Mentre cerco di non riflettere troppo sulla settimana prossima -mi hanno programmato un corso di formazione lampo del periodo di tre giorni per cui è previsto anche un esame finale da dover superare con un punteggio minimo. Inutile dire che sono estremamente agitata, dopotutto non sono più abituata allo stile di vita tipico dell’università durante la quale si passavano i mesi sui libri per dare, di volta in volta, gli appelli a fine semestre: spero davvero di farcela perché non voglio riprovare l’ebbrezza di tentare ancora e ancora fino alla nausea-, grazie all’organizzatissima Susy-sempre-sul-pezzo-Tomasiello oggi partecipo al blogtour per promuovere la prima fatica letteraria di Viviana De Cecco, Se guarderai nel mio cuore, uno young-adult dalle note malinconiche con cui la Genesis Publishing ha permesso ai noi lettori della qualunque di conoscere la scrittrice cagliaritana: siete curiosi di tuffarvi insieme a me e alle mie colleghe fra le pagine di quest’opera embrionale dallo stile coinvolgente della già citata autrice?
Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing
A seguito dell’articolo con elencati i cinque validi motivi che, secondo I miei magici mondi, dovrebbero indurre i divoratori seriali di testi fiction e non a spalancare le proprie fauci per regalarsi il presente spuntino stampato, attraversando, prima, il focus sui main characters su cui Rivendell: Katy Booklover ha lavorato senza risparmiarsi un secondo e, poi, l’approfondimento redatto da On Rainy Days sulla difficoltà del perdonare sé stessi e gli altri, visionando, infine, la ricerca compiuta da The Carly Library riguardo il sentirsi da soli anche in mezzo alla folla, questa mattina La Nicchia Letteraria si occupa dell’intervista alla protagonista del nostro piccolo evento, una donna che mi ha saputo stupire sia su un livello professionale sia su quello strettamente personale, dimostrandomi quanto sia possibile una vicinanza concreta fra i due mondi distanti, il paroliere e i suoi fan.
Buongiorno, Viviana, e ben approdata alle spiagge nicchiose del mio lit-anfratto per internauti dal palato sia più o meno difficile sia più o meno sofisticato ove, in occasione del blogtour dedicato a “Se guarderai nel mio cuore”, ho il piacere di scambiare finalmente quattro chiacchiere con te, approfittando della presente circostanza non solo per scoprire una manciata di ghiotti retroscena pertinenti all’amore tra Sonia e Samuel ma anche per conoscere meglio la persona celantesi dietro la figura di autrice Genesis Publishing.
Avendo incrociato la tua scrittura tramite “Il giardino delle ombre cinesi”, un esponente della narrazione storica che ha saputo colpirmi nel profondo nonostante l’evidente brevità del testo, ed essendo venuta a conoscenza che il duo infranto Ragazza dei vetri-Anima identifica il tuo battesimo del fuoco con la carta nero seppia, ti chiedo per quale ragione hai deciso di lanciarti nel genere historical dopo una prima esperienza contemporanea: senso di maggiore appartenenza verso un’altra categoria inchiostrata o desiderio di provare l’ebbrezza del nuovo?
✒ Vista la mia propensione all’avventura cartacea, cerco sempre di spaziare da un genere all’altro. Avendo una personalità piuttosto complessa, in cui la mia passione per vari generi letterari mi fa viaggiare con la mente verso mondi e universi di varia natura, non ho mai un cliché fisso, né una linea guida che mi indichi un sentiero prefissato. Quando mi salta in mente un’idea, non mi pongo mai il problema su quali intrecci salteranno fuori dalla mia immaginazione. Così, tra un balzo e l’altro, mi piace provare nuove esperienze e gettarmi nella mischia di categorie molto distanti fra loro. Il mio cuore (restiamo in tema con il romanzo) è composto da frammenti di gialli, romance, noir, storici e young adult. Si può dire che ho un’anima da vagabonda letteraria ed errante, che non ama rinchiudersi in un solo genere. Lo storico, comunque, è stato il mio primo amore. Direi, un colpo di fulmine avvenuto quando avevo quattordici anni, in una sera d’inverno, nei confronti di un romanzo per ragazze edito da Mondadori, che si intitolava L’estate del soldato tedesco. Così, immersa nelle pagine di un’epoca lontana ma non troppo, sono stata folgorata dall’idea di scriverne uno a mia volta, dando alla luce un romanzo che è ancora sepolto nella mia libreria e che forse un giorno potrà aggiungersi, rivisto e rimaneggiato, agli altri libri che ho pubblicato.
Riflettendo sulla personalità del main character femminile che, dinanzi all’imprevisto attraverso cui potrebbe smarrire, per il resto della sua esistenza, quanto ha di più caro nell’universo dopo aver già percepito un simile stordimento anni e anni prima del suddetto incidente di percorso congenito, decide meditatamente di ergersi in tutta la sua, seppur minuta, levatura per difendere il medesimo sangue del suo sangue dal ludibrio un po’ pubblico un po’ privato col quale sarebbe dovuto scendere a patti, secondo te, anche se una chiara famigliarità intercorresse tra due esseri umani legati nel profondo a un doppio filo dalla manifesta resistenza sulla carta, è davvero così giusto prendersi le colpe altrui, da un lato obbligando sé stessi ad accettarne le conseguenze senza emettere alcun alito di fiato in merito e, dall’altro, non permettendo a quel prossimo colpevole di, infine, crescere? Quale ragione ci spinge a preferire il silenzio all’esternazione dei propri misfatti?
✒ Prendersi la colpa di un misfatto commesso da altre persone non è mai la scelta più giusta, ma la volontà di preservare il legame familiare diventa forse un’esigenza che spinge a tacere su colpe non proprie. L’essere umano, nel momento in cui capisce che potrebbe perdere l’amore di chi lo circonda, è capace di portare sulle spalle pesi non suoi. Il silenzio di Sonia è dovuto più che altro alla sua fragilità interiore, al suo disperato bisogno di salvare il fratello per salvare anche se stessa. C’è forse una componente anche egoistica nel suo comportamento, dettato dalla speranza di poter tenere unita una famiglia già disgregata. Difendere il fratello significa, inoltre, farsi carico del fallimento educativo dei genitori, nell’ultima disperata ricerca di salvare il salvabile.
Ponendo sotto i riflettori la controparte maschile del tuo romanzo di formazione dalle tinte malinconiche che, alla stregua di tua peculiarità quasi singolare, ho avuto già la possibilità di esplorare mediante la lettura della tua opera storica verso cui conservo tutt’ora un buon ricordo, un giovane uomo che, spezzato nell’indole a causa di una parentesi così terribile da segnarlo per l’eternità a venire, crede di meritare nessun tipo di liberazione davanti alla cronistoria reale dei fatti in cui, purtroppo, si è trovato per respirare a pieni polmoni, ti domando: può il senso di colpa decidere per noi e imporci uno specifico tragitto da intraprendere, relegando ciò per il quale abbiamo sempre lottato a una mera e insignificante tacca sulla cintura della vita? In casi come questi, è attuabile il piano B che prevede un’autonoma salvezza o è necessario un aiuto esterno da parte di famiglia, amici e/o professionisti per farci comprendere lo sbaglio di marchiarci con un peccato oggettivamente non commesso da noi?
✒ La mente umana, come dimostrano anni di studi psichiatrici, è un mondo ancora inesplorato. Neppure il dottor Freud, tantomeno il dottor Jung, sono riusciti ad addentrarsi nelle oscure profondità del cervello, dei sogni, degli incubi e dell’anima dell’essere umano. Dunque, ritengo che un senso di colpa latente possa guidare una persona verso strade sbagliate, percorsi involontari e non scelti di propria spontanea volontà. Molte volte, un trauma come quello vissuto da Samuel dev’essere ricostruito e portato alla luce da uno specialista, poiché non sempre l’aiuto dei familiari può essere risolutivo. Ci sono sofferenze che vengono rimosse, spinte in fondo alla coscienza e, per quanto una persona cara possa cercare di aiutare il soggetto in questione, solo un professionista dell’ambito medico può garantire una maggiore possibilità di riprendere in mano la propria vita. Nulla, naturalmente, è certo. Perché i labirinti della mente e del cuore sono incomprensibili.
Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing
Tenendo a mente il ruolo fondamentale che l’amore copre all’interno del plot cagionato dalla tua geniale inventiva di scrittrice dal fatto suo evidente, l’unico e solo padre dei sentimenti che, rallentato da un pugno non indifferente di ostacoli sottoforma di Everest in miniatura rispetto l’originale, è riuscito comunque a fare breccia anche laddove la speranza pareva aver deposto le armi, arrendendosi all’evidenza di una disfatta conclamata già a inizio battaglia, guerra o dir si voglia, Publio Virgilio Marone diceva Omnia vincit amor et nos cedamus amori, e cioè L’amore vince su tutto, arrendiamoci anche noi all’amore: credi fattibile che la poc’anzi menzionata emozione sia capace di ribaltare il risultato della partita, non solo favorendo la nostra vittoria negli scontri quotidiani dell’esistenza ma anche guidandoci verso un radicale cambiamento in meglio? È sicuramente una resa o possiamo considerarla la vittoria delle vittorie?
✒ A volte l’amore possiede due volti, due lati della medaglia. Da un lato, può raddoppiare la forza insita già dentro di noi, dall’altro può invece indebolirci, costringendoci ad appoggiarci sempre a qualcun altro per risolvere i nostri conflitti interiori. L’amore vince su tutto quando è fonte di equilibrio, di parità, di rispetto e di fiducia. L’amore può salvare solo se il coraggio è già dentro di noi. L’amore non dev’essere un salvagente a cui aggrapparsi nelle difficoltà, ma solo una scialuppa che noi dobbiamo già calare nelle acque della vita per navigare contro le onde del destino. In amore non esiste resa, perché l’amore non può mai essere una guerra. Tra uomo e donna, non ci dev’essere una lotta per la supremazia o per il potere. L’amore è un sentimento di condivisione, in cui l’uno ascolta l’altra senza giudicare, senza ledere la libertà di scelta dell’individuo che, nella coppia, non può mai annullarsi.
Per concludere questo botta e risposta del quale ti voglio ringraziare ancora una volta poiché, malgrado la facilità con cui spesso riusciamo a interagire con gli esponenti dell’ars scribendi nostrana, è sempre un piacere e un onore per i lettori avere l’occasione di parlare con loro e conoscerli oltre le pagine lette con gli occhi a cuoricini, ti pongo il quesito che tutti i tuoi followers stanno per certo palpitando nel dare voce: puoi confidarci se magari stai lavorando a un qualche altro lavoro oppure se sei in procinto di creare una nuova trama stuzzicante a cui dare la luce? Tornerai ai lidi degli young-adult contemporanei come le vicissitudini di Sonia e Samuel o lo storico ti ha conquistata per un altro giro di boa? Hai in mente un differente genere letterario a cui votarti per differenziarti ancora o ci saprai sorprendere con un’ulteriore prova nei viaggi da te solitamente intrapresi?
✒ Grazie a te, per avermi ospitato sul tuo blog e avermi dato la possibilità di fare due chiacchiere. Spero che i lettori vorranno ancora leggere le mie parole d’inchiostro. Attualmente sto lavorando a diversi progetti, che si inseriscono nell’ambito del giallo e dello storico. Il genere young adult è stato un esperimento, ma non so ancora se in seguito troverò una trama per ripeterlo. Per ora, mi sto concentrando su tematiche e personaggi adulti della realtà quotidiana. Per quanto riguarda lo storico, invece, sto elaborando una storia che si svilupperà forse nel Novecento. Spero, dunque, che vorrete viaggiare ancora con me verso lidi sconosciuti!
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