Quando ho accettato la proposta di Susy de I miei magici mondi per partecipare al Review Party dedicato a La sirena di Black Conch di Monique Roffey -oltre al fatto che dire di no alla mia amica, a volte despota in senso buono se si tratta di belle opere letterarie in cui avventurarsi con un tuffo ad angelo è l’unica scelta possibile, non si può fare manco in un universo parallelo dove potrebbe pure essere solo lontanamente ragionevole, sia la veste grafica cangiante sia il plot tanto struggente quanto romantico hanno giocato un ruolo davvero fondamentale nell’indurmi a capitolare, sventolando la bandiera bianca innanzi al libro targato Marsilio e uscito il 14 giugno di quest’anno-, avevo cominciato subito a prepararmi psicologicamente a ciò che avrei trovato in quelle pagine inchiostrate, un mondo infinito nel quale il mio cuore avrebbe trovato di certo pane per i suoi denti alla ricerca di miele a non finire, sebbene, per arrivarci ghermendone i lati con entrambe le mani, avrei dovuto piangere maremoti di lacrime molto salate e altrettanto amare. Eppure, già al capitolo 1, senza volerlo, le dighe si sono squarciate e l’acqua ha travolto la qualunque sul proprio cammino, lacerando tutto e anche di più: la peculiarità stranamente realistica della storia ha concesso di fare breccia al di là del previsto, aizzandomi tempeste sentimentali che non mi aspettavo di percepire, se non in una versione quasi pallida e poco invasiva.
Perciò, visto che, nonostante l’epilogo mancante -ormai mi è venuta questa fissazione: per colpa di una certa persona che non menzionerò, se non trovo una simile conclusione, parto completamente per la tangente e non capisco più alcunché-, ho amato dalla prima all’ultima parole usate dall’autrice britannica, dissotterro la mia rubrica di consigli librosi Ambarabà -come al solito, ve lo ricordo per rinfrescarvi la memoria: le recensioni del poc’anzi menzionato angolino nicchioso sono costituite da tre parti distinte, i Sintomi che vanno a descrivere ciò di cui siete in cerca sotto forma di avvisaglie segnalanti una malattia sana per eccellenza, la Prescrizione che identifica il farmaco con la F maiuscola di lessemi vergati capaci di arginare la lista delle cinque manifestazioni precedentemente stilate e, infine, il Foglietto illustrativo che spiega il modo giusto per dosare il medicamento elencandone addirittura gli innumerevoli effetti collaterali della magnifica cura. Se ci penso, non ricordo quale lampo di genio, perché, a mio avviso, di questo si tratta modestamente parlando, mi ha permesso di creare una tecnica così strana per divulgare la mia opinione sui libri, ma ne sono molto grata, considerando quanto adori diversificare ed emergere, in senso un po’ positivo e un po’ negativo certo, dall’oceano blogosferico di colleghi validi- perché la grande e piccola Aycayia deve essere conosciuta, adorata e pianta dall’intero globo terracqueo, e non solo dalla sottoscritta.
Creazione a cura di Susy, admin del blog I miei magici mondi
Bisogno lancinante di un finale tanto realistico quanto dolceamaro
Grande curiosità nello scoprire un’originale narrazione corale a tre voci uguali e distinte
Immane desiderio nel leggere un’opera generata a partire da una scrittura travolgente
Forte pena nel capacitarsi della bruttezza, più o meno velata, di ogni essere umano
Ciclopica ideologia nei riguardi dell’esistenza di una precisa anima gemella per tutti
Si ringrazia la casa editrice Marsilio per la copia ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio
Per mezzo di una bislacca narrazione sul corale andante che, ergendosi a unica realizzatrice possibile dello sposalizio fra un trittico di voci assordanti sia primarie sia marginali, una prima persona femminile dal sapore antico abile nell’esprimersi a suon di strofe un po’ liriche un po’ dirette, una sua più odierna parente al maschile capace nel dire la propria con la quotidianità del 2015 a scorrerle nelle vene e un terzo individuo dal genere misto esperto non solo nel liquidare i classici pregiudizi di un’epoca senza fine ma anche nel dimostrare come la globalità possa essere clemente nel valutare e coraggiosa nell’aiutare, dona un’ulteriore sfumatura di colore a un quadro già di per sé perfettamente saturo della brillante energia tratteggiatasi, con incredibile autonomia, nel mentre di una lettura malinconica e gioiosa insieme, nonostante la mancanza di un epilogo che sa farsi percepire troppo considerando, da un lato, il desiderio febbrile del pellegrino di carta inchiostrata nel non volersi separare subito da personaggi entratigli dentro con veemente impetuosità e, dall’altro, la mastodontica necessità di una chiusa dolce per la brusca frenata dell’ultimo capitolo, La sirena di Black Conch di Monique Roffey è una favola moderna che dalla realtà, non avendone il nome, prende tutto il resto, amore (im)possibile e amicizie (im)pensabili che, legati a doppio filo con eventi maledetti da perituri e non, riescono a creare scompiglio pure laddove non si opinava un simile risultato, vere tempeste che, emotive nel profondo, riportano a galla quanto basta per farlo inabissare appena si volta loro le spalle, sempre.
Scheda libro
Titolo: La sirena di Black Conch
Autrice: Monique Roffey
Casa editrice: Marsilio
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2022
Genere: Fantasy, Romance
Costo versione ebook: 9.99 euro
Costo versione cartacea: 17.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Al largo dell’isola immaginaria di Black Conch, la melodia intonata da un pescatore incanta una sirena. Sono secoli che Aycayia, magnifica creatura mezza donna e mezza pesce, nuota nelle acque dei Caraibi e, alba dopo alba, la soavità del canto di quell’uomo la spinge a tornare a cercarlo. Tantissimi anni fa era una donna giovane, la più bella del suo villaggio, che la maledizione delle mogli gelose ha trasformato in un essere marino, intrappolandola nel corpo di un pesce. Un giorno, mentre crede di avvicinarsi alla barca che conosce, Aycayia si ritrova in balia di due turisti americani. A nulla le serve opporre resistenza: l’amo le si è conficcato nella gola e, dopo una lotta feroce, finisce per essere trascinata a terra come un trofeo. Sarà David, il pescatore dalla bella voce, a liberarla, e le sue cure e il suo amore la spoglieranno di pinne e squame, rimutandola in donna. Tra i loro due mondi, così infinitamente distanti, comincerà a vibrare un sentimento di fiducia, poi di indifeso abbandono, fino alla scoperta della passione, delicata e primitiva insieme. Ma non tutte le trasformazioni sono per sempre. Aycayia è libera, misteriosa, sensuale, giovane e antica, la forza arcana che sprigiona spaventa, sconvolgendo i fragili equilibri della piccola comunità a cui approda. E si sa: la gelosia – come l’amore – può avere la forza di un uragano, e durare persino più a lungo.
Una fiaba moderna e dolceamara che intreccia abilmente, e con ironia, gli ingredienti del mito al pungente realismo del quotidiano.
12 Luglio 2022 at 15:06
coff coff colpo di tosse per aver letto la persona che non menziono ahahah
Si è vero quindi manca l’epilogo però stavolta non mi ha fatto valutare in negativo la storia che per quanto triste e malinconica è davvero bella e sono contenta di averla letta con te da despota quale sono ahah e sono contenta anche che ti sia piaciuta com’è piaciuta a me
12 Luglio 2022 at 21:09
Diciamo che la mancanza di epilogo passa in secondo piano rispetto a tutta la perfezione del resto XD
Ssssht, lasciamo il mistero intorno alla “persona che non menziono” AHAHAH 😉 <3