Nonostante evidenziare quanto il proprio mondo sia devoto unicamente al dio pagano della lettura non sia certo da considerare un punto a sfavore per l’individuo preso in considerazione che si genuflette, in maniera sia accentuata sia spudorata insieme, al cospetto di un idolo sui generis dallo spirito incartapecorito abile nell’elargire, mediante le sue forti braccia accoglienti, ogni tipologia di ospitalità agli erranti delle pagine di china vergate passanti di lì e per lì in un attimo di folle ponderazione vitale, allo stesso modo è scientificamente provato che pure noi booklovers sappiamo annoverare, in contemporanea alla poc’anzi detta passione gigantesca e inestinguibile, altri sani trasporti diversi da quello principale a cui siamo votati anima e corpo, minute ed essenziali peculiarità variegate che donano al loro destinatario ultimo il giusto accento distintivo per emergere dalla massa di fotocopie dozzinali alle quali, tanto spesso e forse troppo, viene paragonato con becera dozzinalità fine a se stessa.
Perciò, in occasione dell’appuntamento novembrino con Questa volta leggo, la rubrica inventata da Chiara del blog La lettrice sulle nuvole e Dolci de Le mie ossessioni librose grazie a cui uno stuolo di aitanti colleghe dell’etere letterario si ritrova all together a parlare di opere legate fra loro dal comun denominatore della tematica mensile scelta per mezzo di un sondaggio generale, essendo l’argomento odierno Un libro thriller che con piacere mi ha riportata ai lidi abbandonati della suspense su china permeante la tematica or ora nominata in ogni suo più piccolo dettaglio insignificante, dopo aver concesso brevi istanti di esistenza trafugata a uno sgomento momentaneo derivato dall’incertezza di non possedere alcun testo atto a rappresentare la corretta risposta a una così univoca domanda, adducendo alla stregua di testimonianza manifesta il cui presente nuovo rendez-vous de Istantanee di lettrice, ho deciso di tuffarmi a bomba nel capolavoro di Dennis Lehane, L’isola della paura, uno dei molteplici acquisti ossessivo-compulsivi effettuati all’usato durante la prima edizione della fiera milanese Tempo di Libri: come avrei potuto dire di no al libro da cui è tratto una delle mie pellicole preferite in assoluto, Shutter Island, prelibatezza goduriosa per le bocche cinefile alle quali appartengono anche la mie fauci insaziabili?

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose

Quando un fato parecchio misterioso dalle trame altrettanto sfingee pare voler aiutare una latente sete di vendetta con radici lontane eppure mai dimenticate che ha inaridito completamente la gola della speranza in un domani migliore, l’ancestrale richiamo a compiere l’emblematico passo più lungo della gamba si fa così impellente da soffocare qualsiasi istinto di sopravvivenza che potrebbe nascondersi negli anfratti di un cuore alla ricerca dell’unica pace interiore in grado di lenire una vecchia ferita non ancora cicatrizzata.
Eppure, malgrado le peripezie di un’intera vita stiano finalmente per ottenere l’agognato epilogo in pompa magna che hanno sempre bramato con lampante e ingorda cupidigia, briciole di pane raffermo che, gettate, forse lì in precedenza, con studiata noncuranza, obbligano la vittima disinformata a seguire la strada maestra senza fiatare, all’orizzonte appaiono innumerevoli scappatoie provocanti una curiosità fuori dall’ordinario, la magica riapparizione di qualcuno dato per disperso, la comparsa improvvisa di un altro mai conosciuto, la perdita repentina di un amico appena incontrato, azioni e reazioni collegate da un nesso difficile eppure possibile che riconduce con grande familiarità, tramite esternazioni sospette dell’altrui carattere, al solo quesito basilare da porsi: dove finisce la realtà per dare spazio alla fantasia?

Attraverso una narrazione serrata in precario equilibrio fra martellanti dialoghi, una volta sul più una volta sul meno, abili sia nel fuorviare il lettore dal proprio seminato sia nel dirigerlo laddove avrebbe dovuto spingersi fin dall’inizio, e resoconti descrittivi la cui solenne coralità abbraccia l’insieme dimostrando meticolosa completezza prima nell’esibire fuori, buccia esteriore che promette e non concede, poi nell’avvertire dentro, indagine psicologica che divora e non rigurgita, Dennis Lehane traduce la massima inquietudine in parole nitide dalla veloce comprensione, plotone d’esecuzione che, dopo aver sparato il colpo in canna, ricarica il fucile e mira ancora all’organo pulsante del bersaglio già ferito, lessemi ponderati che, guidando il viandante delle pagine inchiostrate in un oblio di calamitante lusinga da ansia trattenuta a fatica, avviluppano occhi sbarrati da uditorio in preda alla disperazione emotiva, spire mortali dalle quali viene a galla l’estremo parallelismo dei characters con il mondo esterno circostante, angosciosa umanità presentatasi quasi per caso e trattenutasi quasi per scelta che non domanda il beneplacito di sussistere nell’intorno microscopico a sé destinato, ma costringe il simile alla sua ingombrante presenzialità, ombra malcelata che si può nascondere in ognuno e in nessuno, portando la globalità del tutto a definirsi eroe e antieroe della propria vita.

Teddy disse: «Incredibile, ci hanno trovati».
«È un’isola, capo. Ci troveranno sempre.»

 

 

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: L’isola della paura
Autore: Dennis Lehane
Casa editrice: Piemme
Pagine: 346
Anno di pubblicazione: 2015
Genere: Thriller
Costo versione ebook:
Costo versione cartacea: 12.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (cartaceo)
Sinossi: A chi arriva dal mare l’isola non fa una bella impressione. Una macchia scura in mezzo alla foschia, alberi macilenti e radi a interromperne il grigiore. Ma è difficile aspettarsi di meglio da un luogo come quello. Anche perché l’agente federale Teddy Daniels sa che lo attende un incarico delicato: una paziente dell’Ashecliffe Hospital, istituto per la detenzione e la cura dei criminali psicopatici, è scomparsa e le sue preoccupanti condizioni psichiche ne rendono più che urgente il ritrovamento. Ma su quell’isola, che un uragano travolge impedendo qualunque collegamento con la terra ferma, niente è davvero ciò che sembra: cosa succede veramente in quell’ospedale? E che cosa sta cercando Teddy Daniels? Una detenuta inspiegabilmente scomparsa, oppure le prove che all’Ashecliffe Hospital si fanno esperimenti sugli esseri umani? Forse, invece, è qualcosa di torbido che lo tocca più nel profondo, e che riguarda i fantasmi che da tempo lo tormentano, da quando l’adorata moglie è morta tragicamente in un incendio doloso. E quanto più Teddy si avvicina alla verità, tanto più la morsa si stringe intorno a lui.

 

 

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose