Quando Mariarosaria, la terza componente del gruppo di blogger che ha avuto la grandissima idea di creare la rubrica Questa volta leggo -se per caso è la prima volta che leggete qui, su La Nicchia Letteraria, articoli appartenenti a questo particolare angolino in condivisione con altre colleghe dell’etere libresco, vi spiego meglio in cosa consistono simili rendez-vous mensili a cui cerco sempre di dare un contributo perché adoro far parte di una routine del genere: praticamente, dopo aver ricevuto dalle admin la tematica del momento che si presenta come una semplice parola, bisogna decidere, di conseguenza, una lettura da recensire che risponde all’argomento scelto, magari avendo nel titolo quel particolare vocabolo o vedendolo richiamato nella copertina del testo- ha dichiarato che il lessema di marzo sarebbe stato Fiore, il mio cervellino si è messo subito in moto, puntando il suo mirino di cecchino provetto in direzione de La storia segreta di una contessa irlandese, scritto da Joseph Sheridan Le Fanu e pubblicato dal gioiello milanese AbEditore, parziale risultato della sessione di shopping libroso avvenuta due mesetti fa in quel di gennaio -a parte il fatto che, beh, la rosa al centro della cover evocava perfettamente la richiesta del trio Librintavola, Dolci de Le mie ossessioni librose e La lettrice sulle nuvole Chiara, ho preso la bella abitudine di leggere tutto quello che compro in tempo quasi record perché ho riscontrato che obbligare i miei poveri amici libri a prendere la polvere sulla mensolina a loro dedicata mi fa sentire sempre una brutta perZona non falZa! Ergo, dalla fine del 2020 sto cercando di rigare dritto, divorando gli acquisti appena mi arrivano a casina con santo Amazon-.    
Eppure, come ogni piano che si rispetti, tutto ciò che avevo programmato a tavolino è andato a farsi benedire in uno schiocco di dita, imponendosi sulla mia persona con un cambio di rotta totale -tra pigrizia e incombenze ho dovuto rinunciare al mio buon proposito, andando a pubblicare l’opinione di un libro che avevo affrontato un mesetto circa fa- dal nome Anna di Avonlea, il seguito de Anna dai Capelli Rossi che avevo amato tantissimo fin dalle prime pagine: quanto sarà positivo il sottostante Thr33 Words decisamente di parte? Spoiler alert: troppo.

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose

Nel momento in cui un lettore qualunque temerariamente decide di approcciarsi a una saga che, per mezzo dei suoi numerosi volumi dove straordinarie peripezie e indimenticabili characters prendono forma razziando gli animi di chi, dalla notte dei tempi, inciampa nella loro conoscenza diretta, terrà il suo uditorio così impegnato in un mondo fantastico da indurlo a trattare la non realtà alla quale sta assistendo grazie a sessioni librose di considerevole durata alla pari della vera quotidianità di ogni giorno spettante il suo intervento sia nel bene sia nel male, una delle prime riflessioni capace di originare l’unica arma a doppio taglio che i viandanti delle pagine inchiostrate cominciano a voler nutrire in simili frangenti per altrettante occasioni mancate perché, si sa, l’autolesionismo riguardante l’ignoto vergato farà sempre parte di noi poveri amanti dei lessemi scritti, la speranza, è relativa al percorso di maturazione che le varie voci degli eventi narrati si ritrovano ad affrontare per crescere insieme al loro pubblico, gentile comunione di destini opposti che, scontratisi lungo la strada tortuosa del caso, si alleano in una morsa reboante per fronteggiare la globalità degli ostacoli stampati dinanzi membra mai stanche di continuare a vivere.
Per la fortuna sfacciata degli habitué letterari approdanti le magiche terre create da Lucy Maud Montgomery, tra le righe dell’opera Anna di Avonlea si ha la possibilità di ravvisare fin da subito il progresso tanto esteriore quanto interiore della protagonista dai lunghi capelli rossi che avevamo lasciato, in forma di giovane virgulto sprizzante infinita energia, nel capitolo incipit della serie, totale sviluppo di psiche e indole che, esprimendosi pure al di fuori dei limiti carnali, non solo concede alla diversamente piccola Shirley Cuthbert di mantenere intatto il proprio sé dalle contaminazioni dell’età adulta, ma le permette anche di diventare grande in qualche misura sui generis tramite gli stessi insegnamenti da lei comunicati ai suoi volenterosi bambini, spiriti liberi e affini che gettano le basi a favore dell’originale concetto di rapporto maestra-alunno per la natura di cui serba quell’essenzialità ambivalente in grado nel rendersi determinante per il mittente e per il ricevente, un do ut des Educativo che, calcolato nei minimi dettagli, sa ancora stupire come dovrebbe. 

Quando un paio di occhi idolatranti i testi romanzati o meno si immerge in una nuova avventura nero seppia che non avrà alcuna remora nell’accompagnarlo in un tour sensazionale da ottovolante impazzita dove l’inusuale fantasia calpesta il trantran a cui si è abituati dalla venuta in questo universo, nonostante sia grandemente probabile concentrarsi sul filone principale della storia, magari augurandosi di trovare intrecci pazzeschi nei quali, prima, perdersi senza indugio e, poi, ritrovarsi con il respiro incastrato in gola perché quanto vissuto sulla pelle di altri, e di riflesso sulla propria, ha superato ogni più rosea aspettativa, o forse preoccupandosi di avere tra le mani impazienti delle emozioni tangibili con le quali fare i conti una volta scovate nei paragrafi in sequenza perché lasciarsi coinvolgere dalle disgrazie altrui significa la piena vittoria dell’autore sul lettore, o, chissà, sperando di osservare i passi avanti degli individui alberganti le pagine ove l’esistenza sa confondersi abilmente con il presente dei voyeur perché i frutti acerbi, alla stregua di ogni essere umano, nascono con l’obiettivo di essere colti al momento giusto da chi sa e vuole apprezzarli sul serio, pure le parentesi secondarie in cui anche le mere comparse vestono il ruolo di principali attori sul palco inchiostrato ottengono un ciclopico prestigio davanti allo sguardo curioso degli impavidi Ercole che, cavalcando le dodici fatiche con la paura di fallire e la speranza di non sbagliare, adocchiano tutti i particolari per scovare quel nesso capace a inserirli nel quadro generale come tasselli sul fondale bianco del mosaico di china. Grazie alla sua missione non tanto segreta di Cupido in erba dalla rossa chioma di fiamme sempiterne, nel secondo volume della serie a lei dedicata, Anna di Avonlea, la piccola eroina diventata grande di Lucy Maud Montgomery riesce ad agitare i vulnerabili dei sentimenti con maremoti impossibili da domare in natura, tempeste fameliche di vita che, aggredendo alla luce del sole ogni vittima sacrificale nel suo raggio d’azione, sconvolgono i giovani e non risparmiano i vecchi, anni ormai neutri che, abbandonando le fasce in cui suddividersi, inducono i primi a uno scambio equo con i secondi, personcine che ancora non conoscono il mondo e persone che, invece, ne sono già stanche, un baratto alla pari che forza i vincitori e i vinti a dare sempre il tutto per tutto.

Malgrado sia estremamente naturale pensare subito alla prima persona narrativa qualora uno scrittore voglia rendere davvero partecipi i suoi astanti nella storia da lui elargita a mo’ di aedo con la propria ballata nell’antica Grecia tramite la voce protagonista della sua medesima opera, incrementando così le già di gran lunga numerose possibilità dei suddetti spettatori di percepire una più profonda connessione con quanto succede all’interno della risma di carta inchiostrata, uno stratagemma oltremodo utile e intelligente se si cerca di coinvolgere al massimo il lettore, soprattutto nell’ambito dei turbamenti interiori che riescono a essere realistici e credibili al contempo proprio per la vicinanza di chi osserva da fuori la scena e ne rimane, in maniera assai inevitabile, catturato fino a vestire i panni del vero main character, quando un autore decide, al contrario dello standard a cui in moltissimi siamo abituati, di usufruire della tecnica stilistica in terza persona, le sue chance di toccare, nonostante la scelta poco ortodossa di cui sopra, il cuore dei lettori in ascolto non diminuiscono affatto perché l’elemento onnisciente regala spesso e volentieri inedite metodologie per affrontare, in via diretta, gli scrutatori al di là delle righe vergate.
Mentre si voltano le pagine del libro Anna di Avonlea con l’entusiasmo tipico di chi sta amando non solo la naturale trasformazione del personaggio principale ma anche gli eventi ai quali lui stesso prende parte sia con cognizione di causa sia con innocente leggerezza, Lucy Maud Montgomery dona al suo uditorio vere e proprie improvvisate di minuscole frase attraverso le quali si trova a dialogare con la sua controparte oltre le pagine, sistema assai curioso che, se da una parte aiuta il lettore a ricordarsi determinate inezie menzionate con cura e attenzione dall’artista canadese all’interno del primo romanzo della serie dove una degli orfani più famosi di tutti i tempi ci guida nella sua esistenza un po’ felice un po’ drammatica atta a sottolineare la, a volte, cruda, a volte, amara realtà dei fatti, rende ancora più Aperto e ospitale l’ambiente venutosi a creare, un luogo senza tempo e senza spazio in cui sentirsi liberi di imparare, sbagliare e pensare è quanto di meglio possa accadere perché essere è un diritto di tutti e concretizzarlo così è un dovere di ognuno.

Valutazione:

Scheda libro

Titolo: Anna di Avonlea
Serie: Anna dai Capelli Rossi #2
Autrice: Lucy Maud Montgomery
Casa editrice: Gallucci
Pagine: 300
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Classici per ragazzi
Costo versione ebook: 6.99 euro
Costo versione cartacea: 13.90 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Anna Shirley, la piccola orfana adottata dai Cuthbert, è ormai cresciuta ed è diventata maestra. Oltre a sperimentare metodi di insegnamento innovativi, la ragazza si impegna con entusiasmo per animare la vita della piccola comunità di Avonlea. Passano così due anni e il progetto di proseguire gli studi all’università sembra rimanere solo un sogno. Ma un giorno accade qualcosa che cambierà il corso degli eventi…

“L’Anna che si incamminò lungo il vialetto buio quella sera non era la stessa Anna che l’aveva percorso allegramente in senso inverso solo il giorno prima. Una mano invisibile aveva voltato la pagina della sua fanciullezza e di fronte a lei adesso c’era quella che doveva contenere la sua storia di donna adulta, piena di fascino e mistero, di dolori e di gioie”.

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose