Ancora in catalessi per i luculliani pranzi megagalattici con il parentado riunito e ben schierato in attesa di prelibate rivelazioni per aggiornare i propri database su ipotetiche nuove relazioni amorose di nipoti e pronipoti, tant’è vero che io personalmente sono tutt’oggi sintonizzata sull’ozio più completo come se, alla fine, non avessi alcunché da fare, grazie a Deb di Leggendo Romance oggi partecipiamo al quarto appuntamento con la rubrica condivisa Creativity Blogger Week dove, vi ricordo, ogni collega aderente alla suddetta iniziativa farà sfoggio del suo estro attraverso pubblicazioni online vertenti un argomento specifico concordato insieme in precedenza.
Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days
Il topic di aprile è Dillo con un fiore e, tra le ovvie idee che nella mia testa sono frullate quasi per magia, ho deciso di dar voce a un brevissimo racconto grazie al quale esploro, in maniera oltremodo alternativa, l’attimo speciale in cui la natura si risveglia e rinasce con una bellezza da far impallidire, un punto di vista anomalo che spero faccia riflettere e divertire al contempo.
Usufruendo di un innato talento con cui modella le esistenze di tutti, ogni anno la primavera contribuisce alla trasformazione dell’ambiente circostante vestendolo di panni colorati dall’inconfondibile aroma floreale, uno spettacolo di vita per gli occhi incantati di chi sa osservare e vuole farlo davvero.
Eppure, anche in simili frangenti idilliaci la malvagità può emergere e conquistare terreno non appena la guardia viene abbassata: è sufficiente cambiare angolazione e ogni gesto identifica un significato completamente opposto al suo precedente.
Ho sentito dire parecchie volte che la primavera è considerata la stagione degli amori, un punto d’incontro dove colombe di quasi ogni specie tubano fra loro richiamando un preciso bisogno ancestrale di stare insieme e vivere in comunione l’un l’altra. Eppure, come per ogni contingenza non esiste affatto un’unica prospettiva poiché la medaglia, dopotutto, ha sempre due facce uguali e distinte, così vale anche per quel periodo dell’anno in cui i sentimenti sbocciano al semplice richiamo caloroso di un sole luminescente: se si decidesse, infatti, di immedesimarsi un secondo nelle vesti floreali di boccioli pronti all’apertura delle proprie corolle, si potrebbe tentare di comprendere cosa significhi per loro il suddetto idillio d’amore, una fiera dell’orrifico in cui hanno l’alta probabilità o di venire squartati da dita umane impazienti di avere responsi divini in merito al personale destino stucchevole o di diventare i caduti nella battaglia contro voraci tagliaerba in cerca di sangue vegetale fresco a cui attingere senza moderazione di sorta.
In fin dei conti, possiamo di certo affermare che, all’inizio del periodo annuale dal clima mite e gradevole per antonomasia, i bipedi umani rispondono positivamente alla sistemazione meticolosa del proprio giardino, un mondo non troppo distante dal loro nel quale, propensi al supremo ordine e alla massima attenzione, fare incetta di piante selvatiche dall’avvenire ormai segnato, che risultano gramigne pure quando non lo sono, identifica un genocidio legalizzato di cui è normalità assoluta autocelebrarsi con il vicino di casa a un tiro di schioppo, sistematicamente invidioso del risultato ottenuto dal rivale, chiaramente ferito per la plateale sconfitta da incassare, ovviamente rinvigorito dall’ipotetica rivalsa di un domani migliore: per quanto la manutenzione del prato sia anche sinonimo di salvaguardia alle fatalità naturali che molto spesso da imbucate visitano gli arbusti di varia grandezza e compagnia bella giusto per insaporire con del pepe la loro esistenza già grama in partenza, di sicuro le cesoie, gli estirpatori e gli altri attrezzi da potatura non sono da annoverare tra gli amici inseparabili di tarassachi, papaveri rosolacci, stoppioni, non ti scordar di me, trifogli e i rimanenti selvatici loro compari disgraziati, mazzolino variegato di esistenza indisturbata che può essere sradicata davvero in un battito di ciglia.
Fonte: Pixabay
Se poi si vanno a considerare le apparizioni dal nulla di grinfie tentacolari dal roseo incarnato depredanti quel poco che rimane dopo il passaggio del decespugliatore, allora, per i malcapitati della flora circostante, i guai aumentano ancora di più. In particolare, mi ricordo di una ragazzina con i codini che soleva importunare il suo cane in ogni modo possibile, adoperando, tra il resto dell’inventario a sua disposizione, i soffioni quali armi contundenti da molestie assicurate tramite delle espirazioni mirate sugli acheni degli stessi all’inconsapevole ricerca di libertà, volo obbligato che li indirizzava sempre verso il pelo del povero animale, costretto alla resa incondizionata per evitare ulteriori fastidi dall’elevata e concreta materializzazione: imbiancato alla pari di una vetta dall’infinita altitudine dove la neve rappresenta l’unica precipitazione verosimile, C. rimaneva fermo come una statua, assistendo allo scempio della sua giovane padrona, una baby killer sotto mentite spoglie che deturpava i fili d’erba strappandoli dal seno della loro Madre amorevole e lanciandoli al pastore tedesco dall’immobilità congenita.
Sapete, però, qual è la vera ciliegina sulla torta? Proprio durante la primavera, questa Pippi Calzelunghe senza trecce aveva acquisito il vezzo di raccogliere le margherite incappate funestamente nel suo radar omicida e, con una calma placida da metodica follia non dichiarata, borbottando al momento giusto la magica cantilena da M’ama non m’ama, strappava uno per uno i petali delle bianche creature in agonia, piangendo se il responso del nuovo Oracolo di Delfi era negativo, gioendo se la positività segnava il punto in casa, evidenziando quasi che da quell’esatta azione dipendeva davvero il suo futuro in fatto di relazioni sentimentali.
Non sono certa di cosa sia successo alla fine dei giochi perché, dopo essere stata spogliata delle mie bellissime terminazioni d’avorio, la mia esistenza di pratolina è scivolata via in pochi attimi da quel verde corpo longilineo di cui mi ero appropriata per una manciata esigua di caduchi giorni ormai dimenticati. Tuttavia, tanto per dare un senso al mio martirio coatto, spero con tutto il “cuore” che la sciocca adolescente sotto turpe ormonali abbia conquistato quel capellone del quale vociferava con il suo cane.
Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days
23 Aprile 2019 at 16:45
Te lo dico di nuovo io faccio il tifo per la margherita 😀 perchè poverina dai!
La storia è bellissima e bravissima sempre
23 Aprile 2019 at 17:11
Anche io faccio il tifo per la margherita e sai cosa significa ahahah 😉
Sono contenta ti sia piaciuta perché è diversa e particolare… Non per tutti i palati, insomma XD
23 Aprile 2019 at 20:35
Ciao! Come sempre hai creato una storia bellissima e sei riuscita a dare voce alla natura e ai fiori. Mi piace tantissimo questo racconto, e i collegamenti per scoprire i fiori sono un plus davvero carino!
23 Aprile 2019 at 22:16
Diciamo che è un po’ fuori dai miei soliti schemi… Ahah Sono felice che ti sia piaciuto comunque ^_^
Ho messo i link per dare un “volto” ai fiori citati :3 ahah
27 Aprile 2019 at 15:53
Ma che bel post!! wow complimenti ❤️
3 Maggio 2019 at 22:18
Bellissimo racconto ❤️ Molto particolare e interessante, soprattutto per i riferimenti a fiori così diversi!