Mentre, durante l’ultimo sciagurato periodo, mi sono clamorosamente imbattuta nell’ennesimo nuovo problema a causa del quale sto cominciando a pensare, con maggior serietà si intende, al fatto che o sono sfortunata o sono tanto sfortunata -non posso più negarlo, signore e signori! Dopo il mese sabbatico che la mia scrittura s’è preso per non si sa bene quale motivo, ora è il mio occhio sinistro a riscuotere quanto gli è dovuto, imponendo alla sottoscritta di vedere una parola su cinque e immaginare il resto della frase come meglio crede: ditemi, si può arrivare a ulteriori livelli di sfiga o questo è il tetto massimo raggiungibile? Sinceramente, ho molta paura della risposta! Ho la netta sensazione che il karma abbia gettato il malocchio sulla mia scopa (?)-, la carissima Simona Busto salva la calma piatta de La Nicchia Letteraria con un racconto strepitoso per la tematica di febbraio scelta, tra l’altro, proprio da lei stessa, Cartoline dall’Inferno.
Perciò, cianco alle bande, qual è il requisito fondamentale che le varie partecipanti della mia rubrica di scrittura creativa Storytelling Chronicles devono soddisfare questa volta? La constraint dei 28 giorni della festività di San Valentino 2021 contempla un messaggio, proveniente da qualcuno del passato o da un personaggio sconosciuto, capace di destabilizzare, mediante il suo contenuto piuttosto inquietante, il main character da capo a piedi.
Ora la domanda da porci è un’altra: in due paginette di vocaboli scritti, cosa avrà mai ricevuto Averil -è un quesito retorico per me, tuttavia… Ve la ricordate, vero? Se sì, siete promossi a pieni voti; se no, tornate sui libri e ripassate, sbarbatelli impertinenti!- da scuoterla fin nelle sue profondità più oscure? L’ambasciator non porta pena, ovviamente, è il felino Alain, ma il nostro adorato famiglio è solo il messaggero di un personaggio secondario -chissà se un giorno diventerà principale! Rimettiamoci nelle alacri manine della nostra autrice di fiducia- che, sono certa, non vi state assolutamente aspettando. Provate per credere e intanto io me la squaglio per partorire qualche arretrato da recuperare.

Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom

Era stato via per tre interi giorni! Sparito… come avrebbe potuto fare un vero gatto. Per giunta aveva scelto di svanire proprio nei primi giorni dopo la ripresa della scuola. Quella stessa scuola a cui si era voluto iscrivere a ogni costo.
Ero furibonda. Del resto, non potevo concedermi di essere preoccupata per lui, dato che continuavo a ripetere quanto lo volessi per sempre fuori dalla mia vita. Quindi mi restava solo la possibilità di essere furiosa.
«Tornerà, tesoro,» mi ripeteva la nonna da tre giorni, e il suo tono gentile e rassicurante alimentava la mia rabbia.
Io non volevo che tornasse! Io non l’avevo scelto come famiglio! E soprattutto io lo odiavo!
«Spero piuttosto che sia caduto in un buco lontano e che ci resti,» ringhiai quando non potei più sopportare quelle parole consolatorie. Poi lasciai la stanza prima di sentire la replica della mia strega preferita.
Comunque nonna ebbe ragione anche quella volta.
Alain tornò. Entrai in casa il pomeriggio del terzo giorno e lo trovai lì, di spalle, ritto davanti al camino, un giubbotto gocciolante addosso a indicare che non era stato via in forma di gatto.
Un’ondata di sollievo mi travolse, ma la scacciai con rabbia. Non c’era alcun motivo di sentirmi così.
Senza una parola, attraversai la cucina-ingresso e mi diressi verso la mia stanza.
«Dovresti aspettare. Ho qualcosa per te.»
Mi girai, per scoprire che aveva voltato leggermente il capo nella mia direzione. Ora i suoi impossibili occhi da gatto mi guardavano fisso.
Mi lasciai sfuggire un verso di scorno. «Qualcuno ha deciso di affibbiarmi un famiglio senza chiedermi cosa ne pensassi. Quello stesso famiglio, che dovrebbe, in quanto tale, restare al mio fianco, proteggermi e consigliarmi, se ne va invece in giro per giorni interi. Però mi ha portato un regalo. Quindi dovrei essere felice, no? Non è quello che ogni strega sogna?»
Mi aspettavo di veder spuntare il solito sorrisetto ironico sul suo viso perfetto, invece rimase serio. Tanto serio da darmi i brividi.
«Questo lo apprezzerai,» replicò in tono glaciale.
Lo guardai infilarsi una mano nella tasca del giubbotto e avanzai per prendere il biglietto ripiegato che mi tendeva. Avrei voluto chiedergli qualcosa, ma il nodo che mi stringeva la gola me lo impedì.
Che diavolo stava succedendo?
Afferrai la carta con dita tremanti e rimasi a osservare lui, senza osare chinare lo sguardo.
«È da parte di tua madre. Non l’ho letta.» Pronunciate quelle parole volse la testa e riprese a fissare il fuoco, l’espressione distante come mai l’avevo vista.
«Che significa?» balbettai, gli occhi ora posati sul foglio bianco. Se quello che Alain aveva detto fosse stato vero avrei dovuto esserne felice, eppure quell’inspiegabile senso d’inquietudine non mi abbandonava.

Fonte: Pixabay
Artista: cocoparisienne

«Quando a passare da un regno all’altro è un essere vivente, la porta non si richiude mai del tutto. Io sono ancora in bilico tra questo e l’altro mondo. A volte il passaggio si socchiude un po’ di più. Stavolta era abbastanza ampio da risucchiarmi. Per me è stata questione di pochi minuti, ma appena tornato mi sono reso conto di essere stato via giorni. Qualcuno mi voleva di là, per consegnarmi un messaggio. Ha spinto con forza la porta e si è impossessato di me.» Emise una sorta di ringhio. «Difficile per me capire se io sia davvero vivo o se la mia presenza in questo universo sia solo un’illusione.»
Mentre lo ascoltavo il tremito nelle mie mani si era fatto più intenso. Le sue parole mi avevano colmato di autentico terrore.
Deglutii a vuoto e lottai con le mie dita per convincerle a spiegare il foglio. Dovevo sapere cosa mi aveva scritto mia madre.

Averil, mia adorata bambina.
Avrei voluto incontrarti ancora una volta, nel giorno della tua iniziazione.
Non è stato possibile.
Attenta, tesoro, le forze oscure cercano di prendere il sopravvento, nel mondo dei morti come in quello dei vivi.
Diffida prima di fidarti. Dona il tuo cuore solo a chi non ha mai venduto la propria anima al buio.
Ti amo. Sempre.

Sentivo le lacrime rigarmi le guance. Quella era senza dubbio la calligrafia di mia madre e rivederla mi sconvolgeva nel profondo.
«Non capisco,» sussurrai. «Perché, mamma, queste parole criptiche? Perché non dirmi tutto con chiarezza?»
«Non poteva.»
Alzai la testa di scatto. Avevo quasi dimenticato la presenza di Alain, e scoprire i suoi occhi verdissimi fissi su di me mi sconvolse.
«Qualsiasi cosa si faccia passare dall’altra parte ha un prezzo. Ogni sillaba scritta su quel foglio le è costata un pezzo d’anima. Scrivere tutto l’avrebbe consumata completamente,» lo disse senza neppure battere le ciglia, ogni parola una lama affilata che mi si conficcava dritta al centro del petto.
Distolse lo sguardo, infilò la mano nell’altra tasca e ne trasse un foglio diverso, più stropicciato. Ne indovinai il motivo quando lo vidi serrarlo con forza nel pugno.
Durò un istante, poi si protese e gettò la carta nel fuoco.
«Ora ognuno di noi ha ricevuto il proprio monito. Sta a noi decidere cosa farne.»
Deglutii a vuoto, colpita una volta di più dal suo tono gelido. «Cos’era?»
«La lettera del diavolo.»

Fonte: Pixabay
Artista: ParallelVision

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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.