Decisamente in fibrillazione per le prossime letture che ho in mente di fare -con l’obiettivo di prepararmi pian piano all’anno prossimo durante il quale ho deciso di comportarmi nel medesimo modo, anche se più seriamente di adesso, ho iniziato a tenere una sorta di Reading Journal molto basic, giusto per abituarmi all’idea di aggiornare, con regolare perseveranza, il famoso quadernino dove tenere traccia del percorso di lettore, inserendo, nel mio caso, pure una sezione specifica per la scrittura: chissà che non mi venga naturale non procrastinare nell’ambito per eccellenza che mi fa sgarrare sopra ogni altro! Chi vivrà vedrà, spero solo in qualche grandioso miracolo che mi aiuti davvero-, stamattina appaio sui solito schermi a rompervi i cabbasisi -al solito, dovete ringraziare la cara Susy che, con la sua infinita bontà, mi getta nella mischia pur di tentare l’impossibile, e cioè mitigare il mio status di eremita dei blogger e dei social– per il blogtour dedicato a un romanzo inaspettato che ha saputo colpirmi per la dualità di spirito strong/weak, Sarò la tua stella.

Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing

Dopo aver scoperto i cinque validi motivi per cui, secondo I miei magici mondi, tutti quanti dovrebbero leggere il presente libro di genere romance targato Genesis Publishing e constatato, grazie al blog The Carly Library, che l’amore riesce a vincere sempre su tutto, in particolar modo quando la situazione pare assai disperata, passando per il rifugio online di Federica, On Rainy Days, che ha risposto alla fatidica domanda in merito alla credenza nel destino e sbirciando il focus sugli straordinari protagonisti di Roby Y. Calaudi, Dawn e Adam, a cura di Silvia tra le righe, oggi La Nicchia Letteraria si occuperà di intervistare l’autrice, esplorando un po’ di più ciò che si cela negli abissi della prima avventura di questa scrittrice nel magico e sconfinato mondo della carta inchiostrata.

 

 

 

 

Buongiorno, carissima Roby. Prima di cominciare il nostro minuscolo botta e risposta in occasione del presente blogtour dedicato a Sarò la tua stella, l’incipit giusto per dare il via a una nuova carriera nell’ars scribendi che, mediante premesse da rilevazione in non fugace ascesa, sono certa seguiterà a regalarci moltissime emozioni da proteggere gelosamente all’ombra romantica di un cuore in tumulto, desidererei accoglierti come si deve in quel de La Nicchia Letteraria, aprendo l’uscio a una presenza generalmente silente nell’etere blogosferico che, tuttavia, è sempre pronta a ospitare inediti volti della scrittura emergente.
Perciò, ti rivolgo il classico interrogativo che la qualunque potrebbe formularti sapendo che le peripezie di Dawn e Adam sanciscono il tuo tuffo ad angelo nella piscina degli autori: come e quando è nato l’amore viscerale nei riguardi della parola vergata?

✒ Ed eccomi qui… Innanzitutto vorrei ringraziarti infinitamente per aver partecipato al blogtour della mia creatura. È sempre un piacere enorme potermi confrontare con dei Lettori esperti come Te e poter conoscere il loro parere e le loro opinioni. Dunque, ancora grazie per questa opportunità.
Ebbene, riguardo alla tua domanda: devo essere sincera, non ho mai riflettuto sul quando o sul come. Aver iniziato a scrivere è stata un’esperienza del tutto naturale e fluida.
Ma se volessi essere precisa e darti una risposta, potrei dirti: con i temi a scuola. Adoravo i compiti in classe di Lettere o in lingua straniera, perché mi permettevano di avere un contatto diretto con le parole, con la penna, con la carta… Ormai non si usano più questi mezzi considerati “obsoleti”, ma il cuore e la mente di quando ero una ragazzina sono andati maturando in un crescendo di creatività.
Quando è venuta fuori l’idea di questo romanzo, per me è stato semplicemente un modo per sfogarmi e incanalare le mie idee in qualcosa di produttivo e appagante. Non mi aspettavo di finirlo o addirittura di pubblicarlo. La scrittura, per me, è sempre stata come una cura, qualcosa di intimo e di catartico che mi aiuta a liberare la mente. Quando, però, ho scritto la parola “fine”, ho sentito che il messaggio contenuto nel romanzo doveva essere letto e diffuso. Così, ho preso il coraggio a quattro mani e mi sono buttata in questa nuova esperienza.

Avendo ben definite le peculiarità comportamentali del tuo main character femminile, una ragazza forte e determinata che, malgrado la giovane età in cui sguazza non solo in via anagrafica e la dolce aura nella quale passeggia indisturbata a grandi falcate, ha vissuto così tante bruttezze da sorprendere, in positivo, il lettore più navigato tramite l’ardente gagliardia nel tenere comunque la testa alta senza scendere a patti con nessuno, nemmeno con la propria esistenza costellata di vecchie ferite e nuove difficoltà, teletrasportandoti nella realtà di ogni nostro giorno, quella dove, purtroppo, non sempre tutto va nel verso giusto e il più microscopico passo falso viene pagato costantemente a caro prezzo, ti chiedo se sia possibile riuscire a non perdersi d’animo innanzi all’ennesimo scacco al re: un individuo comune come noi è in grado di non smarrire alcuna oncia della sua sconfinata fiducia verso la giustizia, quando magari è costretto a vivere una quotidianità che dell’ordinario e del bello non ha niente?

✒ Devo dire che questa domanda è molto particolare e controversa.
Nel mio romanzo, affronto delle tematiche delicate e anche abbastanza pressanti. I nostri protagonisti sono sempre stati messi a dura prova e continuano ad esserlo anche nel presente.
È vero, loro sono dei personaggi inventati dalla mia mente stravagante, ma vogliono essere un esempio per chi si sente perso, per chi ha perduto ogni speranza, per coloro con cui la vita è stata tiranna. Ebbene, ognuno ha dentro di noi la forza per opporsi alle ingiustizie, ma soprattutto ha la possibilità di rialzarsi… Si cade, si perde, si soffre, ma l’importante è non darsi per vinti. Lottare sempre per se stessi e per chi si ama. So che magari potrebbero sembrare delle frasi fatte, però, è qualcosa che sento e di cui ho fatto il mio vessillo. Tante difficoltà, tante sofferenze, eppure sono qui, con un bel sorriso stampato in faccia (anche se non potete vederlo!) a inneggiare alla vita, sempre! E tramite Dawn e Adam ho voluto dare questo incoraggiamento.

Meditando sulle radici lontane dei protagonisti con cui hai deciso di dividere la ribalta della tua prima esperienza scritta facendoli entrare nella routine degli habitué della carta inchiostrata, relazioni famigliari dettate solo dal sangue che, nonostante avrebbero dovuto farsi invidiare, per antonomasia, una granitica possanza nei riguardi della discendenza e della sua salute tanto fisica quanto mentale, purtroppo hanno dato prova di cedimento innanzi a un grande ostacolo sistemato ad hoc dal destino spesso crudele verso chi ha poche difese o, meglio ancora, non ne ha affatto, ti domando quando, nel caso sia realizzabile, il focolare domestico che si è scelti diventa più importante di quello che si ha: si può identificare negli amici la salvezza di ogni animo irrequieto cui la sorte ha prosciugato tutte le gocce di speranza nei riguardi di un domani non solitario e circondato dall’affetto più genuino inimmaginabile?

✒ Argomento molto interessante. Secondo la mia concezione, il focolare domestico è un simbolo sacro, nel senso che in esso si possono trovare delle certezze, dei sostegni, Amore. Il primo di cui ci fregiamo e nel quale ci culliamo è la nostra famiglia. Si cresce al calore dell’affetto e con l’insegnamento dei genitori, fratelli o sorelle. Però, quando si diventa autonomi o, nel caso di Adam e Dawn, che non hanno mai avuto una vera casa, si esce dal guscio, i primi per logici motivi di vita, i secondi per causa di forza maggiore.
Si ha la possibilità di esplorare nuove relazioni, rapporti imprevedibili, che magari, in un secondo momento si riveleranno delle vere e proprie ancore di salvezza.
Il legame di sangue non è per nulla un fattore limitante, sebbene abbia un’importanza viscerale. Ma si può essere amici, fratelli e sorelle nel cuore e ricevere il medesimo supporto. Chi non ha radici non rischia di cadere, perché un amico speciale potrà sempre essere dietro l’angolo a prenderti per mano e sostenerti. È ciò che accade ad Adam e Dawn. Il protagonista ha vissuto con la stessa gang di cui faceva parte. Ragazzi di strada che si arrabattano nel possibile per guadagnarsi da vivere e per sopravvivere. Dawn ha trovato una famiglia intera di fratellini e sorelline, che alla fine è diventata la sua ragione di vita. In entrambi i casi, non sono stati abbandonati e proprio in queste “famiglie alternative” hanno trovato la loro salvezza.

Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing

Tornando ai lidi della figura professionale rivestita da Dawn all’interno del tuo romanzo, cardine nodale che, unito al suo essere ostinata nel voler soccorrere il prossimo, nella cui moltitudine, come ben sappiamo, troviamo addirittura il più refrattario dei bisognosi, e alla sua viscerale convinzione per la quale tutti devono avere sempre una seconda possibilità sia nei confronti di sé stessi sia in merito agli altri, permette alla giovane donna di incontrare il suo equivalente maschile nelle pagine che hai vergato, Adam, un uomo ordinario eppure fuori dal comune in grado di accendere nella sua persona un così estremo istinto di protezione mista ad affetto da farla riflettere sul legame in procinto di instaurarsi tra loro, secondo te, indipendentemente dalle proprie esperienze personali e magari seguendo un percorso di rinascita fatto su misura, chiunque può sperare di opporsi alle complicazioni con cui si è scontrato nella vita? Trovare qualcuno che sappia davvero ascoltare potrebbe annoverarsi come il turning point sufficiente e necessario per lasciarsi quel mondo tossico alle spalle, uscendo dall’apnea e, infine, tornando a respirare a pieni polmoni?

✒ Ho apprezzato in maniera viscerale il fatto che tutte le domande, che mi hai posto fino ad ora, siano fortemente collegate da un sottile filo rosso che ci fa comprendere quanto non siamo soli. Non per forza dobbiamo affrontare il male che ci circonda immersi nella paura e nella disperazione nella completa solitudine. Dawn è una psichiatra e aiutare le persone è anche il suo mestiere. Ma sono convinta che non è necessaria una laurea per poter essere utili al prossimo, o ancora di più, a chi si ama. È sufficiente avere il cuore aperto, ascoltare e donare il proprio aiuto. Che sia professionale o meno, poco conta.
Una pacca sulla spalla, una parola decisa, ma anche un semplice abbraccio possono certamente diventare un “turning point”, per parafrasare la tua espressione.
Un solo concetto mi preme ribadire: per cambiare davvero le cose, siamo noi a dover fare il primo passo e decidere il cambiamento. Però, pur essendo noi gli artefici del nostro destino, se afferriamo una mano amica, il percorso diventa meno accidentato e abbiamo ben poche probabilità di inciampare.

Per concludere la nostra breve parentesi, per così dire, chiacchiericcia, oltre a ringraziarti, di nuovo, sia per la tua presenza qui sul mio blog sia per avermi sopportata nel mio straparlare, ti pongo la domanda che mi sta angustiando da quando ho finito di divorare Sarò la tua stella: mettendo le mani avanti con una piccola parola di scuse da parte mia perché, si sa, il presente quesito è capace di innervosire un autore più di qualunque altro, per caso hai già iniziato a pensare a un secondo figlio di carta? Ti andrebbe di regalarci un’anticipazione, anche solo sussurrata, su un elemento del suddetto? Sappi che renderai felice l’intero stuolo dei tuoi fan.

✒ Hai ragione, è una domanda decisamente ostica, soprattutto perché ho già iniziato la stesura di una nuova “creatura” e spero con tutto il cuore di riuscire a concluderla senza troppi intoppi. Purtroppo, sto andando parecchio a rilento. Non mi perdo d’animo!
Se proprio dovessi “sussurrare” un’informazione fondamentale ma che non riveli troppo, potrei accennarvi l’ambientazione. Senza entrare nei dettagli, anche perché qualche particolare potrebbe ancora cambiare, la prossima storia sarà ambientata in un’isola del Pacifico.
Concept e personaggi completamente diversi da “Sarò la tua stella”, ma mantengo saldo il genere romance soft-drammatico con un tocco di mistero.
Spero di aver comunque soddisfatto la vostra curiosità.
Come ho fatto in apertura, è doveroso per me, farlo pure in chiusura. Ti ringrazio per questa meravigliosa chiacchierata e per avermi ospitato nel tuo “salotto” virtuale.
Spero che le persone che ci leggeranno vorranno scoprire di più su Adam e Dawn e cogliere il messaggio che portano fieramente con loro.