Se ho letto questo libro è solo per colpa di Johnny Depp. Una sera, una di quelle che ammettono solo coperta e divano, sono rimasta colpita nel trovare un film decente in televisione: Chocolat, tratto dall’omonimo romanzo di Joanne Harris, in cui il bell’attore interpreta il misterioso Roux. E che dire, ricordando la magica atmosfera che impregna quelle pagine, mi è venuta voglia di leggere qualcos’altro dalla stessa autrice e la scelta è subito caduta su La donna alata, il cui titolo mi suggeriva voglia di libertà e piume candide.

Mi sbagliavo sul colore però. Non il bianco, ma il rosso dei capelli e dell’anima dell’Ailée, la Donna Alata, nome d’arte con cui Juliette si è guadagnata la propria fama di funambola. Infatti, nata tra gli zingari e cresciuta tra un carrozzone e l’altro in un perpetuo vagabondare nella Francia dei primi del ‘600, la ragazza ha mostrato sin dalla giovinezza un’indole passionale, quasi selvaggia, tipica della creatura che non appartiene a nessun altro se non a se stessa, libera di volare da un amante all’altro come di volteggiare nel suo intreccio di funi durante gli spettacoli, in modo tale da far credere che abbia davvero un paio d’ali tra le scapole. A causa dell’ingenuità dei suoi sedici anni, un giorno rimane ammaliata dalla figura di Guy LeCorbeau, attore e drammaturgo dalle origini misteriose dedito al gioco d’azzardo, e si unisce alla sua compagnia itinerante. Pur ribadendo la propria indipendenza, Juliette non può fare a meno di tornare ogni volta da lui nonostante i torti subiti, finchè un giorno, dopo l’ennesimo colpo basso incassato, decide di fuggire trovando rifugio all’Abbazia di Sainte-Marie-de-la-Mer, in cui qualche mese dopo dà alla luce la figlia Fleur. Qui comincia la sua nuova vita come Soeur Auguste, insieme ad altre donne che hanno preso il velo non tanto per la vocazione religiosa, quanto per scappare da qualcosa, proprio come lei. La vita scorre tranquilla per cinque anni fino a quando, dopo la morte della Reverenda Madre, giunge al convento la nuova Badessa con il suo confessore, che Juliette scopre essere Il Corvo, la cui comparsa, come l’oscuro presagio dell’uccello di cui porta il nome, arrecherà con sé solo sventure.

Ma il passato è una malattia subdola. Può tornare con una brezza di vento, attraverso il suono di un flauto, seguendo un passo di danza.

Centrale in questo romanzo dal sapore estivo è sicuramente il rapporto contrastante dei due personaggi principali, sospeso sul filo di un amore tagliente come la lama di un pugnale, la cui elsa viene giocata in una sorta di partita a carte tra l’Uomo di picche – ambiguo, vendicativo e dall’astuzia sottilmente crudele, quasi ossessionato dalla sua Ailée, che non ha mai dimenticato – e la Donna di cuori – combattuta tra il bisogno di fuggire di nuovo dal suo passato e la consapevolezza rassegnata di non poterlo dimenticare -, anime plasmate dalla stessa fiamma ardente, al cui sentimento, sopito sotto a uno strato di cenere, basterebbe una flebile scintilla per tornare a bruciare.

Non amare sovente, ma per sempre.

C’è chi arde di passione e chi invece lo fa sul rogo. Infatti le vicende sono ambientate nel 1600, epoca cupa figlia del sospetto e affamata di pregiudizio, in cui la gente, aggrappata alle credenze e alla devozione religiosa, risultava facilmente impressionabile: segni travisati, apparenze fraintese, con la conseguenza che una semplice ragazza potesse essere accusata di stregoneria per una manciata di erbe aromatiche in un fazzoletto. E ho trovato il lavoro della Harris davvero mirabile, in quanto ha saputo ricrearne le atmosfere opprimenti e a tratti grottesche, riuscendo a spolverarle dell’immancabile pizzico di magia che contraddistingue i suoi libri.

Pur avendo dei presupposti interessanti, penso che il punto debole de La donna alata sia proprio la trama: la narrazione – strutturata come un doppio diario – scorre lenta, intrecciando il presente a ricordi passati in modo piuttosto confuso a tratti, per poi subire un’accelerata nella seconda parte, in cui avvengono i pochi colpi di scena degni di nota. La parte finale mi ha deluso un po’, al limite dello scontato a mio parere. A parte ciò, è stata una buona lettura, resa piacevole anche dallo stile affascinante di Joanne Harris, le cui parole sono in grado di far affiorare, vivide davanti alle retine, le storie raccontate nei suoi romanzi.
So che i più romantici tra voi si staranno chiedendo: e il lieto fine? Beh, se ve lo dicessi vi rovinerei la sorpresa.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: La donna alata
Autore: Joanne Harris
Casa editrice: Garzanti Libri
Pagine: 385
Data di pubblicazione: 28 aprile 2006
Traduttore: L. Grandi
Genere: narrativa contemporanea
Costo versione cartacea copertina flessibile: 8,50 euro
Costo versione ebook: 5,99 euro