Sapete cosa rende un martedì normale come l’odierno uno dei giorni più belli che la sottoscritta possa vivere sulla propria pelle quale bambina in procinto di scartare i regali del suo compleanno determinanti immense gioia e felicità negli occhi di un’anima spesse volte in cerca soltanto di libroso splendore da aggiungere al precedente già ottenuto?
Se il primo motivo che mi sento di addurre è la vicinanza della sicuramente incantevole serata di domani, affascinanti ore da centellinare e ricordare una a una, breve periodo durante cui gusterò, insieme al mio fidanzato, il balletto Winterreise alla Scala di Milano, la seconda ragione da evidenziare è, per certo, l’invito di Deborah, admin unica del rifugio letterario Leggendo Romance, a partecipare alla rubrica da lei ideata, Creativity Blogger Week: alla conclusione di ogni mese, io e altre colleghe della blogosfera, seguendo la traccia concordata volta per volta, proporremo un articolo a tema che potrà assumere le fattezze più idonee secondo il nostro estro del momento, qualsiasi libera interpretazione dell’argomento scelto di comune accordo.
Siccome, qualora ricordiate le mie parole di inizio anno, uno dei miei buoni propositi del 2019 prevedeva la totale adesione a iniziative del genere, non solo ho deciso di accettare la proposta con infinita esultanza, ma ho anche pensato di cogliere la fortunata occasione per mettermi in gioco sul fronte scrittura, proponendovi, al posto delle classiche recensioni, dei racconti inventati da me, una sorta di banco di prova per capire se quanto voglia offrire sia degno pure solo di un minuscolo vostro apprezzamento: perciò, essendo il mio obiettivo quello di imparare migliorandomi costantemente, non dimenticatevi di lasciarmi dei commenti a fine lettura perché, detta con il giusto garbo, è la brutale sincerità a vincere su tutto.
Il soggetto pattuito per Gennaio è Desideri nella calza, altissimo e ovvio richiamo alle festività ormai tramontate da più di un mese, e per questa contingenza mi sono subito immaginata una storia sia dal carattere divertente, giusto per non saturare l’atmosfera con troppa gravità, sia dalla natura riflessiva poiché credo che un messaggio di fondo debba essere contemplato anche dal più breve e anonimo dei pensieri.
Per ottenere il coraggio necessario a terminare libri iniziati e mai proseguiti, una scrittrice decide di chiedere aiuto a Babbo Natale proprio durante la Vigilia: riuscirà la “Signora Madre” a conquistare l’avverarsi del suo desiderio o forse ciò che cerca è già a portata della sua mano, più di quanto pensi? Chissà se, inoltre, i suoi personaggi, nel corso della notte più magica dell’anno, avranno dei consigli utili da darle in merito…
«Quindi, lo stiamo facendo sul serio» concluse Derek grattandosi il mento dove, da qualche giorno ormai, si era depositato un sottile velo di barba.
«Tecnicamente, per amore della precisione, è solo lei a star facendo qualcosa, non noi» chiarì Véra mentre, scrupolosa, si controllava le unghie, sebbene la manicure del mattino precedente avesse espletato a dovere il suo compito di restauro e ripristino.
«Tranquilla, chèrie… Lui usa il plurale maiestatis ogni volta che parla: il suo grandissimo ego ha bisogno di spazio sufficiente per respirare» si intrufolò Allie nel dialogo, schioccando le labbra mentre toglieva il lecca-lecca dalla bocca, visto che, in fin dei conti, si intendeva di quel tennista da strapazzo meglio di chiunque altro.
«Oh sì, scricciolo, devo dire che l’enormità è davvero di casa da Derek Davis» sogghignò il diretto interessato mentre muoveva le sopracciglia verso la ragazza, soprattutto quando il suo animaletto personale da compagnia assunse in viso sfumature rossastre di tramonto all’orizzonte.
«Per fortuna che la conversazione è virata sul sesso perché, a dire la verità, io mi stavo decisamente addormentando per la noia…» si inserì Esh che, in effetti, sembrava palesare l’ovvia stanchezza dovuta all’epilogo della sua storia.
«Amore, ti ricordo che non hai più l’età per stare in piedi fino a tardi! Non imputare la sonnolenza alla tediosità… È semplice narcolessia da vecchiaia!» prese parola la dolce Eloise che, nonostante volesse apparire seria e comprensiva nella sua uscita un po’ infelice, provocò l’ilarità generale e la smorfia infastidita del marito.
«Ecco spiegati i tuoi capelli brizzolati, Bollywood!» dichiarò ironicamente Jethro, sentendosi in obbligo di rincarare una dose già abbastanza maggiorata.
«Se fossi in te, caro, non prenderei troppo in giro il tuo migliore amico! Dopotutto, non eri forse tu stamattina a valutare di farti una tinta?» si espresse una Véra oltremodo divertita, guadagnandosi così un’occhiataccia di sbieco dal suo uomo contrariato.
«Ehi, boss, perché non prendi provvedimenti? Queste donne si prendono gioco di noi!» continuò l’ultima vittima designata dal mirino femminile di cui era diventato il più recente bersaglio.
«Non voglio ficcanasare in questioni che non mi riguardano, capo, ma devo ammettere che un po’ ha ragione» si decise a dire Blaze che, fino all’istante prima, era impegnato ad aggiornare il suo profilo Instagram con la fotografia del precedente weekend durante il quale lui e Gwen si erano fatti immortalare in un bacio da finalisti per un MTV Movie & TV Awards.
E proprio lei, posti i piccoli pugni sui fianchi quasi volesse accompagnare al meglio il suo solito cipiglio battagliero, interloquì, sbandierando al curioso uditorio la propria vita privata mentre il fidanzato, capito l’intento e copertosi la faccia con una mano tatuata in attesa dell’inevitabile, scuoteva la testa con un piccolo sorriso rassegnato: «Solo perché siete stati concepiti come maschi alpha non significa che noi non possiamo dominarvi… Ti ricordi, vero, cosa è accaduto l’altra notte quando ho praticato con successo la posizione di Andromaca, mentre tu, più o meno zitto zitto, facevi il “beta“?»
Arrivati a un punto del genere, non sapeva se ridere o piangere: cosa c’era di più imbarazzante dell’ “assistere” a uno scambio disagiato di battute disagiate tra persone disagiate partorite dalla sua mente disagiata all’inverosimile? Forse la mancanza di un vocabolario dei sinonimi e contrari, un ottimo ausilio se scaraventato dritto in fronte, giusto per avere il tanto agognato coma onde evitare nuovi confronti di simile fattura: ci si poteva accontentare dell’IL? Tu quoque, Brute, fili mi!
«Ero certo fossi una ragazza Ginnica, Tonic» ammiccò spudoratamente quello sfacciato di Derek, beccandosi così uno scappellotto ben assestato da Allie che, in barba all’ipotetica gelosia capace di nascere in tali frangenti, con quel gesto voleva solo mettere in riga il suo compagno prima di fargli causare la terza guerra mondiale con la sua amica del cuore.
«Siete consapevoli del fatto che voi tutti non dovreste essere qui con me?» rivelò in modo ironico la Signora Madre dei figli di carta presenti al suo cospetto, additandoli uno a uno come se li avesse sorpresi nell’azione di qualche marachella proibita.
«E tu sei consapevole che non è legale scrivere una lettera a Babbo Natale alla tua vetusta età?» ribatté l’impertinente biondino che non esitava a dire la propria anche nei momenti in cui il silenzio sarebbe stato auspicabile oltremisura.
«Sai che, se solo volessi essere sadica quanto desidererei davvero, potrei malauguratamente importi di andare dal parrucchiere durante la tua storia ancora in stesura?» insistette con un ghigno la scrittrice che, sebbene rivestisse il ruolo genitoriale, quindi, per antonomasia, comprensivo e paziente nei confronti della sua progenie, avrebbe dato adito alle sue minacce su carta stampata senza farselo ripetere due volte. «Continua pure su questa strada, coglione, e vedrai come ti faccio radere a zero!»
Forse la minaccia che aveva scelto nei confronti dello sportivo aveva sortito l’effetto sperato nel profondo o magari la sua penna Bic puntatagli contro sembrava essere stata scambiata per l’inedita versione ben affilata di un coltellaccio da serial killer, fatto sta che Derek si azzittì, deglutendo rumorosamente il nulla poiché, dopo aver recepito forte e chiaro l’avvertimento sopra citato, la sua saliva si era azzerata di fronte alla prospettiva del cambio repentino d’immagine.
«Ti possiamo aiutare in qualche modo, per caso?» chiese la timida Sissi, l’unica ad avere il coraggio di farsi avanti per porre fine al mutismo protrattosi per davvero troppo tempo, aggiungendo subito dopo, come conseguenza dell’essere almeno un abbozzo di articolista ancora tutta da definire: «Posso sistemarti i refusi, se vuoi…»
«Ti ringrazio, enormemente, ma l’unica cosa che ora vorrei è essere lasciata in santa pace, nella tranquillità del silenzio più assoluto» fiatò l’ormai scoraggiata autrice in cerca di quelle parole che, purtroppo, stentavano a emergere dalle ime acque di un temporaneo dimenticatoio da stress post traumatico.
Bastò questa manciata di vocaboli per indurre le creazioni della sua immaginazione alla scomparsa nel nulla, come se, schioccando le dita intirizzite dalla non ispirazione, la luce della realtà si fosse finalmente accesa, rivelando che, nel mondo vero, i miraggi di carne e ossa a cui i suoi occhi avevano assistito fino a pochi secondi prima fossero solo mentali proiezioni fugaci di qualcosa dalla natura inesistente, una presenza che, mancante, avvalorava la sua ipotesi di partenza: era sola e tutto ciò che avrebbe davvero voluto le era ancora precluso. Per questo motivo, stava scrivendo la missiva che da bambina soleva sempre redigere nel periodo festivo di Dicembre: aveva un estremo bisogno che la magia del Natale facesse il suo corso, donandole, anche solo per un periodo limitato, il coraggio sufficiente ad avventurarsi nei meandri della costante battitura su tastiera, quella nobile arte a cui avrebbe voluto votarsi, ma che, sfortunatamente, non riusciva ad abbracciare in toto perché la sua autostima ai livelli minimi storici non le consentiva di librarsi in volo, là, dove i giochi di parole e le figure retoriche l’attendevano, quella famosa prosa che le martellava dall’interno le tempie pur di uscire fuori e venire espressa come meritava, trame su trame che aspettavano impazienti un solo cenno di vita da parte sua. Forse stava chiedendo davvero troppo e, perciò, non aveva senso provarci; ma perché rinunciare prima ancora di tentare almeno una volta? Al massimo, si sarebbe lamentata l’indomani dell’inefficacia del piano, anche se, con altissima probabilità, avrebbe dovuto rimandare almeno a Santo Stefano le recriminazioni del caso: dopotutto, almeno durante i festeggiamenti in famiglia, avrebbe dovuto quantomeno fingere che tutto stava andando per il verso giusto.
Sembrava che pure i piccoli particolari fossero dislocati nell’ubicazione a essi più confacente. Gli addobbi vestivano gentili un ambiente che, per il resto dell’anno, poteva parere quasi spoglio, sebbene le classiche suppellettili, certo, non mancassero di adornare ogni meandro labirintico di quella dimora scricchiolante dove il legno parlava in sua vece negli istanti meno opportuni, come poteva esserlo una notte fonda da incubo in gestazione; il profumo delle portate già in cottura saturava l’aria con l’usuale aroma da bontà culinarie in grado di rinfocolare l’antica diatriba secolare tra Pancia mia, fatti capanna e Domani inizio la dieta, una contrapposizione oltremodo paradossale che ogni persona con un dito di cervello decideva di rimandare a data da destinarsi, indicando magari nel proprio calendario mentale un lunedì a caso come potenziale incipit del tour de force stomacale; gli invitati, imbellettati a dovere con il profondo rammarico della comoda tuta lasciata in disuso per l’occasione a cavallo della sedia passione guardaroba, erano schierati in pole position alla stregua di voraci marinai in attesa di un sontuoso rancio per una cui porzione avrebbero sgommato al medesimo istante, senza quasi aspettare il semaforo verde di via: osservare da fuori un simile spettacolo raccapricciante induceva ad accendere nel suo cuore in ascolto la fiammella dell’agitazione, un’ansia da parentado riunito che poteva condurre verso un’unica destinazione, il terzo grado da interrogatorio professionale con spot negli occhi per carpirle segreti altalenanti tra le più gettonate Ma il fidanzatino? e Alla laurea quanto manca?, brividi gelidi che, lungo la spina dorsale, avrebbero raffreddato anche i bollenti spiriti di un Rocco Siffredi in procinto di dare il meglio di sé.
Perciò, secondo la Signora Madre, defilarsi in silenzio, indietreggiando cautamente senza dare troppo nell’occhio, era la giusta strategia da adottare in quel frangente, tanto per posticipare la santa inquisizione all’ora di pranzo e magari controllare se Babbo Natale avesse risposto al suo SOS da calza stracolma di desideri nascosti in un cassetto ben sigillato.
Peccato che l’autista di slitte avesse dimenticato di lasciare un qualsiasi segno del suo passaggio, considerato che la lettera della sera prima, comunque, era sparita nel nulla: che cosa poteva essere mai successo? Tenendo conto che la benevola indole dell’uomo dalla candida barba vaporosa non avrebbe mai desiderato ferire i sentimenti di una sua cliente affezionata, la scrittrice cominciò a credere che, porca miseria, probabilmente tutto ciò che aveva vissuto la notte precedente fosse un sogno, o un incubo se si considera l’incursione non desiderata dei suoi personaggi che ancora necessitavano dei giusti ritocchi per essere considerati totalmente studiati in tutti i loro dettagli più scabrosi.
Inutile negare che il dubbio aleggiasse intorno a lei come una pestilenziale aura da nuvola di Fantozzi, ma la cosa più sconcertante di tutto era che, proprio in quel momento inappropriato, l’autrice percepisse dentro di sé una voglia di scrivere così prorompente da persuaderla ad aprire il computer e sedervisi di fronte, dando libero sfogo alla sua creatività. Che forse ciò che cercava già le appartenesse? Non l’avrebbe saputo mai, è chiaro: dopotutto, non voleva perdere tempo prezioso a cercare quell’informazione quando era felicemente impegnata a colorare i mondi in bianco e nero a cui avrebbe dato presto un nome concreto.
29 Gennaio 2019 at 11:54
A parte che adoro questa rubrica e credo che Deb abbia avuto un’idea magnifica. Adoro anche il fatto che grazie a tutto questo altre persone conoscano il tuo modo di scrivere. Certo ci sono le recensioni che già ci fanno capire la tua vena poetica, ma così è un’altra cosa.
Adesso cara Signora Madre spero che seguirai il consiglio della tua omonima e comincierai a scrivere tu sai chi ah ah
Bella la storia, bella la rubrica bello tutto: bravissima Lara <3 <3 <3 <3 <3
29 Gennaio 2019 at 19:10
Allora, prima di tutto: LO. ADORO!!
È un racconto fantastico, divertente e ironico proprio come piacciono a me! Mi sono ritrovata tantissimo nei dilemmi della Signora Madre, nelle minacce ai suoi invadenti personaggi e ho riso davvero di gusto alle loro interferenze. Sono anche io come lei, giuro, ne ho avuti di dialoghi simili con “figli” sui generis
Questa rubrica sta regalando delle perle davvero niente male! Che bello!!