Nonostante sia trascorso molto tempo da quando ho ultimato il mio viaggio nella landa allora inesplorata di Anima Antica, avventura letteraria che si è venuta a creare in occasione del blogtour per il quale la mia cara amica Susy mi aveva gentilmente invitata affinché partecipassi con la tappa concernente l’intervista all’autrice, proprio perché nell’equazione di quel mio momento vitale ho dovuto contemplare, fra le altre, pure l’incognita “Ultimo esame universitario” seguita a ruota dalle variabili “Infreddatura fuori stagione” e “Mood ai minimi storici”, posso affermare con una certezza matematicamente chirurgica che la poc’anzi menzionata catena di sfortunati eventi ha indotto la sottoscritta a sospendere qualsiasi attività riguardante il cosmo del blogging per riuscire a concentrarsi su quelle incombenze necessitanti, nell’attimo durante cui si sono manifestate in tutto il loro petulante splendore, della giusta meticolosità da incanalare in una sola direzione precisa, verso estremamente attento che, orientato alla pragmatica risoluzione dei grattacapi più o meno abituali, sempre offusca quanto si brami fare a sostegno del dovere con urgenza da espletare.
Perciò, con il ritardo forzato che da un pugno esiguo di settimane a questa parte sta dominando la mia scena da assolo derubato, esprimo il mio personale Chi non muore si rivede con la seconda recensione del mese, un Thr33 Words riservato all’opera prima di Monica Marmentini, una storia delicata che con poco ha saputo sconvolgermi nell’intimo in maniera altamente positiva, subbuglio emotivo che mi ha riportato alla memoria antiche percezioni vissute sia nel mio esordio infantile sia nel continuo adolescenziale, tangibile passato che non fatica mai a proporsi, sotto ulteriori spoglie simili alle precedenti utilizzate, in un oggi dove le coincidenze assumono un sapore differente dal retrogusto a cui si è abituati, comuni spezie di un’esistenza ai margini della normalità che, dosati con scrupolo infinito, risaltano eccezionali come fari nella notte, minuscoli turbamenti che, copiando nero su bianco la semplice dinamica dell’intrattenimento da Settimana Enigmistica Unisci i puntini, identificano una tanto magica quanto inquietante realtà da congiunzione astrale, tasselli sparpagliati di un puzzle che la protagonista Adele non ha paura di ordinare con fermezza e docilità quasi snervanti, palesando al circondario forse miope del sé l’importanza di comprendere il germoglio di un’indole alla ricerca del suo posto nel mondo.
Nonostante a volte incarni lo stereotipo più banale di una lettrice, classica esponente del gentil sesso che praticamente va in solluchero nell’attimo durante il quale si arrischia a entrare con passo felpato tra la risma di una storia dove il personaggio maschile assume la canonica qualifica di modello alpha a cui gli uomini reali dovrebbero ispirarsi per soddisfare ogni possibile richiesta della loro dolce metà, If you know what I mean in tutti i plausibili sensi, evidente cliché triviale che, al giorno d’oggi, sembra essersi instaurato nella testa di moltissimi alla stregua di un chiodo fisso sul quale battere una settimana sì e la successiva pure, se il mio occhio analitico da rapace in cerca di bocconi appetitosi di cui cibarsi voracemente non riesce a scrutare, nella selva oscura dei particolari narrativi, un main character Femminile in grado di rappresentare al meglio il sottoinsieme del genere umano a cui appartiene, evidenziando, quindi, non solo i pregi ma anche i difetti di un’esemplare badass alla quale è comunque necessario una stabilità del poc’anzi menzionato ambo di fazioni per poter risultare credibile davanti allo sguardo critico di una persona comune approcciante l’ennesima realtà parallela su carta e inchiostro, mio malgrado non possiedo l’abilità sufficiente per apprezzare in toto la resa vergata di una figura verso la quale sono incapace di nutrire il giusto cameratismo che desidero elargire nei riguardi di una sorella non di sangue originata da lessemi concisi e ben ponderati: utilizzando una garbata morbidezza in punta di stilografica che cagiona vetusti sentimenti di ere pregresse, Monica Marmentini dona al suo pubblico curioso un romanzo muliebre nel quale è l’esatto contrario della virilità a essere glorificato in pompa magna, una ragguardevole celebrazione di ciò che una donna può e deve fare per la propria anima in subbuglio, diventando finalmente la protagonista di quella medesima vita che da tanto tempo avrebbe voluto impugnare, salda, con l’obiettivo di esistere davvero in ogni sua cellula disponibile, un’assoluta presa di posizione che, però, rischia di offuscare troppo l’opposta componente di Homo Sapiens, macchiette sparute che, sebbene posseggano un’infinita quantità di palesi riscontri letterari da enunciare all’universo, si eclissano come neve al sole.
Avete presente quelle contingenze un po’ bizzarre in cui, sorprendentemente, si percepisce l’esoterica sensazione per la quale, tutt’a un tratto, l’individuo implicato nella stessa parentesi sui generis realizza di essere Connesso, in una maniera quasi sconcertante, al comune universo limitrofo ove la globalità, assuefatta a una routine oltremodo quotidiana, vive in pianta stabile dimenticando, talvolta, di sorprendersi del panorama d’insieme che lo circonda alla stregua di una madre premurosa?
Quando arriva il momento opportuno di prendersi una pausa sostanziale dalla propria esistenza, magari facendo una passeggiata fra gli anfratti nascosti del magnifico parco dietro casa nel quale la vegetazione ancora rigogliosa prende il sopravvento sull’esponenziale invasione dell’uomo, luogo di pace interiore dove poter assaporare un bellissimo libro guadagnante così una location invidiabile entro le cui mura immaginarie essere divorato con famelica voracità, udire i rumori della natura comprendente specie differenti che si incontrano a metà strada per conversare tramite l’idioma universale delle razze, o scrutare le normali vicissitudini all’ordine del giorno che la quotidianità delle persone candida per minuziose indagini di occhi voyeur della realtà, se si dirige la totale attenzione nei confronti del fuori a discapito del sé, dal nulla viene generata un’unione quasi siderea nella minuscola intercapedine dividente il soggetto e la circostanza spaziale, illuminando l’oscurità di uno sguardo cieco alle attinenti leggiadrie di un mondo solo bisbigliato: propagando con accessibile discrezione, fin dai capitoli incipit del romanzo, quello stuzzicante equilibrio tra fascino indescrivibile ed eccezionale inquietudine che ha originato nel mio cuore un vigoroso legame a doppio filo nei riguardi di tangibilità e fantasia, due facce di una stessa medaglia il cui nesso estrinseco tocca le corde della loro anima palpitante, con Anima Antica Monica Marmentini identifica il suo animo di scrittrice mirata nel delineare alla perfezione il legame sia distante sia vicino tra l’essere e il non essere, vita unicamente ipotizzata che, sbarazzandosi dell’iniziale ipotesi farraginosa, ottiene l’allarmante certezza di una tesi da non poter più confutare.
Prima di trasformarmi nella famelica lettrice di adesso, un’ingorda surfista di pagine inchiostrate che, cavalcante l’onda di differenti storie indelebili marchiate a fuoco nei miei ricordi più cari tramite personaggi ben realizzati con i quali legare sentimentalmente risulta sempre essere l’unica strategia possibile da adottare, dimostra le sue infinite capacità sfidando la potenza sconfinata di una vita la cui forza di gravità attrae in maniera istintiva senza premurarsi di informare del proprio arrivo prima e, magari, risolversi con uno schiocco di dita poi, la qui presente Lady C. cercava il proprio rifugio felice nelle lenitive e, molto spesso, assurde conversazioni con il migliore amico che una persona, a questo mondo, possa avere, Charlie, un pastore tedesco che fin da piccolo, oltre a sorbirsi vocaboli inutili dalla sottoscritta, nel suo silenzioso esserci ha saputo insegnarmi quanto ascoltare chicchessia, evitando, quindi, di giudicare nel momento in cui si viene interpellati direttamente, giunga alla destinazione dell’altrui spirito che può esistere una palese sintonia nel comunicarsi e comunicare a vicenda manifestando la sola accettazione davvero importante. 13
A seguito della naturale dipartita di quel peloso che tutt’oggi coincide con la parte mancante del mio cuore ormai distrutto a metà, spinta anche dall’entusiasmo del mio fidanzato sempre pronto a darmi il suo supporto anche quando io sono la prima a non crederci sul serio, mi sono avvicinata ai tesori di china da persona adulta, stringendo fra i miei artigli acuminati i generi letterari più disparati con l’unico intento di affondare a picco in un mondo parallelo dove la tranquillità vibra quale corda di arpa solleticata a dovere: sebbene in certi punti l’opera di Monica Marmentini perda in velocità di assimilazione, repentine frenate che evidenziano il bagliore di una piccola monotonia diffusa capace di decelerare il ritmo cadenzato delle avventure di Adele, Anima Antica veste i panni del residuo Sereno di una tragica burrasca interiore che, furiosa, non fa sconti a nessuno entro il suo raggio d’azione, quiete seguente alla risaputa tempesta che, rimedio su misura per un’esistenza frenetica in grado di aiutare nel recepire concetti eterogenei, modera i termini permettendo una sosta dall’oggi in vista del domani.
Si ringrazia la casa editrice Genesis Publishing per la copia ricevuta in omaggio.
Scheda libro
Titolo: Anima Antica
Autrice: Monica Marmentini
Casa editrice: Genesis Publishing
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2019
Genere: Paranormal Mistery
Costo versione ebook: 3.99 euro
Costo versione cartacea: 11.60 euro
Link d’acquisto: Amazon (ebook), Amazon (cartaceo)
Sinossi: Quando Adele acquista la vecchia casa della nonna in montagna, non immagina quanto questo cambierà la sua vita.
A partire dall’incontro con l’erborista Tea, tutto pare muoversi in sincronia, come un enorme ingranaggio, tra sogni troppo reali, segreti nascosti, un incubo terribile, uno strano ricettario, riti antichi, viaggi astrali e vite precedenti. Riuscirà Adele a riannodare le fila di una storia iniziata molto, molto tempo prima?
Un romanzo in cui realtà e magia convivono e si intrecciano. Nell’aria, intanto, si spande il profumo goloso e fragrante di muffin e biscotti…
3 Settembre 2019 at 21:05
Tre aggettivi particolari hai scelto questa volta ma sei un talento ormai a trovare parole diverse e quindi non sono sorpresa.
Anche questa volta non saprei cosa scegliere su quale secondo me sia migliore come parola per spiegare la storia, bravssima.