Se dovessi pensare a un ipotetico secondo nome da assegnarmi, conoscendo il mio carattere assai volubile in grado di provare curiosità estrema nei riguardi di tantissimi interessi differenti fra loro nel medesimo istante, uno dei vocaboli che di diritto potrebbe far parte della mia personale rosa di alternative è sicuramente “banderuola” perché, proprio come il segnavento, in base alla brezza che mi scalda o raffredda in questo o quell’altro momento, decido all’ultimo minuto la direzione da intraprendere e percorrere sul serio.
Infatti, come volevasi dimostrare, quando ho pensato al racconto da scrivere per l’appuntamento di maggio con la rubrica di mia invenzione Storytelling Chronicles, un rendez-vous mensile che, condiviso assieme a una decina di talentuose compagne d’avventura, permette di concretizzare piccoli testi seguendo un argomento ponderato insieme nell’angolino relativo su Facebook, avevo preventivato di continuare la storia di Ruby, iniziata ad aprile qui con il Capitolo 0, una nuova parentesi per questa strana main character che già avevo iniziato a comporre con la mia ineguagliabile calma a volte fin po’ troppo piatta. Eppure, constatando, da un lato, gli innumerevoli impegni accumulati ancora da evadere e, all’opposto, la bellissima carta bianca risultante dal sondaggio di maggio, onde evitare che, al solito, la fretta mi consigliasse malamente, ho voluto eseguire il primo esercizio di scrittura a cura della writing coach J. A. Windgale, una ragazza spumeggiante conosciuta per caso in un gruppo Telegram di blogger che ha creato una newsletter grazie alla quale gli iscritti ricevono una traccia da seguire per dare sfogo al loro estro di autori: sarò riuscita a scrivere almeno una cartella rispondendo alle seguenti domande?
Immagina un personaggio. Può essere uno che già conosci o uno inventato sul momento. Ora immagina che abbia in mano un oggetto di colore blu. Che cos’è? Cosa ci sta facendo? Cosa sta pensando?
Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom
Nontiscordardimé.
Un bellissimo fiore è diventato la litania della mia esistenza.
Il suo azzurro ceruleo, però, ha stinto nel più cupo dei neri.
Per caso ho scoperto di essere ammalato, per caso dalla padella sono caduto nella brace.
Il mondo mi è crollato addosso in un secondo, le sue infime macerie mi sovrastano da ore.
Perché proprio a me? Perché proprio ora?
Nontiscordardimé.
Fuori, il tempo continua a scorrere, lento. Dentro, io rimango bloccato, fermo.
Vedo il personale medico intorno a me affaccendarsi e dare il meglio di sé, come deve.
Vedo il personale medico intorno a me affaccendarsi e dare il meglio di sé, come può.
Nontiscordardimé.
Ho paura di tutto e sono da solo con niente, sono da solo con niente e ho paura di tutto.
Le espressioni di chi mi osserva mi raccontano dell’impotenza. La soluzione non esiste.
Le espressioni di chi mi osserva mi raccontano della tristezza. La soluzione è lontana.
Nontiscordardimé.
Vorrei urlarlo a squarciagola, eppure lo sto solo sussurrando.
Adesso, mentre stringo con una mano il camice blu di un angelo custode senza ali.
Adesso, mentre so cosa sta per succedere e non lo voglio nemmeno immaginare.
Nontiscordardimé.
Lei mi guarda e io ricambio, io la guardo e lei ricambia.
È un circolo vizioso a cui mi aggrappo saldamente, per non svanire.
È un circolo vizioso a cui mi aggrappo saldamente, per non cadere.
Nontiscordardimé.
Lo dico ancora, con tutta la poca forza che mi è rimasta in corpo.
Il respiro mi manca sempre più, ma non mi importa.
Gioco anche l’ultima carta perché voglio lasciare questo posto come dico io.
Nontiscordardimé.
Ormai l’attimo è giunto e mi lascio andare.
Con dei dubbi aperti e non chiusi, ma mi lascio andare.
Sorridente e sollevato, mi lascio andare.
Perché nel buio mi è parso di sentire qualcosa.
Nel buio mi è parso di sentire Non lo farò.
Fonte: Pixabay
Artista: PetrGanaj
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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
31 Maggio 2020 at 18:56
Un modo nuovo e diverso di scrivere che però si avvicina moltissimo alla tua persona e si vede tanto.
In poche parole e con un solo punto di riferimento sei riuscita a catturare l’essenza del blu in un modo davvero autentico.
Molto brava
1 Giugno 2020 at 8:22
Ciao Lara. Devo dire che la traccia ti ha giovato proprio tanto. Hai creato un brano spettacolare. Hai giocato con frasi e parole in modo originale e astuto, lasciandomi a bocca aperta. Hai raccontato un momento tragico cogliendone i due aspetti più essenziali e li hai fatti emergere attraverso una struttura che ricorda, in un certo senso, quella delle preghiere. La cosa che più mi ha stupita, conoscendo da tempo il tuo modo di scrivere, è stato il minimalismo del brano. Hai fatto un enorme sforzo alla ricerca dell’essenziale, il che ha reso tutto perfetto, secondo me. Davvero complimenti.
28 Giugno 2020 at 16:42
Ho letto questo racconto pensando: è una poesia. Le frasi brevi e concise, ripetute con qualcosa di diverso alla fine, un ritmo che fa crescere l’attesa dentro il lettore e una volta arrivato alla fine si chiede: cosa ho appena letto?
Quando ho letto la traccia che volevi seguire ho provato ad immaginare un sacco di cose blu che si possono tenere in mano: oggetti vari, persino cose non tangibili come il cielo o il mare e mentre leggevo mi ero talmente immersa nei pensieri di questa persona, in ciò che provava e che sentiva che mi sono dimenticata del famoso oggetto blu. Quando sono arrivata alla fine ho avuto un flash e devo farti i miei complimenti per tutto. Sei stata davvero bravissima e non mi aspettavo una simile storia, corta ma intensa. Ripeto, per me è poesia. Complimenti ancora.
Liv
28 Giugno 2020 at 19:08
Wow Lara!
Il tuo racconto è intenso, molto, e da più punti di vista. Il primo è dovuto alla sua brevità: in poche righe, con ancor meno parole, sei riuscita a descrivere una situazione ben precisa, difficile ed emotivamente devastante. Il secondo è il tema: la malattia, la fine e l’oblio che ti colpiscono come un macigno e ti riempiono gli occhi di lacrime, con l’invocazione racchiusa nel nome di un fiore che, personalmente, adoro. Terzo, lo stile: diretto, preciso, ricco di anafore che cadenzano il ritmo di lettura e ti martellano (in senso buono, eh!) per farti partecipare al dolore, alla preghiera, di questo personaggio senza nome.
Brava! Anzi, bravissima!
Senza parola, ma con tante lacrime!
30 Giugno 2020 at 23:48
Sei così avanti da avere un writing coach. Ah però! XD comunque stai facendo degli ottimi lavori, mi piace la tua scrittura e questo racconto, anche se breve, è di grande impatto. Come dicono le altre, pura poesia. Sei stata davvero brava!