Dopo aver messo il punto finale alla mia tesi di laurea magistrale -sapete che quasi non ci credo di essere finalmente arrivata al capolinea? Sono elettrizzata perché il 24 è assai vicino e più ci rifletto, più capisco che non me sto rendendo pienamente conto!-, un eterno travaglio che mi sta facendo uscire di testa da settimane e sta surclassando tutti i parti a cui ho dato il mio contributo scritto -come sempre, parlo delle mie recensioni! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, si dice-, è giunto il momento anche per me di partecipare al Blogtour con Review Party finale che ho voluto organizzare per l’uscita Vintage Editore Per l’uno e per l’altra, primo volume della serie riguardante la famiglia Marstone, grazie alla quale mi sono focalizzata sull’appuntamento odierno Briciole di pane – A spasso con Jayne Davis.

Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days

Dopo l’esaustivo contributo dedicato ai due personaggi principali che Susy ci ha regalato lunedì e il completo approfondimento che Catia ha pubblicato ieri in merito a una delle tematiche cardine del libro stesso, il matrimonio combinato, come si può evincere dal titolo della mia tappa io mi occuperò delle ambientazioni spaziali che si ha la possibilità di incontrare durante la lettura del regency preso in esame: nella rosa di alternative a me disponibili ho voluto portare alla vostra attenzione una triade speciale di panorami suggestivi che, a mio avviso, hanno contribuito largamente alla crescita caratteriale di Constance e William.

[…] raggiunse la canonica ed entrò nel giardino sul retro. Il vicario e sua moglie erano seduti insieme al loro tavolino sotto il melo, con davanti dei bicchieri di vino. Il contrasto tra quell’immagine di felicità domestica e ciò che poteva aspettarsi da quel matrimonio combinato le fece venire un groppo alla gola. Fece un respiro profondo.

Il primo luogo così importante da farmi sentire la necessità di menzionarlo in questo nostro piccolo viaggio attraverso i dipinti spaziali su carta di Jayne Davis è sicuramente la canonica del vicario Fancott dove il religioso, grande ascoltatore dei fedeli ai quali dispensa su richiesta consigli sempre appropriati non appena il bisogno si fa vivo all’orizzonte, trascorre la sua mite esistenza assieme alla sua adorata controparte femminile, la moglie Martha. È proprio qui che, fra la delicata attenzione di una forte amicizia mutuale e la palese dimostrazione della possibilità remota di un vero sogno d’amore, due inconsapevoli William e Constance si trovano a metà strada per un duello ad armi pari quando, smarriti nell’oceano in tempesta voluto dalla sorte, prendono la giusta decisione per sé e per entrambi: La speranza è l’ultima a morire, dopotutto, non è solo un detto privo di significato.

Fonte: Pixabay
Artista: Kapa65

 

La casa di Ashton Tracey era costruita in mattoni rossi, i suoi angoli impreziositi con ammorsature di qualche pietra chiara. Una bassa terrazza si estendeva per tutta la larghezza dell’edificio, con gradini che salivano dal viale di ghiaia. I giardini all’italiana, sotto la terrazza erano blocchi scuri a quest’ora tarda. Era piuttosto piccola rispetto a Marstone Park, con solo nove finestre al primo piano.

L’anfiteatro principale in cui la maggior parte delle contingenze protagoniste di Per l’uno e per l’altra vede la luce della meravigliosa ribalta è la bellissima dimora estiva dei Marstone, Ashton Tracey, lo scrigno di ricordi indelebili che sono stati in grado di colorare l’infanzia del turbolento William versione bambino rendendogli quella vita già inchiostrata a fuoco sulla sua povera pelle di ragazzo imberbe una gioiosa escursione fantastica dove la perpetua compagnia del fratello e l’amore infinito della madre riempivano i suoi giorni con sorrisi e carezze sia mai rinnegati sia per sempre desiderati. In un labirinto di cunicoli non tanto segreti, immergendosi in uno strato di polvere all’odore di chiuso, i due novelli sposi troveranno la chiave di volta della loro unione, conoscendo se stessi, imparandosi a vicenda e affrontando insieme ogni problema, per l’eternità.

Fonte: Pixabay
Artista: pixel2013

 

Lion Rocks non era altro che un ammasso di rocce in un punto alto sul bordo della scogliera. Da bambini lui e Alfred avevano scoperto la sagoma di un leone nella conformazione delle rocce, e da allora lo avevano chiamato così. Era stato uno dei luoghi preferiti da sua madre.

Se abbiamo già saggiato con mano due strutture architettoniche molto ragguardevoli per questo mosaico Vintage Editore, la tessera del prima e il frammento del durante che i lettori risultano capaci di immaginare con estrema facilità grazie alla perfetta calibrazione dei lessemi scelti dalla scrittrice inglese, adesso è il turno di una bellezza totalmente naturale, Lion Rocks, il sensazionale palcoscenico della chiusura Vedo non vedo per eccellenza, sospiro di contentezza da una parte e animo in tumulto dall’altra che, insieme, rispecchiano il frangersi delle onde ai piedi di una scogliera osservante i desideri inespressi tramutarsi in realtà. È qui, infatti, che il romanticismo prende piede e non lascia più il passo, ed è qui che William e Constance cominciano a capire, apprendendosi, a osare, tentandosi, e ad amare, appassionandosi.

Fonte: Pixabay
Artista: dexmac

 

 

 

 

 

Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days