Se elucubraste un minuto di troppo a riguardo, privando il vostro tempo libero di secondi preziosi quanto gioielli antichi immortalanti passate civiltà e facendo un piacere piacerino alla vostra Ned Flanders di fiducia, qualora vi chiedessi l’elenco dettagliato delle vostre fobie più recondite, sareste in grado di esaudire la mia richiesta con nuda e cruda sincerità?
Intanto che permettete al vostro cuore di rispondere per voi stessi, discorrendo del suddetto topic per la qui presente Lady C., alla sottoscritta è capitato di riflettere sull’argomento con onestà e accortezza massime, quando, con l’obiettivo di incoraggiarmi a uscire dalla pigra apatia caratterizzante la mia scrittura in erba poiché l’amore nutrito nei riguardi dell’ammaliante silhouette oziosa è più forte di tutto il mio resto senza valore, la cara amica e stimata blogger Chiara del rifugio letterario Libri & Segreti propose alla mia anima incartapecorita qualcosa che non avrebbe potuto rifiutare, scappatoia vergata in cui mi sono tuffata ad angelo fin da subito, nonostante le innumerevoli problematiche concernenti la mia scarsa autostima abbiano bussato spesso all’uscio con vigore ritemprato dalle cattive abitudini dure a morire male.
Considerando, da una parte, che il mio subconscio si è autonomamente indirizzato verso l’argomento terrorifico in generale perché sfidarmi costantemente è uno dei mantra chiave a cui mi immolo spesso e volentieri, desiderando, dall’altro lato, imprimere nei miei stessi racconti un frammento di me poiché esorcizzare rappresenta il primo passo verso una completa guarigione interiore, mi sono fermata di punto in bianco a elucubrare: qual è l’incubo peggiore nel quale io potrei trovarmi a dover convivere?
Ringraziando BookRoad per aver pubblicato Habemus Mortuus di Erik Facchetti e avermi inviato una copia cartacea del poc’anzi menzionato titolo che ha visto la luce della stampa il 23 gennaio scorso, attraverso l’odierna puntata della rubrica Istantanee di lettrice, in cinque sere ho potuto indebolire l’angoscia pertinente la Mietitrice dei viventi, criptica figura che, conosciuta da nessuno e da tutti ignorata, si aggira lungo il bordo dividente un Sopra e un Sotto per i quali vivere e morire acquisiscono uguale significato.

Che ventaglio policromo di reazioni singolari andrebbe a originarsi in un qualsiasi essere umano nel caso in cui il disgraziato inciampasse nel nefasto cospetto della Morte, Colei che, togliendo una volta, restituisce la seconda?
Si sa, la dipartita arriva per chiunque, prima o poi, ma non è altrettanto ovvio conoscere con largo anticipo il momento preciso in cui Lei medesima sceglie di rendere omaggio alla preda candidata con un’unica visita indimenticabile per entrambi, rinascita fisica che porta con sé lidi inesplorati dove, a scanso di equivoci, ultimare il viaggio non è affatto contemplato.
Perché, quindi, avere paura se dal lato opposto al puro battito cardiaco, armati di sorprendente meraviglia, si respira di nuovo a pieni polmoni, seppur un po’ macilenti?
Quale motivo si potrebbe addurre per non festeggiare, in pompa magna, l’avvento di una tale esperienza da brividi?
È sufficiente un pensiero diverso dal solito per ottenere quanto non si credeva possibile, nuova consapevolezza dell’intorno che soccorre in un attimo di bisogno, soprattutto quando nessuno sembra voler comprendere il mero punto di vista essenziale, centro di un Sistema Solare che deve continuare a esistere per poter morire in eterno.

Mi chiamo Esse Effe […] e sono felicemente morto.

Nonostante l’originalissimo testo di Erik Facchetti sia manifestamente intriso di una così ragguardevole genialità da aver ben vestito i panni dell’idea centrale alla cui base lo scrittore ha tratteggiato, mediante ricche pennellate zampillanti esaustivi dettagli dallo studio approfonditi, la (non) vita di una prima persona narrante capace di attrarre, con genuina e lampante inclinazione, l’uditorio dal principio della sua fine al quasi proprio termine ultimo, eccentrico iter dalla soverchia fantasia che viene impiegato per far accettare, nei dintorni circostanti, la gloriosa Signora con la nera tunica e la falce acuminata quale vecchia amica che, prima o poi, noi tutti, nel corso del vincolo esistente, incontriamo senza essere costretti a percepire per forza, nei suoi riguardi, alcun sentore di lapalissiano timore referenziale poiché è l’abbraccio il suo unico saluto di commiato, dalla trama mendace Habemus Mortuus porta con sé confusione disorientante, bislacchi ex cursus che, per quanto nascondano una simpatia sia latente sia tragicomica atta a esacerbare in positivo le contingenze descritte dal loro autore sui generis, confiscando i riflettori alla scena principale, affaticano la lettura nell’istante in cui il convoglio decide di tornare sui binari maestri, eterni paralleli che, perdendo il filo, stentano a riprendere il discorso.

 

 

Si ringrazia la casa editrice BookRoad per la copia ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Habemus Mortuus
Autore: Erik Facchetti
Casa editrice: BookRoad
Pagine: 141
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: Narrativa contemporanea
Costo versione ebook: 6.99 euro
Costo versione cartacea: 12.90 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Esse Effe e l’imprenditore Tommaso Baldi si ritrovano a viaggiare verso la dimora della Morte per convincerla a non gettare la scure. Nel loro viaggio a Mondo Di Sotto, si scontreranno con un vero e proprio paradosso: la vita nel mondo dei morti.In questa versione dell’Aldilà così poco convenzionale, è possibile andare in un centro estetico per zombi, riabbracciare i parenti defunti, studiare Filosofia della morte, atterrare nell’aeromorto del Dipartimento di Mediazione Mortuaria o festeggiare il gran gala del 2 novembre in compagnia di Iginus Davies, maggior morto del conte Mezzabile.Ma non finisce qui, perché il Mondo Di Sotto consente al neomorto di provare anche l’esperienza più terrificante di tutte: incontrare la Morte in persona.