Trasgredendo al consueto appuntamento del giovedì con Titti e la rubrica Mi è semblato di vedele un liblo! poiché si sono sommati così tanti impegni da dover sacrificare certe attività blogosferiche in nome di una vita reale da mandare avanti, recuperiamo oggi la puntata della settimana con un fantasy romance dai tratti gotico-storici che saprà incantare i suoi lettori fin dal prologo.

Online dal 3 giugno di quest’anno per Dario Abate Editore, Lilium. Il Sortilegio del Calice d’Oro di Sara Chiatante è ambientato in un’immaginaria terra lontana, Gardelium, nei pressi della quale, mentre il dodicesimo secolo dopo Cristo si apre all’uomo, un giovane soldato in fin di vita stringe un patto sanguinario con una donna dall’immensa bellezza pur di salvarsi la pelle e ottenere più dell’auspicato.

 

Titolo: Lilium. Il Sortilegio del Calice d’Oro

Autrice: Sara Chiatante

Casa editrice: Dario Abate Editore

Data di pubblicazione: 3 giugno 2019

Pagine: 336

Genere: Fantasy, Romantico, Gotico, Storico

Formati: Ebook / Cartaceo

Costi: 3.99 euro / 18.72 euro

Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)

Trama: Gardelium, XVII secolo d.C.
Un giovane soldato si risveglia su un campo di battaglia, in fin di vita: circondato da migliaia di cadaveri, le sue ferite sono tali da non permettergli nemmeno di alzarsi.
Una donna stupenda e misteriosa, però, fa la sua comparsa proponendogli uno scambio di anime: ogni volta che ruberà la purezza di una fanciulla inducendola alla morte, un calice nascosto in una chiesa inizierà a riempirsi di sangue; solo quando ne sarà colmo fino all’orlo, il ragazzo potrà considerarsi un immortale.
Ma cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il suo segreto?
Quanto tempo potrebbe restargli se la sua promessa improvvisamente vacillasse?
E quali conseguenze si verificherebbero se per la prima volta iniziasse ad amare?

Una ragazza camminava dall’altro lato della strada, i lunghi boccoli castani riversi sulla schiena coperta da un mantello nero che arrivava fino a terra.
Lo guardò per un millesimo di secondo, fermandosi, negli occhi chiari un invito silenzioso che non avrebbe mai espresso a parole; poi gli diede le spalle e sparì dietro l’angolo di un edificio là vicino, sfiorando il muro a lui visibile con le dita di una mano.
Doveva averla. Doveva assolutamente essere sua.
Assicurandosi di avere ancora il volto ben celato dalla maschera, seguì la fanciulla con un’urgenza quasi famelica, la mano stretta sull’elsa della spada nel fodero per usarla in caso ce ne fosse stato bisogno.
Come l’ultima volta.
Girò l’angolo dietro il quale aveva visto scomparire la ragazza senza nome, ansioso di averla tra le braccia e di stringerla a sé con tanta forza da rischiare di toglierle la vita.
Rise di se stesso a quel pensiero, ma il sorriso che gli si era formato tra le labbra si raggelò istantaneamente in un’espressione di puro terrore.
Si ritrovò di fronte a un vicolo buio tra due palazzi enormi, un posto che probabilmente non aveva mai conosciuto la luce del sole: alcune casse vuote erano state accatastate una sopra l’altra in fondo al muro, in modo disordinato e disinteressato, e solo una finestra dei due edifici era rivolta su quella stradina sottostante.
Ma non fu questo a immobilizzare il ragazzo.
Sembrava che la fanciulla senza nome si fosse volatilizzata in quello che era a tutti gli effetti un vicolo cieco, senza vie d’uscita.
E lui era rimasto da solo.