Dopo circa una settimana in cui avrei potuto cogliere l’occasione per dimostrare la mia ritrovata forza positiva a seguito di un agosto nel quale, almeno teoricamente, le energie bloggheristiche si sarebbero dovute ricaricare al massimo delle loro possibilità, usando, alla pari di una scusa fin troppo abusata, il fatto che in settembre il mio essere matusalemme aumenta di una sostanziosa tacca, posso ammettere, senza indugio e vergognandomi un poco, che sento già la necessità di ulteriori ferie per abbandonare questa stasi perenne da coma profondo.
Eppure, come in ogni tunnel che si rispetti, la mia uscita gratis da una prigione di evidenti problemi consiste nell’evento dell’odierno giovedì, realizzazione ad hoc della cosiddetta Gilda delle Blogger, un gruppo di colleghi sempre sul pezzo che, individuata una prelibata vittima di pagine e inchiostro, onora il pianeta della lettura con stuzzicanti blogtour e minuziosi Review Party, progetti straordinari a cui oggi anche La Nicchia Letteraria dà il proprio contributo riesumando, dal dimenticatoio delle sue rubriche, Libri in Pillole.
Creazione a cura di Sara, admin del blog Il club delle lettrici compulsive
È giunto, per me, il momento di confessare il mio pregiudizio libroso più ragguardevole: qualora mi imbattessi nella vicina uscita di una serie letteraria che, al limite della spasmodica ossessione, viene celebrata dal mondo del blogging quasi fosse costituita dagli ultimi volumi esistenti sulla faccia della Terra, anche se la curiosità di avventurarmici superasse ogni mia rosea prospettiva di divoratrice di pagine inchiostrate, proprio a causa di tutte le suddette sponsorizzazioni megalomani oltrepassanti un assurdo, a dir poco, estremizzato, il mio fervore a riguardo verrebbe smorzato immediatamente, facendomi provare o una totale indifferenza o una troppo palese repulsione nei confronti di un titolo che, in soldoni, mi ha fatto nulla.
L’appena menzionata premessa serve per farvi intendere la sciocca ragione per cui io ancora non mi ero tuffata nel mare di china creato magistralmente da Chiara Panzuti, un’autrice italiana che merita di avere la giusta risonanza perché, scintilla o meno, tutti dovrebbero leggere le sue creature almeno una volta nella vita, persino i diffidenti come me, troppo avversi a seguire l’eco mainstream del proprio tempo.
Visto che rispondere “Tutto” mi pare sia una considerazione d’epilogo da fangirl impazzita, mancanza di professionalità da parte di una blogger letteraria come me, decido di mettere la testa a posto, spiegandovi, per filo e per segno, nel limite del ragionevole, gli aspetti fondamentali rendenti il presente bijoux targato Fazi Editore una minuscola perla rara: al di là del lodevole topic centrale attorno cui ruotano le peripezie dall’infarto facile di Faith, Jared, Christabel e Scott, unito a una trama così ben congegnata da sorprendere in positivo alla fine di ogni capitolo trangugiato, annoveriamo quali punti di forza dal sicuro encomio, da un lato, i dialoghi fra i characters tratteggiati con sapienza e cura maniacali, botta e risposta molto immediati che suscitano nel lettore l’empatia necessaria a proiettare le riflessioni derivanti dai lessemi nella sua abituale quotidianità, e, dall’altro, la medesima narrazione a cui la scrittrice milanese ha dato vita, una tecnica sobria di comunicazione che permette a tutti di avvicinarsi indisturbati a nozioni rilevanti, senza abbandonare la spontanea naturalezza della quale si è certo esponenti.
Specificando che, a mio avviso, neppure il più (in)significante dettaglio di Absence. Il gioco dei quattro risulti, in qualche modo, poco convincente allo sguardo previdente del lettore medio, svariati tasselli di un puzzle che cominciano a incastrarsi pian piano rivelando di sé quel poco bastante a stimolare nel pubblico in ascolto una normale curiosità assai ingestibile, faccio un appello a chi, come la sottoscritta, può annoverare fra le sue caratteristiche primarie una forte predisposizione all’ansia molesta, in particolar modo nell’istante durante il quale sente il bisogno di immergersi in una nuova risma vergata di fresco: elargendo anche solo una piccola sbirciatina a questo young adult italiano, già a partire dal quartetto di introduzioni per mezzo di cui il viandante della risma conosce, a grandi linee, i personaggi principali di Chiara Panzuti, è ovvia l’inquietudine che zampilla copiosa dalla svolta delle pagine, impressione di aria mancata che, evidenziando pure la soverchia familiarità con i turbamenti emotivi narrati, costringe a una paura motivata, quella per cui la realtà, purtroppo, non sembra così lontana dalla fantasia.
Perché mai, fra tutti i titoli in circolazione, la vostra scelta dovrebbe cadere su Absence. Il gioco dei quattro della collana LainYa?
Qualora il vostro cervello avesse la balzana idea di bramare la distinzione fatta a libro, eccentricità di nero permanente su bianco frusciante che rappresenta una gigantesca novità da spizzicare con mastodontico interesse, mostrando come unica ragione l’argomento nodale del Sistema Solare firmato Faith & Co., le (dis)avventure di questi speciali Tre Moschettieri con D’Artagnan risponderebbero perfettamente alla vostra esortazione di aiuto: in un mondo dove la tecnologia predomina l’umanità consentendo a nuovi ideali di sbarcare il lunario dei precedenti vecchi, a volte riuscendo anche a dettare una legge tutta sua sull’esistenza di ognuno di noi, rendersi conto di star smarrendo la via di casa è solo il primo passo verso la riconciliazione con il prossimo, ombre solitarie che, fuori fuoco, cercano la nitidezza nell’altrui sguardo, istantanee rubate a una realtà che, spesso, non riesce a godere del proprio fermo immagine.
Creazione a cura di Sara, admin del blog Il club delle lettrici compulsive
Sebbene percepisca nel mio cuore un enorme trasporto nei riguardi della musica, amore ben radicato che ho cominciato a nutrire profondamente fin dalla quarta elementare iniziando a seguire lezioni di pianoforte con una responsabilità tale da costringere gli individui orbitanti attorno alla mia persona a chiedersi se, all’epoca, avessi davvero nove anni, ho sempre avuto difficoltà nell’abbinare la giusta canzone al libro in lettura per chissà quale astruso motivo che tutt’ora non sono riuscita a inquadrare.
Per fortuna, quando la chiamo in mio soccorso, Jackdaw risponde, esibendo una conoscenza della materia sufficiente a evitare che il mio gravoso tafanario cada nell’oblio di una spiacevole e ignobile fine. Quindi, ringraziando la mia ex collega “nicchiosa”, vi presento la mia scelta di note in armonia, Third Eye, un pezzo dei Florence and the Machine che, attraverso alcuni versi da me portati alla vostra attenzione, richiama, in uno schiocco di dita, la tematica cardine della storia degli invisibili, la mancata osservazione dell’universo circostante troppo preso da sé stesso per ricordarsi di non essere solo al mondo.
You don’t have to be a ghost
Hidden amongst the living
You are flesh and blood
And you deserve to be loved
And you deserve what you are given
=
Cause your pain is a tribute
The only thing you let hold you
Well now I’m a memento
Always there to remind you
Si ringrazia l’autrice Chiara Panzuti per la copia ricevuta in omaggio.
Scheda libro
Titolo: Il gioco dei quattro
Serie: Absence #1
Autrice: Chiara Panzuti
Casa editrice: Fazi Editore
Pagine: 335
Anno di pubblicazione: 2017
Genere: Thriller, Narrativa
Costo versione ebook: 6.99 euro
Costo versione cartacea: 15.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Viviamo anche attraverso i ricordi degli altri.
Lo sa bene Faith, che a sedici anni deve affrontare l’ennesimo trasloco insieme alla madre, in dolce attesa della sorellina. Ecco un ricordo che la ragazza custodirà per sempre. Ma cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, quel ricordo non esistesse più? E cosa accadrebbe se fosse Faith a sparire dai ricordi della madre?
La sua vita si trasforma in un incubo quando, all’improvviso, si rende conto di essere diventata invisibile. Nessuno riesce più a vederla, né si ricorda di lei. Non c’è spiegazione a quello che le è accaduto, solo totale smarrimento.
Eppure Faith non è invisibile a tutti. Un uomo vestito di nero detta le regole di un gioco insidioso e apparentemente folle, dove l’unico indizio che conta è nascosto all’interno di un biglietto: 0°13′07″S 78°30′35″W, le coordinate per tornare a vedere.
Insieme a Jared, Scott e Christabel – come lei scomparsi dal mondo – la ragazza verrà coinvolta in un viaggio alla ricerca della propria identità, dove altri partecipanti faranno le loro mosse per sbarrarle la strada. Una corsa contro il tempo che da Londra passerà per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile, e ancora oltre, verso i confini del mondo.
Primo volume della trilogia di Absence, Il gioco dei quattro porta alla luce la battaglia interiore più difficile dei nostri giorni: definire chi siamo in una società troppo distratta per accorgersi degli individui che la compongono.
Cosa resterebbe della nostra esistenza, se il mondo non fosse più in grado di vederci?
Quanto saremmo disposti a lottare, per affermare la nostra identità?
Un libro intenso e profondo; una sfida moderna per ridefinire noi stessi.
Una storia per essere visti. E per tornare a vedere.
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