Ancora oggi mi ricordo molto bene come ho appreso dell’esistenza di questo libro, una scoperta per cui ringrazio calorosamente Consuelo del blog letterario Palle di neve di Co, una ragazza gentilissima e a modo che mi ha anche permesso di immergermi nella sua lettura, un viaggio fantastico ed emozionante che non dimenticherò mai. È stato durante il primo appuntamento della rubrica condivisa I consigli della League che sono venuta a conoscenza di Lithium, primo libro della saga St. Jillian scritto a quattro mani dalle italianissime Chiara B. D’Oria e Marika Cavaletto: tra le raccomandazioni letterarie delle mie colleghe è comparsa la sua copertina semplice e nera, dove spiccava questo titolo tanto accattivante da spingermi a informarmene meglio. Poco dopo, all’offerta di recensire e segnalare il romanzo, non ho potuto dire di no e, quindi, con leggero ritardo sulla tabella di marcia, causa una forza maggiore chiamata università, eccomi qui a darvi la mia opinione a riguardo.
Mya e Chrissie si sono appena trasferite nella cittadina scozzese di St. Jillian per affrontare gli studi universitari. Questa, però, è anche l’occasione giusta che stavano aspettando da tempo: le ragazze, infatti, usano tale espediente per cercare di lasciarsi alle spalle la loro vecchia vita, da sempre costellata di dolori spossanti e debilitanti dal punto di vista emotivo, schegge di passato che scalfiscono ancora il loro cuore, nonostante quei frammenti non abbiano alcun punto in comune col presente, a parte l’eco sofferente che continua a riverberarsi nel tempo, tentando così di iniziare un’esistenza completamente diversa, nuovo panorama all’orizzonte per il quale le due protagoniste incrociano le dita affinché si dimostri migliore del suo precedente.
In che modo iniziare al meglio quest’avventura se non con un battesimo nel vero senso della parola? In effetti, Mya e Chrissie, sancendo in maniera definitiva la loro propensione a una vena malcelata di follia giocosa, si erano lanciate una sfida da consumare appena arrivate in territorio straniero, cioè quella di fare un bagno nel lago della cittadina scozzese da loro scelta, una scommessa considerata, da una parte, alla stregua di rito propiziatorio, dall’altro lato, come una sorta di rinascita, un azzerarsi totale per poter ricominciare dal principio, come se non avessero quei sopracitati pregressi che ovunque le inseguono, ombre che, rallentanti, hanno contribuito al cambiamento della loro indole ormai segnata dagli eventi già vissuti.
Ma sarà davvero così? Le due ragazze avranno la possibilità di effettuare questo rinnovamento radicale o forse St. Jillian sancirà il punto di partenza per nuovi guai, ennesime disgrazie e ulteriori fatalità da sommarsi alle loro simili che le due italiane vorrebbero unicamente porre nel dimenticatoio?
Nel momento in cui il destino comincia a giocare con noi scoprendo i propri assi nella manica, andando quasi a prediligere gli istanti meno opportuni per farlo, cioè quando tutto sembra andare per il verso giusto e ancora niente di catastrofico ci è successo, è inutile che rimescoliamo il mazzo di carte sperando che in qualche maniera la situazione si risolvi a nostro vantaggio poiché qualsiasi piano decidiamo di attuare, qualsiasi strategia ci impegniamo ad adottare, qualsiasi compagno valido e leale sia pronto ad allearsi con noi per perorare la nostra causa, risulterà completamente inutile: infatti, una volta che il fato entra in azione, sebbene ci sforziamo per contrastarlo, non c’è più scampo per nessuno, non esiste alcuna via di fuga per il cambiamento radicale che ingordo ci aspetta impaziente, un ribaltamento totale del nostro mondo, come si suol dire dalle stelle alle stalle, una rivoluzione drastica che da quest’attimo in poi induce le persone coinvolte a vestire i panni dei perdenti, i classici malcapitati aggrediti dalle fatalità della vita, eventi avversi che, al pari di bocconi amari, si insinuano nel cuore di ognuno per essere deglutiti prima e digeriti poi, senza alcuno sconto o aiuto, rospi che non si trasformano in principi ma rimangono tali.
A questo punto, individui differenti reagiscono nei modi più disparati, a seconda della propria indole caratteriale, sempre esaudendo ciò che il duo cuore-ragione decide di compiere in merito per loro.
Qualcuno potrebbe trovare difficoltà ad aprirsi al nuovo, inaspettata conquista non voluta a cui però ci si deve abituare, inedito vestito da indossare senza aver avuto la possibilità di provarlo per appurarne l’esattezza della taglia, acquisto a scatola chiusa per la quale non abbiamo facoltà di reso e di sostituzione, perché, in qualche modo, la novità ricorda in tutto e per tutto il passato, quel preterito che abbiamo costantemente vissuto e che, per il male scaturito da esso, desideravamo nel nostro profondo accantonare, come se apponessimo una pietra sopra a ciò che siamo stati per accogliere nel migliore dei modi il domani, giorno ricco di avventure da vivere, capaci di rivoluzionare da cima a fondo la nostra esistenza travagliata, riportandola in auge e dimenticando le sue brutture di un tempo, compensazione che riequilibra il nostro io vagabondo e bisognoso di rinascita. Purtroppo, come molto spesso accade, al fato piace l’ironia e non la lesina se si tratta di farci rivivere gli anni che furono in un pacchetto interamente nuovo, presente confezionato alla perfezione affinché risulti accattivante e, in particolar modo, diverso ai nostri occhi ciechi, dono il cui contenuto ripresenta, in una forma assai singolare, le mille e più sfaccettature che volevamo assolutamente archiviare, un regalo che, dopo la scoperta, si rivela nella sua vera natura, zavorra di epoca antica, peso di questo presente, macigno sul cuore del nostro futuro.
Altri, invece, pensando che la sorte sarebbe stata clemente con il loro futuro, incrociando le dita e auspicando, quindi, in una seconda occasione questa volta da afferrare prontamente, sono rimasti scottati di fronte all’evidenza delle speranze disattese, perdendo all’epoca quell’unico treno in transito alla stazione della vita, convoglio che si era fermato a sufficienza lì per essere preso senza fretta, ma che, per timore dei significati ivi nascosti, celati tra le carrozze del mezzo, e a causa dell’aleatorietà della direzione verso la quale la loro esistenza sarebbe stata indirizzata, sottolineando una presa di posizione ben salda in merito al destino che da tempo era stata scelto per loro, consapevolezza non sempre ovvia ma necessaria, hanno deliberatamente deciso di non salirci, rimanendo sulla banchina all’inizio, voltandogli le spalle e andandosene poco dopo, senza nemmeno vederlo andar via, come se facesse troppo male la sua partenza, sentimento completamente contrastante se si rimugina anche solo un momento sulla perentorietà della scelta fatta. Dopotutto, pensavano che nascondersi dietro una facciata di normalità avrebbe illuso a sufficienza chiunque, in primo luogo sé stessi, facendosi finalmente considerare e presentandosi come la persona diversa che avrebbero tanto voluto essere, completamente opposta a quella che in realtà erano, un individuo affine a loro che avrebbe portato al riscatto di una vita vera, rinnegando definitivamente quel suo semplice simulacro vuoto in essere, difficile da gestire, estraneo al mondo.
Tuttavia i ripieghi, si sa, non rappresentano mai l’alternativa migliore: durante i primi tempi, potrebbero sembrare alla lontana la realizzazione concreta dei desideri taciuti della nostra anima, ma a lungo andare, giorno dopo giorno, il peso dell’errore commesso comincia a farsi sentire, portando a costanti elucubrazioni che da silenzi assordanti si trasformano in urli mentali infiniti, logoranti ed estenuanti pensieri che, oltre a martellare le sinapsi con continuità, girano il coltello nella piaga, illuminandoci ogni secondo di più sulla portata dello sbaglio madornale di cui siamo stati protagonisti indiscussi. Ormai, però, il dado è stato tratto e nulla si può attuare se non accettare in conclusione la propria condizione e viverla, senza provare paura o avversione nei suoi confronti, ma abbracciandola al pari di un vecchio amico che non si vedeva da molti, troppi anni. Inutile dire, inoltre, quanto sia vano ponderare su come si sarebbe dovuto agire un tempo e cosa il destino ci avrebbe riservato in quel caso perché a questo punto è esageratamente tardi, tanto da usare le uniche nostre ore disponibili e libere che abbiamo per consumarci nel rimpianto di un’esistenza non vissuta, per la quale valeva la pena lanciarsi nel vuoto senza paracadute, e nel rimorso dovuto alle sviste caratteristiche del nostro essere umani.
Altre ancora erano assolutamente convinte di non trovare individui similari a sé stesse, così da riuscire a creare da zero rapporti d’affetto di lunga durata, legami che mai avrebbero pensato di instaurare con alcuno, come se la solitudine fosse una loro consolidata inclinazione giornaliera o i sopracitati soggetti fossero rassegnati a una vita in totale isolamento. Molto spesso, a seguito di ciò, capita che si cerchi di mascherare tali sentimenti così innovativi per il proprio cuore, non abituato al tumulto causato da emozioni del genere, da percepirli alla stregua di estranei imbucati a una festa privata: per la paura di manifestarli o di non vederseli ricambiati, più le ore scorrono, come l’acqua di un fiume nel suo giaciglio, più tentano in ogni modo di reprimere questa primavera di vita nella loro anima, rifiorire di colori e profumi che tinteggiano l’esistenza personale di ognuno di nuove tonalità e aromi che permettono una visione completamente ribaltata del mondo di sempre, sfumature accese e tenui che paiono essere il risultato stupefacente del lavoro di un pittore, pennellata su pennellata, luci e ombre che, giocando le une con le altre, invece di soddisfare le necessità di coloro che si trovano loro malgrado nel bel mezzo dell’occhio del ciclone, acuiscono lo slancio tenero che ormai muove da tempo il corredo emotivo portato appresso al pari di un bagaglio a mano, pronti per un viaggio che forse non verrà condiviso dai bersagli di questo affetto incondizionato, tradizionalmente rappresentati dalle persone più impensabili e impensate per interpretare l’indirizzo ultimo di un tale sentimento: l’amore autentico rende forti e cambia chi lo vive, individui che ora si vedono totalmente trasformati, adattati al nuovo io imperante, mentalmente pronti per delle nuove avventure, identiche alle precedenti, forse, ma ora dal retrogusto dissimile sotto ogni punto di vista.
E infine, alcuni che, accecati dal nascere di sentimenti contrastanti e mai provati prima, non riescono a vedere davvero l’ambiente circostante e le situazioni perduranti in esso, magari eludendone anche dei particolari fondamentali per la loro piena comprensione, perdendo quindi dei pezzi per strada, tasselli di un puzzle che non può esistere senza ogni suo componente, indipendentemente che esso sia di grande importanza o meno: in fin dei conti, tutti per uno, uno per tutti. Fortunatamente col tempo, tali sentimenti, mossi dal bisogno dell’istante deflagrante e dalla necessità prorompente di quietarli, sanandoli attraverso l’unico modo possibile che esaudisca quel tale desiderio, e cioè l’azione impulsiva, quell’agire non prevedente alcun buon piano o una qualsivoglia strategia che porti in maniera inequivocabile alla vittoria, entra in gioco l’intelligenza, la razionalità necessaria non solo per afferrare le verità che prima ci erano precluse, nascoste dalla folle esuberanza delle suddette emozioni distruttive, ma anche per prendersi una pausa dal vorticare dei pensieri e provare a vedere la situazione da un’altra angolazione magari più illuminante e chiarificatrice, ulteriore prospettiva che, adottando un’ottica differente, può essere il turning point del nostro piccolo universo: confidiamo, quindi, nel futuro prossimo, prefigurandocelo domani e non oggi, visto che la sola certezza dell’adesso è unicamente il presente.
Perciò, in via generale, si può dire che, con il suo zampino, la sorte sancisce la fine di un’era e l’inizio della sua successiva, eventi agli antipodi che però rappresentano lo stesso identico punto, istante coincidente di un percorso vitale tortuoso e dissestato, dove sparpagliati appaiono infidi pericoli e trappole devastanti che possono cambiare il corso della nostra esistenza da un momento all’altro, senza preavviso, senza clemenza, solo con l’insana voglia di renderci impossibile ogni situazione, anche la più banale di sempre. Tuttavia, per un semplice e minimo particolare bisogna ringraziare grandemente il destino: attraverso una folle procedura di simil fatta, passando dall’alfa all’omega in questo iter scosceso e obbligato, noi alla fine saremo sì annientati ma consapevoli della nostra forza d’animo, carattere forgiato grazie ai passi compiuti in un tale cammino, sancendo un cambiamento estremo della nostra indole.
Se in meglio o in peggio, unicamente il tempo ce lo saprà dire.
Nonostante sia un libro corposo e così denso di particolari da riuscire quasi ad impaurire il lettore per le tantissime informazioni che deve saper ricordare durante la sua lettura, Lithium riesce a trascinare chi legge nel vortice delle parole ivi contenute, senza stancare o rendere il viaggio attraverso le sue pagine faticoso e noioso, ma, al contrario, fin dall’inizio risulta essere avvincente ed appassionante: proprio per questa ragione, ad ogni capitolo terminato, inizia a crescere una smania sempre più avviluppante in grado di spingere i diretti interessati a voler conoscere tutti i segreti che ancora il romanzo deve rivelare. Alla trama trascinante si aggiungono, poi, dei personaggi che lasciano il segno, figure positive e negative che le autrici hanno reso talmente bene da far fiorire nell’anima del lettore odio e amore nutriti nei confronti delle loro creature, altalena di sentimenti contrastanti che legano profondamente chi legge a Mya, Chrissie e tutti gli altri, ognuno con un proprio temperamento singolare, esplicitato a 360 gradi attraverso l’utilizzo di una narrazione che prevede l’alternanza di punti di vista, tecnica che personalmente non apprezzo, sebbene sia oltremodo diffusa nel genere letterario qui trattato, ma che risulta calzante a pennello in questo caso, dimostrando da parte delle scrittrici una padronanza di metodo che non passa di certo inosservata.
Scheda libro
Titolo: Lithium (St Jillian Saga Vol.1)
Autrici: Chiara B. D’Oria e Marika Cavaletto
Casa editrice: –
Pagine: 446
Anno di pubblicazione: 2017
Traduttore: –
Genere: Dark fantasy, Paranormale
Costo versione cartacea: –
Costo versione ebook: 2.99 euro
Link d’acquisto: Amazon
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