Beandomi anche oggi del bellissimo sole che ha dimostrato la sua presenza costante uscendo dalle grigie nubi circondanti il mio paesino nell’ultimo periodo, a seguito della prima puntata del blogtour dedicato a Giovanna di Napoli. Delitti celebri di Alexandre Dumas vertente la strepitosa recensione di Sandy de La stamberga d’inchiostro, durante l’odierna mattinata sono proprio io a dover prendere a carico il testimone dell’evento organizzato dal blog Thriller Storici e Dintorni.
Creazione a cura di Roberto, admin del blog Thriller Storici e Dintorni
Avendo deciso di occuparmi della tappa riguardante i personaggi in generale, dopo qualche elucubrazione in merito alla strutturazione da regalare al presente articolo, ho pensato di evidenziare maggiormente la figura del main character femminile, dando però voce, tramite dei lessemi ben ponderati, anche ai pianeti orbitanti il poc’anzi menzionato Sole napoletano, branco di animali in cerca di un potere più grande di loro che denota una triste e amara verità per cui, pare, qualsiasi mezzo sia giustificato dal suo fine.
Nonostante le poliedriche esperienze della vita abbiano sempre l’obiettivo ultimo di forgiare una qualsiasi anima alle nuove difficoltà del perennemente mutevole futuro non troppo lontano, ogni tanto può capitare che lo sfortunato protagonista di simili asperità non sia davvero preparato al compito assegnatogli, incarico forzato di esistenza già plasmata per cui non ha la lieta novella dell’uscita d’emergenza illuminata a dovere: catapultata in un mondo più grande di lei, rigoglioso virgulto appena fiorito sull’albero madre della sua stirpe reale, fin dalle prime righe dell’opera targata Scrittura&Scritture, la Giovanna di Napoli vergata da Alexandre Dumas trasmette, da una parte, il luminoso candore del non essere ancora e, dall’altra, la precisa consapevolezza del dover diventare, manifesta opposizione di intenti con la quale è stata forzata a sussistere senza alcun potere decisionale.
«A quindici anni una corona è pesante da portare e inoltre non dispongo della libertà di cui gode perfino l’ultimo dei miei sudditi. Mi riferisco alla libertà degli affetti che mi è stata negata prima ancora che avessi raggiunto l’età della ragione.»
Eppure, nel preciso attimo in cui all’orizzonte, vestendo i luridi panni di gibigiane funeste reclamanti morte certa, si palesano le iniziali tresche da recondita macchinazione diabolica negli anfratti delle quali risiedono, ghignanti nella bambagia e sprezzanti nel pericolo, gli oscuri individui che, disposti a tutto pur di ottenere quanto auspicato nel loro marcio cuore pulsante, si rendono persino colpevoli di ignominiosi atti criminali, emerge dal nulla dell’insospettabile un’armatura dorata in grado di proteggere il sé e attaccare per sé, do ut des obbligato che risponde con la forza infinita della disperazione alla legge del forte non debole: tradita da tutti e accettata da nessuno, la giovanissima regnante partenopea scende in campo con blandi progetti silenziati, esternando carte che mai alcuno avrebbe pensato, poker di assi che la vede indiscussa carnefice una volta e innegabile preda per sempre.
Fonte: Google Immagini
È altamente notorio, però, che la cresta precaria sull’onda favorevole di belle aspettative non può durare per sempre, che si abbia o meno, dalla propria, il non quantificabile sostegno di ragguardevoli eminenze dal calibro sia perfettamente stimato sia perfettamente bilanciato: focalizzando l’attenzione globale sull’evidente irrilevanza del senso di colpa, vortice profondo che può condurre l’oppresso informato sui fatti a sondare abissi interiori mai toccati con mano esitante, saldi oblii dove l’eco tormentata della penitenza necessaria ribalza prima per atri poi per ventricoli, e, col senno di poi, sulla lampante futilità della motivazione, spaventoso incubo diventato realtà che, accesa la speranza all’inizio, estingue qualsiasi ardere luminescente alla fine, spegnimento totale di luci istintive dall’ormai fioca costituzione, nessuno avrà scampo al personale destino già scritto, nemmeno Giovanna.
«Che si compia la giustizia di Dio!»
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