Qualche volta capita di trovarci di fronte a un libro i cui titolo e copertina sembrano non avere alcun punto in comune, stranezza che molto spesso ci spinge a prendere in mano quel testo, immergendoci quindi nella lettura. Questa situazione descrive esattamente ciò che è successo a me, quando davanti agli occhi mi sono ritrovata Il peso della farfalla di Erri De Luca, autore notorio che molto spesso “incontro” nelle varie librerie ma di cui mai avevo letto nulla. Almeno fino ad ora.
Prima però di avventurarmi nel mondo descritto da questo scrittore italiano, la mia caratteristica curiosità mi ha spinta a riflettere su come quel camoscio che spunta dal basso della copertina potesse essere legato a un titolo del genere. Inutile dire che non sono arrivata a capo di niente: col senno di poi, nonostante il nesso nascosto sia semplice e logico, senza leggere questo libricino di sole 70 pagine, è impossibile per chiunque arrivare a capirlo da soli.
La storia si apre alla maniera di Bambi, una delle classiche favole Disney che tutti o quasi conoscono a menadito: De Luca va a focalizzarsi su un particolare e cioè la morte della mamma del protagonista, che, nel nostro caso, non è un cerbiatto ma bensì un camoscio. La drammaticità però non termina qui: il povero animale, già provato dalla morte della madre, perde la sorellina che si sacrifica per lui, salvandolo da un’aquila, rapace che determina così il futuro solitario e mesto del protagonista. Tuttavia, nonostante abbia dovuto sopportare tante dipartite, scomparse che hanno segnato la sua vita, riesce a crescere, contando solo sulle sue forze, impegnandosi così tanto da battere il maschio dominante del primo branco che incontra. Ed è proprio a livello di questa scena, precisamente alla terza pagina del libro, che appare per la prima volta l’insetto che dà il nome al titolo di questo testo.
Sul corno insanguinato del vincitore si posarono le farfalle bianche. Una di loro ci restò per sempre, per generazioni di farfalle, petalo a sbattere nel vento sopra il re dei camosci nelle stagioni da aprile a novembre.
Anche se è divenuto il sovrano indiscusso del branco, il protagonista è solito starsene sempre per conto suo. Infatti, durante la giornata, soltanto in alcune occasioni che variano di volta in volta, sta in compagnia del suo branco, ma mai per tutto il tempo: terminata ogni visita, si allontana dai suoi sudditi, tornandosene a uno degli innumerevoli nascondigli che lo riparano dai predatori dell’aria, cioè le aquile, e da quelli di terra, ossia gli uomini.
Passano gli anni e l’animale diventa sempre più vecchio, sopraggiungendo a quell’età giusta in cui lui stesso capisce che il suo regno sta finendo.
Quel mattino di novembre si svegliò stanco e seppe che era all’ultima stagione di supremazia. Le sue corna si sarebbero arrese a quelle di un suo figlio più deciso. Ne aveva già dovuto ferire uno al ventre, senza andare a fondo, uno che scalpitava. Uno di loro avrebbe sparso le sue budella al prato e lui sarebbe stato una carcassa sconfitta e svuotata. Non doveva finire così, meglio scomparire, in quello stesso inverno e non farsi trovare.
Però, non solo il re dei camosci è invecchiato: gli fa compagnia un certo cacciatore, una sua vecchia conoscenza, colui che ha ucciso sua madre. Da anni quest’uomo gli dà la caccia e da anni l’animale fuori dal comune, a causa della sua stazza e della sua forza particolari e senza eguali, lo prende in giro con scherzi studiati, atti a confondere l’assassino della sua genitrice e a burlarsene apertamente.
Il primo aspetto che colpisce di questo libro è sicuramente lo stile narrativo: non esistono dei capitoli, ci sono solo dei paragrafi più o meno grandi separati da un’interlinea, strategia che ha permesso a De Luca di saltare, quasi come se richiamasse l’abilità caratteristica del camoscio, dal passato al presente, da un personaggio a un altro, senza alcuna forzatura o stonatura.
La seconda peculiarità di questo scrittore è decisamente il linguaggio: a tratti semplice, a tratti aulico, De Luca è quasi un mago nell’usare le parole, manipolando la loro posizione all’interno della frase, facendo intendere una volta un significato e la volta successiva un altro, come se, invece di utilizzare gli stessi sostantivi, ne usasse sempre di nuovi, come se avesse a disposizione non uno ma un intero scaffale di dizionari di lingua italiana.
L’uomo non sopporta la fine, dopo averla saputa si distrae, spera di aver sbagliato previsione. Era giusto per lui finire tra le rocce, come un re dei camosci, un re minore. Sorrise, perché lo sapeva soffiare nell’armonica, un re minore.
Ed è proprio a livello di questo aspetto che sta tutta la difficoltà de Il peso della farfalla: è sicuramente meglio dedicarsi a questo libro con una mente fresca e ricettiva in quanto è molto facile incespicare nella lettura e perdersi il significato di alcuni periodi solo per la poca concentrazione con cui si affronta questo testo.
I luoghi pittoreschi descritti in maniera impeccabile ed esperta da De Luca permettono al lettore di addentrarsi in un’atmosfera di magica irrealtà, facendolo immedesimare nella narrazione, portandolo a conoscere in toto i due protagonisti che, spinti involontariamente da una forza ignota quale forse è il destino, si inseguono in maniera ininterrotta, mai incontrandosi, fino al momento in cui si troveranno faccia a faccia a fronteggiare ciò che il fato ha voluto riservare loro. Proprio in questo istante che andrà a decretare tutti i risvolti di questa storia, la farfalla e il suo “peso” giocheranno un ruolo fondamentale: questo grande scrittore sembra volerci dire come un esserino piccolo e forse insignificante quale è questo insetto possa invece avere una certa valenza, una rilevanza da un lato imprevista, ma dall’altro abbastanza significativa da non passare inosservata, né agli occhi del lettore né a quelli onniscienti del “capomastro”, definizione con la quale il cacciatore battezza il Creatore.
Quindi, come io stessa ho rivalutato l’importanza di una semplice farfalla, voi dovreste rivalutare questo libricino che, nonostante sia costituito da esigue pagine, vi lascerà sinceramente a bocca aperta, dato il suo contenuto profondo e ben scritto.
Scheda libro
Titolo: Il peso della farfalla
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli Editore
Pagine: 70
Anno di pubblicazione: 2015
Traduttore: –
Genere: Narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: 7.00 euro
Costo versione ebook: 3.99 euro
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