Mentre la sottoscritta cerca di riprendere in mano la propria vita di lettrice accanita che, nell’ultimo periodo, ormai lo sanno anche i muri, a causa di tanti elementi fra i quali l’impegno costante da dedicare alla tesi e la clausura obbligata nella galera domestica, stenta a emergere dal fango del suo pessimo umore ancorato indefessamente alle stalagmiti della malinconia più nera, dedichiamo la giornata di oggi alla rubrica Storytelling Chronicles, appuntamento mensile di mia creazione che condivido a braccetto con altre ragazze volenterose nel mettersi in gioco sul fronte scrittura, con l’unico obiettivo di migliorarsi nella suddetta arte vergata attraverso i feedback, sia positivi sia negativi, ricevuti dalle partecipanti e dai followers tra voi più curiosi.

Fonte: Pixabay
Artista: Couleur

Vi ricordate che, nel gruppo legato al presente rendez-vous creativo, abbiamo scelto un’ambientazione di tipo spaziale ben precisa da dover utilizzare come traccia per dare libero sfogo al nostro estro fantasioso del momento? Considerando quanto tempo sia passato dalla prima volta in cui avevo esposto alla vostra attenzione l’immagine, qui sopra potete visionare il luogo che, insieme a me, le mie carissime compagne di viaggio sono state “costrette” a menzionare nelle loro storie pre e post pasquali: curiosi di scoprire il viaggio di Simona Busto che, malgrado sia breve, ha intensità da vendere?

Creazione a cura di Tania, admin del blog My Crea Bookish Kingdom

 

Si toccò le braccia e le sentì coperte da una sostanza viscida. Non poteva quasi respirare per l’umidità che riempiva l’aria nella cella.
La donna alzò il capo, senza più badare alla sporcizia che le rivestiva il corpo, senza più badare alla patina opaca che cancellava i riflessi bluastri dei capelli neri. Protese il collo in direzione della minuscola finestra, troppo in alto perché potesse arrivarle aria dall’esterno.
Avrebbe voluto rivedere il bosco un’ultima volta, una sola. Avrebbe voluto scostare di nuovo le fronde degli alberi illuminati dal sole fino a mostrare il tempio celato nel profondo della foresta.
Ma il tempio non c’era più, ridotto in cenere dalla follia degli Inquisitori.
Tre cicli solari, tanto era bastato perché quella cella le togliesse ogni volontà di resistenza. Piegata, l’animo spezzato, fino alla confessione.
I custodi la trattavano con riguardo, ma l’Inquisizione infliggeva al suo corpo e alla sua anima sofferenze terribili durante gli interrogatori quotidiani.
Ai suoi aguzzini non importava che fino a poco prima fosse stata la somma sacerdotessa della dea. Ormai perfino per lei il passato si era tramutato in un sogno, qualcosa di remoto, lontano, quasi fosse accaduto a un’altra. Finalmente, presto, molto presto, tutto sarebbe giunto al termine.

Fonte: Pixabay
Artista: stevepb

Vennero a prenderla appena il sole si levò. Due guardie che non aveva mai visto le legarono le mani dietro alla schiena. Sentì che le afferravano rudemente i capelli lunghissimi, poi qualcosa di freddo che si posava sul collo. Le ciocche caddero sul pavimento lordo.
Mentre la spingevano fuori, i suoi occhi incrociarono quelli dei custodi. Sorrise per ricambiare le loro lacrime, un sorriso vuoto, più che altro un riflesso.
La folla ammutolì al passaggio del carro. Osservarono la donna seduta tra le guardie, avvolta in abiti strappati che lasciavano intravedere il corpo emaciato e livido. Tornati a casa, avrebbero raccontato che il volto della sacerdotessa condannata si mostrava immobile e fiero, senz’alcuna traccia di pentimento.
La fecero scendere dal carro e salire sul patibolo. Gli occhi della donna sfiorarono indifferenti il cappio appeso e si soffermarono sulla folla che la osservava con risentimento.
Sentì appena la corda che le cingeva il collo, un rumore secco sotto di sé e i piedi che scivolavano nel vuoto.
Fu in quel momento che la consapevolezza riprese possesso del suo animo, squarciando l’apatia, e lei realizzò che con la propria falsa confessione aveva tradito la dea.
Ebbe tempo di versare una sola lacrima e di ripensare ancora al tempio in mezzo al bosco.

 

Fonte: Pixabay
Artista: joseph_Berardi

 

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Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autrice o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.