Avete presente quando, conclusa una lunga e difficile parentesi della vostra vita, vi accingete a prendervi quella sia famosa sia meritata pausa tonificante in cui ricaricare le batterie ormai esauste, magari dedicandovi alle vostre passioni perché, fino a pochi istanti prima, non avevate avuto alcuna occasione per spendere qualche oretta in favore di questo o quell’altro hobby rimasti quindi orfani del vostro amore incondizionato?
Ebbene, nel momento in cui ho detto addio al Politecnico di Milano -nonostante tutte le battaglie che ho dovuto combattere per rimanere salda nei miei propositi di prendere le lauree triennale e magistrale in ingegneria informatica, ammetto di essermi intristita giunto l’attimo dell’ultimo saluto: dopotutto, avendo passato lì una bella fetta dei miei anni giovanili (?), non poteva essere altrimenti!-, la poc’anzi menzionata descrizione ha cominciato a calzare a pennello con la mia situazione allora attuale e, dunque, ho iniziato a creare, con l’entusiasmo di una ragazzina alla sua prima cotta, la To Be Read List delle vacanze già alle porte, inserendo titoli molto diversi tra loro che, comunque, non vedevo l’ora di leggere, apprezzare nel migliore dei casi e, infine, recensire.
Purtroppo, come ogni piano decente che si rispetti, non ha mai visto la luce della sua esecuzione non capitale per “grazia” di certi impedimenti emotivi che mi hanno colta in fallo e decisamente impreparata. In soldoni, nei giorni iniziali di agosto, a seguito di un colloquio lavorativo -sì, non ho perso tempo e mi sono subito rimboccata le maniche: mia nonna materna soleva dirmi che ci si riposa davvero solo al camposanto- andato un po’ alla membro di segugio, il mio cervello si è visto affollarsi di balzane riflessioni, un concentrato di malignità e cattiveria gratuite che si era impuntato di scavare una tomba prematura a una persona -io, ovvio- di per sé manchevole dell’autostima sufficiente per rimanere a galla in una simile tempesta burrascosa.
Dopo l’ennesimo pianto più o meno liberatorio nel quale non facevo altro che specchiarmi e vedere un fallimento totale riflesso innanzi a me, il mio fidanzato mi ha regalato La sottile arte di fare quello che c***o ti pare perché, oltre al fatto che, lo sa molto bene, i libri mi fanno sempre contenta, a suo avviso il sottotitolo dell’opera di Mark Manson sembrava proprio fare al caso mio. Perciò, per l’appuntamento di settembre della rubrica ideata da Chiara, cioè La lettrice sulle nuvole, e Dolci de Le mie ossessioni librose, Questa volta leggo, con lo scopo di rispondere al tema Un libro non letto dalla TBR estiva, ho deciso di far mio il contenuto di questo manuale di Self-Help: sì, mi ha aiutata -infatti, ve lo consiglio attraverso un nuovo rendez-vous di Ambarabà– e sì, potrebbe farlo anche con voi, se ne sentiste l’esigenza.

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose

 

 

 

 

Alla disperata ricerca di una lettura diversa dal solito
Voglia smodata di far proprio un regalo libroso da parte di una persona cara
Esagerato desiderio di conoscersi un po’ di più e, forse, migliorarsi altrettanto
Notevole bisogno di vedere la quotidiana realtà da una prospettiva inusuale
Cospicua esigenza di rallentare il passo per assaporarne il percorso

 

 

Sebbene non sia particolarmente avvezza al fronteggiare un tale genere di letteratura che, a malincuore, affronto di rado data la mia chiara propensione verso le storie romanzate ove le esistenze di personaggi immaginari si intersecano a doppio filo con le vite di chi dedica loro il proprio tempo libero, desiderando cimentarmi nella presente sfida sia perché, all’interno del marasma generale di elucubrazioni in atto all’epoca nella mia testolina, ho distinto un immenso richiamo ancestrale nei confronti di un grande cambiamento da farsi subito, sia per il fatto che l’ho ricevuto in dono dal mio fidanzato sciente di conoscermi addirittura meglio di quanto io potrei mai, La sottile arte di fare quello che c***o ti pare è la rivelazione drastica di cui tutti, prima o poi, abbiamo davvero bisogno, pioggia scrosciante di tangibili esempi, non solo in prima persona, che, regalando una veduta differente di quanto già si è a conoscenza, palesa le gioie di essere normali e non speciali, imperfezioni evidenti che, una volta raggiunta la consapevolezza di possederne i tratti senza sentire dentro di sé l’emblematica vergogna legata a una tale ammissione di colpa, largiscono l’opportunità di trovare una formidabile quiete mentale, l’unico slancio emotivo in grado di far apprezzare anche i dolori e le disfatte di una vita che li richiede sempre come punti da assolvere per poter migliorare, crescere ed essere sul serio.

 

 

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: La sottile arte di fare quello che c***o ti pare
Autore: Mark Manson
Casa editrice: Newton Compton
Pagine: 252
Anno di pubblicazione: 2017
Genere: Self-Help, Saggi
Costo versione ebook: 5.99 euro
Costo versione cartacea: 10.00 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Trama: Per decenni ci hanno ripetuto che il pensiero positivo è la chiave per avere una vita intensa e felice. «Fan***o la positività», afferma Mark Manson. «Cerchiamo di essere onesti, ogni tanto le cose non vanno come avremmo voluto, ma dobbiamo imparare ad accettarlo». L’autore, blogger seguitissimo, dice le cose come stanno: una dose di cruda, rinfrescante, pura verità. Il concetto sostenuto nel libro, avvalorato da studi accademici e arricchito da aneddoti di vita reali, è che migliorare la nostra vita non dipende dalla nostra capacità di affrontare con falsa positività le difficoltà che incontriamo, ma dall’imparare a riconoscerle. Una volta che abbracciamo le nostre paure, i difetti, le incertezze, possiamo cominciare a trovare il coraggio, la responsabilità, la curiosità, e il perdono che cerchiamo.

La sottile arte di fare quello che c***o ti pare è uno schiaffo in faccia a chi non vede l’ora di risvegliarsi da un triste torpore e vivere secondo le proprie aspirazioni.

 

 

Creazione a cura di Dolci del blog Le mie ossessioni librose