Mentre mi squaglio per il caldo infernale che tutt’a un tratto ha voluto creare una cappa di fuoco, tanto micidiale quanto assurda, sulle nostre testoline abituatesi troppo alle temperature a un certo livello di refrigerio -non so quando e come sia successo di preciso, so solo che ne ho già pieni gli zebedei del sudore e del sole! Non è una novità che sia terribilmente poco tollerante riguardo la più gettonata stagione per le vacanze annuali di tutti, ma ammetto che oggi in particolare sono alquanto girata già alle 7.30 del mattino. Però, diciamo la verità com’è davvero, i cabbasisi sono partiti per la tangente così presto perché, quando ieri sono andata a letto, versavano in queste condizioni: vi spiego il motivo nel prossimo inciso- e cerco di mantenere una calma almeno apparente in vista della nuova giornata lavorativa -tenterò di essere breve e di scansare l’unico linguaggio che ora vorrei utilizzare per descrivervi la situazione e celebrare questo istante di niente assoluto impostomi dalla sottoscritta, e cioè quello scurrile e grezzo da scaricatore di porto o camionista a seconda del cliché che preferite adottare, perché dare il buon esempio a chiunque sia dall’altra parte dello schermo, dimostrando uno spirito zen pure quando solo lo zen di per sé ti sta talmente sul fallo da chiederti se, considerata l’afa, forse tu non sia già arrivata all’Inferno per direttissima causa pensieri non piacevoli e decisamente non coccolosi, è sempre cosa buona e giusta. Vi pare normale che la gente mi assegni dei task da espletare durante il turno di lavoro alle 16.30, quando attacco ufficialmente alle 9 del mattino e mi scollego alle 18, magari pretendendo anche che lavori di sera/notte per finire in tempo qualcosa che era ultimato da giorni? Ovviamente non parliamo di questi ipotetici straordinari per cui il pagamento, è chiaro, no?, non è affatto contemplato. Vi pare normale che il codice realizzato in quasi una settimana di fatica e concentrazione sia sconvolto dalle fondamenta per delle modifiche non effettuate da me e che io lo venga a sapere alle 22 dell’antivigilia della deadline? Vi pare normale sfruttare, o comunque tentare di farlo, la propria creatività mentre un condor/uccello del malaugurio si è posato sul vostro groppone con manco la grazia obbligata, chiedendovi ogni cinque minuti se abbiate finito ciò che, è altamente probabile, vi terrà impegnati per, come minimo, due settimane? Eppure, la domanda corretta in un frangente del genere è: mi pagano abbastanza? Dato che la risposta è no, e non è neanche uno spoiler se ci pensate bene, mi chiedo cosa posso aver mai fatto in una vita passata per meritarmi un simile trattamento. Dopo anni di studio universitario, poi, che sembra sia la scoperta dell’acqua calda ma, purtroppo, nel mio ambiente è quasi una rara chimera, il suddetto quesito si pone n-volte oltre il normale-, grazie all’invito dell’autrice stessa, cara amica con cui mi piace bazzicare le fiere libresche -spendendo il mondo e non pentendomene neanche un po’- e per la quale nutro un profondo rispetto sia come persona sia come scrittrice -in soldoni, potrebbe darmi da leggere anche la sua lista della spesa e sarei contenta di buttarmici a capofitto, adorando tutto, persino i numeri in cifra: mi sa che è tempo di aprire una pagina e chiamarla tipo Le bimbe di Fede, ma forse sarebbe troppo disagiante pure per me-, oggi La Nicchia Letteraria partecipa al Review Tour de La Rinascita, il secondo e ultimo volume della dilogia epic fantasy I Figli del Marchio. La Rinascita.
Come potete appurare da soli attraverso la visione del sottostante appuntamento con la rubrica Istantanee di lettrice -vi ricordo cosa prevede questo specifico angolino nicchioso: praticamente abbiamo due paragrafi di recensione, il primo è una sorta di manipolazione di quanto letto nei capitoli iniziali del libro preso in esame, andando magari a prendere anche qualche contenuto del suo precedente, dopotutto in questo caso siamo di fronte al continuo di un altro testo, e il secondo, invece, consiste nel mio parere, evidenziamolo bene, soggettivo concernente, è palese, la storia in questione-, stavolta, lo dico a malincuore, Kesey e Kail non hanno risposto completamente alle mie alte aspettative, cresciute ancora di più a seguito de La Rivelazione, capitolo della saga che comunque avevo amato alla follia. Al di là, però, mi sento in dovere di confermare la bravura di Federica Caglioni nel creare un mondo in cui la realtà si mescola così bene alla fantasia da indurre il lettore a porsi il dubbio dei dubbi, Sbaglio o questa discriminazione è ciò a cui assistiamo da sempre?.

Creazione a cura di Federica del blog On Rainy Days

 

 

 

 

Nel momento in cui, dopo una serie di peripezie capaci di sballottare, un po’ a destra e un po’ a manca, anche l’eroe per eccellenza abituato a un percorso di crescita lungo il quale fermarsi a riposare e, perché no?, abbassare leggermente la guardia non sono azioni contemplabili nell’universo in cui vive tanto solo quanto spesso male accompagnato, ci si rende conto che uno degli obiettivi prefissatisi nella To Do List della propria esistenza ha incredibilmente trovato quella sua massima espressione dove risolversi trovando, infine, il giusto sfogo all’energia accumulata diventa il Sacro Graal di chi, una vita, non l’ha mai avuta davvero, nel suo mero senso di parola diffusa e accettata dalla qualunque, si crede giunto il famoso istante per cui il corpo sente l’obbligo ancestrale di elargire un grande sospiro di sollievo, lo stesso che, sapendo di poterlo tirare senza freno alcuno, ha la capacità di riequilibrare l’animo, permettendogli di sintonizzarsi sui prossimi passi da compiere, uno per volta, tutti in sequenza, per adempiere al destino, del quale si è investiti, verso un domani migliore tutto da scrivere.
Eppure, basta poco per scoprire subito che l’amara verità è un’altra. Ricostruire da zero ciò che si pensava aver consolidato nei giorni passati è il chiodo fisso del presente, sapere che forse non si potrà tornare ai bei tempi andati è la variabile aleatoria del futuro ed essere certi di farcela senza conseguenze va oltre qualsiasi livello di fiducia in sé stessi, ma avere coscienza della bontà del proprio agire vince comunque, sul resto, su tutto, sempre.

Mentre, da una parte, il lettore romantico finalmente è indotto a cimentarsi, magari con troppa veemenza pure per i suoi standard, nell’a tratti evoluzione repentina a tratti stravolgimento graduale della connessione biunivoca sia mentale sia carnale tra la protagonista Occhi di Brace e il suo maestro ora ritrovato dopo essersi smarrito quasi del tutto, e, dall’altra, il divoratore inchiostrato più pretenzioso nel volersi tuffare a ogni costo in sanguinose battaglie ove l’epicità del genere letterario non è solo un nome ma risulta incarnare anche un fatto, viene scottato, magari con troppo clamore pure per i suoi standard, dalla lampante penuria di scontri da vivere, e non assistere nel classico ruolo da mero spettatore ai distanti margini del palcoscenico, in prima persona aiutanti nel definire il fantasy d’appartenenza a cui la dilogia dovrebbe far capo, sovvertente plot twist tra primo e secondo volumi che, lontani addirittura per una quantità importante di capitoli su capitoli gremiti prevalentemente dal ripetitivo flusso di coscienza dei due main characters rispetto le mutue elucubrazioni su chi si è e chi si dovrebbe essere, I Figli del Marchio. La Rinascita di Federica Caglioni è l’inizio di un mondo nel quale la prerogativa di alcuni diventa il privilegio di molti, evidente opera di transizione fra le cui pagine dense di meditazioni dalla natura spesso fondamentale persino nei confronti della realtà fuori la legatura del testo, si scova una varietà immensa di personaggi utilizzati solo fino a un certo punto, quello dove Kesey e Kail prendono il sopravvento e fanno innamorare perdutamente di sé.

Casa non era un luogo, ma il giovane uomo che aveva visto tutto di lei e la trattava come il più prezioso dei miracoli.
Casa era Kail, un’anima imperfetta con angoli bui e spigoli taglienti capace di completarla come nessun altro avrebbe mai potuto. Come mai aveva osato desiderare.
Kail era tutto. Il principio e la fine del suo mondo. E lo sarebbe stato finché entrambi avessero vissuto.

 

 

 

 

Si ringrazia l’autrice per la copia digitale ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: I Figli del Marchio. La Rinascita
Serie: I Figli del Marchio #2
Autrice: Federica Caglioni
Casa editrice:
Pagine: 490
Anno di pubblicazione: 2023
Genere: Epic fantasy, New Adult, Fantasy romance
Costo versione ebook: 3.99 euro
Costo versione cartacea: 17.50 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Il Maestro e l’apprendista custodiscono un segreto.
Diverso, eppure identico.
E quando la nazione giungerà dinnanzi alla fine,
saranno loro a spalancare le porte del baratro.

Kesey Donovan ha compiuto l’impossibile: ha trovato il suo Maestro e lo ha salvato dalla mano dell’Ilios. Adesso è pronta a iniziare l’apprendistato, a trascorrere i prossimi due anni con l’unica persona che è stata capace di scalfire la sua corazza di solitudine e determinazione. Se solo l’uomo che dovrebbe addestrarla si degnasse di parlarle e di riconoscere la sua presenza.
Bloccato dalla certezza che l’Ilios tornerà a devastargli la mente, Kail cerca di mantenere intatto un equilibrio che sente fin troppo precario. È convinto che la soluzione sia ignorare Kesey e ciò che della sua vita gli sfugge per restare a Moirtes, l’isola dove gli elementi convivono in pace e dove hanno trovato rifugio tutti coloro che il Consiglio vorrebbe vedere morti.
Il passato, tuttavia, trama per emergere dalle ombre che lo avvolgono. Kesey e Kail dovranno scegliere se affrontare i sentimenti che li uniscono o se metterli da parte quando si ritroveranno davanti a forze e nemici più grandi di loro. E con il caos pronto a devastare ogni cosa, spetta a Maestro e apprendista decidere se aprire la strada al cambiamento o se lasciarsi schiacciare da tradizioni inique e da nemici sanguinari e senza scrupoli.
La guerra civile è alle porte.
La nazione presto brucerà e Kesey e Kail dovranno decidere cosa rinascerà dalle sue ceneri.