Quando finalmente mi sono trasferita, durante il mese di luglio, in quel della provincia di Milano per iniziare la convivenza con il mio fidanzato -per certi versi, se prendiamo in considerazione la mia personale situazione, il 2021 non si sta rivelando il brutto periodo che invece, a braccetto con il suo predecessore, si dimostra, ogni giorno di più, nei riguardi di tutta l’umanità! Mettendo le mani avanti prima di gufarmi alla grandissima nel peggiore dei modi, oltre ad aver ripreso a guidare la macchina che mancava tantissimo dal mio già scarno repertorio in merito, infatti, ho ottenuto l’indipendenza che ho sempre sognato di avere per le mani: forse per via della mia veneranda età che pochi sanno e molti ignorano, forse a causa del lavoro intrapreso da circa un annetto o forse, più semplicemente, per la “chiamata” dello spiccare il volo che sentivo nel mio cuore, nonostante la libertà che comunque i miei genitori hanno sempre lasciato alla mercé della sottoscritta e le difficoltà che man mano saltano fuori giusto per non farci mancare nulla, giurin giurello, non mi sono mai sentita meglio di così in vita mia-, da brava previdente che sono -affermare che organizzo perfettamente tutte le ore a mia disposizione è davvero un eufemismo: dalla regia mi dicono che sono poco maniaca del controllo, sì-, avevo messo in conto di dover accantonare, per quanto sarebbe stato necessario, tutto ciò a cui ero abituata in favore di attività più particolari delle quali, prima di giungere all’agognato bilocale nella city, si occupava, per la maggiore, mia madre.
Considerando non solo la mia evidente sparizione dai radar dell’etere letterario -gli eventi a cui partecipo si contano sulle dita di una mano monca e io, regina della pigrizia e del cazzeggio totali, sto mancando parecchie deadline, sia con me stessa sia con il mio angolino di scrittura creativa che condivido con alcune ragazze ora amiche- ma anche la manifesta assenza della qui presente dai social network -non aggiorno Facebook né Instagram da ere geologiche: molto spesso la voglia di tornare sugli schermi degli utenti è molto, ma altrettanta, talvolta, è la necessità di nascondermi per non rischiare di deludere le aspettative che, magari, qualcuno, al di fuori di me, nutre nei miei riguardi di blogger-, secondo voi, sono stata in grado di riprendere il ritmo? Mentre voi cercate di rispondere a questa domanda retoricamente lapalissiana -ve lo confesso con sincerità, quasi mi vergogno ad avervela posta perché la replica mi porrebbe di fronte alla situazione per quella che è, e cioè una stasi autoimposta verso cui sto facendo carte false pur di scovare un rimedio infallibile e miracoloso-, questa mattina pubblico una nuova recensione per la rubrica nicchiosa di consigli inchiostrati, Ambarabà, dando così il mio contributo all’evento di Review Party organizzato dalla cara Susy de I miei magici mondi per una recentissima uscita targata Astoria Edizioni, Un lungo matrimonio di Tish Delaney.
Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days
Alla curiosa ricerca di un’ambientazione originale sia temporalmente sia spazialmente
Grande bisogno di immedesimarsi in una protagonista capace nel rapire con semplicità
Forte desiderio di esplorare gli anfratti dei rapporti umani in tutta la loro estrema varietà
Curiosità sconfinata nell’abbracciare come l’infanzia possa decidere della maturità
Sogno malcelato per una concreta dimostrazione di quanto l’amore sia importante
Si ringrazia la casa editrice Astoria Edizioni per la copia ricevuta in omaggio.
#prodottofornitoda #copiaomaggio
Malgrado la sporadica difficoltà nel tenere testa a una narrazione particolare dove, di quando in quando, espressioni tipiche del discorso diretto sogliono palesarsi mediante una natura pressoché opposta alla loro a causa della quale la probabilità del lettore di incastrarsi fra parole divise unicamente da virgole ordinarie sale in maniera esponenziale con il suo avanzare nella storia di Tish Delaney, effettiva rappresentazione non comune di un dettaglio lontanissimo dal proprio spirito indiretto che, legata a una parentesi storica abbandonata troppo ai margini delle vicissitudini sia rocambolesche sia drammatiche della main character Mary Rattigan in cui l’obiettivo della sua stessa esistenza inchiostrata sembra essere il nascondersi agli occhi di tutti impersonando uno sfondo notevole eppure trascurabile, propende a confondere acque già di per sé ingarbugliate da sigle e acronimi di faticosa reminiscenza, Un lungo matrimonio è il riposo del guerriero dopo un ostico percorso tutto in salita, faro abbacinante che, squarciando la notte buia e tempestosa nei panni di guida dalle virgiliane sembianze per naufraghi danteschi in quel della loro personale foresta oscura, riporta sulla carreggiata principale chi è stato tanto sfortunato da ultimare fuori strada la propria escursione di vita, rivelazione accecante che, sull’esaurirsi della speranza più rosea, nonostante gli errori di valutazione, dall’esterno nati e all’interno cresciuti, possano spingere verso la direzione sbagliata una volta di troppo, induce a comprendere quanto un cuore sincero è sempre in tempo per rimediare e farsi perdonare.
Scheda libro
Titolo: Un lungo matrimonio
Autrice: Tish Delaney
Casa editrice: Astoria Edizioni
Pagine: 380
Anno di pubblicazione: 2021
Genere: Narrativa
Costo versione ebook: 9.99 euro
Costo versione cartacea: 20.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Mary Rattigan sogna di volare via: da una madre violenta incapace di amore, da un padre buono ma privo di spina dorsale, da un’educazione bigotta, dalla miseria dell’Irlanda del Nord funestata dai Troubles.
Ma i sogni di libertà possono finire in fumo in una sola notte di sconsideratezza adolescenziale: dopo un atto sessuale a metà tra il desiderio di ribellione e lo stupro, Mary si ritrova incinta durante un ritiro in campagna con la scuola. Per salvare l’onore della famiglia, viene costretta a sposare in fretta e furia un vicino di fattoria, John, a sua volta cresciuto col marchio di figlio “bastardo”.
E così, appena sedicenne, Mary si trova imprigionata in una vita matrimoniale (che in fretta le porterà altri figli) di cui non riesce a capire i contorni: non educata all’amore, non è in grado di riconoscere i segnali che il marito le manda; non sapendo cosa significhi volersi bene, non concepisce che qualcuno la possa amare.
La vita trascorre così all’ombra di malintesi che si trascinano per decenni, e solo all’ultimo Mary riuscirà a capire il marito e i sentimenti che lo hanno animato. Forse c’è ancora il tempo per raddrizzare le cose e vivere un istante di felicità.
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