Dopo un Natale assolutamente bizzarro in cui le emblematiche celebrazioni usuali sono state ridimensionate secondo il proprio formato famiglia a causa delle rigide direttive da seguire per il bene di sé, per il bene degli altri e per il bene di tutti -vi rendete conto che è già passata quasi una settimana dal 25 dicembre? Cioè, io non so come diavolo ci siamo arrivati a oggi che è la vigila del nuovo anno: qualcuno mi aggiorna, gentilmente? Magari se mi proponeste anche un trailer del 2021 non sarebbe malaccio! Vorrei evitarmi ulteriori brutte sorprese, sapendo che l’amore è cieco, ma la sfiga ci vede benissimo-, per la rubrica di scrittura creativa che condivido da febbraio con altre giovani promesse della ars scribendi, Storytelling Chronicles -non ditemi che sto usando paroloni a sproposito: è così e basta, non avete voce in capitolo!-, torna sugli schermi de La Nicchia Letteraria la bravissima Simona Busto con il seguito del racconto Samhain.
Avete idea di cosa significhi per una fangirl trovarsi a leggere in anteprima uno dei testi che più aspettava e bramava perché, diciamocelo, Averil le è entrata così nel cuore da farla impazzire di stenti due mesetti or sono? Ebbene, ieri sera si è verificata davvero quella stranissima congiunzione astrale per la quale, grazie al tema scelto dalla cara Federica, Qualcosa di rubato, mi sono ritrovata per le mani un pezzo d’eccezione ove l’appena consacrata streghetta mignonne vive il successivo tassello della sua esistenza non tanto umana: cosa succederà nel presente rendez-vous che desidereremmo tanto veder approfondita nella prossima puntata?
Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom
«Non lo voglio più qui!» ringhiai a bassa voce, ma forse non abbastanza piano per sfuggire alle sensibili orecchie di Alain. «Mi spia, mi deride e mi provoca! Non riesco più a sopportarlo!»
La nonna sospirò e mi strinse le mani, i grandi occhi scuri immersi nei miei. «Averil, per favore, ne abbiamo già parlato… sai che non possiamo cacciarlo.»
Mi sottrassi al suo tocco con un gesto brusco, carico di stizza. «È il famiglio di Martine Duval, non il mio. Non voglio tenerlo con me. Il dono doveva essere un oggetto, non… questa cosa!»
Guardai fuori dalla finestra. Nella notte la neve aveva steso una spessa coperta bianca su tutto. Un gran bel regalo per la Vigilia. Così non sarei potuta uscire, se non a piedi, una bella camminata di oltre un chilometro per incontrare i miei amici e scambiarci i regali. Tutto contribuiva a rendermi nervosa, ma nulla aveva la capacità di farmi saltare i nervi quanto l’affascinante giovane dai capelli neri che si aggirava per casa. Per lo più sotto forma di grosso gatto nero.
«Dobbiamo aver pazienza, Averil, almeno finché non avremo capito cosa vuole Martine da noi. Un famiglio potente come Alain può essere una benedizione per la congrega. I tuoi poteri saranno senz’altro incrementati in una maniera che non so neppure immaginare.»
«Sì,» sbuffai, «lo so. Noi siamo le custodi dell’equilibrio. Bilanciamo le potenze oscure e teniamo sotto controllo le forze della natura. Non capisco però cosa dovremmo contrastare di tanto tremendo da necessitare dell’aiuto di un famiglio come questo. Non possiamo fidarci di una creatura che apparteneva a una strega folle e pericolosa. Se diventassi come lei…»
Nonna mi prese per le spalle, costringendomi a guardarla negli occhi. «Non succederà, Averil. Tu non sei come lei, non lo sarai mai. Ho fiducia in te. Non importa se il tuo sangue appartiene solo in parte alla nostra razza. So chi ho cresciuto, conosco la tua forza e il tuo cuore, bambina mia.»
Una lacrima solitaria mi rigò la guancia. Mi strinsi a lei in un attimo di totale abbandono, ormai me ne concedevo così pochi.
Subito, però, quella sensazione percorse ogni centimetro del mio corpo. Di nuovo.
Alzai di scatto la testa sopra la spalla della nonna e lo vidi. Aveva la forma di un uomo stavolta, ma i suoi occhi restavano felini. Spaventosi. Vidi un lampo attraversargli le iridi quasi gialle, ma lui rimase immobile, concentrato a fissarmi.
Gli restituii lo sguardo, senza tentennare, in un gesto di aperta sfida.
Poi scostai con delicatezza l’anziana donna ancora stretta a me. «Nonna, vado in paese.»
Lei sbatté le palpebre. «Averil, nessuno può venire a prenderti con le strade in questo stato e non puoi certo camminare fin lì.»
«Sì che posso!» ribattei senza esitare. «Hai appena detto che ti fidi di me.»
Mentre parlavo i miei occhi non erano fissi su di lei. Nonna seguì il mio sguardo e scorse il giovane uomo fermo sulla soglia. Lei allora chinò il capo, comprensiva. «Come vuoi, tesoro. Non fare tardi.»
Entrai nella mia stanza come un tornado e mi sbattei la porta alle spalle. Almeno lì Alain non aveva mai osato entrare, in nessuna forma.
Fonte: Pixabay
Artista: jplenio
Mentre aprivo il cassetto per recuperare i miei monili mi ritrovai a chiedermi se le vecchie leggende fossero vere. Bastò quel pensiero a darmi i brividi, mentre m’infilavo al collo le perle di fiume. Si diceva che Martine avesse infranto molti tabù. Incluso quello di avere rapporti… intimi con il proprio famiglio.
Nessuna strega prima di lei aveva mai violato quella legge, veniva considerato un sacrilegio gravissimo, punibile con l’esilio o peggio.
In realtà non c’erano state molte occasioni di disattendere quella norma sacra di recente, perché i famigli erano scomparsi da almeno un secolo. Nessuna congrega al mondo poteva dire di averne uno.
Tranne la nostra.
Grazie al dono sgradito che mi era stato offerto a Samhain senza che potessi rifiutarlo.
E nessuno sapeva cosa fosse in realtà il nostro bel gattone nero. Per tutti era solo Jupiter, un grosso felino dal carattere scorbutico. Streghe e stregoni non erano in grado di percepire la sua vera natura.
Rabbrividii di nuovo mentre, sovrappensiero, aprivo con un gesto automatico la scatoletta contenente il mio fiore. Le mie dita distratte incontrarono il vuoto dove avrei dovuto trovare la preziosa spilla di mamma. Il sangue mi si gelò nelle vene, e intanto il cuore iniziava a pompare furioso.
È stato lui!
Come una furia mi gettai sulle sue tracce.
«Alain!» lo apostrofai senza preamboli non appena lo scorsi seduto accanto al caminetto, le lunghe gambe accavallate in una posa pigra. «Dimmi dov’è! Ora!»
Lui si girò lento e un lampo di sorpresa gli attraversò per un attimo lo sguardo, ma poi storse la bocca impassibile e crudele. «Di cosa staresti parlando, mignonne?»
Quell’appellativo affettuoso, pronunciato dalle sue labbra, mi dava la nausea ogni volta che lo sentivo.
Non volevo essere definita carina, non da lui almeno.
«Smetti subito di chiamarmi così e non far finta di non capire! Ridammi la spilla d’ambra di mia madre. Il mio fiore. Lo rivoglio.»
«Continuo a non capire, mignonne.» Calcò apposta sul vezzeggiativo, a sfidarmi. «Io non ti ho preso nulla.»
«Bugiardo!» gridai, gli occhi che mi si riempivano di lacrime senza che potessi fare nulla per arrestarle. La spilla era stata un dono. Mamma l’aveva ricevuta in regalo da papà, ricordo del viaggio in Europa che aveva fatto sbocciare il loro amore. Poco importava che mio padre, da comune mortale, l’avesse acquistato senza conoscere il reale potere di quel talismano.
Nemmeno io avevo mai badato al suo valore in quanto oggetto magico, per me era solo il più prezioso dei ricordi, perché rappresentava l’amore tra i miei genitori.
Non avrei rinunciato al mio fiore senza lottare.
Alain si alzò con grande lentezza e avanzò piano fino a mettersi davanti a me. La sua vicinanza mi metteva sempre una strana agitazione, a cui non potevo sottrarmi.
I suoi occhi adesso erano seri e stranamente privi di malizia. «Io non mento, quasi mai. Be’, di certo non a te. Non ne avrei motivo né bisogno.»
Fonte: Pixabay
Artista: MabelAmber
Mi asciugò le lacrime con il pollice e una lunga serie di brividi mi percorse la schiena. Potevo percepire la presenza della nonna alle mie spalle, di certo attirata dalle mie grida, ma non riuscivo a muovermi. «Potrai anche non credermi, mignonne, ma non sono io il tuo nemico, voglio solo quel che vuoi tu.»
Si mosse verso la porta, con passo indolente e leggero.
Sbattei le palpebre e mi parve di uscire da una trance. Sentivo ancora il calore della sua pelle sulle guance, benché il contatto si fosse ormai interrotto. Mi voltai di scatto. «Dove vai?»
Girò la testa senza ruotare il busto, rivolse un sorriso a mia nonna, poi tornò a guardarmi. «A cercare il tuo fiore. Streghe e stregoni vanno e vengono da questa casa, così come gli umani. Che sia per il suo potere o per un semplice dispetto, è stato qualcun altro a prendere la spilla. Non io. Sarò però quello che te la riporterà.»
Incrociai le braccia sul petto. «Ah sì? E se l’avesse davvero rubato uno di noi come potresti trovarlo? Sai aggirare un incantesimo di occultamento?»
«No, ma posso sempre contare sui poteri del me stesso che voi chiamate Jupiter.» Si strinse nelle spalle, poi annusò l’aria in un gesto plateale. I suoi occhi brillarono di nuovo maliziosi. «Conosco il tuo odore in ogni piccola sfumatura, mignonne.»
Aprii la bocca per replicare, ma in un lampo lui mutò e tutto ciò che vidi fu un’ombra nera che guizzava via, mentre i suoi vestiti giacevano in un mucchio scomposto sul pavimento. Una ventata d’aria gelida annunciò che aveva spalancato la porta d’ingresso.
Nonna chiuse, poi venne ad abbracciarmi. Mi posò un delicato bacio sulla guancia. «Credo sia meglio se resti a casa per oggi. Aspettiamo Alain. Se c’è qualcuno in grado di ritrovare il tuo fiore è lui. Proviamo a fidarci per una volta.»
Annuii, gli occhi che mi si riempivano di nuovo di lacrime brucianti.
Restammo a casa da sole fino a notte fonda. Sentii la chiave che girava nella toppa e balzai in piedi, le parole di un incantesimo offensivo che già mi vorticavano nella mente. Nonna mi raggiunse in un istante.
Nell’ingresso c’era il mio famiglio. Non più gatto ora. I capelli e il corpo nudo erano bagnati di neve e tra i denti stringeva qualcosa.
Si passò l’oggetto nel palmo della mano e avanzò verso di me, per nulla imbarazzato nel mostrarsi senza vestiti. Per un solo, folle istante cedetti alla tentazione di guardare il suo corpo dai muscoli atletici. Poi tornai a guardarlo in viso, imprecando sottovoce quando notai il suo sorrisetto soddisfatto. Si era accorto della mia fugace occhiata.
Non disse nulla, si limitò a prendermi la mano per farvi scivolare qualcosa. A occhi sgranati fissai il mio fiore: la palla d’ambra più scura al centro, le altre di un giallo delicato intorno, a formare i petali.
Inghiottii il nodo che mi stringeva la gola e guardai Alain. «Grazie,» sussurrai.
Si strinse nelle spalle. «La sola seccatura è stata che non era vicino, ma trovarlo e prenderlo è stato un gioco da ragazzi, visto che era in mano a un umano.»
Un umano?
Non ebbi il tempo di domandare nulla, perché lui, ancora nudo, si chinò all’altezza del mio orecchio per sussurrare: «Chi è Liam Beaufort?»
Sussultai nel sentire quel nome, ma Alain si era già allontanato senza attendere risposta. Lo guardai afferrare una vestaglia appesa in un angolo e coprirsi in fretta.
«Comunque puoi stare tranquilla, alla ripresa della scuola mi iscriverò ai tuoi stessi corsi e farò in modo di essere sempre in casa quando avrai ospiti. Così nessuno potrà più prendere qualcosa di tuo.»
La mia mente era ancora concentrata su Liam, con cui avevo troncato ogni rapporto subito dopo la mia consacrazione avvenuta nella notte di Samhain. Quando aveva preso il mio fiore? E soprattutto perché? Vendetta? Cupidigia? O c’era dell’altro?
Poi la nebbia dei miei ragionamenti confusi si squarciò in un attimo e registrai le ultime parole pronunciate da Jupiter – Alain.
«Alla ripresa della scuola tu farai cosa?»
Fonte: Pixabay
Artista: flflflflfl
Copyright © 2020 Simona Busto
Tutti i diritti riservati.
Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
9 Gennaio 2021 at 16:35
E adesso? Dimmi che scriverai altro su di loro, vero? Vero?
Ho adorato il tuo racconto, sono rimasta incollata allo schermo per leggerlo fino alla fine. Non posso che essere ancora più curiosa e adoro davvero l’ambientazione della storia. Lei è una ragazza con carattere e Alain credo sia uno di quei ragazzi che ci regalerà un sacco di gioie a noi lettrici. Dico bene? 😉
Complimenti per la storia, mi è piaciuta molto e non vedo l’ora di leggere altro su loro due.
A presto
13 Gennaio 2021 at 11:55
Penso di essermi persa un pezzo di loro due oppure la mia memoria è pessima, ma leggendo i commenti sopra è chiaro che questi protagonisti sono già usciti in precedenza comunque sia ho trovato questo racconto molto molto bello e inerente alla trama. Mi è piaciuto molto e secondo sei stata bravissima a crearlo così appassionante
25 Gennaio 2021 at 11:58
Hi! Non credo di aver letto di questi personaggi prima, come nel caso dell’altra ragazza, anche perché ho partecipato solo in un’altra occasione a questo progetto. In ogni caso a me piace molto lo stile frizzante usato. Lo trovo molto leggero, scorrevole ed incalzante. Niente pipponi lunghi o brevi! XD Non ho appunti negativi da fare.
30 Gennaio 2021 at 23:40
Ciao Simona!
Non avendo letto il primo racconto, sono ovviamente andata a leggerlo prima di questo e devo dirti che li ho adorati entrambi! Sono bellissimi.
Grazie, anche, per aver partecipato al mio tema con una storia che, giuro, mi ha fatto spuntare gli stessi sorrisetti di Alain (lo amo, questo famiglio!!). L’ho letto tutto d’un fiato ed è scritto così bene che sarei andata avanti a leggere fino a domani, se ci fosse stato un altro pezzettino in più (ci sarà? Magari… un libro?) Bravissima e… Voglio questo famiglio ❤︎
31 Gennaio 2021 at 13:29
E’ con immenso piacere che rivedo questi personaggi e il finale mi fa ben sperare in un altro seguito. Adoro i loro dialoghi maliziosi, questa coppia ha davvero un buon potenziale e mi ha fatto partire la ship. Mi piacciono queste atmosfere cupe e misteriose ambientate in bellissime giornate invernali. Complimenti, Simona!