E se… questo mercoledì tornassi a occuparmi, molto felicemente, di un libro su richiesta, recensendolo più che con piacere? E se… vi dicessi che dovete proprio stare attenti a questo romanzo di Eliana Ciccopiedi perché, una volta iniziato, non potrete fare a meno di continuarne la lettura fino a quando non arriverete alla sua fine? E se… vi confessassi che, a distanza di qualche giorno dall’ultimazione di questo viaggio straordinario, mi sono ritrovata a ripensare a Leonardo ed Elena, alla loro avventura, a tutti gli eventi che l’hanno arricchita e anche alle persone coinvolte oltre a loro, tanto da rileggere qualche stralcio direttamente dal Kindle, solo per rimembrarmi meglio e imprimermi a fuoco sul cuore romantico che mi contraddistingue certe frasi, sciccherie per i miei occhi a cuoricino? E se… è un libro che cattura l’attenzione del lettore fin dal suo titolo, facendogli porre delle domande sul significato che questi due vocaboli, unitamente ai tre puntini di sospensione, potrebbero mai celare, delucidazioni che incuriosiscono nella loro semplicità o complessità, tela di ragno che imbriglia noi amanti della parola stampata in men che non si dica.
Elena, nonostante la laurea in architettura, lavora come wedding planner nella rinomata agenzia milanese di Stella, la quale l’aveva assunta a colpo sicuro quando il nostro mancato architetto, con una sincerità e una schiettezza non indifferenti, aveva dato voce al suo parere critico in merito all’organizzazione del matrimonio della cugina, non sapendo che la sua interlocutrice fosse proprio colei che aveva realizzato il tutto. Sebbene la pessima figura iniziale che poteva non essere presa alla leggera, questa signora ha deciso di dare una possibilità alla protagonista di E se… e per la prima volta le ha dato carta bianca, assegnandole l’organizzazione del matrimonio della cliente Lidia da portare a termine da sola, accompagnata dall’assistente Sara come unica partner in questa incombenza. Dopo aver realizzato piani su piani in merito, programmando tutti i dettagli nei minimi particolari, sicuramente la giornata non poteva iniziare meglio se non con un bel ritardo nella tabella di marcia, ipotizzando magari una sveglia che non suona perché Elena la sera prima mica si è ricordata di anticiparla, leggera dimenticanza dovuta alla serata passata con la sorella a vedere una delle tante repliche del suo musical preferito, entratole nel cuore in fretta, in maniera prepotente e stabile, ancorato là, in quell’organo che pompa il sangue e permette al corpo umano di continuare a vivere. Se poi aggiungiamo a tutto questo il fatto di dover prendere il treno, direzione Firenze, un’ora più tardi rispetto a quanto preventivato, forse non facciamo altro che peggiorare la situazione, giusto? Magari, però, non tutti i mali vengono per nuocere. Potrebbe capitare di salire sul treno, sedersi in una carrozza a caso, vicino a uno dei tanti finestrini, prendere magari un bell’e-reader in mano e “sfogliarsi” uno dei capolavori letterari che più si amano, Via col vento, inframmezzando la lettura con piccole ma intense occhiate al panorama intravisto dal finestrino, un paesaggio che ci permette di sognare ad occhi aperti quella vita che tanto vorremmo concederci, dove vediamo una fattoria in lontananza, in aperta campagna, nella quale vivere circondati da tantissimi animali, creature che noi adoriamo fin nel profondo, portando avanti questa nostra esistenza nella maniera più serena possibile. Potrebbe capitare tutto questo e nel mentre non accorgersi di qualcuno che si siede nel posto quasi di fronte al nostro, sul lato del corridoio, una persona che sicuramente non passa inosservata, tanto da richiamare l’attenzione degli altri passeggeri, i più attenti che non riescono a fare a meno di intraprendere con lei una conversazione, facendosi scappare qualche foto e un autografo magari, un individuo che anche noi amiamo, ma di cui non percepiamo la presenza, indaffarati come siamo, se non per caso, quando finalmente, spinti forse da una forza sconosciuta e primordiale, richiamo assordante e fastidioso, decidiamo di indirizzare gli occhi di fronte a noi, non più sulla “carta”, o distogliendo lo sguardo dal mondo esterno in cui il nostro treno sta sfrecciando. Basta un piccolo scambio silente di battute visive per rendersi conto dello spettacolo che abbiamo di fronte. E se… Elena non si fosse svegliata tardi, evitando quindi di posticipare i suoi doveri giornalieri e prendere, di conseguenza, il treno successivo? E se… non avesse sgarrato nei suoi piani, avrebbe avuto un’altra occasione per incontrare faccia a faccia, sullo stesso piano, non lei dalla platea e lui sul palco, praticamente alla stessa altezza di viso, Leonardo, l’attore che l’ha folgorata con la sua bravura e bellezza in quel musical che ha imparato ad amare solo ed unicamente grazie alla sua performance?
Le risposte a queste domande non le conosco e forse non le conosceremo mai, ma, se volete sapere come la storia di Elena continua e che conseguenze avrà questo incontro nella sua vita, vi resta solo di leggere il romanzo di Eliana Ciccopiedi: non ne rimarrete affatto delusi, credetemi.
Come riassumere in una parola l’atmosfera di cui E se… è permeato? Confusione, decisamente. Detto così, non sembra affatto un punto a favore, ma lo è perché denota la bravura dell’autrice nell’aver realizzato un’opera che rispecchia i suoi protagonisti, estrapolando le loro tempeste emotive interiori e portandole alla luce del sole, impregnando con esse le parole scritte, obbligando i lettori a percepire sulla propria pelle tutto questo bagaglio di sensazioni, imponendo loro di vedere e assimilare fin nel profondo, negli abissi più reconditi dell’anima, queste affettività, entrando, con un invito più che esplicito, nella mente di Leonardo ed Elena e vivere le loro specifiche vicissitudini in prima persona, sentendosi parte di essi, una parte fondamentale e integrante di questi due individui, incontrati per caso, legati per scelta. Perché sì, i personaggi chiave del romanzo di Eliana Ciccopiedi sono smarriti, sballottati nella bufera dei sentimenti che vivono ogni giorno, inchiodati in relazioni amorose che, nonostante non li soddisfino a pieno, paiono per loro così fondamentali da non poterne fare a meno, percependo una sorta di protezione, quella sicurezza che cresce e si rinforza quando la stabilità e la routine entrano in gioco, togliendo il fattore di aleatorietà, portando la garanzia di una vita sicuramente più serena e meno “folle” come poteva esserlo prima. Tuttavia, la rigidità e le limitazioni di questo genere di esistenza mal coesistono con l’amore e le passioni scaturenti da esso, il cui spirito libero cozza, senza tante cerimonie, con i confini dettati da una quotidianità siffatta, non permettendogli di esprimersi nella sua interezza, bloccandogli ogni via attraverso la quale rendere migliore chi è baciato dalla fortuna di entrare in contatto con questo sentimento, creando una fortezza entro cui il nostro cuore è rinchiuso, protetto dal calore emanato dall’amore, le cui braccia forti sono costrette a cingere solo l’aria, evanescente come la nostra anima, lontana anni luce da essa perché fredda e arida, se le si pongono a confronto. Eppure, noi crediamo davvero di vivere a pieno questa emozione, di sentirla scorrere nelle vene, di sapere ciò che si prova avendola al cospetto, di conoscerne la natura, ergendoci a grandi conoscitori ed estimatori dell’affetto, guide abili e capaci nel condurre i visitatori nei meandri del museo di questa ars amatoria ed esibendo, a riguardo, uno scibile degno di nota. Sembra quasi un nostro obiettivo convincerci di questa conoscenza campata per aria, sembra di vitale importanza per noi stessi persuaderci nel credere a una menzogna del genere, come se fosse meglio vivere in questo modo, un’esistenza grigia, monocromatica, senza alcuna sfumatura che possa ringalluzzire ed attizzare la fiamma della passione insita nella nostra relazione, come se andare avanti in una tal maniera fosse tutto ciò a cui noi possiamo ambire, a cui la nostra persona possa protendere, evitando così di portare trambusto nel nostro rifugio, quattro mura dove poterci nascondere, una protezione personale la nostra atta non a preservarci da tutti quegli aspetti e/o eventi che potrebbero ferirci, come pensavamo, ma dalla verità di ciò che abbiamo difronte, quella grande falsità il cui crollo porterebbe alla vita, quella vera, reale, viva. “Forzarsi” non è un verbo che si accosta facilmente e con leggerezza ad “amare”. Non possiamo accendere la sua fiamma come si farebbe con un focolare domestico, come se la diavolina e la carta bastassero a creare il calore tipico del sentimento più incantevole che possa nascere tra due individui. No, l’amore nasce quando meno ce lo aspettiamo, nel momento in cui magari non vorremmo nemmeno averci a che fare, quando siamo convinti di ciò che abbiamo e siamo certi che non cambierà mai nulla, quando crediamo che non ci serva altro per essere felici, rassegnandoci o meno all’idea che la nostra vita, così com’è, ci appaghi al 100%. Non esiste un momento “giusto” per tutto questo e non esiste nemmeno un modo per costringere un tale meccanismo a mettersi in moto, magari accelerando quando più noi siamo pronti o disposti a viverlo pienamente, concedendoci tutti i vizi e le virtù del caso, mettendolo in pausa qualora percepissimo la stanchezza latente che ora si fa sentire sempre più imperiosa, ibernandolo anche, ponendolo in una situazione di stand-by per prenderci una pausa. Questo non è amore: è solo una sua vaga imitazione, riproposta nella chiave che più ci fa comodo, non scegliendo di lasciarci coinvolgere, come se fossimo abituati a una staticità priva di qualsiasi emozione, povera di qualunque sensazione forte e travolgente, accontentandoci, quindi, di un pallido sosia che, in comune all’amore, ha solo il nome, usato decisamente in maniera impropria. Non bisogna mai sentirsi appagati, quando praticamente tutto intorno a noi urla a squarciagola il contrario, quando le persone che ci affiancano giorno dopo giorno si sono accorte del fatto che, sì, facciamo finta di essere contenti della nostra vita, anche se è palese che essa non ci soddisfa neanche un po’, di cui razionalmente ci accontentiamo solo per paura dell’ignoto, del nebuloso domani, di un futuro che potrebbe portare sventure, chissà quali e chissà quante. Di quanti rimorsi e rimpianti abbiamo bisogno per convincerci che dobbiamo prendere di petto la nostra vita e metterci in gioco? Quante lacrime dobbiamo versare, rimuginando su possibili scenari mai accaduti perché il nostro timore infondato non ci ha permesso di saltare nel vuoto? Facciamo come Leonardo ed Elena, mano nella mano, e “Salti tu, salto io”.
C’è, tra me e te, una comprensione infinita. E non mi chiedere di rinunciarci. Non potrei. Tra tutti i miei “e se…”, questo è l’unico che non posso accettare.
Chiacchierando con Eliana…
Cosa ti ha spinto a intraprendere la tua carriera di scrittrice?
Se dicessi che era il mio sogno nel cassetto, mentirei. È successo per caso. Un incontro inaspettato con una persona, anche se definirlo incontro è forse pretenzioso, ha portato con sé una storia che ho poi sentito il bisogno di raccontare. Fino ad allora la scrittura era solo uno sfogo personale, oppure un tema da consegnare al professore, o una relazione. Ma prima di metter giù le pagine del romanzo, non credevo che avrei mai avuto una storia da raccontare.
Dove hai trovato l’ispirazione per il tuo romanzo?
Il prologo del romanzo è tratto dalla realtà, dall’impatto che una persona ha avuto su di me, appena vista. Da lì è nato un vero e proprio interesse per quella persona, e la storia ha cominciato a prendere corpo nella testa. Non era voluto, non me lo aspettavo, né quello che ho visto, né quello che avrebbe generato nella mia mente. Ma questa storia ha poi bussato alla porta, insistentemente. Allora un giorno, parlando ad alta voce, da sola, mi son detta: “E se la scrivessi?”. Ho dovuto dare voce a quel pensiero, perché anche solo pensarlo mi sembrava ridicolo. Eppure, ho aperto word sul pc, e ho cominciato a scrivere. Non mi sono più fermata.
Elena sta ad Africa come Eliana sta a…?
Ad Africa. Stessa cosa. Elena ed Eliana si equivalgono per molti aspetti, e l’Africa è uno di quelli, l’amore per i viaggi, i cartoni animati, l’arte, i libri, ora il teatro musicale. Le passioni di Elena sono le mie passioni. Le sue contraddizioni sono le mie. Il carattere talvolta differisce, Elena è più volitiva di me, è più sfrontata, ma di poco. Tempo fa avrei detto che fosse anche più riuscita di me, ma ora sono anch’io un po’ più soddisfatta di quello che sono. Ecco, ho cercato di prendere esempio da Elena. Per te ha senso?
Leonardo è un personaggio complesso, che hai saputo costruire dettagliatamente, lasciando quell ‘alone di mistero/confusione che lo caratterizza fino alla fine, momento in cui capisce cosa sia giusto fare e cosa vuole davvero, solo scandagliando il fondo del suo cuore. Ti è mai capitato di vivere questa esperienza, in cui non sapevi quale alternativa scegliere, quale direzione far prendere al tuo “cammino”?
“E se…” è nato proprio per questo. Il primo titolo del romanzo era “Salti tu, salto io”. È riassuntivo, vero? Ci vuole coraggio a prendere delle decisioni, e più si cresce, più ce ne vuole. Vivere richiede coraggio. E quando io parlo di vita, non mi riferisco a “esistere” e basta. Esistere e vivere sono due cose nettamente diverse. “E se…” non sarebbe nato, se avessi saputo cosa volevo, se non avessi sentito il bisogno di sfogare i miei dubbi, le mie ansie. Se fossi stata soddisfatta di me stessa, in quel momento della mia vita, quegli occhi su quel palco non mi sarebbero rimasti così impressi. Quando un autore scrive di un personaggio, si immedesima nel personaggio, entra nella sua testa. Ma non può non attingere qualcosa da se stesso, altrimenti creerebbe solo una pallida imitazione di un personaggio. Per essere reale, deve esserci qualcosa di noi. Elena nasce da me, è stata facile da creare. Ma Leo? Leo nasce anche lui da una persona reale, ma io quella persona non la conoscevo. Ho immaginato come potesse essere lui, ma poi ci ho messo tanto di mio. Dentro Leo c’è un po’ di me.
Visto che sono curiosa e leggermente ficcanaso, hai in mente di scrivere un seguito, magari ambientato in Giappone o nel Continente Nero?
Lady C., non sei ficcanaso, e con la tua domanda mi inviti a nozze! Il seguito è quasi terminato! Non ci crederò finché non metterò l’ultimo punto, ma per ora posso dirti che ho scritto tanto. C’è anche un titolo: “Fingiamo che sia per sempre”. Qui la storia non è una sola, ma due, e abbiamo due nuovi protagonisti che si alterneranno sulla scena con Elena e Leonardo. Questi due sono fantastici, ragazze. Posso anche dirvi che regnerà la confusione, in questo nuovo romanzo, vi sentirete piuttosto perse in certi momenti. Ma non preoccupatevi, è intenzionale.
Riguardo l’ambientazione… no, non ho narrato di avventure in Africa, né in Giappone. Le ambientazioni di E se… sono state tutte vissute, per questo sono così realistiche, si percepisce quello che io ho sentito vivendole. Per ora, Africa o Giappone restano dei luoghi lontani che vorrei tanto vivere, ma ancora non ne ho avuto il piacere. Per coerenza, non era il caso inserirle nel romanzo, non avrei reso loro giustizia. E credimi, mi piange il cuore a non averlo fatto. Ma… posso dire che non sarà ambientato solo in Italia.
Scheda libro
Titolo: E se…
Autore: Eliana Ciccopiedi
Casa editrice: Lettere Animate
Pagine: 300
Anno di pubblicazione: 2016
Traduttore: –
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 14.25 euro
Costo versione ebook: 1.99 euro
28 Novembre 2016 at 22:49
Sono ancor più convinta di aver fatto un acquisto ottimo stasera (•̀o•́)ง.
Mi è davvero piaciuta sia l’intervista e la recensione , al più presto leggerò “E se…”
28 Novembre 2016 at 22:53
Davvero?? 😀 Oooooh! Sono contenta 😀 Spero ti piaccia, Annie 😀 Mi farai sapere e sarò molto lieta di leggere la tua opinione quando pubblicherai la recensione 😉 Grazie per essere passata <3
17 Febbraio 2018 at 14:24
Non sapevo avessi letto anche il libro di Eliana e siccome ne parlavamo prima eccomi qui a commentare 🙂
A parte che mi piace tantissimo l’intervista dopo la recensione, rende il contatto più immediato con l’autore.
E’ stata una piacevole sorpresa questo libro e sono contenta di sapere che la pensiamo allo stesso modo.
17 Febbraio 2018 at 15:10
In effetti, anche io sono rimasta sorpresa della lettura “in comune” che inavvertitamente abbiamo fatto 😉 <3 A me è piaciuto davvero molto! Da allora, sono cambiata tantissimo a livello di recensioni, ma si può intuire comunque che "E se..." mi ha colpita in positivo ^_^ <3
Grazie come sempre di essere passata <3