Oggi La Nicchia Letteraria ospita la quarta tappa del blogtour dedicato a Il canto degli abissi di Valentina Piazza, edito da PubMe con la collana Literary Romance: dopo il focus sull’ambientazione Eilean Mor a cura de La Fenice Magazine e la descrizione della vita marinaresca ospitata su I miei magici mondi, passando per il Linda Bertasi Blog con le delucidazioni sui misteri dello shantyman, ci occupiamo in questo particolare frangente di una figura mitologica adottata in moltissime opere da altrettanti autori, la sirena, una magica creatura che rappresenta sia una benedizione sia una maledizione per i viandanti dei mari, una trappola dalle meravigliose fattezze capaci di condurre alla perdizione più assoluta.
Cosa sappiamo davvero in merito a queste seduttrici delle acque profonde? Conosciamo tutta la verità oppure qualcosa ci sfugge ancora? L’autrice varesotta che ora abita in pianta stabile a Genova ha fatto moltissime ricerche a riguardo, scandagliando ogni dettaglio pur di riproporre ai suoi lettori una verosimile ammaliatrice dal canto facile: che le parole della scrittrice illuminino a giorno i nostri punti ciechi!
La figura centrale del libro, oltre al protagonista James Ducat, è la sirena.
Nei secoli la figura delle sirene è stata più volte affrontata e molte sono le favole e le leggende narrate intorno a questa mitologica donna-pesce. I marinai credevano davvero nella loro esistenza e ne Il canto degli abissi troverete diversi aneddoti che fanno riferimento a fatti o episodi accaduti realmente, almeno a detta dei sopravvissuti… Ma cosa spingeva quegli uomini a incolpare le sirene di alcuni fatali incidenti?
Forse la superstizione, da sempre diffusa e ben radicata.
Ecco cosa scriveva San Bernardo di Clairvaux, ai suoi tempi: «La donna è lo strumento di Satana. Questa ti incanta con allettamenti mondani e ti indica la scorciatoia del diavolo… È simile alla sirena marina; bellissima dall’ombelico in su ha l’aspetto di una vergine formosa; dall’ombelico in giù è simile ad un pesce… canta dolcemente… come la sirena inganna i marinai con dolci melodie, così la donna che vive nel mondo, con i suoi inganni trascina alla perdizione i servi di Cristo.»
E ancora, nel bestiario di Gubbio sono così descritte: «… ed elle vanno poi, quando a lor pare, tucti li ocido e nullo se ne sente.»
Lo stesso Dante ne scriveva in questo modo: «Io son» cantava, «io son dolce serena, che’ marinari in mezzo mar dismago; tanto son di piacere a sentir piena!» (Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio)
Una figura che attrae e repelle allo stesso tempo, simbolo selvaggio del mare, richiamo sensuale che strega gli uomini, facendoli impazzire…
Fredda eppure bellissima, piena di attrattive eppure fatale…
Il viso era magro e affilato, lunghe ciglia scure le contornavano occhi così chiari, da sembrare di ghiaccio, e le labbra, rosa e pallide erano tirate. Avanzava nell’acqua, come se non avesse alcun peso.
Come prima o poi ci saremmo aspettati all’inizio di questo appuntamento, siamo ormai giunti al termine del presente articolo, un piccolo viaggio che, spero, vi abbia invogliato non solo a conoscere più approfonditamente l’essere dalle sembianze umane e ittiche al contempo, ma anche a incuriosirvi sull’opera di Valentina Piazza qui descritta: salutandovi in maniera assai calorosa, vi ricordo l’ultimo rendez-vous dell’iniziativa in corso nella data di domani durante la quale vi aspetta la recensione del libro da parte del blog I Sussurri delle Muse.
29 Novembre 2018 at 18:15
Le sirene sono delle figure che mi hanno sempre appassionata, è forse uno di quei personaggi che non passano mai di moda, le bambine amano Ariel La Sirenetta per questo.
In questa storia sono molto importanti e questa tappa molto interessante