Oscillando tra l’estrema felicità nel cuore per essere tornata finalmente a leggere come facevo una volta -malgrado, non solo, stia guardicchiando qualche vecchio anime di cui mi mancavano tantissimo i personaggi, ma sia anche tornata addirittura a videogiocare con Lara Croft nel Tomb Raider del 2013 perché grazie a Steam l’ho trovato a un prezzo stracciato, sono riuscita ad avventurarmi nella trilogia The Folk of the Air di Holly Black! Tra oggi e domani, avrò terminato l’ultimo capitolo, La regina del nulla, e non vedo davvero l’ora di scoprire l’epilogo della storia fra Jude e Cardan- e la ragguardevole preoccupazione per la mia vista -sto avendo qualche problemino con l’occhio sinistro: diciamo che sono letteralmente mezza cieca, spero che le prossime visite mi aiutino a tornare in perfetta forma. Dopotutto, recensire, scrivere e leggere diventano difficili con simili impedimenti non troppo simpatici-, grazie all’organizzazione dei rifugi letterari Libri: Sulle ali dell’immaginazione e Rivendell: Katy Booklover in questo lunedì mattina di fine febbraio sono lieta di partecipare al Blogtour con Review Party finale dedicato a La sorella minore di Catherine Hubback.

Creazione a cura di Alessandra, admin del blog Libri: Sulle ali dell’immaginazione

Dopo il ricco approfondimento di Alessandra e Samuela concernente il passaggio di testimone fra Jane Austen e sua nipote, seguito, prima, dalla tappa dettagliata su ambientazione e contesto storico realizzata da Tania e, poi, dal focus sulla protagonista femminile che è stato magistralmente concretizzato per noi dalla bravissima Catia, passando, infine, da un lato, attraverso lo studio oculato di Raffaella interessante il protagonista maschile dell’opera Vintage Editore e, dall’altro, mediante l’intervista alla traduttrice che Susy ha curato fin nei minimi dettagli, usufruendo dei piccoli schermi dedicati a La Nicchia Letteraria, oggi la sottoscritta si occuperà di menzionare a voi astanti cinque precisi motivi per i quali, a suo avviso, il primo volume della trilogia dedicata a Emma Watson debba rientrare nella vostra sempre molto, fortunatamente o sfortunatamente a seconda dei casi, opulenta To Be Read List.

Dopo essersi abituati all’idea che, in via molto generale, i libri siano caratterizzati dall’avere almeno 350 pagine rilegate di tante gioie quanti dolori capaci, insieme e, al contempo, separati, nel travolgere l’uditorio come se esso si trovasse a bordo di un’ottovolante azionata a tradimento da quel destino a cui piace prendersi gioco di lui, il proposto scrigno prezioso del 1850 potrebbe incarnare un grande sollievo per i lettori grazie alla sua inusuale brevità.

Basandosi solo sul primo volume della trilogia di cui è assoluta protagonista, fin dalle pagine iniziali del libro in questione, Emma Watson viene presentata al pubblico come una ragazza sveglia che, nonostante la sua giovane età e la conseguente poca dimestichezza della quale si fa portatrice nei riguardi degli esseri umani abitanti il pianeta Terra, riesce a farsi sempre un’opinione valida, senza l’aiuto di nessuno, grazie al soccorso di se stessa.

Compassato quanto un gentleman inglese degno di tale nome potrebbe essere nei sogni di chi apprezza non solo il genere storico ma anche quell’elegante romanticismo che ci si aspetta di trovare fra le pagine, a volte ingiallite a volte no, dei suddetti romanzi sia adorati sia odiati dalla massa per le troppo elevate aspettative indotte sul genere maschile nei nostri tempi moderni, Mr. Howard trionfa a mani basse su qualsiasi bellimbusto vuoto e puerile.

Forse perché nell’ultimo periodo la loro mancanza si è fatta sentire più del dovuto vista l’esigua libertà a causa della quale la maggior parte di noi non ha voluto prima e potuto poi approcciarvisi come sempre per le ovvie ragioni che desidero evitare di ripetere, le passeggiate descritte fra le righe de La sorella minore sono davvero una gioia per gli occhi, in particolar modo quando concedono incontri memorabili con persone altrettanto affascinanti.

Per quanto i libri considerati “mattoni” abbiano la capacità di nascondere un fascino tutto loro che, molto spesso, è in grado di convincere un amante della carta inchiostrata a sceglierli proprio per l’intrinseco contenuto di notevole valore malgrado, sotto certi aspetti, possa far decisamente paura insieme alla tipica lunghezza, di solito, considerevole, la leggerezza dell’opera di Catherine Hubback non scalfisce in alcun modo la sua grande attrattiva.

Creazione a cura di Alessandra della casa editrice Genesis Publishing