Quando un disturbo mentale pseudo latente può considerarsi davvero una patologia così seria da obbligare la vittima a fare un salto dal dottore, giusto per cancellare ogni ipotetico dubbio, o, addirittura meglio, una capatina direttamente all’ospedale perché, dopotutto, è preferibile essere sempre certi al 100% in merito alla propria salute?
Casomai ripensassi a qualche settimana fa mentre guardavo attorno a me le tantissime amiche nonché colleghe blogger nel gesto di leggere prima l’incipit e poi il secondo volume delle peripezie di Feyre Archeron, non potrei mai dimenticare i surreali attimi a dir poco longevi durante i quali la sottoscritta, terribilmente consapevole del suo legame assai ostile nei riguardi delle serie solo in parte edite, nutriva l’abitudine di torcersi le mani a causa del febbrile desiderio di avventurarsi, a sua volta, fra le pagine della trilogia fantasy di Sarah J. Maas, seguitando però, testarda, ad attendere il 17 settembre affinché il terzo e ultimo capitolo della saga venisse, alla fine, pubblicato per avere la ghiotta occasione di saziare la sua curiosità infinita, tuffandosi a capofitto nelle onde placide dell’enigmatica e seducente Prythian.
Perciò, quale conseguenza lapalissiana dell’anzidetta pomposa introduzione, di fronte alla tematica Un libro di cui aspettavi da tanto l’uscita, argomento ottobrino deciso insieme alle altre partecipanti della rubrica Questa volta leggo, il mio occhio clinico si è inevitabilmente pronunciato a favore del trio La corte di rose e spine, una storia che avvince e incanta fin dal principio senza alcuna fatica, vita vissuta su carta inchiostrata da una giovane donna cresciuta troppo presto e troppo in fretta alla mercé di contingenze al di sopra delle sue mere possibilità umane, vicissitudini disparate che hanno trasformato il suddetto perno centrale femminile in un character badass degno di ogni rispetto, tanti pregi quanti difetti mediante cui l’attenzione del lettore viene calamitata con estrema facilità poiché venire a conoscenza di parole e fatti capaci di lasciare un bel segno indelebile sull’epitelio delle proprie prede richiama, alla pari del canto di una sirena ammaliante, una determinata cura nell’accogliere quanto l’esistenza di china ha da offrire: ringraziando, come sempre, La lettrice sulle nuvole Chiara e Dolci del blog Le mie ossessioni librose che ci donano l’opportunità di contribuire attivamente a questo rendez-vous mensile all’insegna di molteplici recensioni correlate, oggi estraggo dal mazzo la carta Comprato e Divorato perché, in fin dei conti, dopo essermi procurata La corte di ali e rovina nella mia libreria di fiducia, poco dopo ho subito divorato le 1714 pagine totali in una settimana scarsa, lasciando liberi due giorni nel mezzo perché, converrete anche voi con me, almeno una parvenza di “vita” dovevo pur darla.

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose

800 g di oscuri intrighi da debellare, uno alla volta
700 g di folle risoluzione nel vincere a ogni costo
650 g di morbosa speranza a cui attingere per non capitolare
Tre litri di sorprendenti plot twist, aspettati e temuti insieme
Cinque cucchiai di molteplici personaggi sfaccettati all’inverosimile
Una ragazza già matura che diventa la donna che è destinata a essere
Un insospettabile losco figuro che nasconde un mondo di candida limpidezza
Un amore sbagliato che si rivela nell’istante più opportuno
Due famiglie diverse eppure unite da un infinito senso di protezione
Un monologo emozionante che trabocca di incredula passione
Qualche pizzico di sangue freddo che circola impetuoso nel bisogno
Fortuna sfacciata ma non troppo q.b.

Talvolta la necessità e il bisogno hanno la capacità di accendere gli animi e rendere davvero impavidi. Infatti, nonostante sia cosciente del pericolo a cui sta andando inevitabilmente incontro, poiché obbligata dalla fame vorace che attanaglia la sua famiglia da giorni, la diciannovenne Feyre Archeron decide comunque di avventurarsi nel profondo del bosco vicino casa, evitando di riflettere sulle mille più una creature magiche provenienti da Prythian che potrebbero attaccarla senza pensarci due volte. Eppure, di fronte al grosso lupo in prossimità della cerva che, di sicuro, nutrirà il padre e le sorelle per molto tempo, tentenna un momento: perché mai dovrebbe farsi qualche scrupolo, foss’anche quel predatore nascondesse, sotto le sue mentite spoglie, un Fae pronto certamente a ucciderla in un baleno? Dopotutto, porre fine alla sua vita e guadagnarsi il premio tanto ambito non dovrebbe nascondere chissà quali conseguenze… Giusto?

Nonostante prima abbia tollerato a stento gli ingenti errori che, purtroppo, dimorano nell’edizione cartacea di questo terzetto fantasy, una grave lacuna, a mio avviso, se si prende in considerazione, da una parte, il grande nome dietro la sua concreta pubblicazione e, dall’altra, l’enorme risonanza che è stata destinata all’opera in sé tramite una clamorosa propaganda bersagliante l’istinto cacciatore dei lettori, e poi sia rimasta quasi amareggiata di fronte al traguardo non pienamente cristallino de La corte di ali e rovina, un punto finale che, per quanto mi abbia provocato assoluta contentezza per la flebile speranza verso ipotetici nuovi lavori concernenti sempre l’universo magico di Feyre e Rhysand, barcolla instabile fra un vuoto precario e un’esigua mancanza senza, quindi, rispondere alla totalità dei quesiti ormai aperti ma non ancora chiusi, lo strabiliante viaggio concessomi da Sarah J. Maas ha marchiato a fuoco la mia anima bibliofila, permettendole di esplorare un mondo sconfinato negli abissi del quale esiste un posto per ogni tassello e ogni tassello ha il suo posto: gustando a brevi sorsate il prodigioso elisir realizzato, con abbondanza di particolari, da una scrittrice oltremodo promettente con un innato talento nel dispensare variegati accadimenti dal fittizio spirito esistenziale che risplendono di impareggiabile bellezza attraverso una minuziosa catena descrittiva in proposito a questa o quella situazione, a destra una fremente passione che (di)strugge con la potenza di un uragano fuori controllo e, a sinistra, un coraggio infaticabile che (sot)trae vigore sufficiente per convogliarlo là dove abbisogna, eterogenei sentimenti che arpionano il cuore del pubblico e gli insegnano finalmente a battere, lo sviluppo narrativo della Spezzamaledizioni pare identificare due facce di una stessa medaglia, divisione netta del pre e del post Regno sotto la Montagna che dona, con immensa liberalità, lezioni di vita reale, accettarsi in bene e in male per quel che si è senza timore della propria immagine riflessa e del giudizio altrui, condividere il medesimo focolare domestico con chiunque sostenga una comune causa sempre e per sempre fino all’epilogo, demolire un amore profondo in virtù di un odio similmente radicato per false credenze inducenti a una tracimante miopia, netta partizione che si evidenzia addirittura nella psicologia dei molteplici characters scolpiti nella trilogia considerata, poliedrici dettagli che, attestando una scrupolosa ricostruzione del ventaglio caratteriale diversificante fra un uno e un altro idonei a un assolo da raccontare, dalla realtà attingono e nella fantasia compaiono, ferendo e scalfendo anche il battito della pietra più dura, producendo irreprensibilità a incastro, qualcosa che perfettamente si lega al suo prossimo coartando un vicino assorbimento dei tre libri in contiguità, scorrevoli e luminosi sogni a occhi aperti dove intrufolarsi di soppiatto, amare a profusione e rimanere per l’eternità.

 

 

 

 

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Scheda libri

Titoli: La corte di rose e spine, La corte di nebbia e furia, La corte di ali e rovina
Autrice: Sarah J. Maas
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 408, 622, 684
Anno di pubblicazione: 2019
Genere: Fantasy
Costi versioni ebook: 8.99 euro, 8.99 euro, 9.99 euro
Costi versioni cartacea: 16.90 euro, 17.90 euro, 18.90 euro
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Data d’acquisto del terzo volume: 19 settembre 2019
Data d’inizio lettura complessiva: 20 settembre 2019
Data di fine lettura complessiva: 27 settembre 2019

 

 

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