Mentre osservo la nebbia divorare gli edifici in prossimità del mio condominio -non avrei mai detto che nei dintorni di Milano, in un centro cittadino così denso di abitazioni, il blob grigio fumo avrebbe raggiunto i livelli del suo gemello campagnolo: paradossalmente, mi fa sentire ancora più a casa di quanto sia già- e incito la mia fame nervosa con i cereali della Oreo -è meglio se non parlo del mio peso: la cyclette mi guarda con disapprovazione da circa un mesetto, quando, in pratica, ho messo in stand-by il ritmo che avevo assunto nel pedalare! Però, se non li avete mai assaggiati, mangiate questi piccoli tesoretti di zucchero e cacao, soprattutto se siete intolleranti al lattosio come me-, oggi partecipo al Blogtour organizzato dalla cara Susy per Sparkle di Tea Usai, la continuazione della storia di Lorelai che avevamo conosciuto nel primo volume della sua saga, Secrets. Sapete cosa succede quando, leggendo con foga, scopro che l’autore o l’autrice ha migliorato tantissimo il suo stile di scrittura? Beh, è semplice: divento felice come una Pasqua in barba al Natale.
Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing
Dopo la tappa de I miei magici mondi che ha toccato, con la dolcezza caratteristica della sua admin, il valore dell’amicizia e l’appuntamento con Rivendell: Katy Booklover che, invece, ha parlato di un argomento fondamentale per ognuno di noi, i legami familiari, a seguito dello studio approfondito che On rainy days ci ha regalato in merito ai secondi amori, La Nicchia Letteraria si occupa di una questione molto poco spinosa, Quanto credi in ciò che non vedi?. Chi non si è mai posto questa domanda terribilmente basilare? Quali sono state le vostre risposte più genuine? Intanto vi lascio la mia, ma ricordatevi di lasciarmi un commento per farmelo sapere.
È possibile basarsi sull’istinto per avere fede in qualcosa? È fattibile asserire la sua veridicità rimanendone del tutto all’oscuro?
Quando circostanze inaspettate dell’esistenza portano l’uditorio a respirare nuove correnti dove torme di opportunità si muovono come se avessero qualcuno alle calcagna, mentre forse si sta addirittura riprendendo da un grande dolore che, nella sua ciclopica entità, pare essere una ferita impossibilitata a rimarginarsi nella tanto dovuta quanto attesa cicatrice, si è sempre inclini a guardare con sospetto ogni più esiguo mutamento poiché l’angoscia dell’ignoto forza le naturali difese di un essere umano a mettere in luce, sia dal punto di vista fisico sia dal suo gemello emotivo, il suo istinto di sopravvivenza: cosa mai sarebbe in grado di esortare una persona razionale ad andare oltre la mera tangibilità che idolatra all’ossessione, pur di abbracciare una visione astratta di ciò che potrebbe essere un giorno, ma ancora non è davvero adesso?
Fonte: Pixabay
Artista: bniique
Eppure, l’insicurezza fa parte del gioco.
Nonostante lo si agogni, non si può controllare tutto a priori.
Nonostante lo si brami, non si può conoscere tutto a priori.
Nonostante lo si desideri, non si può concludere tutto a priori.
Scendere a patti è necessario per non lasciarsi sfuggire alcuna occasione di vita.
Scendere a patti è necessario per non mettere subito le mani avanti in cerca di una falla.
Scendere a patti è necessario per non trattenersi sui propri passi rimanendo fatalmente indietro.
In fin dei conti, è questo che significa vivere ed essere fino in fondo.
Perché, spesso, non si ha bisogno di prove per potersi affidare totalmente.
A volte credere è sufficiente, a volte basta l’amore.
Creazione a cura di Annarita della casa editrice Genesis Publishing
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