.
Esiste un terreno migliore in quanto a fertile ricchezza dove l’amore, all’interno di pagine pure e autentiche dall’esistenza intrinseca, vince agevolmente l’opportunità di nascere, crescere e sedimentare?
Qualora si iniziasse a riflettere sui momento e luogo che, per antonomasia, in un libro, paiono incarnare il tempo e lo spazio più giusti affinché una parvenza del sentimento emerga dalle ime acque di un oggi ristagnante e incolore, una mente provvista di sinapsi funzionanti riuscirebbe ad avanzare la confutazione più gettonata attraverso la quale destituire finalmente le nebbie dell’incertezza e sostituirle con una valida padronanza delle nozioni sovraesposte, quell’attuazione chimerica che la maggior parte degli avventori d’inchiostro, in talune contingenze, predilige, quadri da fiaba in cui l’instant-love impersona l’anfitrione della serata che unisce l’emblematico principe azzurro dall’armatura scintillante e la giovane pulzella in attesa di essere salvata dal vicino pericolo a cavallo di un destriero impaziente della battaglia, una sorta di idealizzazione visionaria per cui l’affetto sembra una meta impossibile da raggiungere nella tangibilità dei giorni moderni.
Dal canto mio, posso affermare senza problemi che, nonostante propenda verso un sano ed equilibrato desiderio di assistere, con il cuore in mano, a performances dalle surreali e mistiche fattezze, quasi sentissi il bisogno dominante di rifugiarmi in un sogno per non elucubrare affatto, spesso e volentieri percepisco la necessità di fronteggiare storie la cui costruzione richiama a gran voce il mondo dal quale inconsapevoli tutti noi scappiamo, il medesimo universo di cui, però, non voglio dimenticarmi, relegandolo a un cassetto abbandonato come fosse un giocattolo vecchio o un ninnolo un po’ pacchiano da mascherare per gli occhi indiscreti, poiché vivere un’utopia di carta e inchiostro al pari di una fattibile routine dalla quotidianità imperante è il migliore dei viaggi che un amante dei libri possa davvero fare: perciò, durante la lettura di Imperfetti sconosciuti, non vi dovete sorprendere se vi dico che, più mi addentravo nel racconto lungo di Sabina e Jacopo, più nasceva dentro di me la sensazione che una simile cronaca di fitte vicissitudini potesse spuntare, non troppo selvaticamente, sul set della nostra vita concreta, attimi di normalità che i lessemi scandiscono con cadenza e ritmo unici eppure frequenti, lunghezze d’onda che quotidianamente cavalchiamo quali fantini instancabili con l’entusiasmo e il desiderio di lanciarsi in difficili peripezie da facile inciampo, azioni singolari che, di sicuro, ci porteranno a sbagliare e sbagliare poiché la nostra essenza fallace impone la sua presenza fissa e, talvolta, ingombrante, ostacolo provvisorio per il quale non dobbiamo affliggerci in quanto saremo sempre in grado di rimediare e proporre alternative a chi merita una seconda chance, la nostra anima gemella che, allo stesso nostro livello di umanità, possa apprezzare lo sforzo e condividerlo con noi grazie a un amore (stra)ordinario, quell’emozione infinita che, a portata di chat, tinge di vivaci tonalità il foglio bianco per cui abbiamo già deciso di voltare pagina.
Scheda libro
Titolo: Imperfetti sconosciuti
Autrice: Daniela Volonté
Casa editrice: Newton Compton Editori
Pagine: 287
Anno di pubblicazione: 2019
Genere: Romance
Costo versione ebook: 5.99 euro
Costo versione cartacea: 10.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Sabina Valli ha trent’anni, fa due lavori per pagare il mutuo e coltiva una grande passione: la scrittura. I libri che pubblica sono il suo orgoglio. Mette se stessa nelle storie che scrive, perché sa bene quanto le parole abbiano il potere di far emozionare. Un giorno, alla ricerca di informazioni per il suo romanzo, scrive un post sui social in un gruppo di appassionati di moto. L’unico a risponderle è un certo Jacopo, che la contatta sulla chat privata e si dimostra disponibile ad aiutarla. Con il tempo i messaggi tra i due diventano sempre più assidui, costellati di battibecchi, battute al vetriolo, ma anche di piccole confidenze e consigli. Ma chi è davvero Jacopo? E perché si è lasciato coinvolgere così da una conversazione virtuale cominciata per caso? La curiosità per un possibile incontro è forte, ma Sabina sa bene che non basta qualche battuta dietro a uno schermo a rendere un rapporto sincero. E allora, come è possibile che quando legge quei messaggi le batta così forte il cuore?
Veniamo ora alla parte di approfondimento che, nel mio caso, come già accennato all’inizio di questo articolo, è dedicata interamente al personaggio femminile de Imperfetti sconosciuti, un brioso esponente del gentil sesso che nasconde, sotto la scorza dura da pezzo di pane qual è, l’infinita dolcezza di una ragazza alla ricerca (s)costante della sua metà combaciante.
Capelli castano ricci e occhi grigi, la spumeggiante Sabina Valli è un concentrato di efficienza relegato in un metro e sessantuno di statura, una bomba a orologeria di perfetta inflessibilità che si destreggia tra il lavoro presso un’agenzia di comunicazione in crisi durante i giorni feriali e l’impiego di cameriera al pub Black Crow nei weekend, severo regime a cui si sottopone volentieri con lo scopo ultimo di pagare, quanto prima, il mutuo contratto per la ristrutturazione della mansarda dove alloggia, sperando comunque, nei ritagli di tempo ancora liberi a sua disposizione, di seguitare a vivere, come può, il suo sogno su piccola scala identificante con quell’arte di scrivere a cui lietamente si è votata e grazie alla quale, a breve, il suo sesto libro vedrà la luce del sole.
Perché mai ho scelto come prestavolto proprio l’attrice Zooey Deschanel? Scorrendo le varie immagini che il magnanimo Google ha regalato alla sottoscritta durante la sua indagine accurata, più osservavo l’espressività facciale di questa bellissima artista, più vedevo prendere forma la creatura di Daniela Volonté, una giovane donna che, ingannata dalla vita e da chi il fato ha voluto assegnarle, è riuscita a prendere coscienza delle sue paure usandole contro loro stesse, una battaglia all’ultimo sangue in cui la ragazza si è distinta con l’autentica generosità di un’eroina moderna la cui unica arma da sguainare è rappresentata dalla buona indole della quale gode a profusione, qualcuno che non nutre alcun timore nell’ammettere i propri difetti da umana persona, nei approssimativi che la dipingono più reale di quanto già sia, qualcuno che ora nessuna angoscia potrà di nuovo obbligare a chiudersi al mondo, un’accogliente culla dove, tolte le sbarre della prigione costringente al mutismo di sentimenti confinati in un universo virtuale fatto da messaggistica istantanea con annesse emoticons, nonostante chiunque si riveli pronto ad aspettarla a braccia aperte, solo uno saprà tenerla stretta per l’eternità al proprio cuore.
31 Gennaio 2019 at 20:32
La tua descrizione di Sabina è perfetta e come ti ho detto il prestavolto è proprio azzeccato.
Felice che questa storia ti sia piaciuta e brava come sempre per la poeticità delle tue parole che mi stupisce ogni volta