Mentre cerco di capire se il mio evidente disagio si stia trasformando sempre più in una malattia nel vero senso della parola -cioè dai, non solo settimana scorsa, in tre giorni scarsi, ho speso qualcosa tipo un centinaio di euro per due incursioni libresche, rispettivamente nella Feltrinelli qui dietro casa e sullo store online della casa editrice ABEditore, ma mi mancano anche meno di 200 punti per passare dallo status Bronzo a quello Argento con la CartaEffe (non sarebbe un così grosso problema se non facessi parte di questo piano fedeltà da manco un mese): chi poi domenica andrà al Salone Internazionale del Libro a Torino dove spenderà altri suoi risparmi e supererà, è chiaro, il budget mensile fisso la cui soglia ultima si era ripromessa di non valicare pena l’Apocalisse sulla Terra? Beh, almeno il trolley lo mollo a casa, altrimenti diventerei davvero un pericolo sia privato, per il mio portafoglio, sia pubblico, per gli altri che incroceranno la mia strada nei corridoi fra gli stand-, maledicendo, senza mezzi termini, la calura opprimente, e già fuori controllo, in quel di Milano nel recente periodo temporale -questo è solo uno dei tantissimi, forse troppi (non lo nego), motivi per cui io e l’estate non riusciremo mai a instaurare un qualsivoglia rapporto civile, né nella corrente vita né nella prossima: sono sincera, come diavolo fate ad amare una stagione durante cui non si fa altro che respirare a fatica sebbene non si abbiano duemila anni per gamba, sudare pure sotto la doccia vanificando l’atto di igiene stesso, beccarsi un’insolazione con annessi svenimenti e connessi mal di testa perché non ti sei messa un cappello e diventare un pomodoro ambulante in quanto la tua pelle aristocratica si può abbronzare solo così (non mi fraintendete, non sono invidiosa della vostra cute bronzea! A me dà unicamente fastidio il dolore che deriva dal suddetto fenomeno, che io abbia messo o meno la cara protezione 50+)? Per me, siete degli eroi, dico sul serio! Sono certa che, un giorno, un qualche aedo contemporaneo canterà al popolo queste vostre fatiche erculee, innalzando statue celebrative destinate a ricordare le annuali vittorie contro il mostro dall’anima infuocata-, stamattina partecipo al Review Party organizzato da Susy de I miei magici mondi in occasione dell’odierna uscita di Triskell Edizioni che sancisce l’inizio della serie Taking Chances di Tia Louise, This much is true.
Nel sottostante appuntamento con la rubrica Istantanee di lettrice -ve lo spiego di nuovo, giusto per rimediare alle ovvie dimenticanze in merito (in fin dei conti, è da tanto che non scrivo una recensione del genere) e per informare chi, invece, bazzica qui per la prima volta (io spero sempre di raggiungere nuove persone in questa mission impossible, ogni volta che pubblico un articolo: vabbè, crederci non fa male a nessuno, giusto?): oltre a un piccolo paragrafo dove vi illustro, senza dilungarmi molto, cosa penso del libro, ne dedico un altro a uno dei miei soliti sproloqui in cui rimaneggio l’inizio dell’opera in questione donando spunti di riflessioni non richiesti su quanto un viandante letterario si possa aspettare aprendo il volume preso in esame-, vi spiego la ragione per cui una storia comunque carina non è arrivata a ottenere la valutazione delle cinque stelline piene. Ricordatevi, però, che vi aspetto nei commenti per una conferma o una smentita, qualora un giorno doveste leggere questo romance on the road: adoro i dibattiti, soprattutto se le opinioni dei coinvolti sono diverse.
Creazione a cura di Federica del blog On Rainy Days
Quando i minuti a disposizione sono così contati da trasformare la vita in un retelling di Cenerentola dove la mezzanotte diventa una settimana e la scarpetta di cristallo si fa non pervenuta visto che, ai piedi, di calzature non si ha neanche l’ombra in pieno stile Peter Pan, quando l’unica certezza rimasta a questo mondo è l’obiettivo per cui un’esistenza ordinaria e banale ricomincia a guadagnare davvero terreno con un valore aggiunto di tutto rispetto che non solo dona una minuscola parvenza di speranza nel presente universo da brividi, ma fa anche ricredere sul pessimismo adottato fino a quel momento nei confronti della realtà quotidiana e non, un tempo e uno spazio in rotta di collisione che, inevitabile, si ritrovano faccia a faccia per afferrare la situazione nel ferreo abbraccio dell’energia con gli anni tenuta al sicuro, cercando di venirsi incontro per dare un senso al qui e ora, l’assoluta necessità dell’istante in corso dimora nel luogo ameno che, a gran voce, bandisce la globalità delle distrazioni dall’equazione in procinto di essere risolta. Tuttavia, basta poco.
Per sconvolgere dei piani ben calcolati e oliati.
Per dare una piega diversa al tessuto che si sta sfiorando con delicatezza.
Per non riconoscersi più e vedere un’altra persona, diversa, allo specchio di fronte.
Basta poco, ed è sufficiente quel poco affinché il cerchio venga messo in discussione favorendo un’altra figura geometrica: che le sorprendenti deviazioni dalla strada maestra portino a un migliore totalmente inaspettato?
Sebbene risultino fin troppo evidenti le maggiori problematiche legate a un’opera dai sostanziosi contenuti la brevità narrativa della quale non solo viene espressa attraverso il numero sparuto di carta vergata impiegata per la storia stessa, ma viene anche palesata tramite l’esigua manciata di ore servite al lettore per ultimare il testo sotto esame in questione, innanzitutto l’approfondimento relativo al bagaglio emotivo dei personaggi principali che, davvero a causa della tempestività per mezzo di cui ha subito il classico progresso da 0 a 100 nelle scale Richter e Mercalli dell’amore, dà l’impressione di aver ottenuto una bassa credibilità se paragonata a quanto la realtà, di solito, propina ogni giorno a noi comuni mortali e, in secundis, la decisione dell’autrice di non focalizzarsi su ogni vicissitudine rilevante che, trasformata con le sorelle in mere chiazze sbiadite qualora si osservasse il presente quadro letterario nella sua interezza, lasciano lo spazio a contingenze interessanti eppure prive di alcun senso rispetto la trama e il suo svolgimento centrale, il primo volume della serie Taking Chances di Tia Louise, This much is true, è l’eterna speranza di chi non si vuole fermare alla prima salita, atteggiamento costruttivo che, davanti agli innumerevoli ostacoli dell’esistenza, provoca la fiamma invece di soffocarla, mano amica che, tangibile nel protrarsi e salda nel reggersi, elargisce assoluzione, insegnando a perdonare e imparando a risparmiarsi, mutuo baratto senza tempo che, concedendo l’uscita pure a un vicolo cieco, permette al rassegnato il futuro tanto voluto.
L’amore che proviamo l’uno per l’altra è abbastanza potente da bruciare il male. È abbastanza luminoso da guidarci a casa attraverso i momenti più bui e il suo calore ha sciolto il ghiaccio che mi si era formato intorno al cuore.
Ho trovato la mia speranza eterna e, se c’è ancora una verità è che non la lascerò mai andare.
Si ringrazia la casa editrice per la copia digitale ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio
Scheda libro
Titolo: This much is true
Autrice: Tia Louise
Serie: Taking Chances #1
Casa editrice: Triskell Edizioni
Pagine: 265
Anno di pubblicazione: 2022
Genere: Romance
Costo versione ebook: 4.99 euro
Costo versione cartacea: 15.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Hope.
È colpa dell’alcol.
Ho perso il mio locale, sono stata costretta a vendere l’adorata Chevy Impala del 1967 di mio padre e ho anche bevuto troppo.
Ora mi sono svegliata accanto all’uomo più sexy e arrabbiato che abbia mai visto, che sfreccia sull’autostrada come un pipistrello in fuga dall’inferno.
Due occhi azzurri si piantano nei miei con una forza tale da contrarmi lo stomaco…
Accosta, pronto a buttarmi fuori.
Inutile a dirsi, la nostra storia non è cominciata con dolcezza.
J.R.
Due anni fa ho abbracciato il mio figlioletto e gli ho promesso che sarei tornato presto.
Dopodiché, l’unica cosa che ho capito è che mi hanno arrestato per un crimine che non ho commesso.
Fino a che non hanno anticipato la scarcerazione…
Ora sto tornando a casa per affrontare l’uomo che mi ha fatto tutto questo.
Una bugia mi ha mandato dietro le sbarre e ora voglio sapere la verità.
Non ho tempo per una biondina sexy dagli occhi azzurri buttata sul sedile posteriore della macchina che ho appena comprato.
La mia missione è riprendermi mio figlio e ripulire la mia reputazione.
L’amore non è in agenda.
Ma si dice sempre così, vero?
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