Ancora in ripresa psicologica del mezzo colpo apoplettico subito dalla sottoscritta in quel di domenica 5 giugno -era l’una e mezza passata di notte e, prima di coricarmi nel letto, in un bagno di sudore perché è questo il primo e indimenticabile disagio che l’estate ci regala agggratis (sanno tutti che odio questa stagione e, fidatevi di me, non cambierò idea al riguardo: perciò non tentate di smentirmi che non attacca manco se vi impegnate ad adoperare il Bostik della UHU), ho voluto quantificare le pagine che il giorno dopo avrei sicuramente letto (forse è un po’ da pazzi malati del controllo che si organizzano pure le capatine in quel di Bagnolandia, ma cosa ci possiamo fare? Io sono così, prendere o lasciare… Ovvio, io stessa vi consiglio di “lasciare”, fate voi). Mentre sfogliavo con la felicità tipica di chi non vede l’ora di proseguire il nuovo libro che già al livello a cui è gli sta largendo emozioni a profusione, il mio occhio è cascato, e con esso più o meno tutte le parti del corpo (seguito a perlustrare il salottinobarrasaladapranzobarracucina perché non si sa mai: se mi fossi lasciata indietro qualcosa? A inciampare male qualcuno, o io o il mio ragazzo, potrebbe anche lasciarci le penne), sulla pagina 243 dove uno strappo in verticale campeggiava spavaldo, quasi a prendermi in giro dicendo So’ figo, so’ bello, so’ fotomodello. Pure voi avete sentito il crac del mio cuore? Penso l’abbiano appurato anche i miei condomini, i loro vicini e i vicini dei loro vicini. Giuro, il respiro (o magari era la mia anima? Non lo scopriremo mai, e sinceramente vorrei non poterlo scoprire in altre occasioni) ha abbandonato il mio corpo per qualche interminabile secondo, portandomi quasi a chiedermi se un giorno sarebbe mai tornato! È chiaro, mi sono attivata subito per risolvere la situazione, organizzandomi per il pomeriggio (fortuna che già dovevamo andare in centro a Milano per una piccola uscita tra amici) e pregando che la libreria mi cambiasse il volume: ho avuto un gran deretano perché sono tornata a casa con un La vita invisibile di Addie LaRue nuovo di zecca (sì, ho controllato anche quella copia per sicurezza). Morale della favola? Impanicarsi di meno e verificare di più-, grazie alla solita organizzazione alacre di Susy de I miei magici mondi, nel giorno del compleanno del mio fidanzato -per quando mi leggerà, ancora tantissimi auguri di buon compleanno, vecchietto del mio cuore-, La Nicchia Letteraria partecipa al Review Party dedicato a Quella piccola libraia di Alma Velati, un romanzo targato More Stories in cui, al di là degli inciampi di percorso che ho potuto constatare, mi sono immersa molto volentieri: nel seguente appuntamento con la rubrica Istantanee di lettrice –reminder per chi si è ritrovato qui senza volere: prima abbiamo il mio personale volo pindarico nella trama del libro recensito, poi la mia opinione sommaria (ricordiamoci, quindi, che è soggettiva) in cui illustro i pregi e i difetti riscontrati- ve ne parlo decisamente meglio.
Creazione a cura della casa editrice More Stories
Quando la vita pare sorridere a trentadue denti anche nei riguardi di coloro che hanno fatto nient’altro se non lottare per ogni anno durante cui hanno camminato sul medesimo terreno dei più fortunati tra gli uomini e le donne, i cosiddetti nati non solo con la camicia ma anche con un completo a tre pezzi, offrendo un’amica del cuore sulla spalla della quale piangere e ridere non fa differenza perché si è insieme comunque, una famiglia in perpetuo divenire capace di stupire a tutte le ore del giorno malgrado l’ampia conoscenza che si può avere verso la stessa, un delizioso pelosetto al quale regalare amore è così immediato da offuscare le ipotetiche alternative in validità e spessore qualora ce ne fossero davvero mai state, un luogo ameno entro le pareti di cui fantasticare a occhi aperti e incontrare sia le solite persone sia nuovi individui sono le migliori occupazioni per le quali ambire follemente e un modesto agglomerato di case dove gli organi pulsanti sembrano essere sintonizzati sulla medesima lunghezza d’onda, in particolar modo negli istanti in cui il bisogno supera l’egoismo di facciata per tramutarsi nell’altruismo di sostanza, il ritorno a un doloroso passato e uno sguardo all’accattivante domani potrebbero causare l’incipit di una sommossa dell’animo, breccia remota dalla fessura vaticinata che, proprio come avviene girando la carta rilegata di un’opera ancora inedita alla vorace cupidigia degli astanti, tende a moltiplicare il fascino di cui, nella sua dimensione parallela, è corredata. Sarà facile dimostrarsi pronti all’evenienza oppure lo strenuo addestramento porterà alla rovina i solitamente perdenti della guerra annunciata?
Nonostante lo sguardo concentrato del regolare habitué di pagine inchiostrate non fatichi a identificare un’esigua manciata di voluminosi dettagli per l’assenza dei quali le contingenze narrate risultano così poco scandagliate nel profondo da non avere, in termini del qui e ora, la giusta libertà di azione con quell’unico obiettivo di impinguare il detto e rispondere al preannunciato, focalizzando quindi tutta l’attenzione nei confronti di episodi molto al di sotto del rilevante per danneggiare i loro gemelli predisposti alla memorabile ribalta, da un lato l’entr’acte a tinte rosa sofferente di una mancata crescita tangibile per via dei pochi istanti a esso dedicati e, dall’altro, un signor antagonista che, giunto al climax della sua esistenza nero seppia, si riduce a una tanto pallida quanto insignificante copia dell’ombra di sé stesso, mentre il racconto a tratti frammentario dona all’uditorio quasi due stili dissimili ove, con modica assiduità, periodi brevi si trasformano in nominali e viceversa, inducendo chi se ne appropria a riempire, tramite l’immaginazione, i vuoti palesi, sia per la completezza più ovvia sia per il diletto più genuino, Quella piccola libraia rappresenta il passaggio cruciale da sogno nel cassetto a realtà vera e propria, snodo decisivo a livello del quale solo il prode riesce a optare per l’impervio tragitto dall’orizzonte oscuro, celebrando l’amore in tutte le sue infinite sfumature, a partire dalle relazioni di sangue fino ad arrivare ai legami voluti dal destino, vincoli cosmici tra esseri viventi e oggetti che, a volte, si possono trovare pure fuori delle mura di un libro.
Divento un punto luminoso in mezzo alla sala.
Una specie di riferimento, un faro nella notte, una stella polare.
Rifulgo.
Matilde è entusiasta.
Giulia è basita.
Gli altri spettatori infastiditi.
Si ringrazia la casa editrice per la copia digitale ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio
Scheda libro
Titolo: Quella piccola libraia
Autrice: Alma Velati
Casa editrice: More Stories
Pagine: 232
Anno di pubblicazione: 2022
Genere: Romance
Costo versione ebook: 2.99 euro
Costo versione cartacea: 11.99 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Giovane, carina e libraia!
Agata ha fatto della sua passione per le storie, per i libri, il suo mestiere, aprendo a Monza la sua “Geraldina”, una piccola libreria che in breve tempo è diventata un punto di riferimento per la gente del quartiere.
Tra gli scaffali colmi dei libri che più ama, le feste che le dedica il suo cane Poldo, l’entusiasmo del giovane libraio in erba Ascanio, l’affetto della sua migliore amica Giulia e quello delle sue due ingombranti ma sagge zie, Agata si sente appagata dalla sua vita e non cerca l’amore.
Abituata sin da bambina a non mettersi in pericolo a causa del problema con cui è nata, Agata sa che sarebbe troppo rischioso per lei, e per la persona che le si legherebbe, portare avanti una storia d’amore di un qualche significato.
Ma, dopotutto, una cosa che Agata sa molto bene, fin dal giorno in cui è nata, è che al cuore proprio non si comanda. Così, quando nella sua cassetta delle lettere iniziano a sbucare i messaggi di un anonimo e intraprendente “giardiniere notturno”, che la incita a seminare bellezza per la città, Agata non può fare a meno di sognare.
Che si tratti di quel bell’uomo dall’accento toscano, Edoardo, insegnante dai modi un po’ impacciati, che ogni settimana si presenta per comprare un libro illustrato di quelli che Agata adora? Oppure di Matteo… che ancora le incute una certa paura dopo che, da adolescenti, si era così tanto fissato con lei?
Una cosa è certa: i libri sono fatti per essere letti e la vita per essere vissuta. Così, quando l’amore busserà alla porta di Agata, sarà impossibile per lei non mettere in gioco il suo cuore.
Lascia un commento