Benché non abbia ragione alcuna per lamentarmi del modo in cui il mese di novembre sia cominciato nel bene e nel male -se sul fronte lavoro tutto sta procedendo mediante la quiete che lo sta contraddistinguendo ormai da una brancata di settimane, la mia vita privata sta andando a gonfie vele: siamo riusciti a risolvere il grattacapo sorto per il corso prematrimoniale trovando una parrocchia che non ha scelto gennaio per dare il via al percorso dei nubendi; abbiamo finalmente creato un prototipo d’esempio per le partecipazioni consegnandola a un’amica che si occuperà della stampa; ho ricominciato a partecipare attivamente alla rubrica Storytelling Chronicles dopo un anno esatto di silenzio stampa (ammetto di essere andata a controllare nella cronologia delle pubblicazioni a riguardo) facendomi tornare il sorriso perché, nonostante quanto dica ogni giorno in merito alla globalità dei parti ai quali do vita a seguito di un infinito e angoscioso travaglio, scrivere mi regala una gioia fuori misura; mi sto portando avanti sul fronte letture e recensioni collegate ai vari eventi perché, altrimenti, mi sentirei così stressata da perdere sia il sonno sia l’appetito (mi lascio condizionare parecchio dalle vicissitudini capitanti alla mia persona); la mia TBR mi sta regalando più gioie che dolori, sebbene la mia ultima avventura di carta e inchiostro terminata proprio ieri si è aggiudicata una valutazione negativa (non ne farò la recensione perché non sono solita rompere i cabbasisi agli internauti con una mia opinione dedicata agli autori italiani, non solo perché risulterà critica ma anche perché, essendomi svincolata dal Review Tour, ambisco solo alla pace dei sensi: magari un giorno vi spiegherò il motivo della mia decisione per cui non tornerò mai sui miei passi)-, mentre mi accingo a partecipare al Review Party che la dolce Susy de I miei magici mondi ha voluto organizzare per il libro More Stories di Irene Pistolato, Fortuna che ci sei -già, quest’opera rientra tra i titoli per cui sto dando il mio contributo attivo alle relative iniziative letterarie; l’unico aspetto interessante del presente mio impegno di blogger è che ho affrontato questo testo in data 26 ottobre, un po’ di tempo fa se ci pensate: che bello essere “secchioni” per una volta!-, nella mia testa perpetue riflessioni concernenti i miei nuovi acquisti -ne ho fatti fin troppi in questo periodo e pure ieri mi sono data alla pazza gioia acquistando la bookish box Dreamer Whale con un’edizione limitata del volume Gilded di Marissa Meyer- stanno soffocando il mio essere molto volubile in fatto di tomi costosi con copertine ultra-mega-bellissime -diciamo che è giunta proprio l’ora di mettere in pausa i lit-impegni per dedicarmi alla mia personale pila della vergogna-.
Comunque, tralasciando la poc’anzi menzionata filippica sull’andamento attuale della mia esistenza, nel sottostante appuntamento con Istantanee di lettrice -rispolveriamo insieme questo angolino nicchioso: la prima parte è indirizzata a rimaneggiare un poco la trama e/o l’inizio della storia presa in esame, donandovi una non richiesta prospettiva a modo mio; il secondo pezzo, invece, regala il mio pensiero soggettivo sulla stessa per cui, come potreste trovarvi d’accordo, avreste il sacrosanto diritto di dissentire-, sebbene non sia completamente soddisfatta -capirete dopo cosa frulla nel mio cervellino-, è stato un piacere leggere la nuova fatica vergata dell’autrice di Blind Kiss, ritrovandone l’essenza fra le montagne russe della coppia Eileen-Keith.

Creazione a cura di Federica del blog On Rainy Days

 

 

 

 

Quando la sfortuna più nera decide di fare una capatina dalle nostre parti per allietare, a modo suo, la routine giornaliera durante le cui ore niente di brutto sembra voler accadere e tutto ciò che è bello pare desiderare di succedere, iella perpetua dalla toccata e fuga assicurata che, un po’ per gioco, macabro, un po’ per ironia, sottile, non appena si rende conto della ghiotta opportunità di tenere banco verso l’infinito e oltre compromettendo la placidità dei luoghi ove è capitata per un caso tanto fortuito quanto pianificato, sceglie di non levare gli ormeggi con l’unica mira di seguitare nelle proprie malefatte, ledere a destra e rattristare a manca, anche le indoli coraggiose per eccellenza potrebbero scontrarsi con talune difficoltà se dovessero fronteggiare le reali conseguenze degli atti insidiosi per i quali la iettatura è la sola criminale da incolpare e giudicare responsabile.
Nondimeno, in fondo al canonico tunnel c’è sempre un’emblematica luce che, a mo’ di ciondolo quattro foglie munito, sa rischiarare il tragitto della vita con una goccia di verde speranza, portando il chiarore dei bagliori solari addirittura nei meandri reconditi della tristezza prima e dell’acquiescenza poi: sarà davvero la chiave di volta per ultimare l’ennesimo capito(mbo)lo e iniziare così un libro assolutamente nuovo da gustare con sollecita cura? Pur non avendo idea della veridicità di questo o quello, partire all’avventura è la risposta, sebbene il timore dell’ovvio e l’angoscia verso l’ignoto possano fossilizzare sul posto per la complessiva eternità.

Malgrado l’irrisoria attendibilità delle vicissitudini narrate giochi una parte fondamentale nel rendere poco credibili quelle peripezie scritte ove malasorte e superstizione dettano più legge del dovuto trasformando alcuni elementi vergati in bislacca surrealtà inchiostro nero su tela, palese oltremondanità sia nella natura di base della storia d’amore a tratti favolistica che dimostra una certa urgenza nel volersi estrinsecare davanti alla qualunque peccando di innocente leggerezza sebbene l’errore rimanga cristallino agli occhi di tutti sia nel largire costantemente una veridicità priva di alcun fondamento coerente e razionale che induce l’uditorio a porsi le giuste domande rispetto una credenza sbagliata per cui spesso si è costretti a tampinare i falsi miti nonostante il circondario affermi l’opposto, mentre l’imprescindibile leitmotiv perde dei colpi lungo il tragitto verso l’epilogo al confine del quale riesce a recuperare terreno solo per una manciata di sparuti paragrafi e la reiterazione di concetti, pensieri, sentimenti corre il rischio, assieme alla nenia continua della main character, di generare un’intensa atmosfera di puro tedio innanzi all’ennesimo periodo formato da vocaboli diversi ma uguale significato dei suoi precedenti e predecessori, Fortuna che ci sei di Irene Pistolato è emozione che scorre perpetua dall’inizio alla fine, giovane ruscello in torrenziali sembianze che, attraverso il doloroso vissuto, lo sbalorditivo presente e il roseo futuro dei protagonisti, nasce, cresce e rinvigorisce, portando gioia, portando speranza, portando tranquillità.

Avete mai visto tre uomini con gli occhi lucidi che tentano disperatamente di non sembrare delle mammolette?
Non siamo noi.
No, no, noi siamo degli uomini duri.
Soprattutto noi Taggart!

 

 

 

 

Si ringrazia la casa editrice per la copia digitale ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Fortuna che ci sei
Autrice: Irene Pistolato
Casa editrice: More Stories
Pagine: 269
Anno di pubblicazione: 2022
Genere: Romance
Costo versione ebook: 2.99 euro
Costo versione cartacea: 12.99 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Eileen Devlin non è soltanto “un po’ sfortunata”. La malasorte segna da sempre la sua vita, condizionandola in ogni frangente. È cresciuta con la consapevolezza che se qualcosa può andare storto non solo ci andrà, ma tre volte peggio di quel che aveva immaginato. Per questo Eileen ha ormai rinunciato anche all’amore. Chi mai vorrebbe avere a che fare con una che ha sempre la sfortuna appresso?
Ma se esistesse un modo per lasciarsi la cattiva sorte alle spalle? Eileen ci vuole credere. È per questo che quando scopre una leggenda di famiglia che parla di un ciondolo fortunato, che però è andato perduto, non può fare a meno di lasciare tutto e mettersi sulle sue tracce. Anche se questo da Bristol la porterà al piccolo paesino di Waterville, nella verde Irlanda.
E direttamente alla porta del burbero Keith Taggart, che all’amore ha rinunciato dopo che la moglie l’ha abbandonato e con una figlia da crescere. Tamara, ormai tredicenne e la sua unica ragione di vita. Keith non ha bisogno d’altro, o almeno così si ripete. Fino a quando non incontra quella donna goffa e dal sorriso triste, che sembra sempre combinare qualche guaio. Anche se si dice che non vuole una relazione, pare non riesca proprio a starle lontano. E prendersi cura di Eileen, farla felice, diventa ciò che più desidera al mondo.
E se la fortuna più grande fosse stata proprio quella di incontrarsi?

La meravigliosa penna di Irene Pistolato ci regala un romanzo dolce, divertente e un po’ magico, che insegna a credere in se stessi e nella forza dell’amore.