Mentre mi sparo in endovena un’altra puntata di Gossip Girl che Netflix gentilmente ha messo a disposizione per i suoi clienti fino al 31 dicembre di questo 2020 da non ricordare manco alla lontana -ebbene sì, pure io sono approdata sulla piattaforma online di streaming legale, facendomi convincere dalle sue attraenti lusinghe di cui la mia cara amica Chiara ne è diventata la massima portavoce-, questo pomeriggio aggiungo al repertorio firmato Storytelling Chronicles un nuovo inquilino della rubrica di scrittura creativa che da inizio anno ho deciso di condividere insieme ad altre intrepide compagne d’avventura nero inchiostrata.
Quando Federica ha scelto la tematica del mese in piena modalità Grinch, Qualcosa di rubato -perché ha avuto lei l’ultima parola sulla decisione? Questa ragazza dal cuore d’oro ha commentato le nostre produzioni di settembre, malgrado non fosse obbligata in quanto non ha potuto aderire all’iniziativa di allora-, la prima idea balenatami nel cervelletto riguardava un pezzo sicuramente a lieto fine e certamente romantico, magari aggiungendo dei dettagli tragicomici perché piangere sia per le risate sia per la malinconia è davvero liberatorio.
Eppure, un avvenimento capitato nel mio minuscolo paesino in data 30 novembre 2020 mi ha fatto cambiare registro: un mio vicino di casa, un caro ragazzo che incontravo spesso e volentieri nei momenti in cui potevamo uscire dalle nostre quattro mura domestiche, ha lasciato la nostra comunità durante quel lunedì maledetto. Mi ha straziata nel profondo venirlo a sapere, benché non sia appartenuta alla sua cerchia ristretta di amici, perché era giovanissimo e sprizzante energia da ogni poro e, proprio per questo, la malaugurata notizia è stata ancora più distruttiva del normale. Visto che, quindi, a causa del lockdown da zona rossa non ho avuto la possibilità di omaggiarlo nella classica e giusta maniera rispondente alle varie necessità di un simile attimo drammatico, ho dato vita a un racconto sulla morte, un incontro scontro dove essa, nonostante tutto, vede la sua fine nelle magiche trame del ricordo più dolce.
Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom
Non ho mai pensato di avere poco tempo a disposizione.
Rifletterci, alla mia età, non avrebbe tanto senso, dopotutto.
Credi di avere il mondo ai tuoi piedi, a 17 anni.
Inizi a fare seri progetti di vita, a 17 anni.
Non vedi l’ora di diventare grande, a 17 anni.
Ti immagini già all’università.
Attorniato da nuovi amici. Immerso in una routine fatta di esami e lezioni.
Magari fra i banchi dell’aula. A scherzare con i compagni delle gaffe avute con questo o quel professore.
O forse appostato dietro qualche pilastro. A fissare chi ti piace. Perché, ehi, ancora non hai trovato il coraggio di parlarci, se non attraverso le classiche pagine Facebook di Spotted.
Invano, certo.
Più probabilmente sentiresti nel cuore una grande nostalgia di quanto hai lasciato alle superiori.
La solidità di rapporti già avviati. La prevedibilità delle giornate di studio. Il diario scolastico zeppo di dediche e non di compiti come avrebbe sempre dovuto essere, ma pazienza, andava bene così.
Allora perché mai dovrebbe passare nell’anticamera del tuo cervello che, prima o poi, la morte farà visita anche a te, quando hai 17 anni?
Insomma, di quale strano masochismo devi soffrire per farti seghe mentali del genere?
Sarò sincero: non lo sapevo ieri, non ne ho idea oggi, ma ho dovuto impararlo per il domani.
A mie spese.
A spese di altri.
Per la tristezza di tutti.
È inutile girarci intorno.
Sebbene chi mi conosce cerchi di non darci troppo peso facendo finta di niente, io non posso ignorarlo come loro non possono farlo fino in fondo: sto morendo e nessuno potrà cambiare il mio destino.
C’è stato un momento in cui lottare era all’ordine del giorno.
Per carità, pure ora lo sto facendo dopo settimane dall’inizio della fine. Non mi limito in alcun modo perché, se da una parte non posso, dall’altra non voglio, ma anche io, nonostante le conseguenze delle radiazioni, mi sono accorto che le cose sono leggermente cambiate. Per esempio, sono molto più stanco rispetto a sei mesi fa e devo davvero ammetterlo, sono quasi consapevole dell’inevitabile che mi fa paura. Sì, l’affaticamento, quindi, non è solo fisico.
Il terrore mi sta uccidendo e non ho scelto questo verbo per fare il coglione sdrammatizzando la situazione, ma perché è l’unico adatto da sfruttare in questo istante.
Cerco di non pensarci, portando a spasso la mia cagnolina ogni pomeriggio come se niente fosse, e il motivo è tanto semplice quanto complesso.
Fonte: Pixabay
Artista: DanielaJakob
Devo essere forte.
Non lo affermo per la mia persona, come egoisticamente dovrei fare.
Lo dichiaro per i miei genitori e quegli amici che stanno condividendo con me la pena da cui non posso sfuggire.
In fin dei conti, se cedo io, cedono anche loro, giusto?
Ho paura, ma non posso percepirla. Perché la sentono anche loro e non devono.
Ho ansia, ma non posso percepirla. Perché la sentono anche loro e non devono.
Ho rabbia, ma non posso percepirla. Perché la sentono anche loro e non devono.
Non devono sopravvivermi disprezzando la vita che hanno perché io non l’avrò più.
Non devono sopravvivermi piangendo lacrime amare perché io non sarò più qui.
Non devono sopravvivermi ricordandomi con la paura, l’ansia e la rabbia in corpo.
Sono sempre io, dopotutto.
Sono Jeff, solo Jeff.
Quello che si dava da fare con stile in ogni sfida lanciatami.
Quello che, malgrado gli inciampi, si rialzava subito dopo la caduta.
Quello che, se si impegnava in qualcosa, era capace di uscirne vincitore.
Non voglio che cambino parere. Su di me.
Non voglio che cambino opinione. Per me.
Sorridere, nonostante tutto, è lottare, malgrado tutto.
Quindi, dire alla mamma che va alla grande, che sto bene e che non mi sono mai sentito meglio ed essere consapevole che non va alla grande, che non sto bene e che non mi sono mai sentito peggio è il mio ultimo desiderio.
Ho una brutta sensazione, in questo freddo 30 novembre 2020, e ne conosco la ragione.
Ho una brutta sensazione, ma non voglio darla a vedere neanche a me.
Mi addormento dopo il saluto, guardandola andar via, pur sapendo che mi sono state rubate tutte le possibilità in questa esistenza.
Mi addormento dopo il saluto, guardandola andar via, pur sapendo che forse non riaprirò più gli occhi in questa vita.
Ma non mi interessa.
Giuro, non mi importa.
Perché almeno i ricordi di me non verranno mai tolti a nessuno, con la mia partenza.
Perché almeno i ricordi di me rimarranno per l’eternità, dopo la mia partenza.
Nei cuori che ho potuto amare stando qui.
Nei cuori che hanno potuto amarmi stando qui.
Sorrido e me ne frego.
Perché sono in pace e so che ho fatto il possibile.
Per me.
Per loro.
Per tutti.
Sempre e comunque.
Fino alla fine e oltre.
Fonte: Pixabay
Artista: qimono
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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
28 Dicembre 2020 at 18:27
Comincio da te perchè ero curiosa di sapere cosa avevi sfornato per questo mese e come dice Stephanie wow è la prima esclamazione che mi è venuta in mente.
Ribadisco ciò che ho detto altre volte, secondo me tu riesci con frasi brevi a centrare perfettamente il concetto tanto che arriva subito al lettore soprendondolo ma nello stesso tempo incuriosendolo a voler andare oltre. Brava
9 Gennaio 2021 at 14:12
Wow. Ho la pelle d’oca, ho letto e sentito i brividi. Il tuo racconto sembra una poesia, ha un ritmo che incalza sempre di più, un po’ come una canzone che inizia lentamente per poi scoppiare verso il grande finale. Ho sentito il dolore, la sofferenza, l’impotenza del protagonista, ho sentito tutto ciò che lui provava e che tu in modo semplicemente perfetto lo hai trasmesso a chi legge.
Complimenti, perché hai scritto un racconto breve e intenso, magnifico.
A presto
30 Gennaio 2021 at 22:49
Ciao Lara!
Finora ho ringraziato tutte per aver preso parte al mio tema, ma con te questo “grazie” vale doppio, perché lo hai trasformato in questo saluto e mi hai portata alle lacrime.
Grazie per averci volute coinvolgere in questo momento di dolore e ricordo, intimo e intenso e devastante. È… importante questo tuo gesto, e meraviglioso, una perla rara che crea un’elegia speciale, soprattutto per le sue parole.
Brava e unica
30 Gennaio 2021 at 22:57
Ti piace proprio farmi piangere, vero? Ti perdono solo perchè adoro il tuo stile. Sei stata bravissima come sempre, hai descritto un momento così delicato e amaro con grande maestria. I miei complimenti.
30 Gennaio 2021 at 23:24
Mi hai fatto piangere anche stavolta! Sei un po’ crudele, ammettiamolo.
Una storia molto bella, di quelle che ti prendono l’anima e te la frantumano in mille pezzi, ma ti lasciano comunque la sensazione di aver letto pagine di grande intensità.
Scritta in maniera perfetta, con estrema sensibilità. Questo aspetto di un autore credo venga spesso sottovalutato, eppure la sensibilità non è qualcosa da cui si possa prescindere quando si decide di narrare.