Da anni questo libro sostava nella libreria di famiglia, in uno scomparto quasi impolverato, solo soletto in cerca di attenzione da parte di qualcuno in casa. Ed ecco che arrivo io a prenderlo e salvarlo da una morte certa per desolazione e disperazione.
Cosa mi ha spinto a iniziare questa avventura? Due aspetti in verità, oltre alla trama e alla curiosità insita nella mia persona. Prima di tutto, solo la copertina è qualcosa di unico: il monocromatico di uno dei tanti panorami bostoniani che poi si ritroveranno nel libro sembra sottolineare l’aspetto quasi antico del romanzo, come a ricordarci che comunque l’arco temporale in cui Pearl ci inserisce è un’epoca lontana e insieme affascinante, quale è dopotutto l’Ottocento. Ma sono quelle goccioline di sangue, sparse qua e là, che danno il tocco di classe; sembrano essere state poste come a presagire ciò che si incontrerà, se si vuole leggere questo “libricino” di sole 528 pagine.
Il titolo è il secondo aspetto che mi ha incuriosita a questa lettura. Il Circolo Dante è un’associazione letteraria, effettivamente esistita, e questo elemento mi ha invogliata ancora di più a prendere in mano questo libro e finalmente leggerlo. Tale “circolo” è composto da cinque uomini con un certo spessore letterario, persone di mondo, notorie e stimate dalla comunità di Boston. Lo scopo di questo gruppetto di gentiluomini è aiutare il fondatore del club esclusivo a tradurre per la prima volta La Divina Commedia di Dante Alighieri. Il loro fine è quindi far conoscere agli americani il poeta fiorentino e la sua avventura nell’aldilà, cosa che entusiasma parecchio, fino a un certo livello quasi ridicolo, questi personaggi, come se stessero intraprendendo un’importante impresa degna delle fatiche di Ercole. Ma già all’inizio del romanzo si capisce che questo quintetto dovrà fronteggiare non uno ma ben due problemi non poco banali. Da un lato, la Harvard Corporation non vuole che Dante venga divulgato in America, evitando così la diffusione di una tale assurdità, preservando le menti dei loro compatrioti dalle sciocchezze narrate nel poema dantesco. Dall’altro, iniziano ad avvenire alcuni omicidi cruenti e immorali, che sembrano slegati tra loro, ma che riveleranno un filo conduttore di fondo: infatti, proprio uno dei membri del “Circolo Dante”, il dottor Holmes, scopre, durante l’autopsia del secondo cadavere rinvenuto, che alcune particolarità, presentate dalla vittima, riconducevano al contrappasso che il poeta fiorentino, nell’Inferno, aveva riservato ai simoniaci. Così inizia una corsa contro il tempo: questa squadra di inaspettati e inesperti investigatori decide di indagare, per conto proprio all’inizio, ma poi usufruendo dell’aiuto di un agente di polizia mulatto, e di far luce su questi eventi raccapriccianti, destreggiandosi negli imprevisti in cui il quintetto incorrerà, suo malgrado.
Passiamo ora a parlare di ciò che mi ha colpita. In primis, il linguaggio aulico e ricercato che l’autore ha adottato, una scelta perfetta e azzeccatissima, vista l’epoca in cui il romanzo è ambientato. Però, se da una parte l’uso di un tale linguaggio abbia dei benefici, dall’altra ha anche uno spiacevole svantaggio: vista la formalità che caratterizza questa narrazione, la mia lettura è stata alquanto lenta, difficile e quasi travagliata, per certi versi; mi sono fermata un po’ troppe volte per i miei gusti e per i miei standard, cercando di fare mente locale e ricordarmi i particolari di ciò che avevo letto nel capitolo precedente, per poter quindi collegare i vari indizi, come nel gioco dei puntini da unire nella Settimana Enigmistica. Anche per poter comprendere a pieno l’umorismo signorile e quasi velato, ho dovuto rimuginare parecchio, facendomi poi ritrovare a sorridere e sghignazzare, dopo aver compreso l’ironia ben celata di fondo. Tutto sommato, però, questa non celerità nell’avventurarmi nel mondo del “circolo” mi ha permesso di assaporare ogni dettaglio, facendo letteralmente mia la vicenda, come se la vivessi in prima persona, seppur come pubblico non protagonista.
Il secondo aspetto che ho apprezzato tantissimo è Dante. Nei romanzi in cui è citato, questo grande autore esalta ancora di più il tutto, elevandolo e portando la curiosità a vette altissime, tanto da, molto spesso, spingermi a leggere qualsiasi testo in cui lui è nominato, anche solo in minima parte. È proprio intorno alla sua persona che il romanzo prende vita, tessendo tele intricate e ardue da decifrare nella maniera corretta. Tanto per sottolineare ancora di più la presenza forte del fiorentino e della sua grande opera, Pearl ha deciso di dividere il suo libro in tre cantiche, come a richiamare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso del divin poema.
Si dice sempre che non c’è due senza tre. Quindi parliamo ora delle prime quattro pagine del libro, che costituiscono la sezione chiamata Avvertenza al lettore. Già solo questo titolo secondario mi ha fatto brillare gli occhi dalla felicità: sembra una sorta di foglietto delle istruzioni per l’uso di un medicinale, sottolineando l’importanza comunque di leggere quelle poche paroline, visto che si vuole solo il bene di chi userà la tal pillola o che. Ed è proprio questo ciò che l’autore di queste paginette fa, dicendo alla sottoscritta che:
Voglio solo metterti in guardia, lettore. Per favore, se decidi di proseguire, ricorda che le parole possono uccidere.
Nonostante il tre sia considerato il numero perfetto, sono costretta a raggiungere il numero quattro, dato che c’è un altro punto che ho apprezzato tantissimo in questo libro: il personaggio di Nicholas Rey, il poliziotto che aiuta il Circolo Dante nelle indagini. Oltre al carattere di vero agente leale e onesto che si prodiga per far luce sulle nefandezze che accadono attorno a lui nella città, ho potuto constatare le difficoltà che un uomo mulatto poteva incontrare in tempi come l’Ottocento, difficoltà che molto spesso, purtroppo, alcuni devono affrontare anche ora. Da un lato, nel romanzo, si può notare una certa accettazione da parte dei “piani alti” del colore della sua pelle: infatti gli hanno permesso comunque di servire la patria nella veste di agente. Dall’altro, però, Pearl ha delineato come questa accettazione abbia un limite molto profondo, quasi invalicabile: ad esempio, il fatto che Rey sia costretto ad aggirarsi per le strade bostoniane in borghese e non in uniforme, come se lui effettivamente non fosse un poliziotto; o anche, il fatto che la gente, colleghi e non, lo vedano in maniera diversa proprio per la colorazione differente della pelle, a volte schernendolo, deridendolo. Tutti questi piccoli aspetti delineano, quindi, un razzismo velato, caratterizzato dalle varie ingiustizie del caso, che l’autore ha saputo descrivere nei minimi dettagli, commuovendo il lettore e facendolo anche riflettere a riguardo.
Sperando di avervi invogliato a recuperare questo libro e dargli una possibilità perché se la merita in toto, consiglio questa lettura a coloro a cui piacciono i gialli ambientati in tempi lontani, con un pizzico di mistery e macabra inquietudine, intrisi di una spolveratina minima ma efficace del genere thriller. Sappiate che Pearl farà al caso vostro e troverete assai lieta la sua compagnia nelle serate che dedicherete alla lettura. Lasciandovi una citazione presa direttamente da Il Circolo Dante, dalla quale può scaturire una bella discussione che sarei felice di intraprendere con voi, vi saluto.
«Colui a cui date la caccia non è Lucifero… Non è questo l’omicida di cui mi avete parlato. Quando l’Alighieri lo incontra nel Cocito ghiacciato, Lucifero è puro mutismo, taciturno e singhiozzante. Vedete, ecco come Dante trionfa su Milton: desideriamo che il demonio sia perspicace e formidabile in modo da poterlo sconfiggere, ma il fiorentino complica le cose. Colui a cui date la caccia è Dante. È lui a decidere chi punire, dove collocarlo e quali patimenti infliggergli. È il poeta a compiere queste scelte, benché tenti di farcelo dimenticare vestendo i panni del viaggiatore. Pensiamo che anche lui sia solo un testimone innocente dell’opera di Dio.»
Scheda libro
Titolo: Il Circolo Dante
Autore: Matthew Pearl
Casa editrice: Rizzoli/BUR
Pagine: 528
Anno di pubblicazione: 2003
Traduttore: R. Zuppet
Genere: Thriller
Costo versione cartacea: variabile (tra i 2.00 euro e i 10.00 euro)/-
Costo versione ebook: -/6.99 euro
17 Marzo 2016 at 21:11
Lo comprerò e lo leggerò sicuramente ne sono stata invogliata dalla lettura di queste poche righe!
20 Marzo 2016 at 11:29
Ho notato solo ora questo commento! Sono contenta di averti invogliata, Edda 😉 Fammi sapere cosa ne pensi, una volta letto 😀