Così come il 15 maggio sono iniziati, oggi, purtroppo, volgono al termine gli appuntamenti quotidiani passati in compagnia dell’iniziativa Panorami d’Inchiostro. A chiudere le fila, oltre ai blog Libri e Librai, Libera tra i Libri, Scheggia Tra Le Pagine e Il Baule d’inchiostro, eccomi a rappresentare La Nicchia Letteraria, presentandovi un luogo, totalmente inventato da Elizabeth Gaskell, che ho scoperto un mesetto fa, attraverso la lettura del suo capolavoro, Nord e Sud.

Milton-Northern è una cittadina industriale situata nel Darkshire, conosciuta per la manifattura del cotone, praticamente un piccolo gioiello della modernizzazione, votato a uno sviluppo costante per stare al passo dell’evoluzione in continuo divenire, una crescita portata dal domani, giorno tanto vicino quanto lontano, contemporaneamente.
La fama di questa fucina produttiva e instancabile è, però, anticipata e surclassata da una cattiva reputazione che è riuscita a giungere anche alle orecchie degli abitanti del Sud inglese, così distanti dai vicoli bui e dalle dimore altrettanto spente che caratterizzano quel paese.

«[…] l’aria fumosa di una città industriale come Milton-Northern, con tutte quelle ciminiere e la sporcizia […]. Immagina di vivere in mezzo alle fabbriche, e alla gente di fabbrica!»

Dalle parole che la madre di Margaret spende in merito, potete cominciare a rendervi conto che il luogo da me trattato quest’oggi non rappresenta un atollo paradisiaco dove abitare e trascorrere il resto dei vostri giorni.
Certamente, questa è solo una supposizione della donna, ma, a una prima occhiata sommaria, capirete che forse non è proprio così fuori strada.

C’era bisogno della graziosa carta da parati chiara delle stanze per riconciliarsi con Milton. A dire il vero, c’era bisogno di molto più, quel ‘più’ che non potevano avere. Le spesse nebbie giallognole di novembre erano arrivate a impedire la vista della pianura sulla vallata, creata dall’ampia ansa del fiume, quando la signora Hale giunse nella sua nuova casa.

Non esistevano parole di conforto. Si erano stabiliti a Milton, e per una stagione dovevano sopportare fumo e nebbie; a dire il vero, ogni altra vita sembrava loro preclusa dalla spessa nebbia delle circostanze. […] La sera Margaret, rendendosene conto, si sedette e si abbandonò a una disperazione che la stordiva. L’aria pesante e fumosa aleggiava nella sua camera, che occupava la sporgenza lunga e stretta sul retro della casa. La finestra si affacciava sul muro bianco di un’analoga sporgenza, distante non più di tre metri, che si profilava nella nebbia come un’enorme barriera alla speranza.

L’aria irrespirabile e lo smog non giocano a vantaggio di nessuna città, men che meno di Milton-Northern, fiorente fulcro dell’industrializzazione, dove la famiglia Hale si ritrova ad abitare, suo malgrado.
A girare nuovamente il coltello nella piaga, aggiungiamo anche le persone, gli infaticabili lavoratori che, se da una parte dimostrano metodo e ordine nell’esercizio della loro funzione, come un battaglione unito e compatto che sferra il suo attacco insieme, senza dividersi o disperdersi, dall’altro lato rappresentano la quintessenza del caos e dell’aleatorietà, imprevedibili nelle loro mosse, sregolati nei loro intenti ultimi.

Era una specie di prova per Margaret uscire da sola in quel luogo frenetico e pullulante di attività.

La parte della città in cui si trovava Crampton era soprattutto una via di passaggio per gli operai delle fabbriche. Nelle stradine secondarie lì intorno c’erano molti stabilimenti, dai quali fuoriuscivano fiumi di uomini e di donne due, tre volte al giorno. Finché non ebbe imparato il loro orario di entrata e di uscita, Margaret aveva la sfortuna di imbattersi costantemente in loro. Arrivavano camminando in fretta, con visi impavidi e insolenti, ridendo rumorosamente e facendo battute, mirate in particolar modo a quelli che sembravano essere loro superiori per rango o funzione. Inizialmente Margaret era un po’ spaventata dalle loro voci sguaiate e dalla loro noncuranza di tutte le comuni regole di cortesia in uso per strada. Le ragazze, in modo rozzo, ma non ostile, facevano audaci commenti sul suo abbigliamento; toccavano persino il suo scialle o la sua veste per accertarsi del tipo di stoffa, anzi, un paio di volte le fecero domande su qualche articolo che ammiravano in particolare. Dimostrarono una fiducia così naturale nella sua capacità femminile di comprendere quella loro passione per i vestiti e nella sua bontà, che fu lieta di rispondere a quelle domande, non appena le ebbe capite; e abbozzò un sorriso ai loro commenti. Non la infastidiva incontrare ragazze, per tante o poche che fossero, nonostante il loro vociare e la loro esuberanza. Ma alternava paura e rabbia contro i lavoratori, che facevano commenti non sul suo vestito, ma sul suo aspetto, con gli stessi modi aperti e arditi. Lei, che fino a quel momento aveva inteso anche l’osservazione più raffinata sul suo aspetto fisico come un’insolenza, fu costretta a sopportare l’aperta ammirazione da parte di questi uomini che non avevano peli sulla lingua. Ma proprio quella schiettezza indicava che non volevano in nessun modo ferire la sua delicatezza, e lei lo avrebbe percepito se fosse stata meno spaventata da quel chiassoso disordine. Dal suo timore fuoriusciva un lampo di indignazione che la faceva arrossire, e i suoi occhi scuri si infiammavano nel sentire alcuni dei loro discorsi. Eppure c’erano altre loro espressioni, che, una volta, raggiunta la tranquilla sicurezza domestica, la divertivano e la irritavano allo stesso tempo.

Più Margaret vive a Milton-Northern, più si rende conto delle gigantesche differenze del luogo con la sua amata e compianta Helstone: tutto quello che concerne la vita di qualunque uomo donna o bambino, le priorità dei singoli, l’atteggiamento nei confronti del prossimo e di sé stessi, le virtù ma soprattutto i vizi che gli abitanti si portano dietro, ecco, tutto è agli antipodi con ciò a cui faceva affidamento ed era abituata. La ragazza, presto, comincia a sentirsi sempre più un pesce fuor d’acqua, un piccolo spuntino prelibato in un mare zeppo di squali.

«Vorrei poterti dire quanto mi senta sola. Quanto freddo e aspro sia qui. Ovunque ci sono scontri e crudeltà. Penso che Dio abbia abbandonato questo posto. Credo di aver visto l’Inferno ed è bianco, come la neve…»

Queste sono alcune delle parole che la signorina Hale scrive in una lettera indirizzata alla cugina Edith, una citazione presente unicamente nella serie televisiva, targata BBC, ispirata al romanzo di Elizabeth Gaskell, piccoli e semplici pensieri che rendono l’idea della situazione e di cui ho voluto rendervi partecipi insieme a me.

Tuttavia, non tutto il male vien per nuocere! Col passare del tempo, grazie alla permanenza nella cittadina del cotone, la ragazza si accorge di alcune sue bellezze, celate dalle nebbie di scarto delle ciminiere, arrivando a decantare tali piccole amenità in altre missive sempre indirizzate alla figlia di sua zia.

«Milton è davvero lontana da casa, ma nel suo genere è abbastanza interessante e moderna. Ci sono almeno venti fabbriche intorno alla città, tutte molto prosperose, ed è piena di nuove e molteplici industrie. Non è certamente verde quanto Helstone ed è così grande che molto spesso mi perdo. Ma le persone sono abbastanza amichevoli e c’è sempre qualcuno lì vicino pronto a indicarmi la strada giusta.»

«Ammetto che Milton non possiede alcun palazzo od opera d’arte, ma ci sono dei parchi molto piacevoli dove ogni giorno passeggiamo e incontriamo i nostri amici, quando il tempo ce lo consente.»

Dopo tutte queste promesse, più negative che positive, una domanda sorge spontanea: perché ho scelto proprio Milton-Northern come Panorama d’Inchiostro in grado di far sognare ad occhi aperti? Sebbene Margaret pensi di aver compreso a pieno la cittadina e le sue dinamiche, lei si affida a una prima impressione che fuorvia, portandola a una visione d’insieme errata, e dimostra quanto l’apparenza, molto spesso, possa ingannare davvero bene. Solo scavando, si trovano dei piccoli tesori. Solo scavando, si può vedere l’ambiente circostante da una prospettiva differente e magari scoprire che sì, è quello che fa per noi. Unicamente così, si trova l’umanità delle persone e le loro vere indoli. Proprio queste ultime mi hanno indotta ad amare una polverosa e malsana culla industriale: basta aprire la mente e capire il diverso per apprezzarlo e, infine, amarlo.

Margaret andò a casa, pensando ai suoi nuovi amici […] Da quel giorno Milton divenne un luogo più luminoso per lei. Non era per le lunghe e ventose giornate di sole primaverili, né perché col tempo si stava adattando alla città in cui abitava. Era perché vi aveva trovato un interesse umano.