Sono sempre cauta nello scegliere nuovi autori da leggere poiché l’illusione di trovare pane per i miei denti è dietro ogni angolo, deludendomi maggiormente soprattutto quando non me l’aspetto e ostento una certa sicurezza a riguardo, sebbene il mondo letterario in cui vorrei immergermi in quel momento rappresenti un’ignota destinazione che potrebbe mettere in allarme il mio spirito di errante vagabonda delle parole scritte.
A volte, però, concedo a occhi chiusi il beneficio del dubbio se un’amica si erge a personale consigliere, indirizzandomi verso una meta che, a suo avviso, dovrebbe rispondere ai miei gusti: devo ringraziare Susy de I miei magici mondi per avermi suggerito, invitandomi al Review Tour relativo, Hai bussato al mio cuore di Brittainy C. Cherry, una scrittrice davvero sorprendente che mi ha convinta su tutti i fronti della sua bravura fuori dal comune, una travolgente piuma elegante nel descrivere situazioni tragiche da una parte e avvenimenti passionali dall’altra, matrimonio di idee che unisce e compensa, investendo il lettore con palpitazioni energiche da guinness e un’altalena di sentimenti che oscilla fino all’ultima parola della frase di chiusura, punto conclusivo che sancisce la fine e l’inizio, il tutto come lo conosciamo e come ancora lo ignoriamo.
Il Monet’s Gardens è un piccolo negozio di fiori dove, tra i vari tesori che la natura ha donato all’uomo, si respira un’aria quasi surreale, magia e realtà che si incontrano a metà strada e colorano l’universo con la luminosità dei toni brillanti, armonia di molteplici profumi capaci di suscitare ai viandanti girovaghi esperienze di vita piena e vera.
Lucy e Mari, sorelle quasi coetanee che hanno avuto la sfortuna di affrontare numerose battaglie nel loro passato travagliato, sono rientrate in carreggiata grazie a questo paradiso terrestre, sogno di un’esistenza coronato interamente con sforzo e dedizione, qualità che hanno sempre tentato di esternare, anche, e soprattutto, quando il destino infausto sembrava volerle ad ogni costo allontanare dalla strada maestra.
È un giorno come un altro quando le due ragazze si ritrovano sommerse per le consegne da evadere, la prima per un funerale e la seconda per un matrimonio, eventi contrari che paiono dover ristabilire l’ordine cosmico dell’odierno presente. Ed è proprio allora che Lucy, ignara e conscia del maktub, letteralmente “Tutto è scritto e tutto accade per una ragione”, incontra uno dei suoi autori preferiti, Graham Russell, il surfista di così grande talento da riuscire a sottomettere l’onda thriller e horror, una conoscenza fortuita che potrebbe cambiare le loro vite per sempre, rivelandosi per quello che è, un segno effettivo, e forse finalmente benevolo, della sorte.
Il fato è sempre imprevedibile. Qualsiasi sia la strada che abbiamo pescato dalla rosa di alternative disponibili, scandagliando la suddetta cerchia modesta in lungo e in largo pur di scovarla, percorso ormai deciso a cui fare riferimento da ora in poi, qualsiasi scelta abbiamo intrapreso per avventurarci là dove sentiamo nel profondo di appartenere, meta istintiva di proprietà verso la quale siamo indirizzati, passato presente e futuro che si fondono in un unico luogo senza tempo, qualsiasi siano i sogni che nel cassetto custodiamo, spiragli di fiducia nei confronti di un domani in continuo miglioramento, segreti celati solo a coloro che non hanno desiderio di scoprire e comprendere le nostre intime aspirazioni, indipendentemente dallo scenario in atto, dobbiamo preventivare ogni tipologia possibile di inciampo, ostacoli sul cammino che, prendendo alla sprovvista, ci inducono a rallentare nel migliore dei casi e nei peggiori svoltare in traverse non troppo raccomandabili.
Tra i vicoli bui apparsi selvaticamente in diramazioni secondarie, possono nascondersi le radici di uno spettro latente, ombra malata che trasuda drammaticità da ogni poro e intralcia il passaggio con una varietà non numerabile di maniere, lugubre sbarramento che dilania la carne a disposizione, consuma il bottino raccolto, rigurgita il pasto appena ingerito. Chiamata a gran voce, la conseguente paura arriva e reclama il suo tributo, dondolare costante tra un minuscolo barlume di speranza, positivo e aleatorio successo di un’erta salita in direzione della vetta, e l’enorme voragine nel vuoto più nero, presagio di un incubo al sapore di fine che terrorizza eppure attrae: l’opzione spetta a noi e solo a noi, individui eternamente destinati a una selezione naturale, decisione obbligata grazie alla quale viene identificata la fazione per cui parteggiare, bianco candore di un sorriso splendente, cupa smorfia discendente sul viso ormai spento, battaglia tra yin e yang che vedrà vincitore unicamente uno dei due avversari, un piatto della bilancia verso cui la nostra indole propenderà e, accogliente, abbraccerà.
Infatti, se tutto intorno a noi sembra crollare, momento infinitesimo di eterno catafascio che non prognostica affatto rosei esiti ed elimina qualsiasi possibilità di ritorno alle origini, la fiducia nel domani può seriamente risvegliare in noi la forza necessaria capace di estirpare l’erbaccia gramigna della morte, nuvola carica di tempesta dietro la quale, prima o poi, di certo, spunterà il sole, epilogo che si conclude con un principio di vita, trascendentale attimo del durante in cui non riusciamo più a distinguere il pre e il post, nascita esistenziale che, curata e riverita, si rivela il miglior antidoto alle nostre piaghe da decubito. Il tempo sarà giudice e giuria del processo in corso, insindacabile verdetto che ricolloca i vari ingredienti nel giusto spazio a loro riservato, una chance inaspettata da non lasciarsi sfuggire qualora si aneli allo sbroglio della matassa intricata di nodi.
Dalle acque sconosciute dell’oceano su cui la nostra nave sta solcando incontrollata, avvistiamo tra i marosi famigliari di burrasca gelosie infondate nei riguardi del nostro stesso sangue, invidie createsi a partire da incomprensioni che, pian piano, si sono insinuate nel cuore e nella mente, propagando la sua essenza virale da contagio, inedita realtà che avvelena il mero universo circostante, un mondo in caduta libera che può essere recuperato se il perdono si schiera dalla loro parte, tornare indietro per poter andare avanti, una porta non volutamente socchiusa verso un enigma che profuma di casa, rifugio d’affetto dove il nucleo legato spartisce una giunzione pure con le persone che non condividono il fluido nelle vene, sentimenti amichevoli che non conosceranno mai l’estinzione sebbene le situazioni dell’oggi tentino di volta in volta di condurci, strattonando, alla deriva, facendoci credere a un opposto che, invece, non esiste.
Tuttavia, esiste anche un’altra branca dell’affetto da esporre al pubblico ludibrio della gioia condivisa, l’amore verso qualcuno di affine, la persona giusta che bussa al nostro cuore ed entra, con o senza l’appoggio di noi, poiché dispone già dell’unica combinazione in grado di aprire l’uscio, ingresso rimasto chiuso ermeticamente anche per troppo tempo, serrata disponibilità che può coesistere e completarsi, nutrendosi a vicenda, imparando dal diverso e traendone vantaggio: la scintilla esplosa nel muscolo cardiaco potrebbe incarnare una salvezza piena e completa, via d’uscita a cui fare attenzione affinché non si trasformi in una conclusione prematura dell’essere, placebo a una solitudine che va affrontata senza alcuna paura, in pace con noi stessi, in pace con il prossimo, ognuno con il proprio e caratteristico timore dove vi è nidificato l’abbandono, distacco che ristagna nell’incubatrice imponendo al corpo ospitante un’allergia nei confronti dei rapporti dall’epilogo sicuramente infelice, libera prigionia che conduce alla perdizione e sistema sullo stesso piano due eventi uguali e agli antipodi, paradosso di fondamentale importanza che si connette al panico di sempre, anima che deperisce, cuore che smette di battere.
Fortunatamente, esiste un’eccezione a questa regola, la chiave giusta per il suo lucchetto, il momento opportuno da cogliere e vivere, stritolandolo a sé e non lasciandolo più andare. Permettiamo, perciò, all’assoluzione reciproca di accadere, capacità innata che non implica facilità di messa a punto, ma comunque scalpita per apparire definendosi come il basilare tassello della nostra esistenza: non importa quanti contrattempi potremmo mai incrociare nel mentre della nostra passeggiata poiché, se ci crediamo, possiamo realmente farcela a esprimere in tangibilità i nostri intenti.
Lo dobbiamo a noi stessi e quindi lo faremo.
Dalla sola lettura di Hai bussato al mio cuore, ho capito che Brittainy C. Cherry è un’autrice dallo stile oltremodo coinvolgente, penna dalla quale sgorga instancabile una vigorosa drammaticità mischiata alla gioia più effettiva, mistura di realtà credibili che, di conseguenza, rapiscono con maggior facilità il lettore, ghermendolo di sorpresa e conquistandolo dalla prima all’ultima pagina, un viaggio che obbliga il pubblico a non staccarsi dalle parole ivi contenute se non dopo aver terminato la storia ed esaurito, quindi, la brama di sapere, peculiarità tipica del viandante letterario in cerca di emozioni destabilizzanti nella loro assolutezza.
La scrittrice non si tira mai indietro quando dalla storia percepisce la sollecitazione ancestrale e necessaria dello spezzare i cuori altrui in miliardi di brandelli, elementi naturali che si richiamano a vicenda lottando e alleandosi per un bene comune, la ricostituzione dello stesso fulcro dei sentimenti, medesimo organo vitale che però ha cambiato registro, scrigno pulsante dove risiedono comodi tutti i personaggi di Brittainy C. Cherry, figli di carta che si sono scoperti, nel bene e nel male, con lo scorrere incessante dei capitoli, odio e amore concepiti in una manciata di righe e assorbiti in un battito di ciglia, protagonisti delle vite a loro destinate e ora anche delle nostre.
Scheda libro
Titolo: Hai bussato al mio cuore
Autrice: Brittainy C. Cherry
Serie: Elements Series #4
Casa editrice: Newton Compton Editori
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2018
Traduttrice: Maria Grazia Perugini
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 10.00 euro
Costo versione ebook: 5.99 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
5 Aprile 2018 at 12:30
è molto poetica la tua recensione! Il libro è piaciuto anche a me
5 Aprile 2018 at 14:18
Eh hai ragione XD Penso che scrivere “poesia” in tal senso sia la mia condanna… 🙂
Un libro davvero bellissimo, comunque… A volte ci ripenso ancora <3